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peutica me<strong>di</strong>ante la quale è possibile<br />
sod<strong>di</strong>sfare integralmente i<br />
fabbisogni nutrizionali <strong>di</strong> pazienti<br />
altrimenti non in grado <strong>di</strong> alimentarsi<br />
sufficientemente per la<br />
via naturale” ed è in<strong>di</strong>cata nei<br />
casi <strong>di</strong> presenza o rischio <strong>di</strong> malnutrizione.<br />
Un paziente in SV è<br />
in grado <strong>di</strong> assimilare alimenti e<br />
pertanto la nutrizione non può a<br />
rigore essere mai sproporzionata<br />
o futile in quanto adeguata all’obiettivo<br />
me<strong>di</strong>co del trattamento.<br />
Può essere considerata tale solo<br />
con una forzatura se la sopravvivenza<br />
stessa viene considerata<br />
futile e non rispondente al “best<br />
interest” della persona. Pertanto,<br />
come è stato osservato, la nutrizione<br />
e idratazione artificiale<br />
nello SV non dovrebbe mai essere<br />
considerata sotto la specie<br />
dell’ “accanimento terapeutico”.<br />
Del tutto <strong>di</strong>verso è il <strong>di</strong>scorso<br />
sulla via <strong>di</strong> somministrazione<br />
degli alimenti. Non credo possano<br />
sussistere dubbi sul fatto che<br />
l’impianto, la sorveglianza e la<br />
manutenzione <strong>di</strong> una PEG (o <strong>di</strong><br />
una sonda nasogastrica, purtroppo<br />
ancora troppo utilizzata in<br />
modalità prolungata) sottendano<br />
conoscenze e competenze me<strong>di</strong>che,<br />
rischi e controin<strong>di</strong>cazioni. È<br />
quin<strong>di</strong> un “trattamento me<strong>di</strong>co”<br />
volto a consentire un funzionamento<br />
naturale tramite un mezzo<br />
artificiale che vicaria la incapacità<br />
<strong>di</strong> deglutizione volontaria.<br />
La classificazione della Organizzazione<br />
Mon<strong>di</strong>ale della Sanità<br />
(OMS) per le conseguenze <strong>di</strong><br />
malattia, la ICF, mantiene <strong>di</strong>stinte<br />
le menomazioni delle funzioni<br />
<strong>di</strong> ingestione da quelle <strong>di</strong> <strong>di</strong>gestione<br />
e <strong>di</strong> assimilazione. La<br />
sostituzione <strong>di</strong> una menomazione<br />
specifica della ingestione si<br />
avvicina più all’idea <strong>di</strong> trattamento<br />
protesico che <strong>di</strong> terapia<br />
farmacologica, ma questo non<br />
sposta la questione: nessun intervento<br />
nel campo della salute può<br />
D O S S I E R<br />
essere effettuato senza un consenso<br />
libero e informato che può,<br />
in qualsiasi momento, essere<br />
liberamente ritirato. Un “trattamento<br />
me<strong>di</strong>co” <strong>di</strong> questo tipo<br />
non può però essere sproporzionato<br />
o futile, soprattutto in<br />
pazienti con lunga attesa <strong>di</strong><br />
sopravvivenza.<br />
La posizione della giurisprudenza<br />
La Sezione I Civile della Suprema<br />
Corte <strong>di</strong> Cassazione (Sentenza<br />
16 ottobre 2007, n. 21748)<br />
taglia il nodo affermando che<br />
“non v’è dubbio che l’idratazione<br />
e l’alimentazione artificiali<br />
“Il paziente in SV<br />
non necessita<br />
obbligatoriamente <strong>di</strong><br />
‘apparati tecnologici’<br />
per l’infusione<br />
<strong>di</strong> trattamenti”<br />
con son<strong>di</strong>no nasogastrico costituiscono<br />
un trattamento sanitario”,<br />
anche se poi incorre in una<br />
sovradeterminazione non necessaria<br />
laddove rinforza l’assunto<br />
affermando che “consiste nella<br />
somministrazione <strong>di</strong> preparati<br />
come composto chimico implicanti<br />
procedure tecnologiche.”<br />
La Sezione I Civile della Corte<br />
d'Appello <strong>di</strong> Milano (Decreto 9<br />
luglio 2008), in forza del ragionamento<br />
della Suprema Corte,<br />
ritiene “ormai accertato … che<br />
l’alimentazione/idratazione artificiale<br />
con son<strong>di</strong>no naso-gastrico<br />
sia un trattamento <strong>di</strong> natura<br />
me<strong>di</strong>ca”.<br />
La prima posizione in campo<br />
non ha trovato dunque accoglienza<br />
presso la Suprema Corte,<br />
ma anche la terza viene respinta<br />
con la motivazione che “al giu<strong>di</strong>ce<br />
non può essere richiesto <strong>di</strong><br />
or<strong>di</strong>nare il <strong>di</strong>stacco del son<strong>di</strong>no<br />
nasogastrico: una pretesa <strong>di</strong> tal<br />
fatta non è configurabile <strong>di</strong> fronte<br />
ad un trattamento sanitario<br />
(…) che, in sé, non costituisce<br />
oggettivamente una forma <strong>di</strong><br />
accanimento terapeutico, e che<br />
rappresenta, piuttosto, un presi<strong>di</strong>o<br />
proporzionato rivolto al mantenimento<br />
del soffio vitale”. Pertanto,<br />
l’interruzione del trattamento<br />
alimentare non potrebbe<br />
mai considerarsi come il “best<br />
interest” del malato incapace,<br />
salvo che, nell’imminenza della<br />
morte, l’organismo non sia più in<br />
grado <strong>di</strong> assimilare le sostanze<br />
fornite o che sopraggiunga uno<br />
stato <strong>di</strong> intolleranza, clinicamente<br />
rilevabile, collegato alla particolare<br />
forma <strong>di</strong> alimentazione.<br />
La Corte <strong>di</strong> Appello <strong>di</strong> Milano<br />
aggiunge che “il trattamento <strong>di</strong><br />
sostegno alimentare forzato non<br />
può che autolegittimarsi sempre<br />
nell’imme<strong>di</strong>atezza, anche in<br />
mancanza <strong>di</strong> esplicito consenso,<br />
e non solo per un elementare<br />
principio <strong>di</strong> precauzione, ma<br />
ancor prima per il suo carattere<br />
<strong>di</strong> cura me<strong>di</strong>ca doverosa sin dall’inizio,<br />
in quanto finalizzata al<br />
rispetto del <strong>di</strong>ritto alla vita del<br />
malato incapace. Ma, proprio per<br />
questo, la legittimità del trattamento<br />
non può venir meno sic et<br />
simpliciter successivamente,<br />
almeno fino al momento in cui<br />
non sopravvenga una valida<br />
espressione <strong>di</strong> volontà contraria…”.<br />
La Suprema Corte in<strong>di</strong>ca quin<strong>di</strong><br />
la con<strong>di</strong>zione per la <strong>di</strong>sattivazione<br />
del presi<strong>di</strong>o sanitario per<br />
nutrizione ed idratazione artificiale<br />
nella concomitante presenza<br />
<strong>di</strong> due presupposti:<br />
(a) quando la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> stato<br />
vegetativo sia irreversibile e non<br />
vi sia alcun fondamento me<strong>di</strong>co<br />
che lasci supporre la benché<br />
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