biografie dei salesiani defunti - Don Bosco
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<strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong> - Biografie <strong>dei</strong> Salesiani <strong>defunti</strong> negli anni 1883 e 1884<br />
al par delle sue ci meriteranno le nostre fatiche. Questa fiducia ci vien oggi ravvivata dalla santa<br />
morte del Sac. D. Giuseppe Stra, che quantunque non abbia potuto viver lungamente con noi,<br />
tuttavia per quegli anni che consacrò al Signore nella nostra Congregazione meritò di finire la<br />
sua vita, come dice S. Paolo, sopraffatto di gaudio in mezzo alle sue tribolazioni, rasseganto {47<br />
[55]} in mezzo ai più acerbi dolori e con quella pace che imbalsama la morte di colui che è<br />
destinato al Paradiso.<br />
Era nato in Novello, diocesi d'Alba, alli 4 di Ottobre del 1856.<br />
Ebbe genitori pii, che conservarono nella loro famiglia come preziosa eredità il santo<br />
timor di Dio. Frequentò le classi elementari del paese natio con esito felice, e mentre progrediva<br />
negli studii, sentiva crescere nell'animo suo una particolar tendenza alla pietà. Era assiduo alla<br />
Chiesa, pigliava gusto nell'assistere alle sacre funzioni, ed in cuore diceva spesso: con quanto<br />
piacere mi farei anch'io sacerdote! Pareva che ciò non dovesse accadere; poichè, e per la povertà<br />
della famiglia, e per la mancanza di benefattori, non ostante il buon desiderio di tutti, gli anni<br />
passavano, e pel nostro aspirante al santuario non v'era mai nulla di nuovo. Ma un bel dì, dopo<br />
aver sentito parlare di D. <strong>Bosco</strong> e del suo Oratorio ove si educavano tanti giovani per lo stato<br />
ecclesiastico, volle parlarne in famiglia. Il progetto piacque, ed ecco dopo poco tempo il nostro<br />
Giuseppe venir annoverato fra gli alunni nostri di Torino. Percorse le prime classi ginnasiali con<br />
buona condotta e con profitto non mediocre. Giunto che fu alle classi superiori, ocorrendo un<br />
Maestro per le scuole <strong>dei</strong> giovanetti esterni, allora frequentatissime, fu scelto per tale incarico il<br />
nostro Giuseppe, come quello che per l'età e per gli studii fatti e per altre eccellenti doti che<br />
concorrono a formare un buon maestro sembrava a ciò attissimo. Assunse di buon animo questa<br />
prova d'obbedienza che durò per ben due anni, e frattanto occupando {48 [56]} con usura il<br />
tempo compì i suoi corsi di ginnasio. Il Signore compensò largamente l'ubbidienza e il sacrificio<br />
che fece in quei due anni dandogli la vocazione allo stato religioso.<br />
Ebbe contrarietà a superare per corrispondervi; ma sapendo egli assai bene che, inimici<br />
hominis sunt domestici ejus, nell'affare della scelta dello stato non altre voci ascoltò che quella di<br />
Dio e del suo direttore di spirito. Di qui nacque la quieta tranquillità e la gioia che lo resero caro<br />
a quanti lo conobbero. Indossò l'abito ecclesiastico, a cui aspirava fin da fanciullo, l'anno 1875 e<br />
nel medesimo tempo fu ammesso fra gli Ascritti della Società Salesiana. Attese con nuovo ardore<br />
ai nuovi studii e fu docile alle lezioni di virtù che venivangli date da tutti quei mezzi industriosi<br />
di cui abbonda una Congregazione religiosa. Mandato come insegnante nel collegio di Lanzo vi<br />
passò molti anni, cercando per quanto le sue forze lo permettevano di fare del bene a quei cari<br />
giovanetti, che alle sue cure venivano affidati. Si occupava nelle scuole, nelle assistenze e nelle<br />
ricreazioni. Si mostrava sempre allegro e teneva viva la ricreazione sia con nuovi giuochi che<br />
introduceva, sia col suo umore gioviale; nel che si distinse sempre. Era assai umile; pel che<br />
s'intratteneva volontieri coi più piccoli, coi più meschini, e molte volte attirava ai giuochi (ed in<br />
seguito, con questo mezzo, al Signore), i giovanetti più ritrosi. Ovunque fu mandato dai<br />
Superiori si segnalò sempre per la facilità di volere, con cui piegavasi volontieri a qualunque<br />
occupazione venissegli data. Ma un desiderio era sempre come alla cima de' suoi pensieri, ed era<br />
il pensiero del Sacerdozio. Questo pensiero per {49 [57]} una parte lo riempiva di giubilo e lo<br />
spronava ad acquistare meglio le virtù richieste per sì alto stato, per l'altra lo atterriva, vedendosi<br />
come egli spesso diceva, tutto pieno di difetti, ed ancora appena principiante nella via della virtù;<br />
pel che si raccomandava a quanti avevano a fare con lui ed anche ai giovanetti alle sue cure<br />
affidati; poichè, diceva, tra questi ve n'è sempre qualcuno che ha l'anima ancor affatto candida ed<br />
innocente, e questi ottengono col loro cuor puro quelle grazie che anche le preghiere più ferventi<br />
degli adulti non possono ottenere. I suoi desideriifurono appagati.<br />
Il Signore che l'aveva fatto religioso, lo volle ancora Sacerdote sebbene per brevi anni;<br />
chè, alcuni mesi appena erano trascorsi dopo il dì fortunato in cui aveva celebrata con tanta<br />
consolazione la prima Messa, quando cadde infermo con poca speranza di guarigione,<br />
essendoglisi rotta, per quanto pareva, una vena, in seguito a sforzi fatti. Ripigliatosi un po' da<br />
quel repentino assalto, dietro insistenza della famiglia e consiglio del medico, i Superiori gli<br />
permisero di andar a respirare l'aria natia.<br />
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