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Tale e Quale di Luciano De Crescenzo - panasur

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DAVID HABOBA<br />

<strong>Tale</strong> e <strong>Quale</strong><br />

<strong>Luciano</strong> <strong>De</strong> <strong>Crescenzo</strong><br />

(Italiano)<br />

R I A S S U N T O<br />

1996


TALE E QUALE<br />

<strong>Luciano</strong> <strong>De</strong> <strong>Crescenzo</strong><br />

“Basta non pensare per sentire il rumore del tempo che passa”<br />

Premessa<br />

La massima aspirazione <strong>di</strong> uno scrittore è l’autobiografia, ovvero il potersi scrivere addosso parlando delle<br />

esperienze e dei <strong>di</strong>spiaceri che lo hanno segnato. Non tutti gli scrittori si possono permettere<br />

un’autobiografia. I più seguiti dal pubblico invece sì, e io ne approfitto.<br />

Il mio specchio, o se preferite il mio <strong>Tale</strong> e quale, altro non è che un sosia che ho incontrato in circostanze<br />

misteriose.<br />

La porta screpolata<br />

Dal giorno della scoperta presi l’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> andarmi a rintanare nella stanza misteriosa. Il mio<br />

“pensatorio”: in quella stanza il tempo non passava.<br />

Einstein, Bergson e don Attilio<br />

Qualcuno ha detto (forse io o forse Sant’Agostino, adesso non ricordo) che il passato, il presente e il futuro<br />

non esistono. Il presente, in quanto separazione tra due cose che non esistono, non può esistere. Tutt’al più<br />

potrebbe esistere il presente del passato che è il ricordo, oppure il presente del futuro che è la speranza.<br />

Quello, invece, che proprio non ce la fa a esistere è il presente del presente.<br />

Certo è che qui non si fa in tempo a pensare a una cosa che sta accadendo che questa cosa è già accaduta.<br />

Io, in materia <strong>di</strong> tempo, ho avuto tre gran<strong>di</strong> maestri, e precisamente: Albert Einstein, scienziato tedesco,<br />

naturalizzato americano, nato nel 1879 e morto nel 1955. Henri Bergson, filosofo francese, nato nel 1859 e<br />

morto nel 1941, e buon ultimo, Attilio Caputo, custode <strong>di</strong> via Orazio 14, nato a Napoli nella prima metà del<br />

Novecento e tuttora vivente.<br />

Per Einstein le lancette <strong>di</strong> un orologio più o meno in fretta a seconda <strong>di</strong> come il propietario dell’orologio si<br />

sposta nell’universo: più costui viaggia velocemente e più il suo orologio tende a rallentare. Una volta, poi,<br />

raggiunta la velocità della luce l’orologio si ferma del tutto.<br />

Henri Bergson afferma che il tempo passa più o meno velocemente a seconda degli stati d’animo che si<br />

stanno provando. Ne è così convinto che alla fine, invece <strong>di</strong> chiamarlo “tempo”, lo chiamo “durata”.<br />

Attilio Caputo, <strong>di</strong> mestiere custode: “ingegnè” mi <strong>di</strong>sse “io avrei un’idea. Invece <strong>di</strong> spendere tutti questi<br />

milioni per costruire un secondo ascensore, voi con <strong>di</strong>ecimila lire, o al massimo ventimila, ve la cavate. Vi<br />

comprate due begli specchi: uno me lo piazzate a piano terra e uno al quinto piano. Così i vostri <strong>di</strong>pendenti<br />

si guardano, si riguardano, il tempo passa, e nessuno protesta.<br />

Il Sosia<br />

<strong>De</strong>vi sapere, infatti, che tutti quelli che superano un certo livello <strong>di</strong> notorietà finiscono prima o poi col<br />

<strong>di</strong>ventare vittime dell’ipertrofia dell’ego.<br />

Il mondo parallelo<br />

Un mondo nel quale le cose non sono composte da elettroni, come qui da voi, ma da positroni, collocati<br />

però negli stessi posti degli elettroni; in altre parole, un Mondo Parallelo.<br />

Io non sono altro che una misera copia e so solo quello che sai tu, niente <strong>di</strong> più e niente <strong>di</strong> meno.<br />

Essendo io costituito <strong>di</strong> antimateria, non appena venissi a contatto con il tuo amico, che immagino fatto <strong>di</strong><br />

materia, sparirei in un attimo.<br />

E allora come mai non sparisci adesso che mi sei vicino?<br />

Perché in questa stanza, non essendoci il tempo, non ci sono nemmeno quei due o tre secon<strong>di</strong> necessari<br />

per una sparizione.<br />

Maurice Scève?<br />

Era un poeta francese del Cinquecento, sostenitore dell’amore platonico. S’innamorò perdutamente <strong>di</strong> una<br />

principessa straniera <strong>di</strong> cui aveva solo sentito parlare.<br />

Piacere e dolore<br />

Le donne: finchè le ve<strong>di</strong> a una certa <strong>di</strong>stanza, da un marciapie<strong>di</strong> all’altro, o a una festa, sembrano tutte<br />

creature meravigliose, in particolare quelle belle. Se poi le cominci a frequentare, o peggio ancora, se ci vivi


insieme, ti accorgi <strong>di</strong> quanto siano <strong>di</strong>verse da come te le eri immaginate all’inizio. Allora il mio consiglio è il<br />

seguente:”Accontentati del sogno”.<br />

Il bello delle relazioni virtuali sta proprio in questo, nel fatto che le puoi troncare quando ti pare e piace,<br />

senza essere costretto a <strong>di</strong>rlo alla controparte. Si cambia e basta.<br />

Nella vita si cambia e a un certo punto si scopre che il sogno è preferibile alla realtà. Non sto parlando solo<br />

delle donne, sia chiaro, ma <strong>di</strong> tutto quello che si può desiderare. Quin<strong>di</strong> anche del successo, del denaro, e<br />

del conoscere altri paesi o altre persone. In pratica vedo il mondo con gli occhi degli altri, con quelli dei<br />

fotografi e degli scrittori.<br />

Noi copie viviamo <strong>di</strong> vita riflessa, quin<strong>di</strong> soffriamo e go<strong>di</strong>amo insieme a voi, e quello che è peggio è che,<br />

non potendo influire sugli eventi, siamo costretti a subirli così come vengono.<br />

Per la chiesa il dolore è un bene in<strong>di</strong>spensabile: le cresce il potere e le aumenta l’au<strong>di</strong>ence. D’altra parte,<br />

quand’è che un uomo si rivolge a Dio? Quando soffre, e allora che ben venga il dolore! La verità è che a<br />

questo mondo o si nasce epicurei o stoici…!<br />

La filosofia si <strong>di</strong>visi in due: da una parte gli stoici che credevano nella sofferenza, e dall’altra gli epicurei che<br />

credevano nel piacere.<br />

Noi laici, infatti, cre<strong>di</strong>amo soprattutto nel presente, laddove le religioni monoteistiche puntano sul domani.<br />

Per loro la vera vita non è quella che stanno vivendo oggi, ma quella che vivranno un giorno, dopo la morte.<br />

Ogni fede ha bisogno del dolore per fare proseliti. Solo il dubbio ci può salvare e io, modestamente, credo<br />

<strong>di</strong> essere un umile sacerdote del dubbio.<br />

Il sosia e la sosia<br />

La bellezza e l’età contano solo nei primi <strong>di</strong>eci minuti <strong>di</strong> una presentazione. Poi, non appena ci si comincia a<br />

conoscere e a frequentare, più tempo passa e più <strong>di</strong>ventano importanti le altre qualità.<br />

E allora, nominami le prime quattro cose belle che ti vengono in mente: una bella donna, una bella musica,<br />

un bel panorama, una pasta e fagioli.<br />

Sperlonga<br />

So quanto tengo alla mia libertà e quanto fasti<strong>di</strong>o mi darebbe la convivenza con un altro essere umano. La<br />

più bella frase d’amore che ho scritto da quando faccio lo scrittore è: Amo il tuo posto vuoto accanto al<br />

mio.<br />

La sola idea <strong>di</strong> <strong>di</strong>videre il mio spazio vitale con un’altra persona mi fa venire i brivi<strong>di</strong>.<br />

Ma è possibile che non hai ancora capito qual è il nostro unico nemico?<br />

Qual è?<br />

E la solitu<strong>di</strong>ne. Non esiste nulla al mondo che sia più drammatico della solitu<strong>di</strong>ne. Mangiare da soli, la sera,<br />

davanti alla televisione, è una vera e propria scena dell’orrore.<br />

Il tuo errore sta nel credere che la solitu<strong>di</strong>ne la si possa combattere solo in un modo: con la compagnia <strong>di</strong><br />

una donna.<br />

E come altrimenti?<br />

Innanzi tutto con gli amici: innaffiandoli ogni giorno come se fossero delle piantine che uno ha sul terrazzo.<br />

E poi con il lavoro. Io quando lavoro non mi sento mai solo. Anzi, a volte raggiungo momenti <strong>di</strong> autentica<br />

felicità. E questo mi succede soprattutto quando ho la sensazione <strong>di</strong> aver lavorato bene. Baudelaire un<br />

giorno <strong>di</strong>sse: E più noioso <strong>di</strong>vertirsi che lavorare.<br />

Il Pallonetto<br />

Ogni apparizione era preceduta dal suono <strong>di</strong> un violino. Di una canzone napoletana o <strong>di</strong> un pezzo anni<br />

Quaranta o <strong>di</strong> un’aria <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>, tipo “La donna è mobile”.<br />

<strong>De</strong>vi sapere che ogni volta che uno <strong>di</strong> noi fa una cosina un po’ <strong>di</strong>versa dal suo prototipo ha bisogno <strong>di</strong> un<br />

permesso.<br />

Il libro che intendo scrivere io vuole essere una tua biografia, da quando sei nato fino ai giorni nostri.<br />

Mi fece decine e decine <strong>di</strong> domande: alcune sulla famiglia, altre sui film che più mi erano piaciuti, altri sui<br />

libri che mi avevano formato. Dopo<strong>di</strong>ché proseguì con gli amori, con gli stu<strong>di</strong> e perfino con la fede religiosa.<br />

Volle sapere se ero credente, ateo, agnostico o cos’altro.<br />

Avevo un amico, nato nello stesso palazzo, che era un autentico gigante, si chiamava Carlo Pedersoli. Oggi<br />

Carlo è più noto come Bud Spencer.<br />

Fu anche un grande campione <strong>di</strong> nuoto e pallanuoto.


Gli extraterrestre<br />

Tu giusto un mese fa hai scritto sul tuo “corriere” un pezzo sugli extraterrestri dove hai sostenuto due tesi.<br />

Nella prima ti sei <strong>di</strong>chiarato sicuro dell’esistenza degli extraterrestri. Hai scritto che nell’universo ci sono<br />

miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> pianeti, e che sarebbe davvero strano se nemmeno uno <strong>di</strong> questi fosse abitato. Nella seconda,<br />

invece, hai affermato che mai e poi mai uno <strong>di</strong> questi aliene riuscirà ad arrivare sulla terra.<br />

Proprio in questi giorni nelle imme<strong>di</strong>ate vicinanze del sistema solare sono stati scoperti nove pianeti dove<br />

potrebbero sussistere le con<strong>di</strong>zioni necessarie par una qualche forma <strong>di</strong> vita, e il più vicino <strong>di</strong> questi pianeti,<br />

Ipsilon Eridani, <strong>di</strong>sta da noi “solo” <strong>di</strong>eci anni luce e mezzo. Un viaggio da qui a Ipsilon Eridani, tanto per<br />

dartene un’idea, durerebbe qualcosa come una decina <strong>di</strong> milioni <strong>di</strong> anni.<br />

E io? Quanto tempo ho impiegato per venire nel tuo mondo? Te lo <strong>di</strong>co subito: un istante, e già, perché<br />

scompaio nel Parallelo e un attimo dopo, ricompaio qui, nella tua Stanza misteriosa.<br />

D’accordo, ma tu non esisti o, per meglio <strong>di</strong>re, esisti solo nella mia immaginazione.<br />

Nossignore, esisto, e come se esisto! Ribate <strong>Tale</strong>quale. E piuttosto il tempo che non esiste, ed è il tempo<br />

quello che prima o poi ti fregherà!<br />

E impossibile, infatti, che un alieno, dopo un viaggio <strong>di</strong> milioni e milioni <strong>di</strong> anni, si faccia vedere per pochi<br />

secon<strong>di</strong> da un imbecille qualsiasi e poi se ne parta <strong>di</strong> nuovo!<br />

Se avete tempo vi spiego il tempo<br />

Ma che se può fare in uno spazio deve non passa il tempo? E la risposta non fu affatto felice. La prima cosa<br />

che mi venne in mente fu quella <strong>di</strong> rinchiudersi per mille anni, fino al 3001, in modo da scoprire tutto quello<br />

che sarebbe stato inventato nel terzo millennio.<br />

Oppure, in alternativa, vivere in eterno senza uscire mai, nemmeno una volta. Immaginiamoci che noia! Alla<br />

fine ri<strong>di</strong>mensionai il tutto e pensai <strong>di</strong> non uscire solo por un anno. “Ma che senso avrebbe restare chiuso<br />

qui dentro un anno sapendo che poi anche all’esterno il tempo non sarebbe passato? Comunque volli<br />

provare lo stesso e mi decisi per un isolamento <strong>di</strong> breve durata.<br />

Se è vero che il tempo passa più o meno in fretta a seconda degli stati d’animo (Bergson docet), è<br />

altrettanto vero che gli stati d’animo <strong>di</strong>ventano più o meno importanti a seconda del tempo che sono<br />

durati.<br />

Tra le due affermazioni: “sono così come sono grazie al tempo che è passato”e: “ Il tempo passa perché ho<br />

fatto <strong>di</strong> tutto per farlo passare”, preferisco <strong>di</strong> gran lunga la prima. Non c’è nulla al mondo, infatti, <strong>di</strong> più<br />

prezioso del tempo.<br />

Ve<strong>di</strong>amo ora come il tempo mo<strong>di</strong>fica i nostri interessi e cominciamo con i rapporti uomo-donna. Quattro<br />

sono gli aspetti da prendere in considerazione e precisamente: l’innamoramento, l’erotismo, la convivenza<br />

e il volersi bene.<br />

L’innamoramento viene anche chiamato ”colpo <strong>di</strong> fulmine”. Il guaio è che svanisce solo in uno dei partner<br />

lasciando l’altro nello sconforto più assoluto. Ai tempi <strong>di</strong> Cesare invece, dal momento che la vita me<strong>di</strong>a<br />

durava ventiquattro anni, non ci voleva niente a <strong>di</strong>re a una fanciulla: “Ti amerò per tutta la vita!”<br />

L’erotismo poi, è inutile precisarlo, dura anche meno. Eros vuol <strong>di</strong>re entrare in un luogo misterioso e<br />

scoprire <strong>di</strong> volta in volta le proprie e le altrui emozioni. Attenzione, però a non confondere il sesso con<br />

l’erotismo: il primo lo si pratica con la propria consorte, il secondo con l’amante occasionale; ed è sempre il<br />

tempo, con il metro della monotonia, a <strong>di</strong>stinguere l’uno dall’altro.<br />

La convivenza, anche detta tomba dell’amore, e quella che meno <strong>di</strong> tutte sopporta il logorio della<br />

continuità. Una volta terminato il periodo dell’innamoramento, <strong>di</strong>venta una specie <strong>di</strong> galera.<br />

Resta grazie a Dio, il volersi bene, ovvero l’unico sentimento umano che si avvantaggia del passare del<br />

tempo. Più passano gli anni e più l’affetto tra due esseri umani cresce, magari lentamente ma cresce.<br />

Esaurito il rapporto uomo-donna, passiamo all’arte e ve<strong>di</strong>amo come il tempo la con<strong>di</strong>ziona. Dal punto <strong>di</strong><br />

vista <strong>di</strong> chi la produce non richiede tempi lunghissimi: nasce dall’ispirazione che nella maggior parte dei casi<br />

è una dote istantanea. Vista, invece, dalla parte del consumatore ha bisogno <strong>di</strong> un po’ <strong>di</strong> tempo per farsi<br />

apprezzare.<br />

A pensarci bene, infatti, la nostra vita è troppo corta per poter vedere tutto che c’è da vedere e per poter<br />

leggere tutto quello che c’è da leggere.


Quando si è giovani sembra che il tempo non passa mai. Oggi, invece, che ho superato i settanta, non faccio<br />

in tempo a <strong>di</strong>re Buon Natale che già debbo <strong>di</strong>re Buona Pasqua. A questo punto mi viene un dubbio: “Ma è<br />

solo un’impressione la mia o il tempo passa sul serio più velocemente?<br />

Tutto <strong>di</strong>pende, a mio avviso, dal rapporto esistente tra tempo e velocità visiva. E la nostra velocità visiva a<br />

misurare il passaggio del tempo. Por esempio il mondo visto da una zanzara.<br />

Dunque, io sono una zanzara e sto attaccata al muro <strong>di</strong> casa mia quando vedo un fetentone che mi vuole<br />

schiacciare con un giornale. La cosa, però non mi spaventa più <strong>di</strong> tanto, anche perché io zanzara,<br />

possedendo una velocità visiva altissima, <strong>di</strong> gran lunga superiore a quella dell’uomo, vedo tutto all<br />

rallentatore. Ho quin<strong>di</strong> tutto il tempo che voglio per scappare, e magari anche per avvisarle una collega<br />

<strong>di</strong>stratta che mi sta vicino. Ecco, grosso modo, come andrebbero le cose.<br />

“Attenta che sta arrivando un giornale! Dico all’altra zanzara.<br />

“Un giornale! Che giornale? Chiede lei, per nulla impressionata.<br />

“Credo che sia La Repubblica.”<br />

“Mamma mia”, La Repubblica! Esclama la collega.<br />

“Io , a essere sincera, preferisco il Corriere della sera” lo trovo meno schierato”<br />

“Si, d’accordo”insisto io “ma adesso non stiamo a perdere tempo: an<strong>di</strong>amocene più in alto”<br />

“No, più in alto no, ci siamo già state ieri. Proviamo piuttosto ad andare <strong>di</strong> fronte. Mi <strong>di</strong>cono che si sta<br />

benissimo”<br />

E ce ne voliamo via.<br />

Una zanzara vive solo trenta giorni, ma dal momento che vede al rallentatore, avrà l’impressione <strong>di</strong> vivere<br />

moltissimo.<br />

La confessione<br />

Se invece <strong>di</strong> inventare l’aspirina, l’aulin e il viagra, avessero inventato una pillola che non fa pensare, io oggi<br />

non avrei tanti problemi. Mi si <strong>di</strong>ce che per queste cose esistono i tranquillanti, che non a caso si chiamano<br />

così. Ma sono per dormire, e il sonno dura quello che dura. E poi?, mi vedo costretto a pensare.<br />

La solitu<strong>di</strong>ne è come il freddo, l’amore è come il fuoco, l’amicizia è come una coperta <strong>di</strong> lana. Avrei bisogno<br />

<strong>di</strong> una bella coperta <strong>di</strong> lana.<br />

Questi erano i miei pensieri quando sentii il suono <strong>di</strong> un violino. Questa volta, una musica sacra, tipo Handel<br />

o Bach tanto per intenderci.. <strong>Tale</strong>quale è vestito da prete.<br />

Domenico Rea, Mimì per gli amici, impazziva per le donne: le desiderava anche quando se le immaginava<br />

mentre facevano pipi. Un giorno mi <strong>di</strong>sse che il rumore che fa la pipi delle donne è del tutto <strong>di</strong>verso da<br />

quello della pipi degli uomini.<br />

L’amore eterno<br />

Lucani mio, apri bene le orecchie e ascolta: non è facile essere la copia. Stare sempre lì ad aspettare che il<br />

tuo numero Uno si decida a compiere qualcosa che meriti <strong>di</strong> essere vissuta. Ora, io non so se ci hai mai<br />

fatto caso, ma alla vita, mentre aspettare che il frutto cada dall’albero è quanto <strong>di</strong> più noioso si possa<br />

immaginare. Vorrei vedere te al posto mio. E meno male che in questa stanza siamo riusciti a scambiare<br />

quattro chiacchiere.<br />

Il rumore del tempo che passa<br />

Lui, intendo <strong>di</strong>re il tempo, è fatto cos’: è abituato a camminare in punta <strong>di</strong> pie<strong>di</strong> proprio per non farsi<br />

sentire. Ebbene, se solo potessi parlargli gli chiederei <strong>di</strong> fermarsi, anzi <strong>di</strong> tornare in<strong>di</strong>etro. Gli <strong>di</strong>rei: “ Tempo<br />

mio bello, sono cinque miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> anni, munito più, minuto meno, che vai avanti sempre nella stessa<br />

<strong>di</strong>rezione. Perché non ti fermi? Perché non ti sie<strong>di</strong>? Magari solo per riposarti. E se c’è un episo<strong>di</strong>o del nostro<br />

passato che ti è piaciuto in modo particolare, perché non torniamo a riviverlo insieme?.<br />

Il tempo, a mio avviso, è strettamente collegato al pensiero: più non si pensa e più lui passa in silenzio.<br />

Le domande fondamentali della vita sono due: dove stavo “prima” e dove andrò “dopo”. Le virgolette<br />

stanno a in<strong>di</strong>care che quelle due paroline, “prima” e “dopo”, hanno a che fare col tempo. Capirle vuol <strong>di</strong>re<br />

capire che cosa è la vita. Capire se anche nell’al<strong>di</strong>là ci sarà il tempo è un fatto fondamentale. Ovemai non ci<br />

fosse, sarebbe proprio una bella fregatura!!<br />

La possibilità <strong>di</strong> rivivere un periodo a scelta della propria vita, quello sì che sarebbe il Para<strong>di</strong>so!


“Si scelga l’anno che vuole” mi <strong>di</strong>rebbe San Pietro “ e noi faremo <strong>di</strong> tutto per farglielo rivivere. Ci pensi<br />

bene, però, prima <strong>di</strong> pronunciarsi, perché poi non si può cambiare”<br />

La delusione<br />

Poi, a fare da presentatore, provvide il caso o se preferite il <strong>De</strong>stino, o tutti e due. Si lo so: c’è chi crede nel<br />

primo e chi nel secondo, e chi è convinto che siano la stessa cosa. I greci la chiamavano Anànke, ovvero la<br />

Necessità. Ma che io, vener<strong>di</strong> 14 aprile, alle 14.45 precise, prenda l’eurostar per Napoli e che mi trovi<br />

seduto giusto accanto a lei, Stefania, è una coincidenza ancora più incre<strong>di</strong>bile del caso e del <strong>De</strong>stino messi<br />

insieme. E come se qualcuno, nell’alto dei cieli, avesse deciso che ci dovevamo conoscere per forza.<br />

Io sono stato lì lì per raccontarle tutto dei sosia e della Stanza senza tempo, poi però, grazie a Dio, ho deciso<br />

<strong>di</strong> rinviare la cosa a un altro momento; quel giorno mi avrebbe preso per pazzo.<br />

“piano, piano, non correre! “lo sai come la penso. Stefania per me è sempre stata un’immagine virtuale, un<br />

sogno, una proiezione. Conoscerla potrebbe anche essere pericoloso”<br />

Ebbene, a forza <strong>di</strong> viaggi tra Napoli e Roma e <strong>di</strong> incontri in pizzeria, le ho detto tutto, ovvero dei sosia e del<br />

Mondo Parallelo. Si è messa a ridere come se le avessi raccontato una barzelletta.<br />

“a volte, confesso, anch’io stento a credere quello che mi è capitato”.<br />

Uno del livello <strong>di</strong> Dostoevskij non lo si può ignorare. Provai, allora, a chiederle quali fossero le sue letture<br />

preferite. Mi risponde “i giornali sono noiosi”.<br />

Il dentro e il fuori<br />

Non è vero!, protesta <strong>Tale</strong>equale alzando la voce. Stefania non è così. Stefania è la donna più in gamba cha<br />

abbia conosciuto nella vita. Stefania è bella, è buona, è sensibile, è intelligente…<br />

…. È ignorante, aggiungo io.<br />

Io avevo scritto un piccolo saggio <strong>di</strong> quattro cartelle molto documentato. Avevo <strong>di</strong>stinto la felicità degli<br />

stoici da quella degli epicurei. Avevo citato Epitteto e Seneca tra i primi, Orazio e Lucrezio tra i secon<strong>di</strong>.<br />

Insomma, come al solito: ti giu<strong>di</strong>cano sempre in base allo scomparto in cui ti hanno schiaffato la prima<br />

volta. Tu però, adesso, non commettere lo stesso errore con Stefania. L’hai vista una volta sola in topless, e<br />

ti sei lasciato con<strong>di</strong>zionare dal suo “fuori”, laddove è il suo “dentro” quello che avrebbe dovuto farti<br />

riflettere.<br />

I magnifici quattro<br />

Una sera si presentarono in quattro, tutti identici a me, i tuoi rispettivi sosia: l’io Inconscio, l’io Rimosso e<br />

l’io latente, ovvero tutti i lati del tuo carattere.<br />

L’inconscio si alzò in pie<strong>di</strong> e prese la parola. Mi <strong>di</strong>ci come mai un bel giorno hai deciso <strong>di</strong> farti crescere la<br />

barba?<br />

Mah, capitò per caso, rispondo io. Feci una piccola crociera sulla barca <strong>di</strong> un amico e <strong>di</strong>menticai il rasoio<br />

elettrico. Dopo giorni avevo l’aspetto <strong>di</strong> un lupo <strong>di</strong> mare. Mi piacque e me la tenni.<br />

Non è vero. <strong>De</strong>ntro <strong>di</strong> te identifichi il pelo con il sesso e te la sei fatta crescere per piacere <strong>di</strong> più alle donne.<br />

Ho l’impressione che la bellezza coincida con la gioventù.<br />

Resta il fatto che il nostro prototipo dà troppa importanza all’aspetto fisico e poca a quello psichico, che al<br />

contrario del primo con l’età migliora.<br />

Jean Cocteau: Anche gli specchi, con un po’ <strong>di</strong> buona volontà, dovrebbero riflettere prima <strong>di</strong> riflettere!<br />

Processo per deviazione<br />

Per deviazione continuata come prima cosa si perde il posto <strong>di</strong> copia, e questo, cre<strong>di</strong>mi, almeno nel mio<br />

caso, sarebbe un guaio. Adesso non è che capita tutti i giorni: tu sei uno scrittore, un vip, in intellettuale, un<br />

uomo stimato…. Non da tutti, certo… ma stimato.<br />

Anche a me, a essere sincero, <strong>di</strong>spiacerebbe perderti come sosia. Ormai conosco i tuoi pregi e i tuoi <strong>di</strong>fetti.<br />

Mo sono abituato ai tuoi rimproveri e al suono del violino. Sarei curioso, piuttosto, <strong>di</strong> sapere chi ti<br />

piacerebbe avere dopo <strong>di</strong> me come prototipo.<br />

Senz’altro uno <strong>di</strong> testa, mai uno <strong>di</strong> cuore. Con gli emotivi, infatti, si rischia tantissimo, con i razionali, invece,<br />

soprattutto se ingegneri, molto meno. Purtroppo, però, non siamo noi a scegliere: in genere i prototipi<br />

vengono assegnati per sorteggio, e a quel punto chi capita, quin<strong>di</strong> anche un deficiente, un criminale, o<br />

peggio ancora una donna. Cosa che mi scoccerebbe moltissimo.<br />

La Napoli <strong>di</strong> sotto


Di Napoli ce ne sono due, quella <strong>di</strong> sopra e quella <strong>di</strong> sotto. Come <strong>di</strong>re una città positiva, fatta <strong>di</strong> palazzi e <strong>di</strong><br />

chiese, e una negativa, ma speculare, fatta <strong>di</strong> vuoti. Entrambe hanno strade, stra<strong>di</strong>ne, piazze, piazzette,<br />

cunicoli, pozzi e cisterne.<br />

Le copie<br />

Avete mai passato un’ora al buio, da soli, in compagnia <strong>di</strong> un migliaio <strong>di</strong> scheletri? No?. Ebbene provateci: vi<br />

accorgerete che tutto il vostro modo <strong>di</strong> pensare cambierà <strong>di</strong> colpo, da un momento all’altro.<br />

Gli scheletri stanno lì a ricordarmi che su questa terra siamo <strong>di</strong> passaggio e che posso farci niente, ma<br />

proprio niente <strong>di</strong> niente.<br />

<strong>Tale</strong>equele e i sosia <strong>di</strong> Stefania, Adriana e Federico si sarebbero fatti vivi (nel senso che sarebbero apparsi).<br />

Ascoltami, gli <strong>di</strong>co, dal momento che ci troviamo qui, non potresti farmi vedere anche la copia del mio<br />

primo amore?<br />

Questo è più <strong>di</strong>fficile, ma un tentativo lo si può sempre fare. Non nel mondo parallelo, però, ma nel Terzo<br />

Immaginario.<br />

Si, è un altro mondo, quello dove sono depositati i ricor<strong>di</strong>. Solo che per vederlo bisogna scendere ancora<br />

più giù, nella Napoli <strong>di</strong> tremila anni fa, e camminare, sempre sottoterra, per alcuni chilometri fino a<br />

raggiungere la zona dei Pie<strong>di</strong>grotta.<br />

Il Terzo immaginario<br />

Raggiungemmo un pozzo rettangolare <strong>di</strong> cui, non si riusciva a vedere il fondo. Il buio, il silenzio, il freddo, i<br />

cunicoli stretti e la compagnia <strong>di</strong> un essere misterioso venuto da un altro mondo non potevano non influire<br />

sui miei stati d’animo.<br />

Non mi <strong>di</strong>re che dobbiamo calcarci qui dentro, chiedo a <strong>Tale</strong>quele, in<strong>di</strong>cando il buco nel terreno.<br />

Se vogliamo raggiungere il Terzo Immaginario non abbiamo altra scelta.<br />

Il Terzo Immaginario è fatto così: noi lo chiamiamo Terzo perché viene dopo il primo mondo che è il tuo e il<br />

secondo che è il mio, e “immaginario” perché le figure che ti potrebbero apparire non esistono nella realtà,<br />

ma solo nella tua immaginazione.<br />

Tutto nasce per merito del sole. A quell’epoca i filosofi scendevano ogni mattina nell’agorà e si mettevano a<br />

parlare tra loro. Quin<strong>di</strong>, parla oggi e parla domani, finirono con l’innescarsi a vicenda e <strong>di</strong>ventarono più<br />

creativi.<br />

In amore è meglio essere lasciati <strong>di</strong> più, poi, però, ci resta almeno qualcosa: il ricordo.<br />

Caccioppoli: Tre sono le cose per le quali vale la pena <strong>di</strong> vivere: la matematica, la musica e l’amore.<br />

Aprii gli occhi e finalmente me la vi<strong>di</strong> davanti: bella come non l’avevo vista mai! Chiesi a <strong>Tale</strong>quale se la<br />

potevo baciare e lui mi <strong>di</strong>sse: Provaci.<br />

Fu a quel punto che mi svegliai.<br />

Insomma il mio era stato solo un sogno. L’unica cosa, però, che mi lasciò perplesso fu un piccolo violino<br />

poggiato ai pie<strong>di</strong> del letto.

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