Triangolo Rossa PDF - Istituto Parri
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veva dovuto fare la guerra. Sia pure una guerra di liberazione quale fu la Resistenza.<br />
Quando la dittatura crollò nel luglio 1943, a pochissimi fascisti<br />
dell'Emilia-Romagna furono restituite le bastonate che avevano distribuito<br />
in abbondanza negli anni Venti ai militanti dei partiti democratici. Quasi avessero<br />
stipulato un patto tacito, gli emiliani e i romagnoli giudicarono chiusa<br />
la partita con il fascismo, pur attendendo i doverosi provvedimenti contro<br />
i responsabili di delitti. Non diverso l'atteggiamento degli abitanti nelle altre<br />
regioni. Alberto Giovannini — un autorevole giornalista del regime fascista<br />
prima e della RSI (Repubblica sociale italiana) poi - ha scritto che in quell'<br />
occasione «gli italiani seppero mostrare un grado di civiltà e d'umanità esemplari»<br />
oltre che «un notevole equilibrio e un sostanziale senso della misura<br />
civile e umana» 1 .<br />
Se nelle città che punteggiano la Via Emilia pochissimi fascisti — nel luglio<br />
1943 — ebbero motivo di dolersi per avere ricevuto qualche percossa, nessuno<br />
perse la vita per motivi politici. Più che un'eccezione, fa storia a sé la<br />
morte di uno o tre militi della MVSN (Milizia volontaria sicurezza nazionale)<br />
a Massa Lombarda in provincia di Ravenna e di altri due a Faenza sempre<br />
nel Ravennate. La mattina del 27 luglio — secondo il rapporto del prefetto —<br />
a Massa Lombarda tre o più fascisti si barricarono in una casa isolata e spararono<br />
contro un corteo causando la morte di un uomo e il ferimento di altri<br />
cinque. Il comandante dei carabinieri di Faenza, dopo avere intimato la resa<br />
ai fascisti — i quali spararono nuovamente, causando il ferimento di altre persone<br />
— fece mettere in postazione un obice e ordinò il fuoco. Tra le macerie<br />
della casa fu trovato il corpo senza vita di un milite, mentre altri due morirono<br />
gettandosi dai tetti, forse per tentare la fuga 2 .<br />
Il 30 dicembre 1944 il maggiore dell'esercito Guido Giannella diede del<br />
caso una versione leggermente diversa. Per avere ragione della resistenza del<br />
segretario del fascio locale Luigi Dalpozzo e di altri armati, che si erano<br />
asserragliati nella casa, dalla quale sparavano sulla folla, fece intervenire un<br />
cannone e due mitragliatrici. Nella sparatoria sarebbe morto solo Dalpozzo 3 .<br />
Indipendentemente dal numero dei morti, quello di Massa Lombarda fu<br />
l'unico caso di resistenza fascista, mentre nel resto della regione la MVSN si<br />
arrese senza sparare un colpo.<br />
Di genere diverso gli incidenti avvenuti a Faenza. Sesto Liverani, in base<br />
alla testimonianza di Quinto Bartoli, ha scritto che la mattina del 26 alcune<br />
1<br />
A. Giovannini, Introduzione all'odio, in 1 giorni dell'odio. Italia 1945, Frosinone, Ciarrapico, 1995,<br />
pp. 9-10.<br />
2<br />
L'Italia dei quarantacinque giorni, 1943: 25 luglio-8 settembre, Milano, <strong>Istituto</strong> nazionale per la<br />
storia del movimento di liberazione, 1969, p. 21.<br />
3<br />
L'habitat dei partigiani a Massa Lombarda, 1943-1945, a cura di G. Marri, Imola, Galeati, 1986,<br />
p. 18.<br />
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