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Manuale di olivicoltura<br />
cultivar o delle cultivar all’ambiente scelto per l’impianto ma anche al tipo di prodotto<br />
che si vuole ottenere. Per quest’ultimo aspetto va tenuto presente, ad esempio,<br />
che nel caso di produzione di oli a denominazione di origine protetta o geografica<br />
(DOP e IGP) i disciplinari impongono specifici schemi varietali.<br />
Per l’Umbria <strong>il</strong> disciplinare riporta le varietà ammesse e le rispettive percentuali per<br />
le singole sottozone a DOP per l’olio extra vergine di oliva.<br />
In senso generale ed in linea di massima le cultivar cosiddette autoctone o di lunga introduzione,<br />
avendo consolidato <strong>il</strong> loro adattamento nel tempo sono quelle che teoricamente<br />
offrono maggiore garanzia sulla positiva rispondenza dal punto di vista<br />
pedoclimatico; tuttavia nelle aree in cui si usano normalmente le cultivar tradizionali<br />
è possib<strong>il</strong>e migliorare <strong>il</strong> livello produttivo sia in senso quantitativo che qualitativo,<br />
prescindendo dalla tipicità specifica, si possono ut<strong>il</strong>izzare cultivar diverse da quelle<br />
tradizionali soprattutto quando le cultivar tradizionali non offrono garanzie adeguate<br />
per raggiungere gli obiettivi che i nuovi sistemi di coltivazione si prefiggono.<br />
L’ut<strong>il</strong>izzazione comunque di nuove varietà deve avvenire sempre a seguito di esperienza<br />
prolungata nel tempo per verificare la loro capacità produttiva in senso qualitativo<br />
e quantitativo, l’adattamento al medio ambiente e la tolleranza o resistenza a<br />
fattori biotici ed abiotici.<br />
In generale si ritiene che un esperienza di almeno un decennio di coltivazione di una<br />
data varietà è sufficiente ai fini della valutazione del suo adattamento al nuovo ambiente.<br />
Altro aspetto connesso con la scelta varietale riguarda <strong>il</strong> fatto che in ogni area di coltivazione<br />
tradizionale dell’olivo e quindi anche in ambiente umbro, si riscontra la presenza<br />
di determinati ecotipi che caratterizzano la olivicoltura del territorio anche dal<br />
punto di vista della tipicità del prodotto; in questi casi l’ut<strong>il</strong>izzazione degli stessi nei<br />
nuovi impianti può essere giustificata solo da un riscontro economico legato alla valorizzazione<br />
del prodotto anche in presenza di deficienze produttive.<br />
Quando questi vincoli non esistono la scelta della varietà sia autoctone che di altra<br />
origine va fatta tenendo conto di alcuni elementi fondamentali quali:<br />
adattamento al sistema di coltivazione prescelto;<br />
rapidità di sv<strong>il</strong>uppo della pianta dopo la messa a dimora;<br />
precocità di entrata in produzione;<br />
produttività elevata e costante;<br />
programmazione dell’epoca di raccolta;<br />
qualità e tipicità dell’olio.<br />
Varietà di larga diffusione in Umbria sono rappresentate soprattutto dal “Muraiolo”,<br />
“Frantoio” e “Leccino” e dalla locale “Dolce Agogia” con aggiunta di percentuali mi-<br />
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