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Rassegna di documenti processuali concernenti le mafie pugliesi.

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stati uomini del PARISI e del CAPRIATI i quali erano stati richiesti <strong>di</strong> ciò dal gestore del Teatro<br />

Fer<strong>di</strong>nando PINTO tramite la me<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> ta<strong>le</strong> Vito MARTIRADONNA, detto Vitino l’Enel, usuraio e<br />

riciclatore dei proventi dei clan criminali della città <strong>di</strong> Bari.<br />

Lo scopo dell’incen<strong>di</strong>o richiesto dal PINTO, era quello <strong>di</strong> produrre danni tali da comportare la<br />

chiusura del Teatro per il tempo necessario alla ristrutturazione da effettuarsi con i contributi che, a<br />

vario titolo, sarebbero pervenuti al PINTO tramite personaggi politici a quest’ultimo <strong>le</strong>gati. Tali<br />

iniezioni <strong>di</strong> danaro pubblico avrebbero consentito al PINTO <strong>di</strong> rimborsare gli ingenti debiti che lo<br />

stesso aveva contratto con la criminalità organizzata ed in particolare con il MARTIRADONNA.<br />

Il patto stipulato tra il PINTO ed i due capi dei clan baresi più importanti, prevedeva il<br />

pagamento a quest’ultimi da parte del PINTO, del 30% dei finanziamenti ottenuti per la<br />

ristrutturazione del Teatro che, nel<strong>le</strong> previsioni, non doveva andare totalmente <strong>di</strong>strutto, così come<br />

purtroppo è avvenuto, nonché in un non meglio precisato appoggio da parte del PINTO in or<strong>di</strong>ne<br />

al<strong>le</strong> vicende giu<strong>di</strong>ziarie nel<strong>le</strong> quali i due malavitosi erano all’epoca coinvolti.<br />

Le indagini del Nuc<strong>le</strong>o <strong>di</strong> Polizia Tributaria della Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Finanza confermavano che il<br />

PINTO, al momento dell’incen<strong>di</strong>o, si trovava in una gravissima situazione finanziaria per la<br />

contemporanea interruzione dei suoi abituali canali <strong>di</strong> finanziamento.<br />

Uno dei car<strong>di</strong>ni della prospettazione accusatoria era poi costituito dalla situazione assicurativa<br />

del Teatro, giacché si <strong>di</strong>mostrava che il PINTO aveva deliberatamente ridotto la copertura ad una<br />

cifra irrisoria rispetto al valore dell’immobi<strong>le</strong>, verosimilmente al fine <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re ai proprietari<br />

privati dello stesso, <strong>di</strong> ricostruirlo senza l’intervento dello Stato sul qua<strong>le</strong> poi il PINTO avrebbe<br />

fatto conto per ripianare la propria <strong>di</strong>sastrosa posizione finanziaria.<br />

In questo contesto interveniva un clamoroso break investigativo realizzato dal Centro<br />

Interprovincia<strong>le</strong> Criminalpol Puglia-Basilicata <strong>di</strong>retto da Vincenzo CASO, uno dei più capaci ed<br />

esperti investigatori della Regione.<br />

Attraverso il sapiente utilizzo <strong>di</strong> intercettazioni ambientali si acquisivano <strong>le</strong> <strong>di</strong>chiarazioni degli<br />

autori dell’incen<strong>di</strong>o i quali rivelavano inequivocabilmente i loro <strong>le</strong>gami criminosi con il CAPRIATI<br />

e con il PARISI, in uno alla loro <strong>di</strong>retta responsabilità per l’incen<strong>di</strong>o del teatro.<br />

Allo stato il proce<strong>di</strong>mento pende <strong>di</strong>nanzi alla III sezione pena<strong>le</strong> del Tribuna<strong>le</strong> <strong>di</strong> Bari.<br />

Secondo ANNACONDIA e Marino PULITO (collaboratore <strong>di</strong> Giustizia già appartenente al<br />

clan dei fratelli Gianfranco, Riccardo e Clau<strong>di</strong>o MODEO), col<strong>le</strong>gata alla vicenda del Petruzzelli è la<br />

morte <strong>di</strong> Antonello LAZZAROTTO, avvenuta nel carcere <strong>di</strong> Bari il 28 marzo 1992, cinque giorni<br />

dopo essere stato arrestato dalla Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Finanza all’esito <strong>di</strong> comp<strong>le</strong>sse indagini che ne avevano<br />

<strong>di</strong>mostrato il ruolo <strong>di</strong> responsabi<strong>le</strong> <strong>di</strong> un traffico <strong>di</strong> stupefacenti tra la Puglia e la Calabria. Secondo<br />

il consu<strong>le</strong>nte tecnico me<strong>di</strong>co <strong>le</strong>ga<strong>le</strong> della Procura <strong>di</strong> Bari il LAZZAROTTO è deceduto per cause<br />

naturali e con ta<strong>le</strong> motivazione è stato archiviato il relativo proce<strong>di</strong>mento.<br />

ANNACONDIA (40) e PULITO (41), invece, si <strong>di</strong>cono sicuri che il LAZZAROTTO è stato<br />

ucciso perché avrebbe conosciuto da Mario CAPRIATI il segreto dell’incen<strong>di</strong>o del Petruzzelli.<br />

Fatto sta che Mario CAPRIATI, anch’egli <strong>di</strong>venuto collaboratore <strong>di</strong> Giustizia delineando la<br />

struttura del clan guidato dal fratello Antonio e fornendo preziose informazioni su estorsioni,<br />

omici<strong>di</strong> e, sopratutto, sul patto mafioso intervenuto tra Francesco CAVALLARI e <strong>le</strong> ‘famiglie’<br />

della città <strong>di</strong> Bari, ha invece sempre negato <strong>di</strong> conoscere alcunché in or<strong>di</strong>ne al<strong>le</strong> cause ed agli autori<br />

dell’incen<strong>di</strong>o del Petruzzelli.<br />

E proprio l’accenno a Francesco CAVALLARI, che introduce all’esame del proce<strong>di</strong>mento<br />

denominato per metonimia ‘Geroservice’, dal nome della società del gruppo Case <strong>di</strong> Cura Riunite<br />

nei cui uffici fu rinvenuto il <strong>di</strong>schetto contenente il fi<strong>le</strong> MALA.DOC dal qua<strong>le</strong> l’indagine prese <strong>le</strong><br />

mosse venendo affidata, fatto questo assai significativo, ad un pool <strong>di</strong> magistrati composto da due<br />

Sostituti della Direzione Naziona<strong>le</strong> Antimafia (MARITATI e LEMBO) e da due Sostituti della<br />

Direzione Distrettua<strong>le</strong> Antimafia <strong>di</strong> Bari (CHIECO e SCELSI).<br />

Invertendo la cronologia degli avvenimenti si constata che il CAVALLARI è stato condannato<br />

per associazione <strong>di</strong> stampo mafioso con la sentenza n. 721/95 del Giu<strong>di</strong>ce per <strong>le</strong> indagini

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