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AER 07_2011_1a_parte_1a Parte - Associazione Arma Aeronautica ...

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<strong>AER</strong>ONAUTICA MILITARE<br />

Da <strong>parte</strong> della NATO e del nostro<br />

ministero della Difesa<br />

viene tuttora mantenuto il<br />

massimo riserbo sulle operazioni<br />

aeree in Libia, operazioni alle quali<br />

<strong>parte</strong>cipano velivoli dell’<strong>Aeronautica</strong><br />

Militare e della Marina Militare senza<br />

che siano state date finora indicazioni<br />

sulla tipologia e sul numero<br />

delle missioni da essi svolte nell’ambito<br />

dell’operazione “Unified Protector”<br />

(per i precedenti v. pag. 15 di<br />

<strong>Aeronautica</strong> n. 6/<strong>2011</strong>).<br />

Da <strong>parte</strong> dell’AM è tuttavia da ricordare<br />

in proposito una nota del 37°<br />

Stormo, datata 27 giugno, che, riferendosi<br />

alle operazioni in Libia, indica<br />

in 3.000 ore di volo l’attività<br />

svolta dagli F-2000, Tornado e F-16<br />

del “Task Group Air” (TGA), il reparto<br />

«costituito straordinariamente sull’aeroporto<br />

militare di Trapani il 1°<br />

aprile per condurre e supportare tutte<br />

le attività dell’<strong>Aeronautica</strong> Militare<br />

connesse all’impiego del dispositivo<br />

aereo per l’Operazione NATO “Unified<br />

Protector”».<br />

Per quanto riguarda ancora la nostra<br />

Forza <strong>Arma</strong>ta desideriamo comunque<br />

pubblicare integralmente<br />

quanto apparso il 6 giugno scorso<br />

sul sito internet dell’<strong>Aeronautica</strong><br />

Militare relativamente alle “capacità<br />

d’attacco” dei velivoli impegnati nella<br />

“Unified Protector”, comunicato<br />

che può aiutare a ipotizzare quale<br />

tipo di missioni stanno svolgendo (o<br />

possono essere chiamati a svolgere)<br />

i velivoli del citato TGA dell’AM.<br />

“Unified Protector”:<br />

le capacità di attacco dell’AM<br />

«Il Potere aerospaziale è un’autonoma<br />

capacità militare in grado di<br />

controllare e sfruttare appieno lo<br />

spazio aereo per acquisire consistenti<br />

vantaggi in termini di tempo,<br />

di distanza, di posizione e di prontezza<br />

nel perseguire gli obiettivi posti<br />

dalla politica. L’applicazione di<br />

tale Potere si è dimostrata risolutiva<br />

negli scenari del “post guerra fredda”<br />

per cogliere le finalità espresse<br />

dalla comunità internazionale, e la<br />

sua evoluzione ha definito un nuovo<br />

strumento da porre al servizio della<br />

sicurezza collettiva, mutando la natura<br />

stessa delle relazioni internazionali.<br />

Il mutato contesto geostrategico e la<br />

conseguente evoluzione dei conflitti<br />

esige una profonda analisi dei possi-<br />

6<br />

LʼAM e le operazioni aeree in Libia<br />

bili nuovi scenari di impiego della<br />

Forza Aerea. Il continuo verificarsi<br />

di crisi inattese, di natura sempre<br />

diversa, induce a considerare necessario<br />

non solo di possedere forze<br />

sempre addestrate e disponibili ma<br />

di dovere costantemente rinnovare,<br />

modificare o implementare le “core<br />

activities” della Forza <strong>Arma</strong>ta.<br />

Percorrere rilevanti distanze in minuti<br />

e ore, anziché in giorni e settimane,<br />

possedere una dimensione<br />

globale in tutti i teatri operativi, godere<br />

di assoluta libertà di manovra<br />

al di fuori delle limitazioni imposte<br />

dalla geografia del globo, acquisire<br />

una prospettiva privilegiata operando<br />

al di sopra della superficie terrestre:<br />

tutto ciò costituisce fattore di<br />

successo delle moderne operazioni<br />

militari. Operazioni che hanno come<br />

imperativo quello di conseguire<br />

gli obiettivi posti dall’autorità politica<br />

al più basso costo possibile in termini<br />

di vite umane e risorse.<br />

L’<strong>Aeronautica</strong> Militare per meglio e<br />

più rapidamente fronteggiare le<br />

nuove minacce, ha mutato la propria<br />

organizzazione strutturale, ricercando<br />

nella sua nuova veste di<br />

dare massimo risalto alla mobilità<br />

(raggiungere sempre più in fretta<br />

anche lontani “teatri operativi”),<br />

agilità, adattabilità e soprattutto<br />

all’autonomia nel sostenere operazioni<br />

che possono anche protrarsi<br />

nel tempo. Inoltre, la nuova struttura,<br />

quantitativamente più “snella”<br />

ma assolutamente comparabile con<br />

quelle delle più moderne forze aeree<br />

NATO e europee, ha elementi di “innesto<br />

automatico” con altre strutture<br />

militari, sia in ambito nazionale<br />

sia NATO o multinazionale.<br />

Per essere efficaci e soprattutto “sicuri”<br />

in tutte le attività operative affidate<br />

agli equipaggi dell’<strong>Aeronautica</strong><br />

Militare è indispensabile l’addestramento.<br />

Questo rappresenta l’impegno<br />

quotidiano più importante per<br />

conseguire un livello di sicurezza e<br />

di capacità sempre maggiori. Insieme<br />

all’addestramento l’<strong>Aeronautica</strong><br />

Militare ha sempre sviluppato sistemi<br />

d’arma altamente tecnologici che<br />

possano, tra l’altro, essere efficaci<br />

anche in un contesto multinazionale<br />

in seno all’Alleanza Atlantica che richiede<br />

caratteristiche molto spiccate<br />

di integrazione, soprattutto sul fronte<br />

delle attività di Comando e Controllo.<br />

Nel contesto dell’operazione NATO<br />

“Unified Protector”, l’<strong>Aeronautica</strong><br />

Militare svolge attualmente con i<br />

cacciabombardieri Tornado IDS<br />

(Interdiction Strike) ed ECR (Electronic<br />

Combat Reconnaissance)<br />

missioni SEAD (Suppression<br />

Enemy Air Defence) mediante<br />

l’impiego di missili aria-superficie<br />

AGM-88 HARM (High-speed Anti<br />

Radiation Missile), utilizzando anche<br />

munizionamento di precisione.<br />

Il velivolo viene impiegato<br />

anche come ricognitore tattico<br />

grazie alla disponibilità di speciali<br />

apparecchiature (Pod “Reccelite”)<br />

con le quali si svolgono missioni<br />

di ricognizione che rientrano nel<br />

concetto operativo ISR (intelligence,<br />

Sorveglianza e Ricognizione),<br />

consentendo, ovunque sia richiesto,<br />

di condividere in tempo reale<br />

tutte le informazioni utili all’attività<br />

di Comando e Controllo, di comunicazione,<br />

di consultazione, di intelligence,<br />

di sorveglianza, di<br />

acquisizione obiettivi, nonché di ricognizione<br />

al fine di garantire lo<br />

sviluppo di operazioni basate sull’effetto<br />

da conseguire.<br />

Le missioni SEAD hanno come<br />

obiettivo di “accecare” le installazioni<br />

di difesa aerea nemica. La eventuale<br />

distruzione, totale o parziale,<br />

di queste strutture consente una<br />

maggiore libertà di azione agli altri<br />

velivoli di un cd. “pacchetto di volo”<br />

che vengono impegnati per portare<br />

a termine missioni di altro tipo, preservandoli<br />

dalle minacce che possano<br />

essere inflitte da sistemi di difesa<br />

aerea posizionati a terra. Il positivo<br />

esito di una missione SEAD può essere<br />

di fatto conseguito anche quando<br />

nell’ambito di un’operazione<br />

aerea complessa non viene rilevata<br />

la necessità di un intervento attivo<br />

perché i sistemi radar presenti sul<br />

territorio ostile sono stati volontariamente<br />

spenti per non essere colpiti,<br />

rendendo così inoffensivi i<br />

sistemi d’arma ad esso collegati.<br />

L’attività dei caccia Tornado ECR è<br />

quella di “First In Last Out” (primi<br />

ad arrivare e ultimi ad andarsene).<br />

Con ciò si vuole esprimere che chi<br />

compie missioni SEAD deve arrivare<br />

prima dei bombardieri, trasporti,<br />

elicotteri, caccia di scorta, ecc. e<br />

quindi abbandonare l’area delle<br />

operazioni per ultimi; questo è necessario<br />

per garantire la sicurezza<br />

<strong>AER</strong>ONAUTICA 7/<strong>2011</strong>

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