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Manuale di olivicoltura<br />
in molti paesi olivicoli in differenti versioni, anche sulla base delle proposte spagnole<br />
della prima metà degli anni ‘90 che inizialmente fanno riferimento al nuovo modello<br />
IRO-CNR, si assiste ad un vivace dibattito sulla sua validità ed emergono perplessità<br />
sulla reale possib<strong>il</strong>ità che esso si possa diffondere e consolidare su larga scala sia in<br />
<strong>It</strong>alia che all’estero; altri dubbi vengono avanzati sulla durata del sistema di coltivazione<br />
in relazione alla necessità di controllo della dimensione dell’albero, della costanza<br />
produttiva ed anche sulla migliore tecnica di gestione dell’oliveto.<br />
Occorre tener presente innanzi tutto che la riuscita del modello rimane fortemente<br />
vincolata, da un lato alla reale disponib<strong>il</strong>ità di piante idonee nel senso della vigoria e<br />
della loro capacità produttiva non soltanto come quantità di olive ad ettaro ma soprattutto<br />
come adeguata quantità di olio ad ettaro e qualità dello stesso; mentre meno<br />
problematica appare la questione legata alle macchine in termine di risposta tecnologica,<br />
in considerazione della loro continua evoluzione per l’impegno da parte di diverse<br />
industrie costruttrici. Rimane tuttalpiù <strong>il</strong> problema del loro costo ancora<br />
piuttosto elevato, soprattutto quando si parla di scavallatrici semoventi. Da qui l’emergere<br />
di un altro aspetto connesso con l’acquisto della scavallatrice da parte di singole<br />
aziende in relazione alla dimensione ottimale da dare all’impianto o in alternativa la<br />
necessità di operare con aziende contigue in zone idonee alla coltura, dove alla ut<strong>il</strong>izzazione<br />
di macchine aziendali proprie per la raccolta si sostituisce <strong>il</strong> servizio contoterzi.<br />
Il nuovo sistema di coltivazione, che comporta sensib<strong>il</strong>i aumenti di produttività ad<br />
ettaro, contenimento dei costi di gestione legato ad un drastico abbattimento dell’impiego<br />
di manodopera, che giustifica pienamente la relativamente superiore quota<br />
di ammortamento rispetto ai sistemi tradizionali di coltivazione; si ritiene tuttavia<br />
che impianti di tipo tradizionali di coltivazione dell’olivo più o meno tecnologicamente<br />
avanzati attualmente in uso possano continuare a coesistere in relazione a specifiche<br />
situazioni economiche ed organizzative di ciascuna azienda. In <strong>It</strong>alia ed Umbria<br />
in particolare data la complessa situazione olivicola e la mancanza di grandi aziende<br />
specializzate contrariamente a quello che si sta verificando soprattutto nei nuovi paesi<br />
olivicoli nel sud e nel nord del Mondo ma anche in Spagna, Portogallo, e Nord Africa,<br />
la diffusione di oliveti ad alta densità rimane comunque legato alla possib<strong>il</strong>ità di attuare<br />
impianti di tale tipo, in zone omogenee dove si concentrano le aziende interessate<br />
che possono usufruire di un servizio contoterzi per la raccolta in continuo.<br />
Mentre, per le caratteristiche specifiche del sistema va completamente esclusa l’ut<strong>il</strong>izzazione<br />
di aree marginali per fattori pedologici, orografici, e dove si hanno condizioni<br />
climatiche caratterizzate da limitate risorse idriche indispensab<strong>il</strong>i per ottenere <strong>il</strong> massimo<br />
di produttività della pianta in un sistema di coltivazione ad alta densità.<br />
Un ultimo aspetto che va esaminato in questa sede, riguarda <strong>il</strong> confronto tra <strong>il</strong> sistema<br />
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