biografie dei salesiani defunti - Don Bosco
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<strong>Don</strong> <strong>Bosco</strong> - Biografie <strong>dei</strong> Salesiani <strong>defunti</strong> negli anni 1883 e 1884<br />
di filosofia da cui riportò esito lodevole; ed in seguito, a quello di maestro elementare che gli<br />
riuscì pure favorevole. E tutto questo non solo non lo distoglieva dalle sue pratiche di pietà, ma<br />
pareva che servisse a concentrarlo nello spirito. Il suo esempio, senza che pur esso se ne<br />
avvedesse, riuscì anche di stimolo potente a' suoi colleghi, molti de' quali appresero, ad unir<br />
l'impegno per l'adempimento <strong>dei</strong> proprii uffìzi a quello di attendere alla perfezione religiosa.<br />
Moltissime altre cose sarebbero a dirsi di questo tempo che passò nell'assistenza degli<br />
artigiani e del bene che vi faceva; ma per non dilungarci soverchiamente s'intralasciano. Solo è<br />
necessario che noi ammiriamo una volta più il detto dello Spirito Santo là ove dice che la pietà è<br />
utile a tutto: pietas ad omnia utilis est. Poichè, come potè mai il nostro Giovanni ottenere tanti<br />
buoni frutti in cose così difficili e superiori all'età sua, egli per certo non essendo di un'abilità<br />
straordinaria, non avendo speciali doni di natura, non imponente la sua presenza, non<br />
affascinante la sua scienza? Il segreto di cui si serviva per ottenere tanti buoni frutti non è da<br />
rintracciarsi nel novero delle cose umane. Egli era un giovane di preghiera; pregava molto,<br />
pregava costantemente e con gran fede. Prima d'incominciare una cosa d'importanza andava in<br />
chiesa a pregare; prima di fare una correzione qualunque ad un giovane raccomandava la cosa al<br />
Signore, pregandolo dargli grazia a trovare la via di parlargli al cuore; prima di rintracciare e<br />
riparare al disordine cercava l'aiuto di Colui {39 [47]} che tutte può comporre le cose e disporle<br />
a sua maggior gloria. Varie volte poi alla preghiera univa quell'altr'arma tanto conosciuta ai santi,<br />
così poco a noi: la penitenza. Ci dice lo Spirito Santo che è irresistibile al trono di Dio la<br />
preghiera unita alla penitenza. « Precatio cum ieiunio. » Ma queste sue penitenze speciali dalla<br />
sua sagace umiltà per la maggior parte ci furono tenute nascoste; solo sappiamo che tra i<br />
proponimenti che fece negli Esercizi spirituali e che ad ognimese rileggeva facendo l'esercizio<br />
della buona morte, vi era questo: « Terrò sempre celati i miei patimenti. » Questi erano i mezzi<br />
che adoperava, e per cui riusciva nelle sue imprese.<br />
Era passato poco più che un anno, dacchè il nostro Giovanni con tanto zelo si occupava<br />
nell'assistenza degli artigiani; quando il direttore del collegio di Lanzo, sentendo il bisogno di<br />
avere un buon maestro per la prima classe elementare, si rivolse direttamente al Superiore della<br />
Congregazione per averne uno che corrispondesse al gran bisogno che ne aveva. I cari bambini<br />
che frequentano quella prima scuola, più che d'imparare le cose di scienza hanno bisogno di un<br />
maestro che abbia molta pazienza, e che verso loro faccia quasi da madre; e non è tanto facile<br />
incontrarsi in chi accoppii in sè le molteplici qualità a quest'uffizio richieste. D. <strong>Bosco</strong>, il quale<br />
più che altri conosceva la necessità di quel collegio, volendo accondiscendere alle giuste<br />
domande del Direttore, determinò di mandare il chierico Arata. Tutti subito d'accordo dissero<br />
che miglior scelta far non poteva. A dire il vero, soggiunge qui il prelodato direttore da cui si<br />
toglie per intiero la relazione di quest'ultimo periodo {40 [48]} della, vita di Arata, a dir il vero,<br />
egli corrispose perfettamente al desiderio ed all'aspettazione <strong>dei</strong> Superiori. Arata fu una<br />
benedizione pel collegio di Lanzo. Appena arrivato colà si pose di tutta lena a compiere il suo<br />
assunto: fece veramente quanto per lui fu possibile; e non è a dire il bene che riuscì a fare in<br />
quelle anime tenerelle nei pochi mesi che vi lavorò attorno. Fu proprio sventura per quei<br />
piccolini vederselo sì presto chiamato da questa terra! Insegnava a leggere e a scrivere, ma non<br />
dimenticava mai di raccontare qualche bell'esempio di virtù; tanto diceva quanto era necessario<br />
per imprimere la verità che voleva insegnare in quelle piccole menti. Era tanta l'affezione che<br />
loro portava che non li curava solo in iscuola, ma anche in chiesa e quando andavano a fare le<br />
passeggiate, e mai li perdeva di vista quando ricreavansi nel cortile. Sono in errore coloro i quali<br />
dicono che stando sempre i superiori coi giovanetti, coll'andare del tempo questi perdono loro il<br />
rispetto. Arata mai s'allontanava da' suoi cari fanciulli e ciò nulla ostante tutti gli erano<br />
affezionatissimi, e sempre conservava su di loro quell'influenza che era necessaria per educarli al<br />
bene. Il vero si è che quando un maestro od altro superiore può fermarsi molto co' suoi alunni, ha<br />
campo in mille modi di dare ora un incoraggiamento, ora un buon consiglio, ora un'istruzione<br />
opportuna. La qual cosa appuntino con gran profitto faceva il nostro Giovanni. Nella scuola era<br />
pazientissimo; e quando voleva avvisar qualcuno, con tutta carità lo prendeva appresso di sè, e il<br />
castigo ordinario era il dire, che se continuasse nel mal fare, scemerebbe l'amor {41 [49]} suo<br />
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