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Rogo Christe, tibi laudes? - ager veleias

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perstridentibus laniavit. At contra gloriosissimus Tazelita martyr media de<br />

ipsa carnificum rabie huius modi preces domino cum gratiarum actione<br />

effundebat: “Deo gratias! In nomine tuo, <strong>Christe</strong> Dei filius, libera servos tuos”.<br />

Ha inizio la sezione narrativa relativa all’udienza giudiziaria dinanzi all’autorità<br />

proconsolare rappresentata da Anulinus. L’azione ebbe luogo probabilmente in data 12<br />

febbraio 304: tale data, come accennato nel capitolo relativo alle fonti, è quella che riporta<br />

in calce il testo ma che non fa riferimento al dies natalis dei martiri, morti diversis locis<br />

temporibusque, ma alla data del procedimento giudiziario. Processo che, a quanto si<br />

evince dal testo, si svolse nell’arco di una giornata. Non furono dunque concesse dilazioni<br />

temporali ai martiri per meditare sulla loro scelta, come occorse invece in altre celebri<br />

passioni 76 . E’ interessante soffermarsi ora su di un aspetto che è stato fino ad oggi poco<br />

preso in considerazione: il testo della passione non ci riporta alcuna sentenza capitale nei<br />

riguardi degli abitinensi emessa dal proconsole. Abbiamo notizia di un martire che si<br />

presume sia spirato durante le torture, ma non si ravvisa mai una condanna definitiva alla<br />

decapitazione o all’esser destinati ad bestias o altro ancora. Il proconsole, interrogati<br />

separatamente i martiri, si limita ad ordinare che, dopo le torture, non avendo ottenuto il<br />

ritorno alla bona mens 77 , vengano ricondotti in carcere. Ciò lascia supporre che la Passio<br />

non riporti che una piccola parte degli avvenimenti: è da escludersi che la vicenda degli<br />

abitinensi possa essersi conclusa con una condanna ad esser imprigionati nelle carceri cui<br />

fece seguito la morte, poco a poco, dei quarantanove martiri. Non si spiegherebbe, infatti,<br />

76 Le autorità potevano lasciare alcuni giorni ai cristiani per meditare sul da farsi. L’esilio a cui viene<br />

costretto Cipriano dal proconsole è volto solo a questo. Allo stesso modo l’attesa in carcere di Perpetua e<br />

dei suoi compagni, o degli Scilitani, non ha, anche essa, altro fine se non quello di attendere una<br />

apostasia volontaria da parte dei cristiani.<br />

77 Nella Passio Cypriani, giusto per rimanere nel contesto africano, è ravvisabile l’invito mosso da Galerio<br />

Massimo al vescovo di Cartagine perchè questi ritorni alla ragione e non persista nella sua “nefaria<br />

conspiratio”. Si palesa “l’inestricabile tessitura del filo religioso con quello politico, poichè, in buona<br />

sostanza, il nequissimum crimen di cui è imputato il vescovo consiste nel suo essere a capo della<br />

comunità cristiana, papas sacrilegae mentis, la quale si è pervicacemente posta al di fuori della bona<br />

mens romana. Essa consiste sostanzialmente nella prestazione di un culto pubblico che dovrebbe<br />

garantire [...] la felicitas temporum” (R. Cacitti, Athei in mundo. Il carattere della diversità cristiana nel<br />

giudizio della società antica, in R. Cacitti, G. G. Merlo, P. Vismara, Il cristianesimo e le diversità, Milano<br />

1999, p. 55). Le autorità imperiali non volevano stragi ma apostasie. Scopo degli editti di persecuzione<br />

era il recupero dei cristiani che, con la loro superstitio, alteravano l’equilibrio cosmico che garantiva il<br />

perpetuarsi del dominio romano e della sua prosperità. Offendendo gli dei, contro cui i cristiani lanciavano<br />

i propri improperi vedendovi null’altro che statue materiali (Cfr. Ad Diognetum 2,1), essi minavano le<br />

fondamenta di quel patto tra le divinità e l’Impero: le prime rimanevano benevole al secondo in misura di<br />

quanto questo prestava loro culto e onori. I cristiani erano quindi un cancro che non doveva essere<br />

estirpato ma curato, ricondotto a ragione, alla bona mens romana così da garantire la prosperità<br />

dell’Impero. Cfr. Acta Scilitanorum 11 e 13 e Acta Cypriani 3 2 ,3. Per uno studio recente sui martiri di Scili<br />

si rimanda alla consulatazione di A. Rossi, “Mysterium simplicitatis”. Escatologia e liturgia battesimale<br />

negli Acta Scilitanorum, ASR 9 (2004), pp. 227-270. Cfr. F. Ruggiero, La follia dei cristiani: la reazione<br />

pagana al cristianesimo nei secoli I-V, Roma 2002, pp. 47-56. Cfr. anche Tilley, Donatist, p. XXIII<br />

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