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stenza e pertanto prevede il consenso<br />
informato del malato o del<br />
suo delegato. Distingue inoltre<br />
fra “nutrizione clinica”, per via<br />
orale e sotto controllo me<strong>di</strong>co, e<br />
“nutrizione artificiale”, tramite<br />
sonda o stomia, a prescindere dal<br />
tipo <strong>di</strong> alimenti somministrati.<br />
Il Consiglio Nazionale della<br />
FNOMCeO, nel documento sulle<br />
D.A.T. del 13 giugno 2009,<br />
<strong>di</strong>chiara che “in accordo con una<br />
vasta ed autorevole letteratura<br />
scientifica, la nutrizione artificiale<br />
è trattamento assicurato da<br />
competenze me<strong>di</strong>che e sanitarie<br />
… ed infine richiedente il consenso<br />
informato del paziente in<br />
ragione dei rischi connessi alla<br />
sua pre<strong>di</strong>sposizione e mantenimento<br />
nel tempo”.<br />
Se caliamo questa <strong>di</strong>scussione<br />
nella storia naturale degli stati a<br />
bassa responsività, vi sono alcuni<br />
aspetti che comunque meriterebbero<br />
una qualche considerazione.<br />
In primo luogo dovremmo <strong>di</strong>ssipare<br />
un mito che talora viene<br />
avanzato: il paziente in SV normalmente<br />
non necessita <strong>di</strong><br />
nutrienti farmacologicamente<br />
preparati in quanto la funzione<br />
<strong>di</strong>gestiva è conservata. Un recente<br />
revisione sistematica (Krakau,<br />
2006) in<strong>di</strong>ca che la maggioranza<br />
dei pazienti con TBI (Traumatic<br />
Brain Injury) grave e moderato<br />
presenta uno stato ipermetabolico<br />
ed ipercatabolico con <strong>di</strong>sfunzione<br />
gastrica nelle prime due<br />
settimane: i dati delle fasi successive,<br />
anche se scarsi, depongono<br />
per una sostanziale normalizzazione.<br />
Le strategie nutrizionali<br />
adottate da molti centri specializzati<br />
<strong>di</strong> riabilitazione confermano<br />
questo dato. Nella stessa<br />
<strong>di</strong>rezione va l’esperienza <strong>di</strong><br />
molte famiglie che assistono<br />
pazienti a domicilio e che hanno<br />
autonomamente sostituito o integrato<br />
i preparati nutrizionali<br />
24<br />
D O S S I E R<br />
ospedalieri con alimenti domestici<br />
opportunamente frullati e<br />
<strong>di</strong>luiti. Anche alcune aziende<br />
produttrici <strong>di</strong> preparati per nutrizione<br />
enterale stanno cominciando<br />
a proporre miscele composte<br />
da un mix <strong>di</strong> alimenti naturali.<br />
E ancora, il paziente in SV non<br />
necessita obbligatoriamente <strong>di</strong><br />
“apparati tecnologici” per l’infusione<br />
<strong>di</strong> nutrienti. Per quanto ci<br />
può suggerire una survey europea<br />
(Hebuterne 2003) su pazienti<br />
in nutrizione enterale per cause<br />
<strong>di</strong>verse, su 1397 pazienti solo nel<br />
43% era utilizzata una pompa <strong>di</strong><br />
infusione mentre il 57% riceveva<br />
la nutrizione artificiale con tecnica<br />
a caduta, ma soprattutto con<br />
gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenze fra un paese e<br />
l’altro (tra l’altro l’Italia risultava<br />
essere il maggiore utilizzatore<br />
<strong>di</strong> nutripompe).<br />
Questa immagine <strong>di</strong> una <strong>di</strong>pendenza<br />
tecnologica e farmacologica<br />
è stata variamente agitata nel<br />
<strong>di</strong>battito italiano, ma non corrisponde<br />
ad una realtà fattuale e<br />
necessaria. Si può legittimamente<br />
pensare che in molti casi il trascinamento<br />
in fase postacuta <strong>di</strong><br />
strategie nutrizionali proprie<br />
della fase intensivistica si configuri<br />
come una sorta <strong>di</strong> “trattamento<br />
non necessario” o over-<br />
treatment. In qualche modo questo<br />
fatto può richiamare il paradossale<br />
esito della vicenda giu<strong>di</strong>ziaria<br />
attorno al caso Quinlan<br />
quando, rimosso alla fine il supporto<br />
ventilatorio, la paziente<br />
continuò tranquillamente a respirare<br />
autonomamente per altri 10<br />
anni.<br />
È plausibile invece che il valore<br />
terapeutico della nutrizione nei<br />
pazienti in bassa responsività<br />
possa espandersi in <strong>di</strong>rezioni<br />
ancora insospettate nel campo<br />
della farmaconutrizione. Stanno<br />
infatti emergendo le strette relazioni<br />
fra stress ossidativo, neuroinfiammazione<br />
e neurodegenerazione<br />
nei processi <strong>di</strong> lungo<br />
periodo successivi al danno cerebrale,<br />
anche traumatico: i numerosi<br />
e ancora in larga parte poco<br />
conosciuti microcostituenti<br />
nutraceutici degli alimenti naturali,<br />
soprattutto vegetali, potrebbero<br />
<strong>di</strong>venire utili alleati per spostare<br />
la bilancia verso la neuroplasticità<br />
anche nelle fasi molto<br />
tar<strong>di</strong>ve del danno.<br />
Un secondo aspetto controverso<br />
è quello della “proporzionalità”<br />
del trattamento. Le Linee Guida<br />
accre<strong>di</strong>tate (SINPE) in<strong>di</strong>cano<br />
con chiarezza che la nutrizione<br />
artificiale “è una procedura tera-