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Rassegna di documenti processuali concernenti le mafie pugliesi.

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Tali uccisioni non arrestarono l’operatività dei gruppi contrapposti a quelli dei fratelli MODEO,<br />

nel qua<strong>le</strong> emerse la figura del fratello del boss ucciso Nicola DEVITIS, il qua<strong>le</strong> – con l’ausilio <strong>di</strong><br />

altri fratelli e <strong>di</strong> Cataldo RICCIARDI, già braccio destro del defunto Salvatore – prese <strong>le</strong> re<strong>di</strong>ni<br />

della organizzazione.<br />

Solo l’attività della Direzione Distrettua<strong>le</strong> Antimafla <strong>di</strong> Lecce e della Procura della Repubblica<br />

<strong>di</strong> Taranto ha consentito <strong>di</strong> infliggere colpi decisivi al<strong>le</strong> organizzazioni mafiose tarantine i cui<br />

componenti tra il 1992 ed il 1994, sono stati ripetutamente chiamati a giu<strong>di</strong>zio per rispondere del<br />

delitto <strong>di</strong> cui all’art. 416-bis c.p. in vari proce<strong>di</strong>menti penali tra i quali il più ri<strong>le</strong>vante è certamente<br />

quello denominato “El<strong>le</strong>sponto” istruito da Sostituti MANDOI MARUCCIA, GHIZZARDI e<br />

GENOVIVA ed attualmente in corso <strong>di</strong>nnanzi alla Corte d’Assise <strong>di</strong> Taranto.<br />

In provincia, l’evoluzione della organizzazione guidata da Vincenzo STRANIERI, “figlioccio”<br />

<strong>di</strong> Giuseppe ROGOLI, si mantenne all’interno della struttura della S.C.U. fino al 1992, allorquando<br />

lo STRANIERI partecipò alla fondazione della “Rosa dei Venti” (da non confondere con<br />

l’organizzazione eversiva <strong>di</strong> destra!), assieme a Giovanni DE TOMMASI, Maurizio CAGNAZZO,<br />

Cosimo CIRFETA (già uomini delDODARO).<br />

Attualmente <strong>le</strong> vicende della S.C.U. <strong>le</strong>ccese successive all’omici<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Antonio DODARO,<br />

costituiscono oggetto del secondo maxiprocesso <strong>di</strong> Lecce, ancora una volta istruito dal Sostituto<br />

Procuratore MOTTA, in corso da più <strong>di</strong> un anno <strong>di</strong>nanzi alla Corte d’Assise <strong>di</strong> Lecce.<br />

Per quanto invece riguarda la provincia <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si, può senz’altro affermarsi che il ROGOLI,<br />

attraverso un attento bilanciamento del potere dei sottogruppi tutti connotati in funzione <strong>di</strong> un<br />

ambito territoria<strong>le</strong> specificamente loro assegnato, riuscì e probabilmente ancora riesce, a mantenersi<br />

nella posizione <strong>di</strong> punto <strong>di</strong> riferimento <strong>di</strong> tutta l’organizzazione all’interno della qua<strong>le</strong>, però, non<br />

sono mancate spinte centrifughe.<br />

Le sentenza 1566/87 del Tribuna<strong>le</strong> <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si sopra citata, ha riguardato proprio ad una<br />

investigazione sorta nel contesto dell’unica vera e propria guerra <strong>di</strong> mafia interna alla S.C.U.in<br />

territorio brin<strong>di</strong>sino, che oppose i seguaci del ROGOLI a quelli del suo braccio destro Antonio<br />

ANTONICA, anch’egli mesagnese, il qua<strong>le</strong> fu il massimo esponente della organizzazione rimasto<br />

sostanzialmente in libertà per tutta la durata del ‘maxiprocesso’ <strong>di</strong> Bari del 1986.<br />

Solo nel proce<strong>di</strong>mento pena<strong>le</strong> attualmente in corso <strong>di</strong>nnanzi alla Corte d’Assise <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si,<br />

istruito dalla Direzione Distrettua<strong>le</strong> Antimafia <strong>di</strong> Lecce, i particolari <strong>di</strong> questo storico conflitto sono<br />

stati totalmente chiariti potendosi formulare concrete accuse nei confronti degli autori dei numerosi<br />

omici<strong>di</strong> che in ta<strong>le</strong> contesto trovarono origine.<br />

I ‘rogoliani’ infatti perseguirono una politica <strong>di</strong> sterminio del gruppo opposto che non si esaurì<br />

neppure con la spettacolare uccisione dell’ANTONICA all’interno dell’ospeda<strong>le</strong> <strong>di</strong> Mesagne dove<br />

era stato ricoverato a seguito dell’agguato del qua<strong>le</strong> era rimasto vittima poche ore prima. Tutti i<br />

collaboratori <strong>di</strong> Giustizia hanno infatti confermato che l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> uccisione <strong>di</strong> tutti coloro che si<br />

schierarono con l’ANTONICA non è mai stato revocato.<br />

Il proce<strong>di</strong>mento attualmente in corso <strong>di</strong>nanzi alla Corte d’Assise <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si è il più vasto e<br />

comp<strong>le</strong>sso mai ce<strong>le</strong>brato <strong>di</strong>nanzi al<strong>le</strong> Corti brin<strong>di</strong>sine; <strong>le</strong> imputazioni ivi contestate fanno<br />

riferimento ai fatti riguardanti la stessa organizzazione avvenuti in due perio<strong>di</strong> non consecutivi<br />

(quello tra il 1986 ed il 1988 e poi quello tra 1990 ed il 1993) tra i quali si devono inserire i fatti<br />

oggetto della sentenza del Tribuna<strong>le</strong> <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si n. 209 del 16 ottobre 1994 (pres. Centonze, est.<br />

Cucchiara) che ha riguardato al periodo 1988-1990.<br />

Allorquando anche ta<strong>le</strong> processo giungerà alla conclusione, si potrà senz’altro affermare che la<br />

Magistratura sa<strong>le</strong>ntina avrà chiarito ogni aspetto della S.C.U. brin<strong>di</strong>sina quantomeno fino al 1993,<br />

portando a sintesi i risultati <strong>di</strong> più <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong> investigazioni sulla organizzazione del ROGOLI<br />

iniziate dall’Ufficio Istruzione <strong>di</strong> Bari nel 1984.<br />

Per limitare l’esposizione ai fatti più recenti (dal 1991 al 1993) oggetto <strong>di</strong> ta<strong>le</strong> proce<strong>di</strong>mento,<br />

occorre segnalare che in esso sono approfon<strong>di</strong>te <strong>le</strong> questioni relative alla irresistibi<strong>le</strong> ascesa <strong>di</strong><br />

Benedetto STANO, già affiliato alla S.C.U., ma assurto al ruolo <strong>di</strong> capo <strong>di</strong> un gruppo autonomo<br />

assai potente; si ritiene che lo STANO – che è latitante – risieda stabilmente in Montenegro e che da

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