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Rogo Christe, tibi laudes? - ager veleias

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I. INTRODUZIONE<br />

La Passio SS. Dativi, Saturnini presbyteri et aliorum è una delle testimonianze più<br />

interessanti e discusse relative all’agiografia donatista. Ancora oggetto di dibattito tra gli<br />

studiosi, ad esempio, è la questione della sua datazione e se il testo in questione possa<br />

essere considerato solamente come una passio “donatistizzata” o se la prima versione del<br />

testo, a noi non giunta, possa essere ascritta alla mano di un protodonatista.<br />

Le radici del vero e proprio movimento donatista, a differenza di quelle socioculturali e<br />

teologiche, che possono essere rintracciate fin dai tempi di Tertulliano, si situano ai tempi<br />

della persecuzione dioclezianea, entro i limiti della quale si colloca la Passio oggetto di<br />

questa analisi. Questo movimento rigorista troverà poi la propria consacrazione “ufficiale”<br />

alcuni anni più tardi, a partire dal 312, in seguito alla disputa per l’elezione di Ceciliano a<br />

vescovo di Cartagine. “Despite the premonition of approching danger provided by the<br />

martyrdom of Maximilian of Theveste (modern Tebessa) in A.D. 295, and the pubblication<br />

of Diocletian’s decree against Manichaeism in either A.D. 297 or 302, the persecution<br />

caught the African Christians completely unawares 1 ”. Ma è altresì noto che i prodromi del<br />

donatismo possono essere ricercati, in terra d’Africa, già ai tempi di Tertulliano e,<br />

successivamente, di Cipriano 2 . Già allora, dinanzi alle prime persecuzioni condotte dalle<br />

autorità imperiali, l’Africa conobbe tribolazioni in seno alla Chiesa. I cristiani, portati innanzi<br />

alle autorità imperiali, abiurarono in massa e suscitarono il profondo sdegno di Tertulliano,<br />

espresso nelle sue opere Ad martyras e De fuga in persecutione, nelle quali invitava i<br />

cristiani a seguire l’esempio dei martiri sostenendo l’inammissibilità della fuga innanzi alla<br />

persecuzione. Il martire era l’esempio più alto di sequela Christi e i cristiani dovevano<br />

tendere a questo modello. Circa mezzo secolo dopo la persecuzione di Decio si abbattè<br />

nuovamente sulla popolazione cristiana. Questa volta toccò al vescovo di Cartagine,<br />

Cipriano, affrontare il problema, reso ancora più spinoso dalla questione dei lapsi. A questi<br />

doveva essere riservata la possibilità di riconciliarsi con la Chiesa ma solo ed unicamente<br />

dopo aver fatto una lunga penitenza e aver confessato pubblicamente, all’assemblea dei<br />

cristiani, la colpa che li macchiava. Solo l’imposizione delle mani da parte del vescovo o<br />

del clero poteva far riammettere i lapsi alla comunione con la Chiesa e alla eucaristia 3 .<br />

Cipriano condannò aspramente i lassisti che riammisero, spesso sulla base di presunte<br />

1 W.H. Frend, The Donatist Church. A Movement of Protest in Roman North Africa, Oxford 1952, pp. 3-4<br />

2 M. Tilley, Donatist martyr stories. The Church in Conflict in Roman North Africa, Liverpool 1996, p. XII-XIII<br />

3 Cfr. Cyprianus, Epistulae 15,1; 16,2, in CC III/B, pp. 85-91<br />

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