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Marzo 2008.qxp - Amici di Luca

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D O S S I E R<br />

Una questione che <strong>di</strong>vide comunità cliniche ed opinione pubblica<br />

Idratazione e alimentazione<br />

nello stato vegetativo<br />

<strong>di</strong><br />

Roberto Piperno<br />

Direttore U.O.C. Me<strong>di</strong>cina riabilitativa<br />

e Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Emergenza Ospedale<br />

Maggiore, Azienda USL <strong>di</strong> Bologna<br />

Il nostro paese si è recentemente<br />

e rapidamente allineato su<br />

una questione che <strong>di</strong>vide comunità<br />

cliniche ed opinioni pubbliche<br />

da più <strong>di</strong> 30 anni in altri<br />

paesi del mondo industrializzato.<br />

La questione della nutrizione e<br />

idratazione nel paziente in SV<br />

infatti prende le mosse negli<br />

Stati Uniti dal caso <strong>di</strong> Nancy<br />

Beth Cruzan nel 1990, allorchè<br />

la Suprema Corte assimilò la<br />

nutrizione ed idratazione ad altre<br />

terapie “life-sustaining”. Ma Il<br />

<strong>di</strong>ritto costituzionale al rifiuto<br />

nello SV era già stato affermato<br />

dalla Suprema Corte del New<br />

Jersey nel 1976 nel caso <strong>di</strong><br />

Karen Ann Quinlan, anche se<br />

con riferimento alla ventilazione<br />

meccanica. Nel 1993 il caso <strong>di</strong><br />

Tony Bland pose anche in Europa<br />

(UK) la questione della nutrizione<br />

ed idratazione in un<br />

paziente in SV da 3 anni.<br />

Cure or<strong>di</strong>narie o terapie?<br />

Sinteticamente, sono in campo<br />

tre posizioni che corrispondono a<br />

tre <strong>di</strong>versi principi bioetici <strong>di</strong><br />

riferimento:<br />

1. la posizione espressa a maggioranza<br />

dal Comitato Nazionale<br />

<strong>di</strong> Bioetica nel 2005, per<br />

la quale nutrizione ed idratazione<br />

artificiali costituiscono<br />

forme <strong>di</strong> assistenza or<strong>di</strong>naria<br />

<strong>di</strong> base e proporzionata da<br />

considerare alla stregua <strong>di</strong> un<br />

sostentamento vitale <strong>di</strong> base;<br />

sono pertanto atti dovuti ed è<br />

dubbio che possano essere<br />

considerati “atti me<strong>di</strong>ci” o<br />

“trattamenti me<strong>di</strong>ci” in senso<br />

proprio;<br />

2. La posizione rappresentata dal<br />

caso Cruzan che centra la<br />

decisione sulla volontà soggettiva<br />

e l’autonomia del<br />

paziente, anche nel caso in cui<br />

egli non possa più esercitarla<br />

in modo attuale. Il valore prevalente<br />

è dunque attribuito al<br />

“consenso”.<br />

3. La posizione rappresentata dal<br />

caso Bland che soprattutto<br />

punta a stabilire cosa sia<br />

oggettivamente nel “miglior<br />

interesse” del paziente. Il<br />

valore prevalente è attribuito<br />

al criterio <strong>di</strong> “accanimento” e<br />

quin<strong>di</strong> alla decisione me<strong>di</strong>ca.<br />

Discriminante fra la prima posizione<br />

e le altre due è se la nutrizione<br />

e l’idratazione del paziente<br />

in SV debbano essere considerate<br />

una forma <strong>di</strong> trattamento<br />

me<strong>di</strong>co che, come tale, ricade<br />

sotto l’insieme dei principi, della<br />

deontologia e delle norme che<br />

tutelano il citta<strong>di</strong>no dall’uso<br />

sproporzionato <strong>di</strong> mezzi terapeutici<br />

e dall’attuazione <strong>di</strong> interventi<br />

nel campo della salute senza<br />

consenso libero e informato e<br />

con facoltà <strong>di</strong> ritirarlo in ogni<br />

momento.<br />

Sulla prima posizione si è schierato<br />

un movimento non necessariamente<br />

confessionale anche se<br />

appoggiato dalle massime gerarchie<br />

della Chiesa Cattolica. Gio-<br />

vanni Paolo II nell’allocuzione<br />

del 20 <strong>Marzo</strong> 2004 affermò che<br />

“la somministrazione <strong>di</strong> acqua e<br />

cibo, anche quando avvenisse<br />

per vie artificiali, rappresenta<br />

sempre un mezzo naturale <strong>di</strong><br />

conservazione della vita, non un<br />

atto me<strong>di</strong>co”. Il Forum delle<br />

Associazioni dei familiari nella<br />

Carta <strong>di</strong> San Pellegrino del 5<br />

Aprile 2009 ha affermato che<br />

“l’alimentazione e l’idratazione<br />

sono atti dovuti”. Questa posizione<br />

è rafforzata da uno stu<strong>di</strong>o<br />

italiano che mostra come i familiari<br />

<strong>di</strong> pazienti in SV da un<br />

tempo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 5 anni ritengono<br />

che nutrizione ed idratazione<br />

artificiali siano accanimento<br />

terapeutico solo nel 15,6% dei<br />

casi; l’84,4% non li ritiene tali<br />

(Chiambretto e Guarnerio,<br />

2007). Questa posizione <strong>di</strong> chi<br />

vive la quoti<strong>di</strong>anità dell’esperienza<br />

<strong>di</strong> vicinanza con una persona<br />

in SV merita <strong>di</strong> essere considerata<br />

con la dovuta attenzione.<br />

Le organizzazioni me<strong>di</strong>che che si<br />

sono pronunciate hanno invece<br />

preso le <strong>di</strong>stanze da questa posizione,<br />

anche se con <strong>di</strong>verse sfumature.<br />

In particolare la SINPE<br />

nelle linee guida del 2002 affermava<br />

che la nutrizione artificiale<br />

“è terapia me<strong>di</strong>ca, con specifiche<br />

in<strong>di</strong>cazioni” ma che “non può<br />

mai rappresentare accanimento<br />

terapeutico”. La stessa SINPE<br />

poi, nel documento del Consiglio<br />

Direttivo e della Commissione <strong>di</strong><br />

Bioetica del Gennaio 2007, riaffermava<br />

che la nutrizione artificiale<br />

è un trattamento me<strong>di</strong>co e<br />

non una misura or<strong>di</strong>naria <strong>di</strong> assi-<br />

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