Il melone d'inverno - Portale dell'innovazione - Regione Siciliana

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12.06.2013 Views

Problematiche relative alle fusariosi del melone d'inverno Corazza L. (Istituto Sperimentale per la Patologia Vegetale di Roma) Una delle principali patologie fungine del melone, e in particolare del melone d'inverno, è la tracheofusariosi, causata da Fusarium oxysporum Schlecht f. sp. melonis (Leach et Currence) Snyder et Hansen (Fom), un micete che vive e si moltiplica nel terreno. L'andamento della malattia e la sintomatologia sono differenti a seconda del rapporto tra l'ospite (cultivar, popolazioni locali), l'ambiente (condizioni pedoclimatiche, agrotecniche adottate, anche negli anni precedenti) e il patogeno (razza fisiologica, gruppo di compatibilita vegetativa delle popolazioni fungine). Al Sud la malattia è molto dannosa sia in pieno campo sia in coltura protetta. La sindrome può essere di tipo acuto, con avvizzimento improvviso, manifestandosi in genere all'inizio della fioritura, a partire dall'alto, come di regola accade per la tracheomicosi, oppure si può assistere ad un graduale appassimento della pianta. Internamente, si producono gli imbrunimenti caratteristici delle tracheomicosi. In seguito, alla base del fusto, compare un essudato gommoso, che può contenere micro e macroconidi del fungo e può contribuire alla diffusione della malattia, anche per via aerea. Un aspetto di rilievo è rappresentato dall'infezione sui frutti, che può rimanere latente e manifestarsi, in particolari condizioni di temperatura e di umidità, anche molti giorni dopo la raccolta. Questo ha sollecitato una serie di ricerche sulla prevenzione e cura dei marciumi, soprattutto in post-raccolta (Brigati e Gori, 1986). I frutti possono essere infettati già in campo, oppure attraverso la ferita peduncolare o altre lesioni, al momento della raccolta e/o nelle fasi successive (carico, scarico, immagazzinamento); osservazioni di campo hanno evidenziato come la pacciamatura riduca l'incidenza del marciume dei frutti. I frutti sono suscettibili, oltre che a F. oxysporum, anche a diverse altre specie di Fusarium (Marziano et al., 1993). Di recente, ad esempio, da frutti con marciume apicale di una popolazione locale a corteccia gialla, è stato isolato F. culmorum, patogeno polifago, che può provocare danni su numerose altre colture, ortive e cerealicole. L'infezione, dall'esterno, può passare all'interno dei frutti, fino a contamina- re i semi. Per questo motivo, è molto importante, per la produzione dei semi, partire da frutti sani; i semi, poi, estratti e conservati nelle migliori condizioni, devono essere conciati con fungicidi, come di norma viene fatto dalle Ditte produttrici. Non di rado, dalla parte basale di piante che presentano ingiallimento ed appassimento delle foglie, è stato isolato Fusarium solani (Mart.) Appel et Wollenw. emend. Snyd. et Hans., fungo con habitat prevalentemente terricolo, come, del resto Fom. Mentre la tracheofusariosi è causata da un fungo con stretta specializzazione nei confronti del melone, il F. solani isolato dalle piante (colletto e radici), potrebbe appartenere alla forma speciale cucurbitae, segnalata anche su altre Cucurbitacee, come zucca e cocomero. F. solani può indurre, oltre al marciume del colletto e delle radici anche marciume molle dei frutti. E stata dimostrata l'esistenza di due distinte popolazioni del fungo, la razza 1 che colpisce piante e frutti, e la razza 2, che colpisce soltanto i frutti. Entrambe queste specie di Fusarium possono infettare e/o contaminare il seme; la possibilità di trasmissione per seme di F. solani sembra più elevata rispetto a Fom; anche se non è nota l'importanza pratica di questo fenomeno, un trattamento conciante ai semi dovrebbe essere efficace almeno nei confronti di queste due spe- Pianta di melone d'inverno nella fase di inizio fioritura con evidenti sintomi di tracheofusariosi. cie di Fusarium. Entrambi questi patogeni sopravvivono a lungo nel terreno, fino a 10 anni e di Fom oltre, soprattutto grazie alla produzione di clamidospore, organi durevoli a parete spessa, che possono trovarsi nel terreno anche in profondità. La produzione di clamidospore è uno dei fattori che rendono 45

Tipica manifestazione di tracheofusariosi in prossimità della raccolta. difficile il contenimento della malattia attraverso interventi colturali, come le rotazioni, anche perché Foni può sopravvivere saprofiticamente su residui colturali, sia di melone sia di altre specie vegetali. Esperienze di trattamento del terreno con fumiganti, anche a dosi elevate, non hanno avuto risultati molto incoraggianti; inoltre è stato anche dimostrato come Fom sia capace di colonizzare nuovamente i terreni trattati con biocidi ad ampio spettro di efficacia sia per l'aumentata produzione di propagoli infettivi sia per la maggiore estensione dell'area infestata dal patogeno, a causa della mancanza e/o scarsità di microrganismi competitori (Marois et al., 1982). La natura del suolo influenza notevolmente la gravità della malattia; infatti, i vari terreni, per le loro caratteristiche microbiologiche, hanno la facoltà di favorire o, ostacolare lo sviluppo del patogeno. La competizione nei confronti di Fom può essere esercitata da specie di Fusarium saprofite e, tra queste, da F. oxysporum non patogeni, ma anche da attinomiceti e da batteri antagonisti. Come è noto anche per altri binomi ospite/patogeno, la presenza di nematodi galligeri (Meloidogyne spp.) può ridurre o annullare la resistenza a Fom. L'innesto delle piante di melone su piede resistente (ad es. Cucurbita ficifolia o Cucumis metuliferus) può essere un mezzo valido per contenere sia gli attacchi di nematodi sia l'infezione da Fom. Si tratta, tuttavia, di un approccio costoso (Ferrari, 1998). Lo sfruttamento della capacità repressiva di alcuni terreni può rappresentare un promettente mezzo di controllo della tracheofusariosi del melone, ma necessita per l'applicazione pratica di ulteriori indagini (Garibaldi, 1988). Troppa poca attenzione è stata data, probabilmente, anche alla possibilità di controllo con la tecnica della solarizzazione, che indu- ce una parziale sterilizzazione del terreno, nonostante alcuni risultati incoraggianti siano stati ottenuti in coltura protetta nell'Italia Centrale (Vannacci et al, 1993; Corazza 1995 dati non pubblicati). La difficoltà di controllo della tracheofusariosi è legata non solo alla capacità dell'agente patogeno di sopravvivere a lungo nel terreno e alle difficoltà correlate al trattamento del terreno con mezzi chimici, ma anche alla variabilità genetica delle popolazioni patogene, espressa in genere attraverso l'identificazione delle razze, che vengono determinate infettando, in condizioni standard, una serie di differenziali dei quali è nota la base genetica. In Italia, sono state identificate le quattro razze fisiologiche del patogeno finora note (1,2,1-2 ceppo "wilt", 1-2 ceppo "yellow") (Cappelli et al., 1995; Tanietti et al., 1994). È da segnalare in particolare la razza 1-2, dotata di geni di virulenza in grado di superare i geni di resistenza (Fom 1 e Fom 2) introdotti nelle varietà commerciali di melone. Infatti, l'uso sempre più frequente e ripetuto negli anni, di cultivar resistenti alle razze 0,1 e 2 ha certamente esercitato una pressione selettiva sulle popolazioni di Fom presenti nei nostri terreni, selezionando quelle con fattori di virulenza capaci di superare i fattori di resistenza delle cultivar più comunemente coltivate. Molto poco è noto per le zone di coltura del melone d'inverno sia per quanto riguarda le razze di Fom sia per il comportamento delle diverse popolazioni locali della cucurbitacea nei confronti delle Fusariosi. Nell'ambito del Piano Nazionale "Orticoltura" finanziato dal Ministero per le Politiche Agricole, l'Istituto Sperimentale per la Patologia Vegetale ha intrapreso un programma di ricerca che prevede la caratterizzazione delle popolazioni patogene di Fom nelle zone di coltura del melone d'inverno e l'analisi della resistenza delle popolazioni delle cucurbitacea più interessanti per caratteristiche agronomiche. Questo lavoro è di supporto all'attività di miglioramento genetico per resistenza alla tracheofusariosi, svolta dall'Istituto Sperimentale per l'Orticoltura e in particolare della Sezione di Monsampolo (AP); inoltre contribuisce alla valorizzazione e alla difesa della conservazione delle risorse genetiche di una specie tipica delle regioni meridionali e della Sicilia in particolare.

Problematiche relative alle fusariosi del <strong>melone</strong> <strong>d'inverno</strong><br />

Corazza L. (Istituto Sperimentale per la Patologia Vegetale di Roma)<br />

Una delle principali patologie fungine del <strong>melone</strong>,<br />

e in particolare del <strong>melone</strong> <strong>d'inverno</strong>, è la tracheofusariosi,<br />

causata da Fusarium oxysporum Schlecht<br />

f. sp. melonis (Leach et Currence) Snyder et<br />

Hansen (Fom), un micete che vive e si moltiplica nel<br />

terreno. L'andamento della malattia e la sintomatologia<br />

sono differenti a seconda del rapporto tra l'ospite<br />

(cultivar, popolazioni locali), l'ambiente (condizioni<br />

pedoclimatiche, agrotecniche adottate, anche<br />

negli anni precedenti) e il patogeno (razza fisiologica,<br />

gruppo di compatibilita vegetativa delle popolazioni<br />

fungine). Al Sud la malattia è molto dannosa sia<br />

in pieno campo sia in coltura protetta.<br />

La sindrome può essere di tipo acuto, con avvizzimento<br />

improvviso, manifestandosi in genere all'inizio<br />

della fioritura, a partire dall'alto, come di regola<br />

accade per la tracheomicosi, oppure si può assistere<br />

ad un graduale appassimento della pianta. Internamente,<br />

si producono gli imbrunimenti caratteristici<br />

delle tracheomicosi. In seguito, alla base del fusto,<br />

compare un essudato gommoso, che può contenere<br />

micro e macroconidi del fungo e può contribuire alla<br />

diffusione della malattia, anche per via aerea.<br />

Un aspetto di rilievo è rappresentato dall'infezione<br />

sui frutti, che può rimanere latente e manifestarsi,<br />

in particolari condizioni di temperatura e di umidità,<br />

anche molti giorni dopo la raccolta. Questo ha sollecitato<br />

una serie di ricerche sulla prevenzione e cura dei<br />

marciumi, soprattutto in post-raccolta (Brigati e Gori,<br />

1986). I frutti possono essere infettati già in campo,<br />

oppure attraverso la ferita peduncolare o altre lesioni,<br />

al momento della raccolta e/o nelle fasi successive<br />

(carico, scarico, immagazzinamento); osservazioni<br />

di campo hanno evidenziato come la pacciamatura<br />

riduca l'incidenza del marciume dei frutti.<br />

I frutti sono suscettibili, oltre che a F. oxysporum,<br />

anche a diverse altre specie di Fusarium (Marziano et<br />

al., 1993). Di recente, ad esempio, da frutti con marciume<br />

apicale di una popolazione locale a corteccia<br />

gialla, è stato isolato F. culmorum, patogeno polifago,<br />

che può provocare danni su numerose altre colture,<br />

ortive e cerealicole. L'infezione, dall'esterno,<br />

può passare all'interno dei frutti, fino a contamina-<br />

re i semi. Per questo motivo, è molto importante,<br />

per la produzione dei semi, partire da frutti sani; i semi,<br />

poi, estratti e conservati nelle migliori condizioni,<br />

devono essere conciati con fungicidi, come di norma<br />

viene fatto dalle Ditte produttrici.<br />

Non di rado, dalla parte basale di piante che presentano<br />

ingiallimento ed appassimento delle foglie, è<br />

stato isolato Fusarium solani (Mart.) Appel et Wollenw.<br />

emend. Snyd. et Hans., fungo con habitat prevalentemente<br />

terricolo, come, del resto Fom. Mentre<br />

la tracheofusariosi è causata da un fungo con stretta<br />

specializzazione nei confronti del <strong>melone</strong>, il F. solani<br />

isolato dalle piante (colletto e radici), potrebbe<br />

appartenere alla forma speciale cucurbitae, segnalata<br />

anche su altre Cucurbitacee, come zucca e cocomero.<br />

F. solani può indurre, oltre al marciume del colletto<br />

e delle radici anche marciume molle dei frutti. E<br />

stata dimostrata l'esistenza di due distinte popolazioni<br />

del fungo, la razza 1 che colpisce piante e frutti, e<br />

la razza 2, che colpisce soltanto i frutti. Entrambe queste<br />

specie di Fusarium possono infettare e/o contaminare<br />

il seme; la possibilità di trasmissione per seme<br />

di F. solani sembra più elevata rispetto a Fom; anche<br />

se non è nota l'importanza pratica di questo fenomeno,<br />

un trattamento conciante ai semi dovrebbe<br />

essere efficace almeno nei confronti di queste due spe-<br />

Pianta di <strong>melone</strong> <strong>d'inverno</strong> nella fase di inizio fioritura con evidenti sintomi<br />

di tracheofusariosi.<br />

cie di Fusarium. Entrambi questi patogeni sopravvivono<br />

a lungo nel terreno, fino a 10 anni e di Fom<br />

oltre, soprattutto grazie alla produzione di clamidospore,<br />

organi durevoli a parete spessa, che possono<br />

trovarsi nel terreno anche in profondità. La produzione<br />

di clamidospore è uno dei fattori che rendono<br />

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