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12.06.2013 Views

Motivazione Studio del perché dell’agire umano “La motivazione è generalmente concepita dagli psicologi come un processo o un insieme di processi che inizia, guida, supporta e infine termina una sequenza di comportamento diretto ad uno scopo” (Taylor et al., 1982)

Motivazione<br />

Stu<strong>di</strong>o del perché dell’agire umano<br />

“La <strong>motivazione</strong> è generalmente concepita<br />

dagli psicologi come un processo o un<br />

insieme <strong>di</strong> processi che inizia, guida,<br />

supporta e infine termina una sequenza <strong>di</strong><br />

comportamento <strong>di</strong>retto ad uno scopo” (Taylor<br />

et al., 1982)


La fame


Cibo e fame<br />

Para<strong>di</strong>gma<br />

dell’alimentazione fittizia<br />

(sham fee<strong>di</strong>ng)<br />

– Odore e gusto come<br />

imme<strong>di</strong>ata ricompensa<br />

anche quando il cibo viene<br />

asportato dallo stomaco <strong>di</strong><br />

ratti, scimmie o esseri<br />

umani<br />

– Sazietà come accumulo <strong>di</strong><br />

cibo nello stomaco<br />

– Segnali <strong>di</strong> sazietà e <strong>di</strong> fame<br />

modulano il valore <strong>di</strong><br />

ricompensa del cibo (es.,<br />

gusto e odore sono<br />

ricompense quando c’è il<br />

segnale <strong>di</strong> fame)<br />

Fattori<br />

orofaringei<br />

Fattori<br />

gastrici e<br />

intestinali<br />

Rinforzo Sazietà<br />

Sì No (anche se<br />

contribuiscon<br />

o alla sazietà<br />

sensoriale<br />

specifica)<br />

No Sì


Segnali <strong>di</strong> controllo fame-sazietà<br />

Sazietà sensoriale specifica:<br />

– La varietà stimola l’assunzione <strong>di</strong> cibo<br />

– Se si mangiano gran<strong>di</strong> quantità <strong>di</strong> un cibo il livello <strong>di</strong><br />

piacevolezza a questo associato scenderà progressivamente<br />

fino a <strong>di</strong>ventare neutrale (con una certa variabilità da cibo a<br />

cibo, in rapporto a gusto, odore, apparenza, consistenza…)<br />

Gonfiore gastrico<br />

– Chiusura dello sfintere pilorico e stimolazione<br />

dei chemiosensori e osmosensori duodenali<br />

Chemiosensori duodenali<br />

– Effetti <strong>della</strong> sazietà prodotta dal glucosio<br />

(attraverso il nervo vago) o dai grassi<br />

(attraverso la via ormonale)


Ipotesi glucostatica<br />

Gli esseri umani mangiano per mantenere la glucostasi<br />

– Quando la concentrazione arteriosa meno quella venosa <strong>di</strong> glucosio<br />

nel plasma si abbassa si avverte la fame<br />

– Abbassamento dei livelli <strong>di</strong> glucosio nei ratti prima dell’assunzione <strong>di</strong><br />

cibo<br />

– Insulina (ormone proteico) che regola l’assunzione del glucosio,<br />

riducendone la concentrazione e favorendone l’accumulo nelle cellule<br />

come grasso<br />

La regolazione dell’appetito e del peso corporeo a lungo termine è<br />

in funzione <strong>della</strong> proteina OB o leptina<br />

Appetito con<strong>di</strong>zionato e modelli <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento (associato con<br />

vista, gusto, odore e consistenza)<br />

– cibo energetico rilascia energie subito dopo il pasto l’in<strong>di</strong>viduo<br />

tende a mangiarne sempre meno<br />

– cibo non energetico rilascia poche energie subito dopo il pasto <br />

l’in<strong>di</strong>viduo tende a mangiarne sempre <strong>di</strong> più


Controllo cerebrale dell’alimentazione<br />

Ipotalamo ventro-me<strong>di</strong>ale: centro <strong>della</strong> sazietà<br />

– Più recentemente è stato mostrato come l’ipotalamo ventro-<br />

me<strong>di</strong>ale ha un’azione in<strong>di</strong>retta sull’alimentazione<br />

aumentandone il bisogno (lesioni a questa area aumentano<br />

la secrezione <strong>di</strong> insulina, con l’effetto <strong>di</strong> ridurre la<br />

concentrazione <strong>di</strong> glucosio e aumentare la necessità <strong>di</strong><br />

alimentarsi)<br />

Ipotalamo laterale: centro <strong>della</strong> fame<br />

– Effetto legato alla presenza <strong>di</strong> fibre che attraversano questa<br />

area, come il fascio dopaminergico nigro-striatale (strutture<br />

collegate a quelle dell’attivazione e controllo del movimento)


Ruolo dell’ipotalamo laterale<br />

Nell’ipotalamo laterale vi sono neuroni che rispondono alla vista e al<br />

gusto del cibo<br />

L’attivazione <strong>di</strong> questi neuroni avviene nelle scimmie solo quando<br />

queste hanno fame<br />

– Neuroni che rispondono tanto a stimolazioni del sistema autonomico<br />

quanto a stimolazioni comportamentali alla vista e al gusto del cibo<br />

Corteccia temporale inferiore (visiva) amigdala corteccia orbitofrontale<br />

ipotalamo laterale<br />

– La modulazione <strong>della</strong> fame interviene sulle risposte delle cellule <strong>della</strong><br />

corteccia temporale o dell’amigdala, ma solo quando l’elaborazione dello<br />

stimolo è in una fase più avanzata (corteccia orbito-frontale)<br />

La risposta delle cellule dell’ipotalamo è sensoriale-specifica;<br />

determinata dall’appren<strong>di</strong>mento (es., visione <strong>di</strong> un oggetto neutro<br />

come una siringa che produce attività nelle cellule dell’ipotalamo se<br />

l’animale ha appreso che attraverso la siringa viene nutrito)


Ipotalamo laterale e ricompensa<br />

Neuroni dell’ipotalamo laterale che rispondono tanto alla<br />

presentazione <strong>di</strong> cibi (se la scimmia è affamata), quando alla<br />

stimolazione o autostimolazione elettrica (quando la scimmia è<br />

affamata)<br />

Vie gustative<br />

– Parte rostrale del nucleo del tratto solitario<br />

– Corteccia (frontale, operculare, insulare): risposta ai 4 gusti<br />

fondamentali<br />

– Corteccia orbito-frontale: risposte ai 4 gusti, al gusto <strong>di</strong> sostanze<br />

proteiche (glutammato), ai cibi complessi<br />

– Interazione con l’ipotalamo<br />

I neuroni <strong>di</strong> quest’ultima area rispondono a cibi particolari<br />

finché non si raggiunge la sazietà modulazione<br />

motivazionale, sensoriale specifica


Principio <strong>generale</strong><br />

1. Prima si forma la rappresentazione sensoriale dello<br />

stimolo<br />

2. Successivamente viene costruito il suo valore<br />

motivazionale<br />

In effetti, non viene meno la rappresentazione dello stimolo una<br />

volta raggiunta la sazietà, ma viene meno il suo valore<br />

motivazionale<br />

I neuroni <strong>della</strong> corteccia orbito-frontale tendono ad abituarsi ad un<br />

intervallo <strong>di</strong> pochi minuti e conservano lo stato <strong>di</strong> abituazione per 1-<br />

2 ore (intervallo <strong>di</strong> tempo caratteristico per la sazietà sensorialespecifica)


Convergenza tra elaborazione olfattiva<br />

e gustativa<br />

Nella corteccia orbito-frontale: neuroni<br />

multimodali (che rispondono a stimoli olfattivi<br />

e gustativi) + neuroni unimodali (gusto,<br />

olfatto e vista) convergenza<br />

nell’elaborazione, modulazione <strong>della</strong> fame<br />

– Influenza del colore del cibo sul gusto


Alimentazione<br />

e appren<strong>di</strong>mento associativo<br />

Corteccia orbito-frontale responsabile dell’appren<strong>di</strong>mento delle<br />

associazioni tra stimoli visivi e gustativi gusto come<br />

ricompensa<br />

– Rovesciamento <strong>di</strong> associazioni (es., associazione <strong>di</strong> gusto dolce a<br />

un cibo e successiva associazione con gusto salato) <br />

appren<strong>di</strong>mento nuova risposta<br />

Amigdala: numerose connessioni (e somiglianze) con la<br />

corteccia orbito-frontale, ma minore velocità <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento<br />

specializzazione <strong>della</strong> corteccia orbito-frontale nei primati,<br />

amigdala presente nel cervello <strong>di</strong> rettili e uccelli<br />

– Sindrome <strong>di</strong> Klüver-Bucy (1939) danni all’amigdala che<br />

inducono le scimmie a portare alla bocca cibo commestibile e non<br />

commestibile


Alimentazione e appren<strong>di</strong>mento<br />

strumentale<br />

Connessioni <strong>della</strong> corteccia orbito-frontale e<br />

dell’amigdala con i sistemi <strong>di</strong> output<br />

– Ipotalamo risposte autonomiche durante<br />

l’alimentazione<br />

– Striato e ganglio basale danni in queste regioni<br />

provocano afagia e a<strong>di</strong>psia (nel quadro <strong>di</strong> una<br />

<strong>generale</strong> acinesia, es. malati <strong>di</strong> morbo <strong>di</strong><br />

Parkinson)<br />

Ruolo dello striato ventrale nei tipi <strong>di</strong> ricompensa <strong>di</strong>versi<br />

dal cibo (es., assunzione <strong>di</strong> anfetamine nei ratti)


Obesità


Obesità<br />

Fattori che contribuiscono allo sviluppo dell’obesità<br />

– Vita sedentaria<br />

– Massiccia assunzione <strong>di</strong> cibi ad alto contenuto energetico<br />

– Iperinsulinemia<br />

– Grande varietà <strong>di</strong> sapori e maggiore <strong>di</strong>fficoltà a indurre sazietà<br />

sensoriale specifica<br />

– Orari rigi<strong>di</strong> dei pasti e <strong>di</strong>fficoltà a regolare l’assunzione <strong>di</strong> cibo in<br />

rapporto al bisogno energetico (conseguente ad assunzioni <strong>di</strong><br />

sostanze più o meno energetiche)<br />

– Alimentazione in orari tar<strong>di</strong> e <strong>di</strong>fficoltà a bruciare i grassi che,<br />

pertanto, si accumulano<br />

– Stress che incide sul bisogno <strong>di</strong> gratificazione importante<br />

attraverso il cibo (es., ratti con una graffetta nella coda<br />

mostravano un’eccessiva assunzione <strong>di</strong> cibo e comportamenti<br />

vicini a quelli delle persone obese, riducibili con ansiolitici)


La sete


La sete<br />

Liquido intracellulare: 40% peso corporeo<br />

Liquido extracellulare: 20% peso corporeo<br />

– Plasma (5% peso corporeo)<br />

– Fluido interstiziale (non nel sistema vascolare; 15% peso corporeo)<br />

Riduzione <strong>di</strong> liquido intra- e extracellulare sete (stimolazione<br />

neuroni dell’area preottica)<br />

Riduzione <strong>di</strong> liquido extracellulare attivazione del sistema<br />

dell’angiotensina renale stimolazione <strong>di</strong> cellule dell’area<br />

preottica<br />

Successivo intervento <strong>di</strong> fattori orofaringei (es., sapore dell’acqua,<br />

ecc.) che fanno da rinforzo<br />

Si smette <strong>di</strong> bere per via <strong>di</strong> fattori orofaringei, tensione gastrica,<br />

stimolazione intestinale dell’acqua e <strong>di</strong>luizione sistemica


Sete e appren<strong>di</strong>mento<br />

Si beve prima che ci sia effettivo bisogno (si<br />

anticipa un bisogno che tra poco sarà<br />

urgente)<br />

Effetto <strong>della</strong> piacevolezza gustativa <strong>di</strong><br />

bevande come the, caffè, ecc.


Il comportamento sessuale


Il comportamento sessuale<br />

Approccio sociobiologico:<br />

– Geni “egoisti”: massimizzazione del patrimonio genetico<br />

<strong>di</strong>fferente per uomini e donne<br />

Es., <strong>di</strong>mensioni dei testicoli <strong>di</strong>verse per primati monogami (es.,<br />

babbuino) o poligami (es., scimpanzé, gorilla)<br />

– Non necessariamente processi espliciti (anche se nell’uomo<br />

esistono processi espliciti e impliciti)<br />

– Attrattività del partner (es., pavone) buono stato <strong>di</strong> salute,<br />

possibilità <strong>di</strong> produrre figli attrattivi per l’altro sesso<br />

– Infedeltà delle ron<strong>di</strong>ni (funzione del maschio <strong>di</strong> protezione <strong>di</strong><br />

una progenie che ha il migliore patrimonio genetico per<br />

scelta <strong>della</strong> femmina)


Regioni cerebrali implicate nel<br />

controllo del comportamento sessuale


Regioni cerebrali implicate nel<br />

controllo del comportamento sessuale<br />

Area preottica dell’ipotalamo: nell’uomo è coinvolta<br />

nel controllo del comportamento sessuale<br />

– Lesioni bloccano il comportamento sessuale maschile<br />

– Stimolazioni elettriche provocano attività <strong>di</strong> copulazione<br />

– Attività metaboliche e neuronali nell’area preottica durante<br />

la copulazione<br />

– Piccole iniezioni <strong>di</strong> testeosterone riattivano il<br />

comportamento sessuale nei ratti castrati<br />

Area preottica me<strong>di</strong>ale dell’ipotalamo: controllo del<br />

ciclo riproduttivo nella donna<br />

– Nucleo ventrome<strong>di</strong>ale ipotalamico: comportamento <strong>di</strong><br />

lordosi dei ro<strong>di</strong>tori


Regioni cerebrali implicate nel<br />

controllo del comportamento sessuale<br />

L’area preottica dell’ipotalamo riceve informazioni dall’amigdala<br />

e dalla corteccia orbito-frontale; successivamente dalla<br />

corteccia visuo-temporale inferiore, dalla corteccia associativa<br />

u<strong>di</strong>tiva temporale superiore, dal sistema olfattivo e<br />

somatosensoriale<br />

Il valore <strong>di</strong> ricompensa degli stimoli “sessuali” viene modulato<br />

dallo stato ormonale nel processamento che avviene a livello <strong>di</strong><br />

area preottica<br />

– Durata limitata del periodo <strong>di</strong> “sensibilità” agli stimoli (es. 4 giorni <strong>di</strong><br />

calore per i ratti; stagioni per l’accoppiamento <strong>di</strong> altri animali, ecc.)<br />

Lesioni nell’area preottica non escludono l’attrazione verso<br />

stimoli sessuali<br />

Proiezioni dell’amigdala e <strong>della</strong> corteccia orbito-frontale attraverso<br />

il ganglio basale


Motivi psicosociali


Scala dei bisogni <strong>di</strong> Maslow (1954; 1968)<br />

Bisogni <strong>di</strong> carenza<br />

(alla base)<br />

Bisogni <strong>di</strong> crescita<br />

(all’apice)


Bisogni primari e secondari<br />

Bisogni secondari perseguiti quando sono sod<strong>di</strong>sfatti quelli<br />

primari<br />

12 aspetti che caratterizzano la persona realizzata (Sugarman,<br />

1986):<br />

1. Percezione accurata degli altri<br />

2. Accettazione <strong>di</strong> sé e degli altri<br />

3. Spontaneità<br />

4. Capacità <strong>di</strong> porre l’attenzione su problemi esterni al sé, imparzialità<br />

5. Autonomia e resistenza al conformismo<br />

6. Capacità <strong>di</strong> apprezzare ciò che è bello e buono<br />

7. Capacità <strong>di</strong> vivere esperienze estreme con partecipazione emotiva<br />

8. Relazioni strette con poche persone<br />

9. Valori morali<br />

10. Creatività


Critiche alla teoria <strong>di</strong> Maslow (1954; 1968)<br />

Fenomenologia, <strong>di</strong>fficoltà nel test scientifico<br />

La nozione <strong>di</strong> autorealizzazione necessita <strong>di</strong><br />

essere specificata ed è <strong>di</strong>fficile da valutare<br />

Sottostima dei fattori sociali e contestuali (per<br />

Maslow l’autorealizzazione <strong>di</strong>pende solo da<br />

processi interni)<br />

I test empirici non confermano pienamente la<br />

teoria


Bisogno <strong>di</strong> affiliazione vs. intimità<br />

Bisogno <strong>di</strong> affiliazione<br />

– Ricerca <strong>di</strong> rapporti sociali influenzata da (Hill, 1987):<br />

Ridurre l’insicurezza in<strong>di</strong>viduale nel confronto con altri<br />

Ricevere sostegno emozionale<br />

Ricevere attenzione e elogi<br />

Essere stimolati nell’interazione sociale<br />

– Stu<strong>di</strong> classici sul bisogno <strong>di</strong> affiliazione (Schachter, 1959):<br />

Stu<strong>di</strong>o 1: 65% <strong>di</strong> ss. che avrebbero ricevuto scosse dolorose<br />

sceglievano <strong>di</strong> farlo in compagnia <strong>di</strong> altri vs. 33% <strong>di</strong> ss. che<br />

avrebbero ricevuto scosse lievi<br />

Stu<strong>di</strong>o 2: I ss. accettavano <strong>di</strong> attendere le scosse dolorose in<br />

compagnia <strong>di</strong> altre persone solo se queste ultime pure fossero state<br />

sottoposte a scosse dolorose


Effetti positivi dell’affiliazione<br />

Stu<strong>di</strong> sul supporto sociale e sugli effetti<br />

benefici <strong>di</strong> tale supporto:<br />

– Su insonnia e mal <strong>di</strong> testa indotto da stress (Cohen<br />

e Hoberman, 1983)<br />

– Sulla durata e qualità <strong>della</strong> vita (Atkins et al., 1991;<br />

Bekman e Syme, 1979)


Bisogno <strong>di</strong> affiliazione vs. intimità<br />

Bisogno <strong>di</strong> intimità<br />

– Differenze in<strong>di</strong>viduali<br />

– Modello <strong>di</strong> Knapp e Vangelisti (1992) sullo sviluppo e<br />

deterioramento dell’intimità:<br />

1. Inizio<br />

2. Sperimentazione<br />

3. Intensificazione<br />

4. Integrazione<br />

5. Legame<br />

6. Differenziazione<br />

7. Limitazione<br />

8. Stagnazione<br />

9. Evitamento<br />

10. conclusione


Determinanti culturali del bisogno <strong>di</strong><br />

intimità<br />

Società collettivistiche più orientate al<br />

sod<strong>di</strong>sfacimento del bisogno <strong>di</strong> intimità vs.<br />

società in<strong>di</strong>vidualistiche più centrate sul<br />

sod<strong>di</strong>sfacimento del bisogno <strong>di</strong> affiliazione<br />

(Trian<strong>di</strong>s et a., 1988)<br />

Hofstede (1980) ha trovato una correlazione<br />

dello 0,46 tra in<strong>di</strong>vidualismo culturale e<br />

bisogno <strong>di</strong> affiliazione


Bisogno <strong>di</strong> achievement (Murray, 1938)<br />

Desiderio <strong>di</strong> “portare a termine un’impresa <strong>di</strong>fficile;<br />

dominare; <strong>di</strong>rigere oppure organizzare… per<br />

superare ostacoli e raggiungere un livello alto; per<br />

superare se stessi” (p. 164)<br />

– In<strong>di</strong>vidui a alto achievement scelta <strong>di</strong> compiti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà<br />

moderata<br />

– In<strong>di</strong>vidui a basso achievement scelta <strong>di</strong> compiti<br />

estremamente facili o estremamente <strong>di</strong>fficili (volontà <strong>di</strong> non<br />

esporsi ad una sfida reale) (Koestner e McClelland, 1990)<br />

Achievement come tratto?<br />

Ruolo dei fattori situazionali?


Motivazione e prestazione<br />

Legge <strong>di</strong> Yerkes-Dodson (1908)


Spiegazioni <strong>della</strong> legge <strong>di</strong> Yerkes-Dodson:<br />

Ipotesi <strong>di</strong> Easterbrook (1959)<br />

Alti livelli <strong>di</strong> <strong>motivazione</strong> (ansia, arousal) riducono<br />

l’attenzione e aumentano la selettività attentiva<br />

– Quando tutte le informazioni irrilevanti sono state escluse,<br />

l’eccessiva focalizzazione attentiva va a scapito delle<br />

informazioni rilevanti<br />

Confusione tra effetti <strong>di</strong> <strong>motivazione</strong> e ansia<br />

– L’ansia eccessiva ha un effetto peggiorativo per la<br />

performance, non la <strong>motivazione</strong><br />

– La selettività attentiva non è un processo puramente<br />

passivo, ma una risposta attiva <strong>di</strong> fronteggiamento in<br />

presenza <strong>di</strong> un sovraccarico <strong>di</strong> informazioni


Spiegazioni <strong>della</strong> legge <strong>di</strong> Yerkes-Dodson:<br />

Teoria dell’efficienza elaborativa<br />

(Eysenck e Calvo, 1992)<br />

Effetti dell’ansia sulla prestazione:<br />

– Motivazionali (effetti positivi): sforzo supplementare per<br />

incrementare la prestazione e gestire l’ansia<br />

– Emozionali (effetti negativi): carico sulla WM<br />

Efficacia <strong>della</strong> prestazione vs. efficienza dell’elaborazione<br />

– Efficacia <strong>della</strong> prestazione: qualità <strong>della</strong> prestazione in un<br />

compito<br />

– Efficienza dell’elaborazione: Efficacia rispetto allo sforzo<br />

Nessun effetto dell’ansia (<strong>di</strong> tratto) sulla prestazione quando il carico<br />

<strong>di</strong> WM è basso: l’efficienza è garantita da uno sforzo supplementare<br />

Effetto significativo dell’ansia quando il carico <strong>di</strong> WM è alto (MacLeod<br />

e Donnellan, 1993)


Teoria del goal setting<br />

(Locke e Latham, 1990)<br />

Scopi a breve vs. lungo termine negli esseri umani<br />

Obiettivi più <strong>di</strong>fficili conducono a livelli <strong>di</strong> prestazione più alti, spec. se<br />

l’in<strong>di</strong>viduo affida a sé il risultato <strong>di</strong> un obiettivo<br />

Applicazioni nella <strong>psicologia</strong> del lavoro per incrementare la<br />

produttività<br />

Con<strong>di</strong>zioni che favoriscono la performance per obiettivi <strong>di</strong>fficili (Locke<br />

et al., 1981):<br />

– Impegno nell’obiettivo (goal committment)<br />

– Feedback sui progressi ottenuti<br />

– Ricompensa per il raggiungimento dell’obiettivo<br />

– Abilità (skills) possedute<br />

– Sostegno<br />

Elementi critici:<br />

– Quantità piuttosto che qualità<br />

– Applicazione solo per spinte motivazionali <strong>di</strong> cui l’in<strong>di</strong>viduo è cosciente

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