Rogo Christe, tibi laudes? - ager veleias
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che erano stati chiamati a questo destino dalla cattura da parte delle autorità.<br />
Emblematico a riguardo è un estratto dal colloquio tra Cipriano e il proconsole Paterno, nel<br />
quale quest’ultimo domanda al vescovo i nomi dei presbiteri di Cartagine: al che l’episcopo<br />
ribatte che non solo le leggi romane stabiliscono che non debbono esservi delatori ma<br />
anche che la disciplina cristiana vieta di consegnarsi spontaneamente 98 . Parrebbe dunque<br />
ovvio asserire che la martire non si riferiva a dei correligionari da chiamare in causa come<br />
testimoni, a rischio della loro stessa vita, ma ad altri cives di fede non cristiana. Ciò<br />
testimonierebbe la pacifica convivenza che era possibile si instaurasse tra i semplici<br />
cittadini dell’impero e le comunità cristiane, a riprova del fatto che più che provenire dal<br />
basso, dal sentimento popolare, il moto persecutorio si generava in alto, tra le autorità.<br />
Fortunaziano, incurante dell’interruzione e delle parole della sorella, prosegue nelle<br />
accuse a Dativo che, imperturbato, dall’alto dell’eculeo 99 le confuta una alla volta.<br />
Purtroppo di questo alterco tra l’avvocato e il martire l’agiografo pensò non fosse doveroso<br />
conservare memoria e, semplicemente informatici con scarne parole dello scontro, passò<br />
oltre, riprendendo la narrazione del procedimento giudiziario.<br />
98 “Paternus proconsul dixit: “...Volo ergo scire a te qui sint presbyteri qui in hac civitate consistunt”.<br />
Cyprianus episcopus dixit: “Legibus vestris bene atque utiliter censuisitis delatores non esse; itaque<br />
deferri a me non possunt; in civitatibus suis invenientur. Et cum disciplina prohibeat ut quis se ultro offerat<br />
et tuae quoque censurae hoc displiceat, nec offerre se ipsi pssunt, sed a te exquisiti invenientur” (Acta<br />
Cypriani 1,5)<br />
99 Per un approfondimento riguardo le torture inflitte ai martiri nelle passiones si rimanda a Delehaye, Les<br />
Passions, pp. 197-207. Cfr. anche Tilley, Donatist, pp. XXXIII-XXXVI<br />
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