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Marzo 2008.qxp - Amici di Luca

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e: occorre anche che al paziente<br />

sia stata assicurata nel frattempo<br />

una situazione assistenziale adeguata<br />

a mantenere e migliorare la<br />

con<strong>di</strong>zione clinica generale, a<br />

rimuovere fattori contrastanti, a<br />

fornire una adeguata stimolazione,<br />

a prevenire complicanze<br />

secondarie.<br />

Recuperi tar<strong>di</strong>vi sono evenienze<br />

rare ma non eccezionali. Numerose<br />

segnalazioni si sono avute<br />

anche in Italia negli ultimi anni.<br />

Purtroppo non <strong>di</strong>sponiamo ancora<br />

<strong>di</strong> dati che traducano questa<br />

evidenza in numeri e percentuali<br />

affidabili. È plausibile che una<br />

parte almeno <strong>di</strong> questi casi corrispondano<br />

a “late <strong>di</strong>scoveries”<br />

stante l’elevata probabilità <strong>di</strong><br />

errore <strong>di</strong>agnostico, ma vi sono<br />

certamente casi effettivi <strong>di</strong> “late<br />

recoveries” (Sancisi 2009). È<br />

plausibile anche che il confine<br />

fra le due possibilità sia meno<br />

netto <strong>di</strong> quanto possa sembrare e<br />

che i casi <strong>di</strong> recupero tar<strong>di</strong>vo<br />

possano riguardare soprattutto<br />

pazienti che rimangono molto a<br />

lungo in con<strong>di</strong>zioni border-line:<br />

non sappiamo ancora se i pazienti<br />

con aspetti <strong>di</strong> connettività corticale<br />

“atipica” <strong>di</strong> tipo MCS con<strong>di</strong>vidano<br />

o meno il potenziale<br />

prognostico dei pazienti MCS.<br />

La prognosi infatti è <strong>di</strong>versa e se<br />

a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> un anno una percentuale<br />

molto maggiore <strong>di</strong> pazienti<br />

in MCS rispetto agli SV (27%<br />

vs. 3%) raggiunge livelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>sabilità<br />

moderata (Giacino e Kalmar,<br />

1997) e la percentuale<br />

aumenta ancora (35%) a 2-5 anni<br />

(Lammi, 2005). Anche il limite<br />

temporale del recupero possibile<br />

nel MCS è non definito: vale la<br />

pena citare un caso emblematico<br />

che ha mostrato un recupero<br />

significativo dopo 19 anni (Voss,<br />

2007) ed un altro dopo 10 anni<br />

(riportato da Fins, 2008). In<br />

ogni caso le informazioni <strong>di</strong> cui<br />

<strong>di</strong>sponiamo per le con<strong>di</strong>zioni<br />

D O S S I E R<br />

MCS sono davvero ancora molto<br />

scarse.<br />

Sappiamo però che vi sono <strong>di</strong>fferenze<br />

biologiche e prognostiche<br />

fra gli SV e gli stati MCS e che la<br />

<strong>di</strong>stinzione fra questi due stati è<br />

piuttosto incerta. È necessario<br />

pertanto migliorare la nostra<br />

capacità <strong>di</strong> identificare i pazienti<br />

che conservano un potenziale <strong>di</strong><br />

cambiamento. Questo implica<br />

però accettare l’inerente grado <strong>di</strong><br />

incertezza delle definizioni <strong>di</strong>agnostiche<br />

e la complessità delle<br />

situazioni cliniche, adottare rigorosi<br />

protocolli <strong>di</strong> valutazione<br />

standar<strong>di</strong>zzati e specializzati e<br />

implementare appropriate strategie<br />

<strong>di</strong> assistenza e riabilitazione.<br />

In ogni caso la <strong>di</strong>agnosi clinica<br />

“Sappiamo che vi sono<br />

<strong>di</strong>fferenze biologiche<br />

e prognostiche fra gli<br />

SV e gli stati MCS<br />

e che la <strong>di</strong>stinzione<br />

fra questi due stati è<br />

piuttosto incerta”<br />

<strong>di</strong> SV non identifica <strong>di</strong> per sé una<br />

con<strong>di</strong>zione oggettivamente<br />

<strong>di</strong>versa e separata, un supposto<br />

prolungamento artificiale del<br />

processo del morire, poiché la<br />

evidenza <strong>di</strong> un continuum degli<br />

stati <strong>di</strong> coscienza ridotta colloca<br />

questo paziente ad un estremo<br />

nello spettro delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sabilità.<br />

Futilità e <strong>di</strong>ritto alla cura<br />

Questa complessità emergente<br />

dovrebbe suggerire un <strong>di</strong>verso<br />

approccio alla “certezza” della<br />

<strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> SV. In questo senso è<br />

importante la proposta <strong>di</strong> apposite<br />

commissioni me<strong>di</strong>che <strong>di</strong><br />

accertamento, secondo il parere<br />

della Commissione Tecnica istituita<br />

con Decreto del Ministro<br />

della sanità del 20 ottobre 2000,<br />

purchè <strong>di</strong> queste facciano parte<br />

professionisti con adeguata esperienza<br />

nell’assistenza e riabilitazione<br />

in fase postacuta <strong>di</strong> questo<br />

tipo <strong>di</strong> pazienti. È stato inoltre<br />

suggerito che un accertamento<br />

me<strong>di</strong>co prolungato, con protocolli<br />

definiti, dovrebbe avvenire<br />

contestualmente alla applicazione<br />

<strong>di</strong> procedure riabilitative,<br />

secondo un para<strong>di</strong>gma che incorpora<br />

osservazione strutturata e<br />

riabilitazione (Borthwick 2004;<br />

Province, 2005).<br />

Se la “certezza me<strong>di</strong>ca” continua<br />

a descrivere lo SV con formule<br />

del tipo “per essi non sarà mai<br />

più possibile un'attività psichica…<br />

in essi è andata perduta<br />

definitivamente la funzione che<br />

più <strong>di</strong> ogni altra identifica l'essenza<br />

umana ... sono esseri puramente<br />

vegetativi…”, o se si<br />

spendono metafore come “una<br />

con<strong>di</strong>zione peggiore della<br />

morte” il termine stesso acquista<br />

un valore peggiorativo, <strong>di</strong>sumanizzante.<br />

Di fatto viene negato<br />

che “chi versa in stato vegetativo<br />

permanente è, a tutti gli effetti,<br />

persona in senso pieno, che deve<br />

essere rispettata e tutelata nei<br />

suoi <strong>di</strong>ritti fondamentali, a partire<br />

dal <strong>di</strong>ritto alla vita e dal <strong>di</strong>ritto<br />

alle prestazioni sanitarie”.<br />

Ritengo che la presa <strong>di</strong> posizione<br />

forte assunta dal Forum delle<br />

Associazioni dei familiari vada<br />

colta anche in questa prospettiva,<br />

come espressione <strong>di</strong> un profondo<br />

<strong>di</strong>sagio e timore che una “<strong>di</strong>sumanizzazione”<br />

culturalmente<br />

vincente della persona in SV trascini<br />

sotto il segno della “futilità”<br />

tutta l’attività <strong>di</strong> cura quoti<strong>di</strong>anamente<br />

prestata, creando<br />

anche uno stigma sociale <strong>di</strong> illusione<br />

o vana speranza.<br />

La “futilità” <strong>di</strong>viene elemento<br />

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