Economia dei Sistemi finanziari - Dipartimento di Economia Politica
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Mario Tonveronachi<br />
capitalizzare gli interessi, <strong>di</strong> fatto si afferma che lo Stato non può fallire per debiti espressi nella<br />
propria valuta. Lo Stato può incidere sulle proprie entrate tramite le imposte e non sono rari i casi<br />
nel passato <strong>di</strong> Stati che hanno indotto forti processi inflazionistici per ridurre il valore reale del<br />
proprio debito. Si può comunque argomentare che una volta che il debito sia andato fuori controllo,<br />
il ripristino <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni sostenibili tramite quegli interventi produce con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stress se non <strong>di</strong><br />
vera e propria crisi nel sistema <strong>finanziari</strong>o ed economico.<br />
Il tema ha connotati <strong>di</strong>versi quando parte del debito pubblico è denominato in valuta estera. Nei<br />
confronti del debito estero lo Stato si trova sostanzialmente in una posizione non <strong>di</strong>versa dalle<br />
unità economiche private dato che l’approvvigionamento <strong>di</strong> valuta avviene secondo le modalità<br />
descritte nel conto <strong>finanziari</strong>o della bilancia <strong>dei</strong> pagamenti. Con debito estero netto, lo Stato si<br />
trova necessariamente in posizione speculativa, dato ha entrate in valuta nazionale e uscite in<br />
valuta estera, per cui è soggetto al rischio <strong>di</strong> cambio. Se continua a dover finanziare parte del<br />
deficit <strong>di</strong> bilancio in valuta estera, si trova in posizione Ponzi, dovendo capitalizzare la parte<br />
d’interessi non pagata accendendo nuovo debito estero.<br />
Posizioni speculative e Ponzi in valuta estera, <strong>di</strong> qualsiasi unità economica – Stato compreso -<br />
hanno come riflesso la necessità <strong>di</strong> attrarre flussi <strong>di</strong> capitale estero, col conseguente accumularsi<br />
del debito estero netto dell’intero paese che ne aumenta il grado <strong>di</strong> fragilità sistemica. Nel<br />
momento in cui la finanza internazionale inizia ad avere dubbi sulla capacità del paese <strong>di</strong><br />
riassestare la sua bilancia <strong>dei</strong> pagamenti, e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> poter servire il debito in valuta estera nel<br />
futuro, si riducono i flussi <strong>di</strong> capitale in entrata potendosi, come è spesso successo, invertire <strong>di</strong><br />
segno (deflussi netti). A quel punto si sviluppa una crisi della bilancia <strong>dei</strong> pagamenti e si può<br />
verificare il default del paese sul debito estero.<br />
Se il default è dovuto a posizioni debitorie delle unità economiche private, i cre<strong>di</strong>tori esteri possono<br />
iniziare le usuali procedure <strong>di</strong> liquidazione della loro posizione, ma nelle valute nelle quali gli attivi<br />
sono denominati, in genere in preponderanza nella valuta locale. I risultati della liquidazione in<br />
termini della valuta nella quale il debito era originariamente espresso <strong>di</strong>pendono da se e come si<br />
sviluppa la crisi della bilancia <strong>dei</strong> pagamenti. Se essa porta, come spesso accade, a una forte<br />
svalutazione della moneta locale, per<strong>di</strong>te sui cambi si sommano alle eventuali per<strong>di</strong>te sulla<br />
realizzazione <strong>dei</strong> cre<strong>di</strong>ti. Ciò può spingere parte <strong>dei</strong> cre<strong>di</strong>tori esteri ad adottare un’ottica <strong>di</strong> più<br />
lungo termine e ad acquisire il controllo dell’impresa debitrice.<br />
Di nuovo il caso <strong>di</strong> default dello Stato presenta connotati <strong>di</strong>versi. Come ente sovrano esso non può<br />
essere soggetto ad azioni <strong>di</strong> liquidazione. I cre<strong>di</strong>tori possono al limite chiedere in giuris<strong>di</strong>zioni<br />
Materiale per il Corso <strong>di</strong> <strong>Economia</strong> <strong>dei</strong> sistemi <strong>finanziari</strong> 20