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Il melone d'inverno - Portale dell'innovazione - Regione Siciliana

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Miglioramento genetico del <strong>melone</strong> attraverso l'impiego delle biotecnologie<br />

Ficcadenti N. (Istituto Sperimentale per l'Orticoltura di Monsampolo del Tronto - AP)<br />

<strong>Il</strong> <strong>melone</strong> (Cucumis melo L.) è una specie diploide<br />

2n=24, estremamente polimorfa sia per i caratteri<br />

del frutto che dell'apparato vegetativo tanto da rendere<br />

sempre difficoltosa la classificazione sistematica<br />

delle numerose forme coltivate, semicoltivate e<br />

spontanee. Tra le diverse classificazioni proposte la<br />

più valida rimane ancora quella di Naudin che riunisce<br />

la specie in cinque varietà botaniche tra cui quelle<br />

di maggiore interesse sono: cantalupensis, reticulatus,<br />

inodorus e flexuosus. La biologia fiorale è quella<br />

tipica di una specie a fecondazione allogama, ma<br />

presenta una notevole variabilità per quanto concerne<br />

il rapporto tra i diversi tipi di fiori. L'espressione<br />

sessuale determina pertanto la differenziazione delle<br />

cultivar in quattro categorie: monoiche (fiori maschili<br />

e femminili), ginoiche (fiori femminili), andromonoiche<br />

(fiori maschili e fiori ermafroditi) e<br />

ermafrodite (fiori perfetti). La maggior parte delle varietà<br />

e/o ibridi Fl coltivati sono andromonoiche e monoiche<br />

mentre molto raramente sono ginoiche.<br />

Nel nostro Paese, pur essendo stati condotti numerosi<br />

studi agronomici e varietali, scarso interesse<br />

è stato dedicato al miglioramento genetico da parte<br />

delle istituzioni scientifiche pubbliche nonostante<br />

l'importanza che la coltura assume nell'ambito dell'orticoltura<br />

nazionale (circa 21.000 ha di superficie<br />

investita in pieno campo e 2.300 ha in coltura protetta<br />

- dati ISTAT 1996). <strong>Il</strong> lavoro di miglioramento è<br />

stato condotto finora con metodi convenzionali, ma i<br />

programmi richiedono tempi molto lunghi, spazi ampi<br />

per il loro svolgimento e spesso forniscono risultati<br />

incerti. L'aspetto più critico è indubbiamente rappresentato<br />

dalla necessità di dover praticare l'impollinazione<br />

controllata, data la peculiarità dell'apparato<br />

fiorale. Nel <strong>melone</strong>, come in tutte le cucurbitacee<br />

nel corso del lavoro di selezione, non si hanno<br />

vistosi fenomeni di depressione del vigore da incrocio<br />

che, sebbene facilitino l'opera di miglioramento<br />

attraverso la presenza di variabilità continua, rendono<br />

però più instabili i progressi acquisiti con il sistema<br />

selettivo. Per il <strong>melone</strong>, non esiste uno specifico<br />

metodo di breeding da seguire (il pedigree, la selezione<br />

ricorrente e/o massaie) ma sono gli obiettivi<br />

37<br />

che si vogliono perseguire a determinarne la scelta.<br />

La costituzione di cultivar dotate di caratteristiche genetico-agronomiche<br />

più rispondenti ai differenti ambienti<br />

colturali, è ormai una esigenza connessa sia alle<br />

condizioni molto diverse che offre la nostra Penisola<br />

sia alla continua evoluzione delle esigenze di<br />

mercato.<br />

In Italia è ormai predominante l'utilizzo di sementi<br />

ibride F1 di meloni di tipo "retato" e "Cantalupo" che<br />

oltre all'uniformità delle rese sono dotati di idonee<br />

caratteristiche organolettiche e di resistenze genetiche<br />

nei confronti dei patogeni più virulenti. Considerate<br />

le notevoli confluenze scientifiche della ricerca<br />

privata nell'ulteriore miglioramento delle sementi<br />

di così elevato valore generico-agronomico si ritiene<br />

superfluo cimentarsi in così impari gara, mentre<br />

appare indispensabile l'avvio di un programma di<br />

recupero e di miglioramento genetico delle popolazioni<br />

di inodorus, i cosiddetti tipi "invernali" che<br />

caratterizzano le coltivazioni delle regioni meridionali<br />

occupando circa il 48% dell'intera superficie investita.<br />

I criteri seguiti dai coltivatori nella riproduzione<br />

del seme, come pure lo stesso sistema di fecondazione<br />

e di impollinazione entomofila, hanno<br />

contribuito nel tempo ad accumulare in molti dei materiali<br />

indigeni eterogeneità fenotipica per uno o più<br />

caratteri morfologici e fisiologici. Sebbene rappresentino<br />

le espressioni di una selezione naturale e possiedano<br />

capacità di adattamento all'ambiente richiedono<br />

interventi di selezione tesi a migliorare alcuni<br />

aspetti bio-agronomici e qualitativi attraverso l'inclusione<br />

di geni come maschiosterilità e partenocar-<br />

Fig. 1 - Numero di cromosomi dì una pianta aploide di <strong>melone</strong> n=l2

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