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Rogo Christe, tibi laudes? - ager veleias

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trarre nuove conclusioni riguardo alcuni passi del testo e riguardo la questione delle fonti<br />

epigrafiche e martirologiche, presa poco in esame dallo studioso romano. Sono emersi dal<br />

testo alcuni elementi caratteristici quali l’insistenza sulle metafore militari paoline e<br />

l’attenzione alla dimensione bellica del certamen che i martiri affrontano nel confronto con<br />

l’autorità proconosolare. Una netta contrapposizione appare poi tra “la fortezza, la<br />

costanza, la gioia dei futuri martiri e la rabbia, la crudeltà selvaggia dei carnefici e dello<br />

stesso proconsole, dietro al quale agisce, e subisce la sconfitta, il Diavolo 10 ”. Emerge il<br />

rilievo dato alle descrizioni crude e patetiche delle torture che lasciano pensare ad una<br />

mistica del sangue oltre che della passione da parte del redattore “come quando osserva<br />

che attraverso gli strumenti di tortura il sangue degli uni si mescola con quello degli altri,<br />

costituendo un incentivo a resistere alla sofferenza 11 ”. Da notare infine l’accentuata<br />

funzione dello Spirito Santo nel testo: il martire Saturnino parla per sua ispirazione,<br />

Emerito ne è “indondato” e lo Spirito ha scritto le Leggi nel suo cuore mentre tutti i martiri<br />

si professano cristiani “fervidi di Spirito Santo”.<br />

II. FONTI<br />

1. Codices<br />

Edita per la prima volta nel 1570 dal certosino Surius 12 , la Passio SS. Dativi, Saturnini<br />

presbyteri et aliorum 13 conobbe nei due secoli seguenti altre edizioni ad opera di Cesare<br />

10 F. Scorza Barcellona, L’agiografia donatista, in M. Marin, C. Moreschini, Africa cristiana: storia, religione,<br />

letteratura, Brescia 2002, p. 144<br />

11 Ibidem<br />

12 L. Surius, De probatis sanctorum historiis, 1, Coloniae Agr. 1570, pp. 949-956<br />

13 A questo nome Frend, The Donatist Church, preferisce la denominazione Acta Saturnini. Il termine Acta<br />

martyrum venne impiegato fin dalle prime edizioni del testo: quelle di Surius, di Baluze e di Ruinart. Tale<br />

definizione non può però essere oggi accettata. Il termine Acta differisce infatti da Passiones: non si tratta<br />

di sinonimi. Sebbene il termine Acta non vada inteso come nel senso tecnico di un procedimento<br />

giudiziario (non si tratta mai d’atti originali della magistratura imperiale ma sempre e solo di documenti<br />

che si fondano su questi come basi) ma, fuori dal gergo tecnico-burocratico, abbia sempre designato<br />

azioni nelle quali alla vita veniva anteposta la testimonianza della fede è bene tuttavia distinguerlo da<br />

Passio. Nell’utilizzo di tale termine viene, fin dall’antichità, sottolineata l’idea di sofferenza e viene messo<br />

più in risalto il carattere narrativo rispetto allo scarno resoconto degli Acta martyrum. Cfr. A.A.R.<br />

Bastiaensen, Atti e passioni dei martiri, pp. IX-X. G. Lazzati, Gli sviluppi della letteratura sui martiri nei<br />

primi quattro secoli: con appendici e testi, Torino 1956, p. 9 scrive che “negli Atti si può ravvisare una<br />

forma assai più vicina al dramma, nella Passioni un racconto. Gli Atti sono, non la descrizione, ma lo<br />

svolgersi di un’azione cristiana e del suo tragico risolversi nella stupenda catarsi del sangue sparso a<br />

testimonianza della fede; le passioni sono la descrizione del fatto. […] Gli Atti sono il martirio, le Passioni<br />

descrivono il martirio”. Cfr. H. Delehaye, Les passions des martyrs et les genres littéraires, Bruxelles<br />

1966, che inserisce, correttamente, il testo tra le Passiones e non tra gli Acta martyrum. Cfr. anche Tilley,<br />

Donatist, pp. XIX-XXII.<br />

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