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Rassegna di documenti processuali concernenti le mafie pugliesi.

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In questo lungo lasso <strong>di</strong> tempo il ruolo <strong>di</strong> quella camorra carceraria che, fondata<br />

dalCOSCHIERA, si era mantenuta viva dapprima grazie al RANA e successivamente al<br />

LACALAMITA, era stato in realtà del tutto azzerato dalla ferocia crimina<strong>le</strong> dell’ANNACONDIA<br />

che ne aveva decimato <strong>le</strong> fila e confinato <strong>le</strong> manifestazioni esclusivamente all’interno del carcere<br />

<strong>di</strong>Trani ove confluivano tutti i pregiu<strong>di</strong>cati tranesi e bar<strong>le</strong>ttani.<br />

Dopo la morte del COSCHIERA, infatti, Giuseppe RANA aveva proseguito in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

assoluta clandestinità (almeno nel<strong>le</strong> sue intenzioni), <strong>le</strong> affiliazioni <strong>di</strong> soggetti detenuti presso il<br />

carcere <strong>di</strong> Trani illudendosi che questi avrebbero potuto fungere da base soggettiva del movimento<br />

<strong>di</strong> “resistenza” allo strapotere dell’ANNACONDIA.<br />

Ma così come in precedenza era avvenuto per il COSCHIERA, per Raffae<strong>le</strong> FABIANO e per<br />

Giovanni ACQUAVIVA, tutti affiliati all’organizzazione, anche ilRANA, non appena ottenuta la<br />

semilibertà, fu barbaramente ucciso dall’ANNACONDIA mentre faceva rientro per la notte nella<br />

casa circondaria<strong>le</strong> <strong>di</strong> Trani.Ed anzi quest’ultimo, nell’attribuirsi la responsabilità anche <strong>di</strong> questo<br />

delitto, ha in<strong>di</strong>viduato nel LACALAMITA colui che, tradendo ilRANA, ebbe a fornirgli <strong>le</strong> notizie<br />

necessarie alla pre<strong>di</strong>sposizione dell’agguato. Il ruolo <strong>di</strong> ‘capi’ <strong>di</strong> ta<strong>le</strong> gruppo camorristico-carcerario<br />

ricoperto dalRANA e dal LACALAMITA è stato pienamente confermato dal collaboratore <strong>di</strong><br />

giustizia sa<strong>le</strong>ntino CosimoCIRFETA il qua<strong>le</strong>, a parzia<strong>le</strong> riscontro del<strong>le</strong> <strong>di</strong>chiarazioni<br />

dell’ANNACONDIA, ha persino avuto modo <strong>di</strong> evidenziare al P.M. che l’interrogava la esistenza<br />

<strong>di</strong> un latente conflitto tra ilRANA ed il LACALAMITA, fatto questo che avrebbe potuto<br />

giustificare il tra<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> quest’ultimo.<br />

Ed è lo stesso CIRFETA a riferire del col<strong>le</strong>gamento tra ilRANA e Savino PARISI allorquando<br />

narra <strong>di</strong> essere stato frenato da GianniDE TOMMASI, altro capomafia sa<strong>le</strong>ntino della S.C.U.,<br />

dall’intervenire a favore delRANA nella contesa che opponeva quest’ultimo all’ANNACONDIA<br />

con il riferimento alla circostanza che quella zona (il nord barese) era <strong>di</strong> esclusiva competenza del<br />

PARISI e del BIANCOLI e che pertanto era assolutamente interdetto ogni intervento non<br />

espressamente richiestogli dai predetti.<br />

Tutto questo per spiegare qua<strong>le</strong> era l’opinione <strong>di</strong> due fedelissimi delROGOLI (almeno sino alla<br />

morte del DODARO) in merito al <strong>le</strong>game mafioso che quali esponenti <strong>di</strong> rilievo della<br />

S.C.U.<strong>le</strong>ccese, li vincolava comunque al PARISI ed al BIANCOLI, al punto da non interferire in<br />

nessun modo nel territorio <strong>di</strong> loro competenza, neppure per ausiliare i componenti <strong>di</strong> un gruppo<br />

(quello delRANA) comunque riconducibi<strong>le</strong> allo stesso ceppo della organizzazione del PARISI e del<br />

BIANCOLI.<br />

La morte delRANA ebbe come conseguenza una grave crisi dell’organizzazione antagonista <strong>di</strong><br />

quella dell’ANNACONDIA che praticamente sopravvisse soprattutto grazie alla attività degli<br />

affiliati bar<strong>le</strong>ttani che riconoscevano l’autorità <strong>di</strong> Giuseppe SPERA, capo dell’omonimo clan<br />

contrapposto in Bar<strong>le</strong>tta a quello dei fratelli CANNITO, quest’ultimo al<strong>le</strong>ato dell’ANNACONDIA<br />

secondo un rapporto esattamente speculare.<br />

I rapporti esistenti tra questi due gruppi criminosi bar<strong>le</strong>ttani sono stati oggetto della sentenza del<br />

Tribuna<strong>le</strong> <strong>di</strong>Trani (pres. est.Russi) n.162 del22 giugno1995 che ha riconosciuto la mafiosità della<br />

organizzazione guidata dal fratelli Cosimo DAMIANO, Giuseppe e FrancescoCANNITO.<br />

Dal<strong>le</strong> informazioni acquisite dai collaboratori <strong>di</strong> Giustizia PIUMELLA e LACALAMITA si<br />

ottiene conferma del consolidamento dei rapporti tra i bar<strong>le</strong>ttani appartenenti al clan SPERA ed<br />

alcuni dei soggetti tranesi in precedenza affiliati all’organizzazione camorristico-carceraria<br />

antagonista <strong>di</strong> quella dell’ANNACONDIA, tra i quali spiccava per personalità crimina<strong>le</strong> ta<strong>le</strong><br />

PATRUNODomenico. Ta<strong>le</strong> contesto ha trovato conferma proprio nel<strong>le</strong> <strong>di</strong>chiarazioni del<br />

LACALAMITA, il qua<strong>le</strong> ha dato pienamente conto dei <strong>le</strong>gami sussistenti, proprio all’interno <strong>di</strong><br />

questo sodalizio camorristico-carcerario, tra il PATRUNO e gli uomini <strong>di</strong> SPERA Giuseppe.<br />

Neppure a seguito della collaborazione con la giustizia da parte dell’Annacon<strong>di</strong>a, ta<strong>le</strong><br />

organizzazione camorristico-carceraria riuscì a prendere il sopravvento, anche perché subito<br />

stroncata dal<strong>le</strong> investigzioni del<strong>le</strong> Forze dell’Or<strong>di</strong>ne riassunte nella sentenza delGiu<strong>di</strong>ce per <strong>le</strong><br />

indagini preliminari presso ilTribuna<strong>le</strong> <strong>di</strong> Trani LOVECCHIO del 29 settembre 1995.

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