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Rassegna di documenti processuali concernenti le mafie pugliesi.

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trovato in possesso <strong>di</strong> kg.1 <strong>di</strong> eroina e là giu<strong>di</strong>cato e condannato. Data la sua assenza la <strong>di</strong>rezione<br />

del gruppo malavitoso passò proprio all’AGNELLI.<br />

Nella parte opposta invece CILIBERTI Giuseppe venne assassinato il 3 ottobre 1984 ed<br />

assunsero ruolo <strong>di</strong> capi LAVIANO Giuseppe e LAVIANO Nicola...<br />

Con CARELLA-AGNELLI si schierarono, tra gli altri, CICCONE, DELLI MUTI, RIZZI,<br />

BONALUMI, MOFFA Gaetano... Da ta<strong>le</strong> situazione si arrivò al 1986, vero e proprio anno <strong>di</strong> fuoco.<br />

Ed in effetti a partire da quella data si scatenò una furiosa guerra <strong>di</strong> mafia che dava luogo a<br />

numerosissimi fatti <strong>di</strong> sangue tra i quali i più ri<strong>le</strong>vanti furono la strage c.d. del Bacar<strong>di</strong> (1° maggio<br />

1986) (23), nella qua<strong>le</strong> trovavano la morte quattro esponenti del clan Laviano, e l’uccisione <strong>di</strong><br />

LAVIANO Nicola, avvenuta nel giugno 1987.<br />

Da ta<strong>le</strong> conflitto uscì vincitore il clan <strong>di</strong> Gerardo AGNELLI che contava all’incirca una<br />

cinquantina <strong>di</strong> affiliati, tra i quali spiccavano Giosuè RIZZI, Rocco MORETTI e Roberto SINESI.<br />

Questo gruppo costituiva la sintesi <strong>di</strong> due storie criminali <strong>di</strong>verse, l’una risa<strong>le</strong>nte alla N.C.O. <strong>di</strong><br />

Raffae<strong>le</strong> CUTOLO e l’altra alla S.C.U.<strong>di</strong> Giuseppe ROGOLI, avendo provveduto all’unificazione<br />

<strong>di</strong> quasi tutti i ‘camorristi foggiani’ sotto un’unica struttura mafiosa.<br />

Nello stesso periodo, nella provincia <strong>di</strong> Lecce, il ROGOLI incorse quasi subito in notevoli<br />

prob<strong>le</strong>mi per mantenere la propria <strong>le</strong>adership tanto che sin dalla fine degli anni ’80, fermo restando<br />

il suo ruolo carismatico, perse l’effettivo controllo <strong>di</strong> quel territorio.<br />

Secondo quanto accertato dal<strong>le</strong> indagini del Sostituto Procuratore della Repubblica <strong>di</strong> Lecce<br />

Cataldo MOTTA, al qua<strong>le</strong> occorre rendere il merito <strong>di</strong> avere riportato all’attenzione investigativa il<br />

fenomeno della S.C.U. dopo il sostanzia<strong>le</strong> fallimento della sentenza del Tribuna<strong>le</strong> <strong>di</strong> Bari del 24<br />

ottobre 1986, fu in particolare la morte <strong>di</strong> Antonio DODARO a determinare la fine del dominio<br />

<strong>di</strong>retto del ROGOLI sulla provincia <strong>di</strong> Lecce.<br />

Nella provincia <strong>di</strong> Taranto, secondo <strong>le</strong> sentenze del Tribuna<strong>le</strong> <strong>di</strong> Bari del 24 ottobre 1986 e<br />

della Corte d’Assise <strong>di</strong> Lecce del 23 maggio 1991, nei primi anni ’80 la malavita loca<strong>le</strong>, che in<br />

precedenza ruotava attorno al clan <strong>di</strong> Aldo VUTO ed a quello dei giovanissimi fratelli MODEO<br />

(Antonio, Gianfranco, Riccardo e Clau<strong>di</strong>o), operò il salto <strong>di</strong> qualità imitando <strong>le</strong> forme organizzative<br />

della Nuova Camorra Organizzata alla qua<strong>le</strong> il VUTO ed Antonio MODEO si affiliarono<br />

formalmente, tanto da essere gli unici soggetti condannati dalla sentenza 24 ottobre 1986 del<br />

Tribuna<strong>le</strong> <strong>di</strong> Bari per il delitto <strong>di</strong> associazione <strong>di</strong> stampo mafioso.<br />

L’organizzazione del ROGOLI, invece, aveva in<strong>di</strong>cato qua<strong>le</strong> proprio responsabi<strong>le</strong> per la<br />

provincia <strong>di</strong> Taranto, Vincenzo STRANIERI, originano <strong>di</strong> Manduria, comune posto nella parte nord<br />

occidenta<strong>le</strong> della provincia. La convivenza tra i due ceppi mafiosi tarantini non è mai stata<br />

particolarmente conflittua<strong>le</strong> e può <strong>di</strong>rsi che essa tutt’ora prosegua.<br />

Ritornando a Taranto-città avvenne che, successivamente allo sfaldamento del clan VUTO, si<br />

consolidò l’egemonia del gruppo dei fratelli MODEO, guidato da Antonio, detto “il messicano”.<br />

Questi però fu arrestato nel 1987 per espiare una pena <strong>di</strong> circa <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong> reclusione per reati<br />

<strong>concernenti</strong> la droga e <strong>le</strong> armi e qualche tempo prima erano stati arrestati anche Riccardo e<br />

Gianfranco con l’accusa <strong>di</strong> omici<strong>di</strong>o.<br />

Nel 1989, alla scarcerazione <strong>di</strong> Riccardo e Gianfranco (per decorrenza termini) e <strong>di</strong> Antonio<br />

(per sospensione pena per motivi <strong>di</strong> salute), si determinò la creazione <strong>di</strong> due <strong>di</strong>stinti gruppi criminali<br />

– in rapporto <strong>di</strong> reciproco rispetto tra loro e con gli altri clan allora operanti nel centro urbano (DI<br />

BARI e SCARCI) – l’uno facente capo a Riccardo, Gianfranco e Clau<strong>di</strong>o MODEO e l’altro al<br />

fratello <strong>di</strong> questi Antonio.<br />

Il <strong>di</strong>stacco <strong>di</strong> Salvatore DE VITIS e <strong>di</strong> Orlando D’ORONZO dal gruppo dei fratelli Riccardo e<br />

Gianfranco MODEO e la loro al<strong>le</strong>anza con Antonio MODEO, costituì il fattore scatenante <strong>di</strong> una<br />

del<strong>le</strong> più sanguinose e lunghe guerre <strong>di</strong> mafia mai verificatesi in Puglia, nella qua<strong>le</strong> si inserì, a<br />

sostegno <strong>di</strong> Gianfranco, Clau<strong>di</strong>o e Riccardo MODEO, anche Salvatore ANNACONDIA, il qua<strong>le</strong><br />

fece pesare la propria potenza militare e <strong>le</strong> sue relazioni con importanti gruppi mafiosi del territorio<br />

naziona<strong>le</strong>, riuscendo a colpire i principali esponenti del gruppo avversario tra i quali Antonio<br />

MODEO e Salvatore DE VITIS.

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