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Manuale di olivicoltura<br />

nime di “Pendolino” tradizionale impollinatore; altre varietà minori sono la “San Felice”,<br />

la “Nostrale di Rigali”, <strong>il</strong> “Fecciaro” (“Oliva grossa”), <strong>il</strong> “Rajo”, e la “Borsciona”;<br />

mentre sono coltivate nuove selezioni operati dall’IRO-CNR quali la: “I-77” e la “I-79”<br />

lo stesso dicasi per i brevetti sempre IRO-CNR “Fs-17-Favolosa”, “Don Carlo” e “Giulia”.<br />

Rispettivamente derivate le prime due da miglioramento genetico del “Frantoio”<br />

e la terza del “Moraiolo”. Le ultime tre varietà brevettate, sono state costituite in Umbria<br />

ed ampiamente valutate con ottime risposte produttive in senso quantitativo e<br />

qualitativo. In considerazione della loro matrice genetica e delle caratteristiche del<br />

prodotto legate all’interazione cultivar ambiente si ritengono idonee per essere introdotte<br />

nel disciplinare di produzione DOP della Regione, in aggiunta alle cultivar principali.<br />

Alle considerazioni precedenti è opportuno aggiungere altri aspetti connessi con la<br />

scelta delle varietà impollinatrici sia per garantire la produttività dell’oliveto che per<br />

quanto riguarda la qualità del prodotto. Legando tali considerazioni alle aree olivicole<br />

umbre si è già detto che per quanto riguarda le produzione DOP sono già indicate<br />

nel disciplinare le varietà attualmente ammesse e la loro partecipazione<br />

percentuale per le singole sottozone; in tal caso la combinazione varietale prevista garantisce<br />

una buona impollinazione proprio per la diversificazione varietale mentre<br />

dal punto di vista della qualità e tipicità del prodotto le combinazioni varietali rispondono<br />

alle caratteristiche proprie indicate nel disciplinare. Tenendo presente comunque<br />

della forte interazione tra cultivar ed ambiente che caratterizza gli aspetti<br />

qualitativi ed organolettici dell’olio.<br />

Differente è la situazione che si presenta quando <strong>il</strong> nuovo impianto non ha come finalità<br />

produttiva olio a denominazione di origine protetta; <strong>il</strong> problema che si pone in<br />

questo caso è la convenienza ad usare una o più varietà. Nel primo caso, volendo ad<br />

esempio puntare sulla produzione monovarietale, ovviamente la scelta della cultivar<br />

diventa fondamentale poiché alla combinazione di essa con gli effetti ambientali si legano<br />

le caratteristiche chimico fisiche e soprattutto organolettiche del prodotto che ne<br />

deriva. In questo caso comunque se si usano varietà autoster<strong>il</strong>i o parzialmente aufert<strong>il</strong>i<br />

è necessario combinare nell’impianto la varietà con l’impollinatore appropriato, la<br />

cui percentuale dovrà osc<strong>il</strong>lare tra <strong>il</strong> 5 ed <strong>il</strong> 10% di piante sul totale in relazione al livello<br />

di autofert<strong>il</strong>ità della varietà di base. Volendo fare un esempio per l’Umbria,<br />

quando si decidesse di effettuare un impianto monovarietale di “Leccino”, trattandosi<br />

di varietà autoster<strong>il</strong>e è necessario introdurre l’impollinatore che nel caso specifico può<br />

essere sia <strong>il</strong> “Frantoio” che <strong>il</strong> “Pendolino”, entrambi interfert<strong>il</strong>i con <strong>il</strong> “Leccino”. Lo<br />

stesso dicasi per un impianto monovarietale di “Moraiolo”. Mentre volendo effettuare<br />

un impianto monovarietale con una delle tre nuove varietà “Fs-17”, “Don Carlo” e<br />

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