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Triangolo Rossa PDF - Istituto Parri

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forse troppo deciso nei confronti di un partito, cui fa risalire quanto meno le<br />

responsabilità morali del delitto».<br />

Dopo avere scrìtto che don Pessina, la sera in cui fu ucciso, aveva cenato<br />

nell'abitazione della signora Alda Bertolini, aggiunse di essersi recato da<br />

monsignor Socche per chiedergli - come aveva già fatto il prefetto - di comunicargli<br />

quanto aveva detto di sapere. «Ma per quanto abbia insistito»,<br />

proseguiva il funzionario, «non sono riuscito a cavargli nulla. Ogni qualvolta,<br />

durante il colloquio, toccavo questo argomento, egli deviava il discorso. Alla<br />

fine, messo alle strette, mi ha dichiarato che non era sicuro che le persone<br />

che si erano confidate con lui confermassero oggi quanto gli avevano detto.<br />

Ho avuto l'esatta impressione che non sappia nulla di concreto circa gli autori<br />

di tale delitto».<br />

Ho invitato il vescovo, concludeva il funzionario, a evitare, per il futuro,<br />

«di toccare con tanta vivacità, come ha fatto finora, argomenti di carattere<br />

politico, che provocano la suscettibilità e il risentimento degli aderenti ai<br />

partiti di sinistra. Del resto, il comportamento del Vescovo non ha incontrato,<br />

come ho potuto accertare, l'approvazione degli esponenti del partito<br />

Democratico Cristiano di Reggio Emilia» 64 . Il suo anticomunismo era talmente<br />

esasperato che, come ha testimoniato anni dopo un suo collaboratore,<br />

aveva deciso di non partecipare a «nessuna cerimonia civile in cui fosse<br />

presente una qualche autorità comunale» 65 .<br />

Il vescovo, che non sapeva nulla del delitto, accettò l'invito a tacere, ma<br />

non si diede per vinto. Un paio di mesi dopo il capitano Vesce, che comandava<br />

la Compagnia esterna I a dei carabinieri di Bologna, fu convocato dal<br />

comandante della Legione. Cosa si dissero e cosa fece dopo quel colloquio,<br />

Vesce lo ha riferito — molti anni dopo — allo storico Massimo Storchi.<br />

«...ieri sono stato in visita a Reggio Emilia e il Vescovo Socche mi ha fatto<br />

rimostranze perché i carabinieri non riescono o non vogliono fare luce<br />

sull'omicidio di don Pessina sebbene egli da tempo li abbia messi sulla strada»,<br />

disse l'alto ufficiale a Vesce. «Pertanto ho deciso - proseguì - di inviarti<br />

a Reggio Emilia a compiere delle indagini nuove, senza tenere conto di quelle<br />

che continuano a fare i responsabili di quella compagnia». Ma, lo ammonì,<br />

«stai attento a non compiere passi falsi, perché nessuno a cominciare dal tuo<br />

colonnello potrà aiutarti». E perché fosse ben chiaro che la sua missione non<br />

era ufficiale, ma anche fuori da ogni regola, lo invitò a servirsi della propria<br />

64 ACS, MIG., 1953-56, b. 18, f. 1.267/4.<br />

65 Don N. Barozzi, Mons. Beniamino Socche e il comunismo, in Beniamino Socche (1890-1965). Nel<br />

XXV della morte e centenario della nascita, Reggio Emilia, 1990, p. 83, Supplemento al "Bollettino<br />

Diocesano", n. 2, marzo 1990.<br />

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