Il melone d'inverno - Portale dell'innovazione - Regione Siciliana
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re esprimere alla cucurbitacea il massimo della potenzialità<br />
produttiva.<br />
Nei suoli argillosi tendenzialmente compatti le lavorazioni<br />
profonde, eseguite in estate prima dell'inizio<br />
delle piogge, oltre a fare aumentare la capacità<br />
d'invaso del terreno, agiscono sulla loro struttura tendendo<br />
a stabilire un giusto rapporto tra fase liquida<br />
e gassosa che favorisce l'approfondimento dell'apparato<br />
radicale della coltura che va ad ospitare. I successivi<br />
lavori praticati nel periodo autunno vernino,<br />
antecedente la semina, hanno lo scopo di amminutare<br />
le grosse zolle e controllare lo sviluppo delle<br />
infestanti che scalarmente vanno emergendo. Con tali<br />
lavori, oltre al livellamento del terreno, si viene a<br />
rompere la "crosta" che si forma nei terreni argillosi<br />
per azione delle piogge battenti. Così si favorisce<br />
una più attiva circolazione dell' aria nel suolo e la penetrazione<br />
dell'acqua piovana.<br />
Le ripetute sarchiature praticate nel corso del ci-<br />
Fig. I - Le lavorazioni superficiali, praticate utilizzando idonee sarchiatrici<br />
concepite da artigiani locali, tendono ad evitare e/o ridurre<br />
la formazione di crepacciature che, sviluppandosi in profondità, costituiscono<br />
dei veri e propri comìgnoli di evaporazione.<br />
Aspetti agronòmici detta coltura del <strong>melone</strong> invernale in Sicilia<br />
ciò colturale producono effetti positivi sulla fisiologia<br />
delle piante migliorando il loro approvvigionamento<br />
idrico. Infatti con l'interruzione del sistema capillare<br />
si riducono di almeno il 50% le perdite per evaporazione<br />
e tale riduzione è tanto più elevata quanto<br />
più argilloso, ma strutturale è il terreno (Sarno R.<br />
1982).<br />
Le lavorazioni superficiali, praticate utilizzando<br />
idonee sarchiatrici concepite da artigiani locali, tendono<br />
ad evitare e/o ridurre la formazione di crepacciature<br />
che, sviluppandosi in profondità, costituiscono<br />
dei veri e propri comignoli di evaporazione<br />
(Adams e Hanks 1964), capaci di prosciugare le riserve<br />
idriche del suolo. Inoltre è da evidenziare che<br />
la progressiva formazione di crepacciature, sempre<br />
più ampie e profonde sollecitano a trazione l'apparato<br />
radicale fino alla rottura (Fig. 1) con conseguente<br />
stato di sofferenza della pianta specie quando si evolve<br />
in un irreversibile collasso. L'effetto evaporante<br />
è più sensibile fino ad una distanza variabile dai 5<br />
ai 14 cm dalla parete fessurata ed in queste condizioni<br />
l'evaporazione viene incrementata fino al 20-30%, rispetto<br />
ad un suolo non crepacciato (Sarno R. 1982).<br />
Rilevante è inoltre l'azione del richiamo idrico<br />
in superficie provocata dai venti sciroccali che proprio<br />
in primavera-estate, si verificano in Sicilia con<br />
frequenza ed intensità. Non vi è dubbio che le lavorazioni,<br />
oltre a limitare le perdite di acqua per evaporazione,<br />
migliorano la struttura fisica del suolo,<br />
la vita microbica e la capacità di scambio cationico<br />
offrendo alla pianta anche condizioni ottimali per superare<br />
le delicate fasi fenologiche: fioritura, allegagione,<br />
ingrossamento dei frutti, sintesi degli zuccheri<br />
che coincidono con un periodo estivo, quando le<br />
temperature giornaliere raggiungono valori elevati<br />
specie in coincidenza di eventi sciroccali.<br />
Esperienze condotte in provincia di Trapani mettendo<br />
a confronto su suolo nudo e pacciamato diverse<br />
frequenze di sarchiatura, hanno messo in evidenza<br />
una risposta progressivamente decrescente all'aumentare<br />
dell'intervallo fra due interventi. Lavorazioni<br />
superficiali, distanziate 7 - 14-21 - 28 giorni<br />
hanno fatto rispettivamente registrare produzioni medie<br />
decrescenti di 14,9 - 13,7 - 12,5 e 11,5 t.ha ' significativamente<br />
superiori al controllo non sarchia