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Rassegna di documenti processuali concernenti le mafie pugliesi.

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Giuseppe ROGOLI, “l’esigenza <strong>di</strong> evitare, per quanto possibi<strong>le</strong>, la tendenza al “maxiprocesso”<br />

troppe volte impostato con approssimazione, imperniato su <strong>di</strong> una logica che privi<strong>le</strong>gia la cattura<br />

del<strong>le</strong> persone alla “cattura” del<strong>le</strong> prove e costruito in modo ta<strong>le</strong> che spesso non regge o regge solo in<br />

parte al vaglio del <strong>di</strong>battimento” (21) prescrivendo per il futuro <strong>di</strong> “resistere al fascino dei c.d.<br />

“processi d’ambiente” che finiscono col privi<strong>le</strong>giare il momento “sociologico” a quello “giuri<strong>di</strong>co”,<br />

talvolta ad<strong>di</strong>rittura stravolgendo <strong>le</strong> più e<strong>le</strong>mentari norme del <strong>di</strong>ritto poste a garanzia dell’imputato”<br />

(22).<br />

Il processo si concluse con la scarcerazione <strong>di</strong> massa <strong>di</strong> quasi tutti gli imputati che, rafforzati<br />

dalla esperienza così realizzata, rientrarono nel<strong>le</strong> province <strong>di</strong> provenienza riprendendo a lavorare<br />

per l’organizzazione ed il rafforzamento della ‘Sacra Corona Unita’, ormai salva anche nel giu<strong>di</strong>zio<br />

della comunità dei citta<strong>di</strong>ni che, sulla linea tracciata dalla sentenza, prese a ritenere non<br />

preoccupanti queste forme criminali “liturgiche e fascinose”, che nulla <strong>di</strong> serio avevano in comune<br />

con <strong>le</strong> <strong>mafie</strong> ‘veramente pericolose’.<br />

L’esame <strong>di</strong> questo primo capitolo della storia giu<strong>di</strong>ziaria pugliese è centra<strong>le</strong> per comprendere la<br />

successiva evoluzione crimina<strong>le</strong> in Puglia, tanto che questa sentenza sarà in seguito il parametro<br />

contro il qua<strong>le</strong> ogni successiva investigazione ha dovuto confrontarsi per svel<strong>le</strong>re il comune<br />

convincimento che essa propalava, in merito alla sostanzia<strong>le</strong> impermeabilità del territorio pugliese<br />

al fenomeno mafioso ‘vero e proprio’.<br />

Si vedrà come quest’anima minimizzatrice non sia esaurita neppure oggi, se è vero che la Corte<br />

d’Assise d’Appello <strong>di</strong> Bari, nel 1995, ha ritenuto non mafiosa la c.d Società foggiana, una del<strong>le</strong> più<br />

antiche, meglio organizzate e pericolose organizzazioni criminose <strong>di</strong> tutta la Regione.<br />

La reazione al fallimento costituito dalla sentenza del Tribuna<strong>le</strong> <strong>di</strong> Bari da parte del<strong>le</strong> Forze<br />

dell’Or<strong>di</strong>ne e della Magistratura più pronte a cogliere l’essenza del fenomeno, culminò<br />

positivamente nella sentenza sentenza n. 3 del 23 maggio 1991 della Corte d’Assise <strong>di</strong> Lecce, che<br />

invero era stata preceduta da un episo<strong>di</strong>o processua<strong>le</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni più contenute, ma non meno<br />

importanti, compen<strong>di</strong>ato nella sentenza n. 1566 del 10 <strong>di</strong>cembre 1987 del Tribuna<strong>le</strong> <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si.<br />

Entrambe queste sentenze avevano riferimento alla storia della Sacra Corona Unita <strong>di</strong> Giuseppe<br />

ROGOLI, coeva e successiva a quella esaminata dalla sentenza <strong>di</strong> Bari, per quanto rispettivamente<br />

si riferiva ai territori del<strong>le</strong> province <strong>di</strong> Lecce e Brin<strong>di</strong>si, che erano <strong>le</strong> zone nel<strong>le</strong> quali la predetta<br />

organizzazione si consolidò effettivamente, senza che si realizzasse mai il progetto originario del<br />

ROGOLI che prevedeva un ambito operativo della S.C.U. in scala regiona<strong>le</strong>, con in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong><br />

‘responsabili’ del<strong>le</strong> cinque province <strong>pugliesi</strong> a lui facenti capo.<br />

Una del<strong>le</strong> ragioni <strong>di</strong> ta<strong>le</strong> ri<strong>di</strong>mensionamento, almeno così comunemente si afferma anche in atti<br />

giu<strong>di</strong>ziari, fu costituita dalla ‘confessione’ delROGOLI al Giu<strong>di</strong>ce Istruttore <strong>di</strong> Bari; ta<strong>le</strong> eccessiva<br />

confidenza con lo Stato, avrebbe suscitato la reazione sdegnata dei compari del<strong>le</strong> province <strong>di</strong> Bari<br />

(Savino PARISI, Francesco BIANCOLI e MERCANTE Giuseppe) e Foggia (Pinuccio IANNELLI,<br />

CAPPELLARI Cosimo, CAPUTO Giuseppe, RIZZI Giosué), che pur mantenendosi nello schema<br />

organizzativo e nella tra<strong>di</strong>zione ritua<strong>le</strong> propugnato dal ROGOLI sottrassero i propri gruppi<br />

criminosi alla <strong>le</strong>adership del ‘vecchio’ (così amava definirsi il capomafia brin<strong>di</strong>sino) rendendosi del<br />

tutto autonomi.<br />

Da ta<strong>le</strong> prima <strong>di</strong>varicazione deriveranno storie criminali <strong>di</strong>verse che però non daranno mai<br />

luogo a guerre <strong>di</strong> mafia extraprovinciali, rimanendo questa <strong>di</strong>mensione territoria<strong>le</strong> (quella<br />

provincia<strong>le</strong>) l’unità organizzativa più ampia realmente realizzata dalla Sacra Corona Unita ed invero<br />

da tutti gli altri gruppi mafiosi <strong>pugliesi</strong>. Secondo la sentenza n. 3 del 16 marzo 1992 della Corte<br />

d’Assise <strong>di</strong> Foggia (meglio nota come la sentenza sulla strage del ‘Bacar<strong>di</strong>’) la storia crimina<strong>le</strong> foggiana<br />

degli ultimi <strong>di</strong>eci anni risulta segnata dalla lotta <strong>di</strong> due clan rivali, che già alla fine del 1981 si<br />

affrontavano sanguinosamente l’uno guidato da ta<strong>le</strong> CILIBERTI Giuseppe e l’altro da CARELLA<br />

Miche<strong>le</strong>.<br />

Tra il 1983 ed il 1984 si verificarono importanti mutamenti nell’ambito del<strong>le</strong> due fazioni, in<br />

quanto AGNELLI Gerardo lasciò la banda <strong>di</strong> CILIBERTI e passò a quella dei CARELLA,<br />

sposando una nipote del capo, quel CARELLA Miche<strong>le</strong> che verrà arrestato in America perché

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