Il sogno in Plotino e nel neoplatonismo

T1: Plato, Resp., V.476c
Il sogno in Plotino e nel neoplatonismo
Riccardo Chiaradonna
Roma, 13/02/2013
Ὁ οὖν καλὰ μὲν πράγματα νομίζων, αὐτὸ δὲ κάλλος
μήτε νομίζων μήτε, ἄν τις ἡγῆται ἐπὶ τὴν γνῶσιν αὐτοῦ,
δυνάμενος ἕπεσθαι, ὄναρ ἢ ὕπαρ δοκεῖ σοι ζῆν; σκόπει δέ.
τὸ ὀνειρώττειν ἆρα οὐ τόδε ἐστίν, ἐάντε ἐν ὕπνῳ τις ἐάντ’ (5)
ἐγρηγορὼς τὸ ὅμοιόν τῳ μὴ ὅμοιον ἀλλ’ αὐτὸ ἡγῆται εἶναι ᾧ ἔοικεν;
Ἐγὼ γοῦν ἄν, ἦ δ’ ὅς, φαίην ὀνειρώττειν τὸν τοιοῦτον.
Ora, chi riconosce l’esistenza di cose belle ma non quella della bellezza in sé, e non è in
grado di seguire chi lo volesse guidare verso la conoscenza di essa, ti sembra vivere nel
sogno o da sveglio? Perché, vedi, il sognare altro non è se non ritenere, sia nel sonno sia
nella veglia, che una cosa simile a un’altra non sia appunto simile ma identica a quella
cui assomiglia.
Quanto a me, disse lui, direi proprio che sta sognando chi ritenga questo. (Trad.
M. Vegetti)
T2: Plato, Tim., 71 c-e
καὶ ὅτ’ αὖ τἀναντία φαντάσματα
ἀποζωγραφοῖ πρᾳότητός τις ἐκ διανοίας ἐπίπνοια, τῆς μὲν
πικρότητος ἡσυχίαν παρέχουσα τῷ μήτε κινεῖν μήτε προσ- (5)
άπτεσθαι τῆς ἐναντίας ἑαυτῇ φύσεως ἐθέλειν, γλυκύτητι
δὲ τῇ κατ’ ἐκεῖνο συμφύτῳ πρὸς αὐτὸ χρωμένη καὶ πάντα
(d.) ὀρθὰ καὶ λεῖα αὐτοῦ καὶ ἐλεύθερα ἀπευθύνουσα, ἵλεών τε καὶ
εὐήμερον ποιοῖ τὴν περὶ τὸ ἧπαρ ψυχῆς μοῖραν κατῳκισμένην,
ἔν τε τῇ νυκτὶ διαγωγὴν ἔχουσαν μετρίαν, μαντείᾳ χρω-
μένην καθ’ ὕπνον, ἐπειδὴ λόγου καὶ φρονήσεως οὐ μετεῖχε.
μεμνημένοι γὰρ τῆς τοῦ πατρὸς ἐπιστολῆς οἱ συστή- (5)
σαντες ἡμᾶς, ὅτε τὸ θνητὸν ἐπέστελλεν γένος ὡς ἄριστον
εἰς δύναμιν ποιεῖν, οὕτω δὴ κατορθοῦντες καὶ τὸ φαῦλον
(e.) ἡμῶν, ἵνα ἀληθείας πῃ προσάπτοιτο, κατέστησαν ἐν τούτῳ
τὸ μαντεῖον.
[…] quando invece un’ispirazione dell’intelligenza disegna le immagini contrarie,
caratterizzate da dolcezza, e calma l’amarezza, perché non vuole stimolare né toccare la
natura che le è contraria, e, servendosi invece nei confronti del fegato della dolcezza che
gli è connaturata, raddrizza tutto ciò che in esso è diritto, liscio e libero, allora tale
ispirazione rende mite e serena la parte dell’anima che ha dimora nel fegato, in modo
che, avendo durante la notte il tempo conveniente, possa nel sonno far uso della
divinazione, visto che non partecipa del ragionamento e dell’intelligenza. Coloro i quali
ci hanno costituito, infatti, ricordandosi della disposizione del padre, quando ordinò loro
di fare il genere mortale quanto migliore possibile, per correggere anche la parte debole
1

in noi, affinché in qualche modo attingesse anch’essa alla verità, vi posero così la
divinazione. (Trad. F. Fronterotta)
T3: Plot. III.6 [26] 7.40-42
Ἀσθενὲς δὴ καὶ ψεῦδος ὂν καὶ εἰς ψεῦδος ἐμπῖπ- (40)
τον, οἷα ἐν ὀνείρῳ ἢ ὕδατι ἢ κατόπτρῳ, ἀπαθῆ αὐτὴν
εἴασεν ἐξ ἀνάγκης εἶναι.
Allora, essendo debole e falsa, e venendo a cadere in una falsa realtà, come le cose in
sogno o in acqua o in uno specchio, [l’immagine] lascia necessariamente la materia
priva di affezioni. (Trad. Linguiti)
T4: Plot. V.5 [32] 11.16-22
Καὶ γὰρ ἐν τούτοις τοῖς
ἱεροῖς ὁ θεὸς οὐχ ὁρώμενος ἀπιστεῖσθαι ποιεῖ ὡς οὐκ ὢν
τοῖς ἐναργὲς νομίζουσι μόνον, ὃ τῇ σαρκὶ μόνον ἴδοιεν·
οἷον εἴ τινες διὰ βίου κοιμώμενοι ταῦτα μὲν πιστὰ καὶ
ἐναργῆ νομίζοιεν τὰ ἐν τοῖς ὀνείρασιν, εἰ δέ τις αὐτοὺς (20)
ἐξεγείρειεν, ἀπιστήσαντες τοῖς διὰ τῶν ὀφθαλμῶν ἀνεῳ-
γότων ὀφθεῖσι πάλιν καταδαρθάνοιεν.
Anche in questi nostri riti infatti il Dio, invisibile, fa dubitare della sua esistenza coloro
che ritengono soltanto evidente ciò che vedano solo con la carne; è come se degli
uomini che abbiano dormito tutta la vita ritengano degne di fede ed evidenti solo le cose
nei sogni, e se qualcuno li svegli non credano a ciò che ora vedono ad occhi aperti, e si
addormentino di nuovo. (Trad. Guidelli modificata)
T5: Plot. I.4 [46] 10.6-12
Καὶ ἔοικεν ἡ ἀντίληψις
εἶναι καὶ γίνεσθαι ἀνακάμπτοντος τοῦ νοήματος καὶ τοῦ
ἐνεργοῦντος τοῦ κατὰ τὸ ζῆν τῆς ψυχῆς οἷον ἀπωσθέντος
πάλιν, ὥσπερ ἐν κατόπτρῳ περὶ τὸ λεῖον καὶ λαμπρὸν
ἡσυχάζον. Ὡς οὖν ἐν τοῖς τοιούτοις παρόντος μὲν τοῦ (10)
κατόπτρου ἐγένετο τὸ εἴδωλον, μὴ παρόντος δὲ ἢ μὴ οὕτως
ἔχοντος ἐνεργείᾳ πάρεστιν οὗ τὸ εἴδωλον ἦν ἄν
Sembra che la percezione cosciente ci sia e si produca quando il pensiero è riflesso, e
ciò che agisce secondo la vita dell’anima è per così dire rimandato indietro, come
l’immagine su uno specchio dalla superficie levigata, rilucente e immobile. Dunque, in
simili circostanze, quando lo specchio c’è, si produce l’immagine; ma se lo specchio
non c’è, oppure non è in quello stato, è pur sempre in atto la cosa da cui avrebbe potuto
prodursi l’immagine. (Trad. Linguiti)
2

T6: Plot. IV.3 [27] 30.2-16
Ἀλλ’ εἰ μὲν πάσῃ νοήσει παρακολουθεῖ
φαντασία, τάχα ἂν ταύτης τῆς φαντασίας, οἷον εἰκόνος
οὔσης τοῦ διανοήματος, μενούσης οὕτως ἂν εἴη τοῦ
γνωσθέντος ἡ μνήμη· εἰ δὲ μή, ἄλλο τι ζητητέον. Ἴσως δ’ (5)
ἂν εἴη τοῦ λόγου τοῦ τῷ νοήματι παρακολουθοῦντος ἡ
παραδοχὴ εἰς τὸ φανταστικόν. Τὸ μὲν γὰρ νόημα ἀμερὲς
καὶ οὔπω οἷον προεληλυθὸς εἰς τὸ ἔξω ἔνδον ὂν λανθάνει,
ὁ δὲ λόγος ἀναπτύξας καὶ ἐπάγων ἐκ τοῦ νοήματος εἰς τὸ
φανταστικὸν ἔδειξε τὸ νόημα οἷον ἐν κατόπτρῳ, καὶ ἡ (10)
ἀντίληψις αὐτοῦ οὕτω καὶ ἡ μονὴ καὶ ἡ μνήμη. Διὸ καὶ
ἀεὶ κινουμένης πρὸς νόησιν τῆς ψυχῆς, ὅταν ἐν τούτῳ
γένηται, ἡμῖν ἡ ἀντίληψις. Ἄλλο γὰρ ἡ νόησις, καὶ ἄλλο
ἡ τῆς νοήσεως ἀντίληψις, καὶ νοοῦμεν μὲν ἀεί, ἀντιλαμ-
βανόμεθα δὲ οὐκ ἀεί· τοῦτο δέ, ὅτι τὸ δεχόμενον οὐ μόνον (15)
δέχεται νοήσεις, ἀλλὰ καὶ αἰσθήσεις κατὰ θάτερα.
Ma se a ogni attività di pensiero si accompagna una rappresentazione, forse qualora
questa rappresentazione resti, come se fosse un’immagine del pensiero, allora si avrebbe
il ricordo di ciò che è conosciuto. Altrimenti, si deve cercare qualcos’altro. Forse
potrebbe essere la ricezione nella facoltà rappresentativa della ragione che accompagna
il pensiero. Il pensiero, infatti, è privo di parti e quando, per così dire, non si è ancora
spinto verso l’esterno rimane non notato all’interno. Ma la ragione discorsiva
dispiegandolo e conducendolo dal pensiero alla facoltà rappresentativa ha mostrato il
pensiero come in uno specchio, e così esiste la percezione cosciente, la permanenza e la
memoria di esso. Pertanto pur tendendo sempre l’anima all’attività del pensiero,
abbiamo percezione cosciente di tale attività solo quando essa perviene alla facoltà
immaginativa. Una cosa infatti è l’attività del pensare, un’altra è la percezione cosciente
di tale attività: noi pensiamo sempre, ma non sempre abbiamo percezione di ciò. Questo
perché la facoltà ricettiva accoglie non soltanto gli atti di pensiero, ma anche, dall’altro
lato, le sensazioni. (Trad. Guidelli-Linguiti)
T7: Iambl. [Myst.] III.2, p. 102.14-103.2 = Porph. Ad Aneb., fr. 34 Saffrey-Segonds
Περὶ δὴ τῆς καθ’ ὕπνον μαντικῆς λέγεις ταῦτα· ὅτι
δὴ καθεύδοντες δι’ ὀνείρων τοῖς μέλλουσι πολλάκις
ἐπιβάλλομεν οὐκ ἐν ἐκστάσει μὲν γιγνόμενοι πολυκι-
νήτῳ (ἥσυχον γὰρ κεῖται τὸ σῶμα), αὐτοῖς μέντοι γε
ὡς ὕπαρ οὐκέτι παρακολουθοῦντες.
Riguardo alla divinazione nel sonno, tu dici questo: mentre dormiamo, spesso abbiamo
in sogno conoscenza degli eventi futuri, non entrando in un’estasi agitata (giacché il
corpo riposta calmo), ma non avendo più coscienza di noi stessi come da svegli.
T8: Iambl. [Myst.] III.2, p. 103.8-9 = Porph. Ad Aneb., fr. 35 Saffrey-Segonds
Οὐ μὴν οἵ γε θεό-
3

πεμπτοι καλούμενοι ὄνειροι τοῦτον γίγνονται τὸν τρόπον
ὅνπερ σὺ λέγεις.
Invece, i sogni chiamati “inviati dagli degi” non hanno luogo nel modo che dici tu.
T9: Synes. Insomn. 1
τῷ μὲν γὰρ εἰδέναι,
καὶ ὅλως τῷ γνωστικῷ τῆς δυνάμεως, θεός τε ἀνθρώπου καὶ (10)
ἄνθρωπος διαφέρει θηρίου. ἀλλὰ θεῷ μὲν εἰς τὸ γινώσκειν
ἡ φύσις ἀρκεῖ· ἀπὸ δὲ μαντείας ἀνθρώπῳ πολλαπλάσιον
παραγίνεται τοῦ τῇ κοινῇ φύσει προσήκοντος.
In effetti, è proprio grazie al sapere e, in genere, alla capacità di conoscere, che dio si
differenzia dall’uomo e l’uomo dall’animale. Ma a dio basta la propria natura in vista
del conoscere; l’uomo, invece, grazie alla divinazione ottiene molto più di ciò che per la
comune natura gli compete. (Trad. Montenz modificata)
T10: Synes. Insomn. 4
νοῦς μὲν γὰρ ἔχει τὰ εἴδη τῶν ὄντων, ἀρχαία φιλοσοφία
φησί. προσθείημεν δ’ ἂν ἡμεῖς, ὅτι καὶ τῶν γινομένων
ψυχή […] οὕτως ἂν
ἀποδεδειγμένον εἴη τὸ ὑφ’ ἡμῶν ἀξιούμενον, ὅτι τὰ εἴδη
τῶν γινομένων ἔχει ψυχή· ἔχει μὲν οὖν πάντα, προβάλλει (10)
δὲ τὰ προσήκοντα, καὶ ἐνοπτρίζει τὴν φαντασίαν, δι’ ἧς
τὴν ἀντίληψιν τῶν ἐκεῖ μενόντων ἴσχει τὸ ζῷον.
Secondo l’antica filosofia, l’intelletto contiene le forme degli enti. Noi potremmo
aggiungere, che l’anima contiene quelle delle cose in divenire. […]
Così sarebbe dimostrata la nostra affermazione, e cioè che l’anima possiede le forme
delle cose in divenire: le ha tutte, e proietta quelle convenienti, e le riflette nella facoltà
rappresentativa, mediante cui l’animale ha percezione cosciente delle cose che
rimangono lì. (Trad. Montenz modificata)
Cfr. Synes. Insomn. 15: τούτων ἁπάντων τῶν ἀπορρεόντων εἰδώλων τὸ
φανταστικὸν πνεῦμα κάτοπτρόν ἐστιν ἐμφανέστατον.
Bibliografia:
Plotino:
A. Linguiti, Immagine e concetto in Aristotele e Plotino, «Incontri triestini di filologia
classica», 4, 2004-2005, pp. 69-80.
R. Chiaradonna, Plotin, la mémoire et la connaissance des intelligibles, «Philosophie
antique», 9, 2009, pp. 5-33.
R.A.H. King, Aristotle and Plotinus on Memory, De Gruyter, Berlin-New York, 2009.
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W. Helleman-Helgersma, Plotinus and Magic, «International Journal of the Platonic
Tradition», 2, 2010, pp. 114-146.
Neoplatonismo:
Ch. Lacombrade, Sinesio: il «Trattato sui sogni», in G. Guidorizzi (ed.), Il sogno in
Grecia, Laterza, Roma-Bari, 1988, pp. 191-207 (da Ch. Lacombrade, Synésios de
Cyrène, hellène et chrétien, Paris 1951, pp. 150-169).
P. Athanassiadi, Dreams, Theurgy and Freelance Divination, «Journal of the Roman
Studies», 83, 1993, pp. 115-130.
P. Cox Miller, Dreams in Late Antiquity: Studies in the Imagination of a Culture,
Princeton University Press, Princeton NJ.
H.D. Saffrey, A.-Ph. Segonds, Marinus: Proclus ou sur le bonheur, texte établi, traduit
et annoté, avec la collaboration de C. Luna, Les Belles Lettres, Paris, 2001.
M. Zambon, Il significato filosofico della dottrina dell’ὄχημα dell’anima, in R.
Chiaradonna (ed.), Studi sull’anima in Plotino, Bibliopolis, Napoli, 2005, pp. 305-
335.
H.D. Saffrey, A.-Ph. Segonds (†), Porphyre: Lettre à Anébon l’égyptien, texte établi,
traduit et commenté, Les Belles Lettres, Paris, 2012.
N. Montenz, Sinesio di Cirene: Il libro dei sogni, introduzione, traduzione e note,
Archinto, Milano, 2010.
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