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Rogo Christe, tibi laudes? - ager veleias

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omnisque ipsa regio, pro scripturis dominicis elementis furentibus,<br />

devastatur.<br />

Il redattore passa ora a descrivere l’ingresso degli abitinensi nel foro. Precede il gruppo il<br />

martire Dativo, candidum senatorem caelesti curiae, pronto ad affrontare il certamen che<br />

lo attende. L’agiografo gioca sul soprannome attribuito a Dativo, qui et senator,<br />

attribuendogli il rango di senatore della curia celeste. L’aggettivo candidum fa certamente<br />

riferimento alle vesti celesti pur celando un’allusione alla toga pura della classe<br />

senatoriale 63 .<br />

Fa seguito a Dativo il presbitero Saturnino, numerosa vallatus propagine liberorum. E’ ivi<br />

possibile, però, ravvisare un intervento redazionale d’interpolazione del testo. Appare<br />

infatti dall’elenco onomastico dei nomi come i figli di Saturnino fossero in realtà quattro. Da<br />

evidenziare inoltre come l’affermazione che segue, cuius partus partem sibi sociam ad<br />

martyrium destinavit partem sui nominis pignus ecclesiae relinquebat, sia quanto meno<br />

inappropriata. Come potè infatti il presbitero destinare una parte della propria prole al<br />

martirio e conservarne un’altra per la chiesa in memoria del suo nome? Dalle parole<br />

dell’agiografo emerge la volontà di sottolineare come una parte della progenie di Saturnino<br />

non trovò la morte ma sopravvisse al presbitero. E’ quindi assai probabile, come sostiene<br />

Franchi de’ Cavalieri 64 , che il presbitero avesse sì una nutrita prole ma che, per un motivo<br />

o per l’altro, avesse condotto con se solo quattro figli alla riunione in casa di Felice. In tal<br />

modo egli lì destinò, involontariamente, al martirio. A posteriori il fatto venne interpretato<br />

come una precisa volontà di Saturnino mirante a condurre seco alcuni figli per cogliere la<br />

palma del martirio e preservarne altri per il bene della Chiesa. L’agiografo probabilmente,<br />

memore del fatto che i parenti e gli amici, ma anche i fedeli 65 erano soliti accompagnare i<br />

martiri al foro per le udienze, suppose che l’intera progenie del presbitero l’avesse<br />

accompagnato e, forse anche con un puro intento scenografico, ne descrisse l’ingresso<br />

trionfale.<br />

63 Cfr. Ap 4,4: “c’erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro vegliardi avvolti in candide<br />

vesti”. Il fatto poi che sia Dativo a guidare il gruppo, e non il presbitero, trova spiegazione nel titolo di<br />

“senator” collegato a Dativo. Ciò può valere anche per la precedenza data a quest'ultimo su Saturnino nel<br />

titolo della Passio.<br />

64 Cfr. Franchi de’ Cavalieri, La Passio, pp. 9-10. L’ingresso di Dativo, circondato dalla propria prole,<br />

rimanda all’immagine della madre dei Maccabei tenuta nel mezzo, come in un coro, dai sette fratelli. Cfr.<br />

4Mac 8,4<br />

65 Così avviene per la passione di Cipriano ove la folla dei cristiani, venuta a sapere che il vescovo era<br />

prigioniero nella residenza del proconsole Massimo, “illic ante ianuam universus populus fratrum mansit”<br />

(Acta Cypriani 2 1 ,5). Appena pronunciata la sentenza di morte contro lo stesso “multa turba eum<br />

prosecuta est” (Acta Cypriani 4,1). E così pure per i martiri Montano e Lucio: “Interim ceteri ducebantur<br />

ad victimae locum concursus fit undique gentilium et omnium fratrum.” (Passio SS. Montani et Lucii 13,1)<br />

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