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Rogo Christe, tibi laudes? - ager veleias

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eatissimum sanguinem profunderunt.<br />

Con questo breve incipit ha inizio la nostra Passio. L’introduzione funge da compendio in<br />

quanto illustra al lettore, in estrema sintesi, quel che ritroverà nella narrazione seguente.<br />

In poche parole il redattore offre le coordinate principali per inquadrare il testo fornendo<br />

indicazioni essenziali riguardo la composizione del gruppo, il motivo della condanna, il<br />

nome del persecutore, elemento fondante per una ricostruzione temporale della<br />

narrazione, il luogo nel quale venne emessa la sentenza, e infine il giorno e il mese di<br />

questa. Non viene menzionato l’anno, che però è in seguito desunto dalle indicazioni<br />

riguardanti gli Imperatori. Si è accennato sopra al luogo e alla data non del martirio, bensì<br />

della condanna. Questo è un aspetto singolare del testo: come il redattore si premura<br />

immediatamente di informarci, gli abitinensi conobbero il martirio diversis locis<br />

temporibusque discretis. Ciò lascia quindi presupporre che il gruppo degli abitinensi non<br />

abbia conosciuto il martirio insieme, ma sia stato disciolto una volta emessa la sentenza<br />

capitale. Dalle indicazioni che il testo fornisce non è possibile rintracciare i singoli luoghi e<br />

tempi dei decessi. Abbiamo visto nelle pagine precedenti come alcuni martirologi riportino,<br />

a breve distanza dalla data della sentenza, una serie di nomi che potrebbero essere<br />

ricondotti al gruppo dei quarantanove martiri, senza però che sia dato alcun tipo di<br />

elemento probante atto a fornire una certezza che, allo stato attuale delle fonti, non può<br />

sussistere. E’ altamente probabile che, come il testo stesso della Passio sembra<br />

suggerire, diversi componenti del gruppo, quasi certamente coloro che patirono i tormenti<br />

inflitti dalle autorità romane, morirono per le ferite riportate e per gli stenti delle carceri.<br />

Attira infine l’attenzione una questione onomastica: ad un primo colpo d’occhio chiunque<br />

avverte una discrepanza tra i nomi riportati nel titolo della Passio e quelli citati nell’incipit 41 .<br />

Con essi muta pure l’ordine. Se così, dal titolo, il primato spetta a Dativo cui fa seguito<br />

solo il presbitero Saturino e una generica indicazione aliorum, nell’incipit non solo troviamo<br />

il presbitero posto, probabilmente per il valore ecclesiale, innanzi a Dativo ma osserviamo<br />

come compaiano altri due nomi di martiri, centrali nella narrazione, come quelli di Felice e<br />

di Ampelio, seguiti dall’indicazione ceterorum infra scriptorum. E’ probabile che<br />

l’oscillazione debba ricondursi semplicemente alle mani di diversi redattori, incuranti di<br />

rispettare l’ordine e l’onomastica del titolo della passio. Non si ravvisano infatti motivi<br />

plausibili di una inversione volontaria dell’ordine di citazione né altresì paiono esservi<br />

motivazioni atte a suggerire che la soppressione, o la citazione, di alcuni martiri piuttosto<br />

41 Anche la tradizione dei codices riporta versioni differenti: la versione baluzeiana recita per esempio “Acta<br />

martyrum Saturnini presbyteri, Felicis, Dativi, Ampelii et aliorum” mentre Ruinart gli preferisce<br />

l’intestazione Acta SS. Saturnini, Dativi & aliorum plurimorum<br />

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