Rogo Christe, tibi laudes? - ager veleias
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militare: i martiri divengono “fortissimos milites Christi, bellatores invictos”, i quali dovranno<br />
affrontare “celestes pugnas novaque certamina”. E’ tutta un’allegoria militare in chiave<br />
escatologica: il martire, unico e vero imitatore e seguace di Cristo, prefigura nella sua lotta<br />
il combattimento escatologico tra il Cristo e il Diavolo degli ultimi tempi. Il martire, imago<br />
Christi, affronta su questa terra la realtà del male rappresentata, in vesti umane, dal<br />
proconsole e dall’Impero. Il martire assume l’aspetto del combattente paolino: armato con<br />
lo scudo della fede, l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, si lancia non contro<br />
“creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori<br />
di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano le regioni celesti” (Ef<br />
6,12).<br />
Ecco spiegata l’evocazione di due differenti scontri: quello celeste e quello terreno. Il<br />
martire li affronta in contemporanea: combatte con lo Spirito contro il Diavolo e con il<br />
corpo, temprato dalla fede, contro l’autorità imperiale.<br />
Il redattore, forse nel tentativo di fornire un qualche elemento d’autenticità a quanto si<br />
accinge a raccontare, ci informa d’aver consultato e fatto uso di atti pubblici per la<br />
redazione del testo.<br />
A differenza di altri testi, come la Passio S. Crispinae 46 , nella nostra Passio è difficilmente<br />
ravvisabile l’impianto originario del procedimento giudiziario. In alcuni punti si è forse<br />
conservata la classica brevitas della redazione stenografica delle cancellerie ma, in<br />
un’ottica generale, l’intero documento ci appare troppo fittamente interpolato e arricchito<br />
per poter cogliere in rilievo il sostrato risalente al documento degli archivi imperiali. Ciò<br />
che spinge il presunto autore a narrare la vicenda degli abitinensi, civico illis amore<br />
coniunctus, ha una duplice fine: la preparazione delle anime al martirio grazie all’esempio<br />
mirabile portato dagli abitinensi e il consacrare in forma scritta le epiche e gloriose gesta di<br />
questi testimoni di Cristo. In ciò è chiaramente ravvisabile la matrice donatista del culto del<br />
martirio. Inteso non solo come exemplum, atto ad essere esposto ai fedeli perché ad esso<br />
aspirino e anzi lo bramino con tutto il cuore come i Circoncellioni 47 , ma anche come gesto<br />
spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete perciò l’armatura di Dio, perché possiate<br />
resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi,<br />
cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo<br />
per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete<br />
spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito,<br />
cioè la Parola di Dio”<br />
46 Cfr. P. Franchi de’ Cavalieri, Osservazioni sopra gli Atti di Santa Crispina, in Id. Nuove note agiografiche<br />
(Studi e testi, 9), Città del Vaticano 1902, pp. 23-35<br />
47 Per un’introduzione al fenomeno dei circoncellioni: W.H. Frend, Circoncellioni, in Aa. Vv., Dizionario<br />
Patristico e di antichità cristiane, coll. 688-690; C. Lepelley, Circumcelliones, in Mayer (a cura di),<br />
Augustinus Lexicon, I, coll. 930-936 e soprattutto il recente R. Cacitti, Furiosa turba. Le radici religiose<br />
dell’eversione sociale, della dissidenza politica e della contestazione ecclesiale dei Circoncellioni d’Africa<br />
(Studi di storia del cristianesimo e delle chiese cristiane, 9), Milano 2006<br />
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