Il melone d'inverno - Portale dell'innovazione - Regione Siciliana

28 Aspetti agronomici della coltura del melone invernale in Sicilia
tenore zuccherino sono stati ottenuti su suolo pacciamato
apportando le più elevate dosi di acqua. La
irrigazione microdosata ha quindi esaltato i benefici
e i già consolidati effetti della pacciamatura in ambiente
caldo arido.
È stata valutata anche l'efficacia dei pronubi (Apis
mellifera, Bombus terrestre, Osmia cornuta) sulla produttivtà
del melone d'inverno in coltura anticipata sotto
apprestamento protettivo.
L'azione degli insetti pronubi sulla produttività
è risultata abbastanza evidente. Rispetto al controllo
che ha prodotto 12,5 t.ha-', l'immissione degli insetti
nel tunnel ha determinato un'incremento medio
produttivo di quasi il 150%. (Tab. 5) (Incalcaterra,
Sinacori 1998).
Conclusioni
Le ricerche effettuate sul miglioramento delle tecniche
agronomiche nella conduzione delle coltivazioni
di melone d'inverno hanno apportato interessanti
novità di carattere scientifico ed applicativo che
si sono tradotte in un miglioramento della quantità
e della qualità delle produzioni.
La tecnica della pacciamatura associata a ripetute
sarchiature e a concimazioni razionali consente di valorizzare
le limitate, ma preziose risorse idriche immagazzinate
nei suoli durante il periodo autunno-vernino.
Infatti la presenza del film pacciamante favorisce
un'alimentazione idrica più costante ed equilibrata
della pianta, migliori condizioni termiche ed uno
sviluppo dell'apparato radicale negli strati più fertili
del suolo con vistosi riflessi sulla produttività, rispetto
alla coltura su suolo nudo. Inoltre il miglioramento
del ritmo vegetativo che si viene a determinare,
su suolo pacciamato con film trasparente, rispetto
al controllo nudo, influenza positivamente sia
la precocità che la produttività delle piante. Di contro
con il film pacciamante nero non si ha anticipo di
maturazione ma rimangono inalterati gli effetti sull'aumento
della quantità e sul miglioramento della
qualità dei frutti.
Per quanto concerne le modalità d'impianto si può
affermare la validità dell'impiego di piantine con pane
di terra, in coltura pacciamata. Perplessità si avanzano
sulla pratica del trapianto su suolo nudo se al
momento dell'impianto o nel periodo successivo si
verificano ritorni di freddo con abbassamenti termici
nelle ore notturne. In tali condizioni si bloccano
i processi di sviluppo dell'apparato radicale ostacolandone
l'affrancamento. Ma anche nel caso di piante
sopravvissute, ciò causa uno stato di senescenza
che si ripercuote negativamente sui futuri ritmi di crescita
della pianta interferendo in conseguenza negativamente
sulle rese e sulla qualità dei frutti. È da evidenziare
ancora che in particolari annate con periodo
autunno-vernino siccitoso anche su suolo pacciamato
è consigliabile intervenire con la semina diretta per
favorire così lo sviluppo in profondità dell'apparato
radicale.
Inoltre il miglioramento del rapporto pianta-terreno-clima
grazie all'azione combinata della pacciamatura
e dell'irrigazione, permette di migliorare
sensibilmente, anche apportando piccole dosi di acqua
per pianta, la qualità dei frutti senza compromettere
la loro conservabilità se l'intervento viene effettuato
quando i peponidi non hanno superato la dimensione
di una noce o di un cedro.
Tuttavia, pur essendo ormai consolidata l'applicazione
della tecnica della pacciamatura in ambiente
caldo arido, non è da sottovalutare il notevole impatto
ambientale che si viene a causare con la diffusione
dei film plastici per difficile riciclo a fine coltura. Gli
incerti risultati ottenuti con i nuovi materiali fotodegradabili
debbono stimolare la ricerca per approfondire
tale tematica. Sono infatti in corso studi di
nuovi formulati biodegradabili capaci di non inquinare
l'ambiente.
La disponibilità delle nuove tecniche agronomiche
si adatta alla crescente esigenza di mercato che
induce ad adottare ordinamenti colturali dinamici e
flessibili con la conseguenza che l'ottimizzazione degli
attuali sistemi produttivi resta valida se è in grado
di valorizzare le risorse pedoclimatiche tipiche dell'area
di produzione melonicola.
Soltanto la migliore combinazione tra pianta, ambiente
e tecniche agronomiche può consentire l'espressione
di componenti genetiche da cui dipende la
manifestazione dei caratteri come la produttività, la
qualità e la resistenza alle difficoltà abiotiche.