Rogo Christe, tibi laudes? - ager veleias

trasmessa al proconsole: violando i precetti degli Imperatori e dei Cesari essi celebrarono
collectam sive dominicum. L’utilizzo del termine collecta potrebbe non essere casuale e
lascerebbe supporre la stesura del testo da parte di una mano donatista. Tilley ritiene che
il termine, adottato nelle passiones donatiste, altro non sia che una tipologia della
assemblea di Israele. “Like the early collecta, the Donatist faced the temptation to
assimilate, to follow in the footsteps of the Catholics who supported the oppressive
government of the Roman Empire” 80 .
Ha inizio così l’interrogatorio da parte del proconsole al martire Dativo, che, come già era
avvenuto nel foro d’Abitina, forse in ragione della sua posizione sociale ha la precedenza.
Le domande e le risposte non sono però state riportate che in forma sintetica e indiretta:
proconsul Dativum interrogat cuius esset condicionis et utrum collectam fecissent. Qui
cum se christianum et in collecta fuisse profiteretur, auctor ab ipso collectionis
sanctissimae postulatur. Il redattore decise di sopprimere la lunga serie di domande e
risposte 81 con le quali solitamente si aprivano i processi e delle quali abbiamo
testimonianza grazie ai testi rimasti più fedeli ai verbali processuali, come gli Acta
Martyrum Scilitanorum e la Passio Crispinae.
Il proconsole intima a Dativo di confessare chi fosse il promotore dell’adunanza: segue
l'ammissione di Dativo, desunta dall’agiografo dal resoconto stenografico sul quale dovette
lavorare e non riportata con le testuali parole del martire, d’esser cristiano e d’aver preso
parte alla cerimonia. Anullino ordina, senza perdere tempo, all’officium di applicare il
martire all’eculeo così da esser pronto per l’ungulatio, ovvero perchè le sue carni vengano
tormentate dagli uncini 82 .
Il redattore descrive indi l’azione dei carnefici: cum carnifices iussa... complerent
starentque saevientes in dictis et denudatis ad vulnera martyris lateribus erectis ungulis
imminerent. Franchi de’ Cavalieri propone di modificare in dictis con in digitis sulla base di
alcune concordanze nell’espressione rinvenute in autori classici 83 . Egli “propose de
corriger la leçon saevientes in dictis en in digitis. Cela donnerait indiscutablement un sens
préférable: les bourreaux exécutaient les ordres cruels avec une rapiditè farouche, «leurs
80 Tilley, The Bible, p. 55-65
81 Le domande che le autorità erano solite rivolgere così da inquadrare gli imputati erano: Quis vocaris? -
Cuius condicionis es? – Cuius dignitas es? A queste talvolta si aggiungeva la richiesta di altre
informazioni, come l’età: Quot annorum es? (Cfr. Passio SS. Maximae, Donatillae et Secundae 2)
82 “In the pain of torture, the jailers uses the capacity for sentience to obliterate any object in the world of
sense perception outside the body. The victim comes to experience her or his own body not as the object
of torture but as the instrument of torture. As the victim undergoes more and more pain, the conceptual
world of the victim shrinks until even the place of detention no longer exists. Nothing exists but a body in
pain.” (Tilley, The Ascetic, p.469)
83 Cfr. Franchi de’ Cavalieri, La Passio, p. 14 nota 3
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