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Il melone d'inverno - Portale dell'innovazione - Regione Siciliana

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I meloni sono stati la cartina di tornasole di quanto<br />

è accaduto in questi anni nel mondo dell'ortofrutta<br />

fresca, consumati prevalentemente nelle tipiche zone<br />

di produzione locali, si sono via via mondializzati,<br />

tanto che oggi troviamo questo "frutto" (se così<br />

si può chiamare per facilità di linguaggio) ben presente<br />

sui mercati da gennaio a dicembre, e, se confrontiamo<br />

ad esempio i dati relativi alla statistica<br />

del mercato ortofrutticolo di Bologna, comparando<br />

quelli del 1980 con quelli del 1997, osserviamo come<br />

i quantitativi globali dei meloni commercializzati<br />

sono aumentati di oltre 65.000 quintali negli ultimi<br />

quindici anni (nessuna specie ha avuto un incremento<br />

del genere: da 78.000 a 140.000 q.li), e come<br />

ben oltre 12.000 quintali provengano dall'estero<br />

per tutto il periodo dell'anno, mentre, nel 1980, le provenienze<br />

estere erano irrilevanti: 0,68% contro le<br />

attuali 8,66%.<br />

Va detto anche che quindici anni fa la commercializzazione<br />

dei meloni era concentrata quasi esclusivamente<br />

nei mesi di giugno, luglio, agosto e settembre,<br />

mentre oggi troviamo quantitativi notevoli<br />

nel mese di maggio, e quantità significative in marzo<br />

e aprile (ecco la risposta all'esigenza di essere sempre<br />

sul mercato!).<br />

Questo prodotto, forse più di altri, ha l'esigenza<br />

inderogabile di dover essere buono, di dover avere un<br />

elevato tenore zuccherino (la consuetudine indica<br />

in 10 gradi rifrattometrici la soglia minima sotto la<br />

quale non viene consentita la commercializzazione<br />

dei meloni) ma è bene che tale indice sia al di sopra<br />

di 12 o 13°Rif.<br />

Da anni, con scarsissimi successi, si è invocato un<br />

regolamento che imponesse la calibratura obbligatoria<br />

dei meloni, per diametro o per peso, poiché,<br />

fino a poco tempo fa, si è fatto sempre riferimento<br />

al numero di pezzi contenuti in un imballaggio standard<br />

di cm. 30x50. Sui mercati, fino ad ora, per telefono<br />

o per fax, si è parlato di meloni "Tamaris" (tanto<br />

per fare un esempio) di calibro 5/6 o 7/9 o 10/12<br />

(le primizie siciliane) o 4/5 per l'imballaggio di cm<br />

30x40. Poi, nel giugno del 1997, a campagna commerciale<br />

iniziata, ecco che escono le attese norme comunitarie.<br />

La lettura di queste norme, l'ho già affermato<br />

in altre sedi, mette in evidenza la debolez-<br />

za della nostra rappresentanza, anche a livello tecnico,<br />

nei momenti decisionali di valenza europea,<br />

in quanto non si può accettare che venga considerato<br />

un <strong>melone</strong> di qualità qualche cosa che abbia appena<br />

8 gradi Brix, che abbia un diametro di 75 mm o un<br />

peso unitario di 250 grammi (li hanno evidentemente<br />

confusi per mele!), già in altra sede ho proposto<br />

di condannare gli estensori a nutrirsi di tali meloni per<br />

almeno una stagione. E poi perché la norma non prevede<br />

la categoria extra ma solo la prima e la seconda?<br />

E il Sig. Lorenzini, che è stato il primo agricoltore<br />

a farsi certificare la qualità delle sue produzioni<br />

di meloni, cosa dirà? Cosa diranno gli amici di Pachino,<br />

di Latina, di Ferrara e su fino a Rovigo, ad<br />

Adria, dove hanno battezzato il marchio "ADRIÀNO<br />

IL MELONE POLESANO"?<br />

Per quanto riguarda l'immagine da ricordare e<br />

da proporre in maniera continuativa al cliente, regola<br />

fondamentale, per conquistare e tenere il mercato,<br />

è quella di farsi ben riconoscere attraverso simboli<br />

che nel tempo diano la garanzia della continuità<br />

della qualità; ecco allora che gli imballaggi non sono<br />

più dei semplici contenitori ma diventano degli strumenti<br />

di pubblicità e di comunicazione, ecco allora<br />

che diventa indispensabile accompagnare i meloni<br />

con locandine che illustrino le principali tecniche di<br />

coltivazione (a lotta integrata, rispettose dell'ambiente,<br />

a basso impatto ambientale, con l'ausilio di insetti utili)<br />

che riportino le principali caratteristiche organolettiche<br />

e nutrizionali dei meloni stessi, il loro contenuto<br />

in vitamine, in fibra o sostanze organiche beneficile;<br />

è importante anche suggerire alcuni sistemi<br />

nuovi o antichi per consumare i meloni non solo<br />

col pur ottimo prosciutto ma, almeno, in altri cinque<br />

o sei sistemi. Per vendere meglio e guadagnare<br />

di più. La cucina siciliana è una delle più appetitose<br />

d'Italia, ricca di tradizioni e di innovazioni (per chi<br />

non le conosce!), e allora il "giallo" va proposto come<br />

un <strong>melone</strong> diverso, facendo lo sforzo, ad esempio,<br />

che hanno fatto quelli della "Melinda" con la mela<br />

Renetta, mela che viene proposta in maniera differenziata<br />

dalle altre comuni mele rosse, o gialle, o<br />

verdi.<br />

<strong>Il</strong> <strong>melone</strong> giallo, per i mercati del centro e nord Italia,<br />

ha anche il problema della pezzatura, in queste

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