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ET IN ARCADIA EGO Una Accademia Bussetana del '700 ... - immac.it

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<strong>ET</strong> <strong>IN</strong> <strong>ARCADIA</strong> <strong>EGO</strong><br />

<strong>Una</strong> <strong>Accademia</strong> <strong>Bussetana</strong> <strong>del</strong> <strong>'700</strong>: l'Emonia<br />

Per chi voglia rievocare la v<strong>it</strong>a di Busseto nell'Età Barocca, elemento di prim'ordine è anz<strong>it</strong>utto<br />

l'aspetto arch<strong>it</strong>ettonico, che prese forma in quella età e che dà ancor oggi un aspetto<br />

inconfondibile alla piccola e illustre c<strong>it</strong>tadina padana.<br />

Ben si può dire che, fra i centri maggiori <strong>del</strong>la Bassa Parmense, l'arch<strong>it</strong>ettura di Busseto<br />

primeggi per una spiccata nobiltà di linee, per una peculiare armonia di volumi.<br />

Ogni epoca, dal tardo Medio-Evo in poi, ha lasciato in Busseto le sue tracce, ma se l'impronta<br />

urbanistica bussetana è ancora in gran parte marcatamente medioevale, i monumenti più<br />

solenni e grandiosi sono indubbiamente quelli <strong>del</strong>l'Età Barocca:<br />

la villa Pallavicino<br />

l'ex Collegio dei Gesu<strong>it</strong>i con l'annessa chiesa di S. Ignazio<br />

il Monte di Pietà<br />

alcuni palazzi patrizi<br />

la chiesa <strong>del</strong>la SS. Trin<strong>it</strong>à.<br />

Il tempo, che tutto cambia e consuma, i gusti mutati degli uomini, che spesso vogliono tutto<br />

rinnovare, anche senza motivo, e sost<strong>it</strong>uire in ogni epoca l'antico al moderno, non ultimi i<br />

maldestri e pacchiani rifacimenti di questi anni, contribuirono in larga misura a svisare<br />

l'aspetto di Busseto barocca.<br />

Rimane tuttavia questa arch<strong>it</strong>ettura solida, eur<strong>it</strong>mica, elegante, che ci attesta come, nel '600 e<br />

nel <strong>'700</strong>, i Bussetani volevano dar lustro agli edifici sacri e profani <strong>del</strong>la loro fiorente e attiva<br />

c<strong>it</strong>tadina.<br />

Nobili e borghesi arricch<strong>it</strong>i gareggiavano nella costruzione di palazzi, in cui i cortili e gli scaloni<br />

d'onore avevano un posto preminente.<br />

Ricchi e poveri esprimevano nel fasto opulento <strong>del</strong>le chiese, colmandole di quadri, di stucchi, di<br />

argenti preziosi, il trionfalismo <strong>del</strong>la Controriforma. Non esistono più in Busseto, che io sappia,<br />

interni di palazzi o di case rimasti com'erano nell'Età Barocca.<br />

Anche le chiese hanno sub<strong>it</strong>o varie trasformazioni, ma glì interni di S. Ignazio, di S.<br />

Bartolomeo, <strong>del</strong>la SS. Trin<strong>it</strong>à ci danno tuttavia una immagine assai viva <strong>del</strong>l'Età Barocca. Da<br />

non dimenticare, infine, la sagrestia di S. Bartolomeo, con il suo fasto austero e spagnolesco.<br />

Numerosi pure i quadri <strong>del</strong>l'Età Barocca ancora oggi esistenti negli ambienti sacri e profani di<br />

Busseto : basti pensare alle tre grandi e belle tele <strong>del</strong> p<strong>it</strong>tore bussetano Antonio Balestra nella<br />

chiesa <strong>del</strong>la SS. Annunziata, dove furono trasportate dopo aver ornato a lungo il salone di Casa<br />

Bocelli.<br />

Detti quadri — nel disegno lievemente ondeggiante e nelle increspature dei panneggi, nei colori<br />

a pastello chiari, luminosi e sapientemente sfumati (bellissimi e <strong>del</strong>icati azzurri, verdi, grigi,<br />

rosa) sono molto interessanti ai fini di questo studio perché ci presentano immagini idilliache e<br />

« pastorali », tutte soffuse di evidente ispirazione arcadica.<br />

È da tenere presente che questi quadri furono dipinti negli anni in cui fioriva a Busseto<br />

l'Arcadia, con il nome di <strong>Accademia</strong> Emonia e che, essendo l'Emonia formata soprattutto da<br />

sacerdoti e da canonici <strong>del</strong>la Collegiata, il Balestra viveva in un ambiente colto e raffinato, dove<br />

l'Arcadia era di casa.<br />

Forse il prevosto stesso di Busseto — quel Fabio V<strong>it</strong>ali che era Gran Pastore d'Emonia con il<br />

nome di Idalmo Talaride —o qualche confratello <strong>del</strong> Balestra diede al p<strong>it</strong>tore l'idea <strong>del</strong>la natura<br />

come sfondo ideale dei quadri religiosi, oppure il Balestra stesso, che doveva indubbiamente<br />

conoscere la poetica di Arcadia, che sapeva ammirare con la sua profonda sensibil<strong>it</strong>à d'artista i<br />

paesaggi solcati dal Po o dall'Ongina, ricchi di acqua, di pace, di alberi verdi e frondosi, trasse<br />

— sia pure nell'inconscio — dall'atmosfera spir<strong>it</strong>uale in cui viveva allora Busseto, quella linfa<br />

v<strong>it</strong>ale che fu nutrimento <strong>del</strong>la sua arte.<br />

Certo, per una ricostruzione ideale di Busseto nell'Età Barocca, accanto all'arch<strong>it</strong>ettura e alla<br />

p<strong>it</strong>tura, gioverebbe conoscere la produzione letteraria dì quell'epoca, che trovò sicuramente la<br />

massima espressione nell'Arcadia, ma che è però, in gran parte, purtroppo perduta.<br />

Anche fra i libri <strong>del</strong>la Biblioteca di Busseto e fra i manoscr<strong>it</strong>ti conservati presso il Monte di Pietà


en poche sono le opere rimaste, di tutta quella produzione degli Arcadi che dovette essere<br />

copiosissima.<br />

È bello per noi, uomini <strong>del</strong> '900, che abbiamo perduto il senso <strong>del</strong>la natura non toccata e non<br />

guasta dalla civiltà, ma che, al pari e più degli Arcadi, vorremmo un r<strong>it</strong>orno alla natura e<br />

gradiremmo poter sognare come sognava Rousseau, leggere vecchie e polverose carte <strong>del</strong>la<br />

Emonia, riscoprire quei libri che per tanti e tanti anni, forse, furono da tutti dimenticati.<br />

R<strong>it</strong>roviamo così l'eco un po' spenta, ma estremamente suggestiva, di quella età lontana da noi,<br />

non tanto per gli anni trascorsi, quanto per il modo di pensare e di sentire: Busseto r<strong>it</strong>orna ad<br />

essere la « Valle di Tempe » sacra alle Muse, dove pastori venerandi celebrano, con religiosa<br />

solenn<strong>it</strong>à, i loro misteri letterari.<br />

E, al di là <strong>del</strong>le pastorellerie, forse un po' leziose e apparentemente vacue, pur sentiamo<br />

vibrare l'anima di quegli uomini che ricercavano, anche nelle eserc<strong>it</strong>azioni poetiche, una più<br />

alta e intensa etic<strong>it</strong>à.<br />

Se pensiamo a tutte le Arcadie che pullularono in Italia e nel Parmense (come a Parma e a<br />

Fontanellato) e consideriamo il loro carattere spensierato, lievemente sensuale e godereccio,<br />

l'Emonia di Busseto sembra distaccarsi da tutte le altre Arcadie per una sua peculiare serietà e<br />

auster<strong>it</strong>à di intenti.<br />

I pastori d'Emonia r<strong>it</strong>enevano infatti — quasi come in una sorta di umanesimo in r<strong>it</strong>ardo — che<br />

il culto appassionato e approfond<strong>it</strong>o <strong>del</strong>la lingua contribuisse in sommo grado non solo ad<br />

ingentilire, ma anche a migliorare i costumi. Aborrivano dall'ozio e volevano creare qualcosa di<br />

nuovo e di vivo.<br />

Il bello era insomma per essi via per giungere al buono, proprio secondo l'ideale <strong>del</strong>l'antica<br />

Grecia che prendevano a mo<strong>del</strong>lo: xcaov xccì ayabv. La palestra <strong>del</strong>le Muse diventava così per<br />

gli Emóni palestra di quelle virtù che noi chiamiamo civiche.<br />

«Quello, che tratto Egisto Mantide, e Me, e con noi Aldonio Capso a formare cotesta Adunanza<br />

di Poeti con Nome di PASTORI EMÓNI non è venuto da ambizione, né da alterezza, ma, e da<br />

desio di veder coltivata una bell'Arte, la quale, e per se stessa, e per le cognizioni, che<br />

debbono andarle Manzi, accompagnarla e seguirla, è stata, è, sarà sempre l'ornamento d'ogni<br />

ben nato C<strong>it</strong>tadino, e da giusta brama di allontanare da Noi l'ozio di sì gran mali, come ogniun<br />

sà, ahi troppo sempre feconda cagione», diceva il gran pastore Idalmo Talaride, cioè Fabio<br />

V<strong>it</strong>ali, nell'atto solenne di nasc<strong>it</strong>a <strong>del</strong>la Emonia (24 settembre 1755) e nella partecipazione <strong>del</strong><br />

Sovrano Ferdinando di approvare le leggi <strong>del</strong>l'<strong>Accademia</strong> si scriveva, fra l'altro, <strong>del</strong> duca:<br />

«prendendo in veduta la felic<strong>it</strong>à, l'onore, la gloria di questa vostra C<strong>it</strong>tà, che non è una <strong>del</strong>le<br />

gemme meno preziose <strong>del</strong>la sua Real Corona» e si continuava esprimendo l'auspicio di<br />

Ferdinando che gli Emóni fossero utili allo Stato, alla società e a se stessi. La fiducia <strong>del</strong> duca<br />

(o forse, meglio, dei suoi intelligenti collaboratori quali il ministro Du Tillot) non era mal<br />

riposta.<br />

Quei pastori Emóni che «raunati nella VALLE DI TEMPE presso il FIUME PENEO, vicino alla<br />

grande Capanna, luogo a ciò destinato, il giorno quattresimo <strong>del</strong> Mese settesimo <strong>del</strong>l'Anno pur<br />

settesimo dalla Fondazione» (4) avevano voluto dare il, decalogo all'<strong>Accademia</strong>, bene<br />

mer<strong>it</strong>arono di Busseto.<br />

— Anche se le loro poesie non raggiunsero mai vette sublimi, anche se l'<strong>Accademia</strong> di Busseto<br />

e tutte le Accademie d'Italia sarebbero state ben presto destinate e scomparire travolte dai<br />

tempi nuovi. —Questi pastori rifulsero tutti per virtù civiche altissime: si dedicarono alla<br />

chiesa, alla scuola, al miglioramento continuo <strong>del</strong>le condizioni di v<strong>it</strong>a <strong>del</strong> loro paese.<br />

Accolsero nell'Emonia molti corrispondenti di altre c<strong>it</strong>tà e instaurarono cosi rapporti di stima e<br />

di amicizia con persone illustri e lontane (forse mai viste, data la grande difficoltà dei viaggi in<br />

quei tempi), ma conosciute e apprezzate attraverso gli scr<strong>it</strong>ti: in questo culto <strong>del</strong>l'antico e <strong>del</strong><br />

bello, in questa ricerca <strong>del</strong>la parola esatta e armoniosa, che accomunava tutti nell'ideale<br />

repubblica <strong>del</strong>le lettere.<br />

Purtroppo molti scr<strong>it</strong>ti degli Emóni sono andati perduti: rimangono i documenti di una seduta,<br />

quella <strong>del</strong> 24 dicembre 1755 (quando l'Emonia ebbe, come ho già detto, il suo decalogo) e<br />

alcuni fogli, sparsi qua e là, manoscr<strong>it</strong>ti o a stampa, sul tramonto <strong>del</strong>l'Emonia stessa negli anni<br />

intorno all'800. Non mancano, è vero, le poesie dei corrispondenti, come quelle <strong>del</strong>la poetessa<br />

Gaetana Secchi Ronchi di Guastalla.<br />

La Secchi Ronchi fu molto apprezzata da un Bussetano di eccezionale statura morale e<br />

intellettuale, Ireneo Affò, arcade egli stesso e discepolo di Fabio V<strong>it</strong>ali, che scrisse per lei:— il «


discorso » o prefazione alle « Rime » (Guastalla, Comun<strong>it</strong>à 1776) — la « Festevole dedicatoria<br />

» premessa alle « Rime facete » <strong>del</strong> cav. Alessandro Pegolotti Guastallese (Guastalla, 1766).<br />

La poetessa, acclamata nell'Arcadia di Roma con il nome di Erbistilla Argense, fu fatta segno<br />

agli strali <strong>del</strong> Frugoni, che disse di lei: «nasuta e rugosa figlia di Apollo, non donna ma<br />

fantasma».<br />

La Secchi Ronchi fu davvero, a giudicare dai r<strong>it</strong>ratti, donna di bruttezza non comune. Ma non<br />

ebbe, a quanto pare, «complessi di inferior<strong>it</strong>à», come si direbbe oggi. Fu arguta, cordiale,<br />

simpatica, attiva e anzi infaticabile; seppe scrivere poesie sui più disparati argomenti (seri e<br />

faceti, sacri e profani) con accenti non mediocri.<br />

Ridotta, negli ultimi anni di sua v<strong>it</strong>a, in povertà, seppe affrontare la dura sorte con dign<strong>it</strong>à e<br />

fermezza, né le venne mai meno quella amabile e sorridente arguzia, che rimase un tratto<br />

precipuo <strong>del</strong>la sua forte e bella personal<strong>it</strong>à.<br />

Di alcuni arcadi bussetani ci rimane un libretto di poesie scr<strong>it</strong>te in onore di padre Cherubino da<br />

San Girolamo, dopo il suo quaresimale <strong>del</strong> 1800.<br />

L'opuscolo è interessante, sia come unica raccolta antologica a stampa <strong>del</strong>la produzione<br />

poetica di Emonia, sia perché ci dà un quadro vivissimo, anche se filtrato attraverso le<br />

immagini poetiche, di un quaresimale d'eccezione in S. Bartolomeo a Busseto. Il predicatore<br />

doveva saper attanagliare gli ud<strong>it</strong>ori e commuoverli con visioni apocal<strong>it</strong>tiche <strong>del</strong>l'aldilà.<br />

Certo la sua arte oratoria doveva essere molto efficace, se alcuni colti e intelligenti Emóni<br />

andarono a gara nel tessere gli elogi di questo CHERUB<strong>IN</strong>O e furono tutti concordi nel<br />

presentare un ud<strong>it</strong>orio sempre attento, emozionato, commosso e soprattutto trasportato<br />

dall'oratore sacro sulle ali <strong>del</strong>l'immaginazione più fervida e <strong>del</strong> sentimento più appassionato.<br />

«Il tuo parlar — dice, di Cherubino, Polinio Cl<strong>it</strong>oneo — armonioso, splendido, soave,<br />

or minaccioso, veemente e grave il cuor <strong>del</strong>l'ud<strong>it</strong>ore e punge, e molce».<br />

E l'emone N.N.P.E., in un sonetto squis<strong>it</strong>amente arcadico pur nella riffigurazione, studiata e<br />

raffinata, di un paesaggio orrido, canta:<br />

«O mi conduca in cavo orrido speco<br />

Per sentiero da belve appena usato,<br />

O sieda opposto a un masso dirupato,<br />

Ove mia voce sol ripeta l'eco»;<br />

Delicate reminiscenze petrarchesche si notano invece in un sonetto di Pietro V<strong>it</strong>ali:<br />

«Voi, che cercando pur diletto e gioia,<br />

Siete in donar sì larghi il vostro affetto,<br />

E discorrendo d'uno in altro obbietto,<br />

Certo affanno cogliete, e lunga noja».<br />

Notevole di Elimanto Doricrenio (Benedetto Fulcini) il sonetto:<br />

«Come un fiume di molte onde sonante<br />

Nato da alpestri fonti cristalline<br />

Irriga l'arse sterili vicine<br />

Campagne, e innaffia le infeconde piante;<br />

Per lui esulta il prato verdeggiante<br />

Gemon le piante da be' frutti chine,<br />

Veston il suol le rose porporine,<br />

Ed è la messe bella ed abbondante;<br />

Tal la tua voce, il gesto, il zelo ardente,<br />

O CHERUB<strong>IN</strong>, lo stil chiaro e sublime<br />

Scorre limpido, e inonda dolcemente.<br />

Ogni affetto terren frena e reprime,<br />

L'error sbandisce dalla cieca mente,<br />

Ed orme di virtù rare v'imprime».<br />

Il componimento poetico è forse il più bello di tutta la raccolta perché vivo ed immediato nella<br />

sua agile eleganza. E, infine, degna di nota una canzone <strong>del</strong>l'abate Marco Pagani:


«D'aurate corde eoliche<br />

Armo la cetra, e tento<br />

Su nuovo plettro armonico<br />

Di laudi un bel concento.<br />

Lungi profane Vergini<br />

Del vocal Pindo, e il Dio,<br />

Che lava i crini lucidi<br />

Dell'Aganippe al rio.<br />

Oggi tonar dal Pergamo<br />

Tal Orator s'intende,<br />

Che al lido Greco e Ausonio<br />

L'intatto onor contende.<br />

Esso le vie <strong>del</strong>l'anima<br />

Chiusa in suo cor penetra,<br />

E forte al par <strong>del</strong> fulmine<br />

Ogni difesa spetra.<br />

Tal fiume piomba indom<strong>it</strong>o<br />

Dalla montana cava;<br />

Tal forse un dì la Grecia<br />

Pericle rovesciava».<br />

Sembra di sentire riecheggiare nella canzone la lezione <strong>del</strong> Monti. Termino questa rapida<br />

rassegna c<strong>it</strong>ando ancora Polinio Cl<strong>it</strong>oneo:<br />

«Di dolci accenti fabro<br />

Queste alte ver<strong>it</strong>à <strong>del</strong>l'Oratore<br />

Scorrean sul dotto labro.<br />

E tu diletta al Ciel, Busseto mia,<br />

Allumasti per lui opra e valore<br />

La mente al ver restia».<br />

Dove è bello l'appassionato indirizzo a Busseto:<br />

«E tu diletta al Ciel, Busseto mia».<br />

Molto ci sarebbe da dire su Ireneo Affò e sulla sua formazione culturale in Busseto.<br />

L'Affò fu il discepolo prediletto di Fabio V<strong>it</strong>ali, che per primo ne scoprì e valorizzò la singolare e<br />

geniale att<strong>it</strong>udine agli studi letterari; può considerarsi il segno sicuro <strong>del</strong>la serietà di<br />

impostazione culturale che l'Emonia ebbe. Anche se poi, per lunghi e operosi anni, l'Affò visse<br />

al di fuori <strong>del</strong>la Emonia, sia per gli interessi più disparati sia per la sua stessa gigantesca<br />

personal<strong>it</strong>à di studioso: vir omnigenae erud<strong>it</strong>ionis, come giustamente si diceva allora. L'Affò<br />

infatti, come tutti sanno, fu letterato, storiografo, cr<strong>it</strong>ico d'arte e poeta. Ma sull'Affò tanto è<br />

stato già scr<strong>it</strong>to, anche da parte di valentissimi saggisti. E d'altra parte l'argomento sarebbe<br />

così vasto, da richiedere uno studio a parte.<br />

Per tornare alla Emonia, sent<strong>it</strong>o in essa fu il rimpianto per la morte di quei pastori che<br />

<strong>del</strong>l'<strong>Accademia</strong> erano stati i fondatori e l'anima:<br />

Idalmo Talaride (Fabio V<strong>it</strong>ali)<br />

Egisto Mantide (Buonafede V<strong>it</strong>ali)<br />

Aldonio Capso (Francesco Eletti).<br />

Quei pastori che di Busseto, anche presso lontane c<strong>it</strong>tà, erano stati ì degnissimi rappresentanti.<br />

Con la loro scomparsa l'<strong>Accademia</strong> si svigorisce, avviandosi all'inesorabile declino.<br />

Le solenni celebrazioni in S. Ignazio — nell'ottobre <strong>del</strong> 1814 — sono come un grandioso e<br />

corale epicedio, in cui già vibra qualcosa <strong>del</strong>la poesia cim<strong>it</strong>eriale, tanto in voga in quegli anni,<br />

ma in cui si cantano per l'ultima volta i motivi più cari d'Arcadia: la pace <strong>del</strong>la natura, la<br />

musica che commuove gli animi, la profonda religios<strong>it</strong>à di certi m<strong>it</strong>i pagani. L'orazione detta dal<br />

gran pastore Vietro V<strong>it</strong>ali fu alta e commossa.


Ricordando i cari scomparsi, Pietro V<strong>it</strong>ali non volle dimenticare i Bussetani «in ogni tempo <strong>del</strong>le<br />

dolci Muse grandi amatori» e «dotati dalla benefica natura di un ingegno non ignobile ed assai<br />

svegliato» e c<strong>it</strong>ò le glorie passate di Busseto nel campo <strong>del</strong>le lettere: Stefano Dolcino,<br />

Bernardino Cipelli, Tiburzio Sacco, Antonio Droghi. «Felice disposizion naturale de' Bussetani<br />

per le poetiche cose» — sottolineava il V<strong>it</strong>ali. E, dopo aver <strong>del</strong>ineato la storia <strong>del</strong>l'Emonia e dei<br />

suoi benemer<strong>it</strong>i fondatori, proseguiva:<br />

Qui i culti campi e le valli fiorirono<br />

Quando questi che piango in terra apparvero;<br />

E i colli di verd'erba si coprirono,<br />

E i foschi nembi e le procelle sparvero;<br />

Talor vidi d'Idalmo al lamentevole<br />

Canto piegare i pin le cime mobili,<br />

Ed il sonante fiumicel scorrevole<br />

Le pure onde tener fisse e immobili;<br />

Appassionata e poetica rievocazione, tutta squis<strong>it</strong>amente arcadica, dove le immagini vanno<br />

intese e gustate nel loro valore morale: Busseto visse allora la sua Età <strong>del</strong>l'Oro, la sua età<br />

felice! Analoga ispirazione ha anche l'idillio di Antonio Andreoli modenese :<br />

Ogn'anno allor, che riconduce Autunno<br />

Di pampinosi tralci inghirlandato<br />

I doni di Pomona e di Vertunno<br />

Mesti veniam di questa tomba a lato<br />

E ricorda piangendo ogni pastore<br />

D'Egisto nel cantar l'alto valore.<br />

L'eterne Ninfe che han le selve in cura<br />

Piene d'affanno dall'opposto speco<br />

Memori anch'esse di sì gran sventura<br />

Con fioca voce al lamentar fan eco,<br />

E all'innocente gem<strong>it</strong>o risponde<br />

Il rio col lento sussurrar <strong>del</strong>l'onde.<br />

E con l'immagine <strong>del</strong> «rio», che scorre con il «lento sussurrar <strong>del</strong>l'onde», (ogni parola è musica<br />

nel canto <strong>del</strong>l'Andreoli, ogni immagine è n<strong>it</strong>ida e pacata anche di fronte al mistero <strong>del</strong>la morte)<br />

chiudo questo mio studio, che vuol essere un piccolo omaggio a Busseto e alla sua storia, ricca<br />

di fascino e di poesia.<br />

(1) I tre quadri rappresentano: Le Marie al Sepolcro - La Resurrezione - Il « Noli me<br />

tangere».<br />

(2) Emoni: nome grecizzante, indica coloro che vivono in Tessaglia presso l'Olimpo.<br />

(3) La valle di Tempe e il fiume Penéo ricorrono frequentemente nei m<strong>it</strong>i e nella poesia<br />

<strong>del</strong>la Grecia antica.<br />

(4) L'Emonia era già sorta, pur senza un regolamento e senza l'approvazione sovrana, fino<br />

dal 1749.

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