Il melone d'inverno - Portale dell'innovazione - Regione Siciliana
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to (8 t.ha-'). L'efficacia della pacciamatura combinata<br />
con sarchiature a frequenze settimanali è stata rilevata<br />
con elevate produzioni ponderali (17 t.ha-') e<br />
con il miglioramento della qualità dei frutti in termini<br />
di peso medio e di residuo secco ottico.<br />
L'efficacia delle sarchiature si è evidenziata anche<br />
su suolo nudo, dimostrando una produttività crescente<br />
in funzione della riduzione dell'intervallo delle<br />
lavorazioni al suolo. La pacciamatura, interagendo<br />
con le lavorazioni, agisce positivamente in funzione<br />
del numero di sarchiature, facendo rilevare un peso<br />
medio più elevato ed un maggiore residuo secco<br />
ottico proprio nelle unità sperimentali in cui le lavorazioni<br />
superficiali vengono praticate con cadenza<br />
settimanale (Curatolo - Incalcaterra 1995).<br />
Concimazione<br />
Durante gli anni '70 era diffusa la tecnica della<br />
concimazione localizzata al momento della semina,<br />
utilizzando una miscela di concimi semplici. Infatti<br />
per ogni postarella venivano somministrati circa lOOg<br />
di una miscela di solfato ammonico 20/21, perfosfato<br />
minerale 18/20, solfato potassico 50/52 corrispondenti<br />
a 10 kg.ha-' di azoto (N), 40 Kg.ha- 1 di anidride<br />
foforica (P205) e 5 Kg-' di ossido di potassio<br />
(K2O) tenuto conto di un investimento di 2500 piante.<br />
ha- 1 .<br />
Non vi è dubbio che tale concimazione era in-<br />
Tab. 1 Effetti della concimazione sulla produttività del <strong>melone</strong> invernale t.ha-'<br />
Diverse dosi di fertilizzante<br />
Epoche di 50 N 50 N 10 N Media epoche<br />
somministrazione 100 P2O5 l00 P2O5 100 P2O5 20 P2O5 di<br />
somministrazione<br />
100 K2O 5 K2O<br />
Prearatura 7Ee 7,4Dd 9,lBb 4,8Ff 7,lBb<br />
Postaratura 8,6Cc 8,9Bb 1l.lAa 4,8Ff 8,3Aa<br />
Media tipi 7,8Cc 8,2Bb lO,lAa 4,8Dd<br />
di concimazione<br />
sufficiente e irrazionale.<br />
Sull'entità delle asportazioni nutritive della coltura<br />
di <strong>melone</strong> (Arnese 1932), Tyler e Lorenz ( 1964),<br />
Lorenz e Bartz (1968), Belmont, (1968), Belfort et<br />
ali. (1987), pur riferendosi ad altre varietà botaniche,<br />
riportano valori variabili in funzione del livello produttivo,<br />
del regime biotico seccagno o irriguo, della<br />
natura del suolo e dell'andamento climatico, ma sempre<br />
di gran lunga superiore alle somministrazioni<br />
effettuate con l'usuale tecnica di concimazione localizzata<br />
praticata allora in Sicilia.<br />
Non vi è dubbio che il notevole sviluppo dell'apparato<br />
radicale della pianta riusciva ad utilizzare i<br />
fertilizzanti localizzati soltanto nelle prime fasi di sviluppo,<br />
poiché le radici tendevano ad approfondirsi nel<br />
terreno alla ricerca della umidità essendo la coltura<br />
normalmente praticata in regime "seccagno". Di conseguenza<br />
gran parte del fertilizzante rimaneva nella<br />
postarella di semina, poco utilizzato per carenza<br />
idrica. La parte assorbente dell'apparato radicale tendeva<br />
ad espandersi lateralmente e a spingersi in<br />
profondità non riuscendo ad utilizzare gli elementi<br />
fertilizanti localizzati nella buca. Ne conseguiva che<br />
la coltura di grano duro in successione alla cucurbitacea,<br />
si presentava più lussureggiante nelle postarelle<br />
che avevano ospitato le piante di <strong>melone</strong>.<br />
A Buseto Palizzolo (TP), su suoli a tessitura argillosa,<br />
sono state condotte esperienze relativamente<br />
I valori che hanno in comune una o più lettere, anche quelle comprese tra gli estremi delle coppie, differenziano statisticamente per P= 0.05 lettere maiuscole)<br />
e per P= 0.01 (lettere minuscole).