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Bollettino Valtortiano n°84 - Maria Valtorta

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Semestrale d’informazione e cultura valtortiana<br />

c/o CEV – Viale Piscicelli 89-91<br />

03036 Isola del Liri (fr) Italia<br />

Si pubblica dal 1970. Redattore e direttore responsabile: Emilio Pisani.<br />

Autorizzazione del Tribunale di Cassino n. 374 del 18/11/1970.<br />

Spedizione in abbonamento postale 70%, filiale di Frosinone.<br />

Fotocomposto e stampato in proprio.<br />

Nell’anno 2012<br />

Luglio-Dicembre 2012 84<br />

la Chiesa ha proclamato Beati due Valtortiani<br />

Il 12 aprile, a Città del Messico, il Delegato<br />

Pontificio card. Angelo Amato, Prefetto della<br />

Congregazione delle Cause dei Santi, proclamava<br />

Beata la messicana Madre <strong>Maria</strong> Inés Teresa,<br />

fondatrice delle Missionarie Clarisse del Santissimo<br />

Sacramento.<br />

Abbiamo brevemente parlato di Lei sulla quarta<br />

pagina del precedente numero 83, riportando<br />

una sua lettera del 1978 che dimostrava la sua<br />

cordiale amicizia con Emilio e Claudia Pisani,<br />

conosciuti personalmente a Roma. In quella<br />

lettera si augurava di poterli avere un giorno a<br />

pranzo nella casa generalizia della Congregazione<br />

che Lei aveva fondato, e dichiarava di essere<br />

“molto affezionata alla lettura dell’opera”<br />

di <strong>Maria</strong> <strong>Valtorta</strong>, che era “diventata una delle<br />

fonti di lettura spirituale più bella”.<br />

La nuova Beata era non solo lettrice, ma anche<br />

propagatrice dell’opera valtortiana. Ce lo attestava,<br />

in una lettera a vent’anni dalla morte,<br />

una suora che era stata sua stretta collaboratrice:<br />

“Quando cominciò ad uscire [l’edizione in<br />

lingua spagnola] io, per incarico della Nostra<br />

Reverenda Madre, feci tutte le ordinazioni per<br />

fornire le 35 case sparse per il mondo che fino<br />

ad allora aveva fondato Nostra Madre, perché a<br />

lei piaceva molto, e inoltre regalò a Vescovi, Sacerdoti<br />

e persone la collana dei volumi in spagnolo<br />

e italiano”.<br />

*<br />

Il 29 settembre, ad Acireale in Sicilia, lo stesso<br />

card. Angelo Amato, a nome del Papa, proclamava<br />

Beato il francescano di origine siciliana<br />

P. Gabriele M. Allegra, che fu missionario in<br />

Cina, dove è morto nel 1976.<br />

Padre Allegra, come familiarmente viene chiamato,<br />

è noto soprattutto per aver tradotto in<br />

lingua cinese tutta la Bibbia. Uomo di studio e<br />

di profonda cultura, divoratore di libri, fu anche<br />

predicatore innamorato della Madonna, apostolo<br />

tra i lebbrosi e grande comunicatore, sempre<br />

animato da una fede viva. I suoi rapporti con<br />

uomini di scienza (sono noti i suoi dialoghi con<br />

Teilhard de Chardin) non lo distoglievano dai<br />

contatti soprattutto epistolari con parenti, amici,<br />

confratelli.<br />

Proprio da un confratello, che a Roma curava<br />

la rivista Sinica Franciscana, ebbe qualche volume<br />

dell’opera di <strong>Maria</strong> <strong>Valtorta</strong>, che egli lesse<br />

e se ne innamorò, fino a scrivere in una lettera:<br />

“Non credo che un genio possa completare così<br />

la narrazione evangelica: digitus Dei est hic!...<br />

Io sento in questo libro il Vangelo, o meglio il<br />

profumo inebriante del Vangelo. E sono superbo<br />

che tante - non tutte - tante ipotesi corrispondono<br />

a quelle che nella mia testa balzana mi ero<br />

fatto per coordinare la vita del Salvatore. Ma<br />

solo a voce potrei parlare di ciò. Questo libro<br />

è per me un atto di divina misericordia per la<br />

Chiesa, per le anime semplici, per i cuori che<br />

sono evangelicamente fanciulli”.<br />

Sono copiosi gli scritti di Padre Allegra che<br />

commentano o illustrano l’opera di <strong>Maria</strong> <strong>Valtorta</strong>,<br />

che egli consigliava a tutti di leggere. Li<br />

abbiamo riportati nel libro Pro e contro <strong>Maria</strong><br />

<strong>Valtorta</strong> (310 pagine – euro 17,00). Riproponiamo<br />

solo il suo giudizio finale: “Doni di natura e<br />

doni mistici armoniosamente congiunti spiegano<br />

questo capolavoro della letteratura religiosa<br />

italiana e forse dovrei dire della letteratura cristiana<br />

mondiale”.


LeLettere di <strong>Maria</strong> <strong>Valtorta</strong><br />

Lettere A MADRE TERESA MARIA<br />

Volume Primo - Anni 1945-1946<br />

342 pagine - euro 20,00<br />

Madre Teresa <strong>Maria</strong> di San Giuseppe, al secolo Lidia Korompay, era nata a Venezia il 18 febbraio 1900, secondogenita dei sette<br />

figli (cinque femmine e due maschi) di Umberto Korompay e <strong>Maria</strong> Fazzini. In quella famiglia, che era di condizione agiata, si coltivava<br />

l’amore ad ogni espressione dell’arte, in modo speciale alla musica.<br />

Intelligente e d’ingegno versatile, Lidia nutriva una profonda pietà cristiana, che la indusse a consacrarsi con il voto di castità a soli 15<br />

anni, offrendosi a Dio per la santificazione dei sacerdoti. Non avendo ottenuto dai genitori il consenso per farsi carmelitana, raggiunta<br />

la maggiore età fuggì di casa e fu accolta, a Roma, nel monastero delle Carmelitane Scalze di Santo Stefano Rotondo, dove prese i voti.<br />

Apprezzata per le sue doti, divenne ben presto Maestra delle novizie e nel 1938 fu destinata al monastero delle Carmelitane Scalze di<br />

Camaiore (Lucca), dove fu eletta Priora per la prima volta nel 1941.<br />

Durante la seconda guerra mondiale il monastero fu gravemente danneggiato dai bombardamenti, per cui le monache, dispensate<br />

dalla stretta clausura, dovettero adattarsi in sistemazioni provvisorie. Soltanto nel 1955 la Comunità poté trasferirsi da Camaiore a San<br />

Colombano, nei pressi di Lucca, in una villa ceduta dal Conte Trombi e ristrutturata per l’uso monastico.<br />

La Madre Teresa <strong>Maria</strong>, rieletta più volte Priora nella stessa Comunità, svolse sempre il suo ufficio con illuminata saggezza, che rifulgeva<br />

inoltre in un intenso rapporto epistolare con familiari, con persone comuni e con alcune personalità, ma in modo tutto speciale con <strong>Maria</strong><br />

<strong>Valtorta</strong>, che l’aveva eletta a sua mamma spirituale.<br />

Dopo due anni di infermità, si spense a San Colombano il 7 dicembre 1985, vigilia della festa dell’Immacolata, nel cui giorno aveva<br />

iniziato, da adolescente, il suo cammino di totale donazione a Dio.<br />

Lettere A PADRE MIGLIORINI<br />

200 pagine - euro 15,00<br />

P. Romualdo M. Migliorini, sacerdote dell’Ordine dei Servi di <strong>Maria</strong>, era nato a Volegno di Stazzema (Lucca) il 21 giugno 1884.<br />

Dopo avere esercitato per alcuni anni il sacro ministero in Italia, nel 1911 fu destinato alle Missioni, prima in Canada, dove fu parroco,<br />

e poi in Sud-Africa, dove divenne Superiore regolare e Prefetto apostolico. Rientrato in Italia nel 1939 e divenuto Priore del Convento<br />

Sant’Andrea a Viareggio, nel 1942 divenne il direttore spirituale di <strong>Maria</strong> <strong>Valtorta</strong>, che per lui scrisse l’Autobiografia nel 1943 e a lui<br />

confidò, nel venerdì santo di quello stesso anno, di aver ricevuto il primo “dettato”. Fu quindi testimone della prodigiosa produzione<br />

letteraria della sua assistita, che era inferma a vita. Trascrisse a macchina i quaderni autografi di lei e le dette assistenza materiale e<br />

spirituale soprattutto nel periodo tragico della guerra e dello sfollamento da Viareggio.<br />

Per avere imprudentemente diffuso i fascicoli dattiloscritti, contravvenendo al volere della <strong>Valtorta</strong>, e per essersi occupato di qualche<br />

altro caso di natura soprannaturale, forse discutibile, nel 1946 fu richiamato a Roma, rimanendo in contatto epistolare con la scrittrice<br />

mistica, con la quale era in crescente disaccordo fino ad arrivare ad una rottura completa.<br />

Malato, morì a Carsòli (L’Aquila), nella residenza estiva degli studenti del suo Ordine, il 10 luglio 1953.<br />

Lettere A MONS. CARINCI<br />

144 pagine – euro 12,50<br />

Mons. Alfonso Carinci era nato a Roma il 9 novembre 1862, regnando ancora Pio IX. Sacerdote dal 1885, divenne Cerimoniere di<br />

Leone XIII ed ebbe degli incarichi dal successore Pio X. Dal 1911 al 1930 fu Rettore dell’Almo Collegio Capranica in Roma e dal 1930 al<br />

1960 ricoprì la carica di Segretario della Sacra Congregazione dei Riti, che si occupava delle Cause dei Santi. Per aver rinunciato più di<br />

una volta al cardinalato, nel 1945, all’età di 83 anni, fu eletto Arcivescovo titolare di Seleucia di Isauria. All’apertura del Concilio Vaticano<br />

II, nel 1962, fu festeggiato come il più vecchio Vescovo del mondo.<br />

Fu il Padre Berti a fargli conoscere, a Roma, l’Opera di <strong>Maria</strong> <strong>Valtorta</strong> quando era ancora inedita e veniva fatta circolare, in fascicoli di<br />

copie dattiloscritte, tra persone autorevoli e dotte per averne degli attestati. Mons. Carinci, che nel 1948 si recò a Viareggio e fece visita a<br />

<strong>Maria</strong> <strong>Valtorta</strong>, nella cui stanza di inferma entrava con profonda venerazione, scrisse un lungo attestato che porta la data del 17 gennaio<br />

1952 ed è riportato nel libro Pro e contro <strong>Maria</strong> <strong>Valtorta</strong> di Emilio Pisani. Nello stesso anno tornò a Viareggio e celebrò Messa nella<br />

camera della <strong>Valtorta</strong> il 29 giugno, festa dei santi apostoli Pietro e Paolo.<br />

Ebbe familiarità con Pio XII e fu un discreto intermediario tra quel Papa e <strong>Maria</strong> <strong>Valtorta</strong>. Era apprezzato per la sua umiltà e per<br />

un’arguzia d’impronta romanesca. Morì ultracentenario il 6 dicembre 1963 senza avere mai perduto la lucidità di mente.<br />

Era il decano del clero romano. L’ultimo Papa della sua vita, Paolo VI, corresse la sua qualifica in “decoro del clero romano”.<br />

CENTRO EDITORIALE VALTORTIANO<br />

03036 ISOLA DEL LIRI (FR)<br />

Indirizzare le richieste al<br />

tel. 0776.807032 – fax 0776.809789<br />

cev@mariavaltorta.com – www.mariavaltorta.com<br />

Allo stesso indirizzo si può richiedere il catalogo delle pubblicazioni, che comprende le opere di <strong>Maria</strong> <strong>Valtorta</strong>, altri<br />

suoi scritti fino alle ultime novità, libri estratti dalle opere, lavori di ricerca, raccolte di testimonianze e sussidi vari.


Il 2 luglio 1973, a Firenze, Claudia porta la cassetta contenente<br />

i Resti mortali di <strong>Maria</strong> <strong>Valtorta</strong>, traslati da Viareggio per essere<br />

tumulati, dopo una suggestiva e raccolta cerimonia, nella<br />

Cappella del Capitolo al Chiostro Grande della Ss. Annunziata. Le è accanto<br />

Marta Diciotti. Ai lati sono visibili: a sinistra, semicoperto, l’illustre mariologo<br />

Padre Roschini e a destra il Priore conventuale Padre Alessandrini, entrambi<br />

dell’Ordine dei Servi di <strong>Maria</strong>.<br />

Claudia si confida a lungo con il Papa Giovanni Paolo II, che<br />

infine le prende il capo tra le mani e se lo stringe al petto. È il<br />

12 aprile 1980, sabato, nell’udienza speciale concessa ai fedeli<br />

della Diocesi di Aquino-Sora-Pontecorvo.<br />

Claudia nel suo studio al CEV (Centro Editoriale <strong>Valtortiano</strong>),<br />

dove ha trascritto al computer quasi tutto l’Epistolario di <strong>Maria</strong><br />

<strong>Valtorta</strong> (che è in corso di pubblicazione) e dove controllava<br />

le traduzioni delle opere valtortiane (specialmente nelle lingue francese,<br />

spagnola e inglese) segnalando agli autori delle traduzioni - che gliene erano<br />

grati - i salti e i probabili errori di interpretazione del testo originale italiano. Ha<br />

tradotto dal francese il libro L’ Énigme <strong>Valtorta</strong> di J-F Lavère.<br />

Claudia Vecchiarelli<br />

(1943-2012)<br />

Sposata con Emilio Pisani<br />

Co-fondatrice con il marito del<br />

“Centro Editoriale <strong>Valtortiano</strong> srl.”<br />

e della<br />

“Fondazione <strong>Maria</strong> <strong>Valtorta</strong> Cev – onlus”


Per fare orientare i molti lettori che se ne mostrano disiorientati<br />

devo spiegare come è potuto succedere che siano nate<br />

Due fonDazioni con il nome Di maria valtorta<br />

Una “Fondazione”, regolata da uno Statuto, costituita<br />

con atto pubblico e riconosciuta come persona giuridica,<br />

non deve fare altro che perseguire lo scopo che è<br />

dichiarato nello Statuto e orientare ogni sua attività al<br />

conseguimento di quello scopo. Sotto questo aspetto<br />

la “Fondazione” dà maggiori garanzie rispetto a certe<br />

forme di libera aggregazione di persone, come le associazioni,<br />

i gruppi, i circoli ecc.<br />

Questo è il motivo per cui ho sempre pensato di dover<br />

costituire una “Fondazione” alla quale affidare il<br />

patrimonio di <strong>Maria</strong> <strong>Valtorta</strong> da custodire e far servire<br />

con la stessa cura e la stessa fedeltà da me esercitate<br />

e rispettate (posso dichiararlo con santo orgoglio) fin<br />

dall’inizio.<br />

Il 19 luglio 2005 confidai il mio pensiero al sig. GV,<br />

sia perché era un professionista esperto in materia,<br />

sia perché da qualche tempo egli diffondeva con generosità<br />

i volumi dell’Opera di <strong>Maria</strong> <strong>Valtorta</strong>. Il sig.<br />

GV mi confermò che la Fondazione era la soluzione<br />

migliore per lo scopo che mi prefiggevo e mi confidò, a<br />

sua volta, che anch’egli intendeva costituire una Fondazione<br />

per favorire la diffusione degli Scritti valtortiani.<br />

Ci trovammo subito d’accordo nell’unire i nostri<br />

due intenti per varare una sola Fondazione, alla quale<br />

io avrei conferito “il” patrimonio valtortiano, di cui ero<br />

depositario, ed egli avrebbe conferito “un” notevole<br />

patrimonio liquido, già definito e accantonato.<br />

All’accordo iniziale seguirono le trattative, che si<br />

presentavano non facili per l’emergere di punti di vista<br />

differenti in merito al testo dello Statuto. La fretta<br />

di GV, che era animato dallo zelo di far conoscere<br />

<strong>Maria</strong> <strong>Valtorta</strong> e la sua Opera anche attraverso una<br />

istituzione voluta da lui, era frenata da riflessione e<br />

ponderazione da parte mia, preoccupato come ero di<br />

dare buone regole alla Fondazione che doveva accogliere<br />

e custodire l’eredità della nostra scrittrice mistica<br />

(dai manoscritti originali alla casa in Viareggio,<br />

senza trascurare documenti e ricordi di vario genere)<br />

nel rispetto della volontà della stessa <strong>Valtorta</strong>, di cui<br />

anche mi ritengo depositario. Sono perfino arrivato ad<br />

accettare la possibilità che GV facesse per conto proprio<br />

la sua Fondazione, avente lo scopo di incrementare<br />

lo studio e la conoscenza degli Scritti valtortiani;<br />

ma era per me sottinteso che egli, pur connotandola<br />

come valtortiana nella denominazione, non vi avrebbe<br />

messo esplicitamente il nome di <strong>Maria</strong> <strong>Valtorta</strong>, per<br />

lasciarlo alla Fondazione che di <strong>Maria</strong> <strong>Valtorta</strong> avrebbe<br />

raccolto l’Eredità.<br />

Nell’anno 2009 si poneva come intermediario tra<br />

GV e me il sacerdote Don EZ, che aveva appena costituito<br />

l’Associazione Culturale Accademia Valtortiana<br />

per i suoi particolari interessi di studio. Avevamo<br />

finalmente raggiunto un accordo a tre quando il sig.<br />

GV, che aveva trovato piena e incondizionata disponibilità<br />

in Don EZ, ritenne opportuno staccarsi da me<br />

per aver ravvisato, a suo giudizio, una incompatibilità<br />

tra la mia posizione nel CEV (Centro Editoriale <strong>Valtortiano</strong>)<br />

e quella che avrei assunto nella “Fondazione<br />

<strong>Maria</strong> <strong>Valtorta</strong>”.<br />

Nel rispetto della decisione presa da GV con l’appoggio<br />

di Don EZ, il 3 novembre 2009 chiesi ad entrambi<br />

il “favore” di modificare la denominazione della<br />

loro costituenda Fondazione, perché il nome di <strong>Maria</strong><br />

<strong>Valtorta</strong> fosse riservato alla Fondazione-Erede che ora<br />

dovevo costituire da solo e senza l’apporto finanziario<br />

(nel frattempo accresciuto) di GV. Non ebbi risposta<br />

alcuna. L’8 gennaio 2010 il Sig. GV mi trasmise, per<br />

conoscenza, una copia dell’atto notarile, notificandomi<br />

in tal modo che fin dal 10 dicembre 2009 egli aveva<br />

costituito la “Fondazione <strong>Maria</strong> <strong>Valtorta</strong>” affidandone<br />

la presidenza a Don EZ.<br />

Preso atto del fatto compiuto, mi misi subito al lavoro<br />

per poter costituire la nostra Fondazione, quella<br />

per la quale avevo chiesto consiglio a GV nel lontano<br />

19 luglio 2005. Esattamente dopo cinque anni da<br />

quell’incontro, il 19 luglio 2010, potevo anch’io recarmi<br />

da un Notaio per far nascere con atto pubblico<br />

la “FoNDaZIoNE MarIa VaLtorta CEV”. Membri<br />

fondatori erano due persone fisiche (mia moglie ed<br />

io) e una persona giuridica (la società editrice Centro<br />

Editoriale <strong>Valtortiano</strong>, siglabile CEV).<br />

Poiché la nostra Fondazione aveva come scopo primario<br />

quello di tutelare e curare il patrimonio culturale<br />

valtortiano, che è divenuto d’interesse mondiale,<br />

in data 28 ottobre 2010 l’Agenzia delle Entrate la<br />

iscriveva all’anagrafe delle “onlus” (organizzazione non<br />

lucrativa di utilità sociale). Pertanto la nostra Fondazione<br />

si distingue dall’altra perché al nome di <strong>Maria</strong><br />

<strong>Valtorta</strong> aggiunge non solo la sigla “CEV” ma anche<br />

l’acronimo “onlus”. Come ultimo atto, la “FoNDaZIo-<br />

NE MarIa VaLtorta CEV onlus” veniva iscritta nel<br />

registro prefettizio delle persone giuridiche il 29 giugno<br />

2011.<br />

La distinzione tra le due Fondazioni sfugge a molti,<br />

creando confusione e disorientamento. Inoltre,<br />

trattandosi di due Fondazioni che in un certo modo<br />

si sovrappongono, ciascuna di esse evita di dare un<br />

pubblico riconoscimento all’altra. Perfino succede che<br />

l’altra Fondazione non può adempiere a qualche obbligo<br />

statutario perché manca il nostro consenso, che<br />

è necessario essendo noi a pieno titolo gli Eredi di<br />

<strong>Maria</strong> <strong>Valtorta</strong>.<br />

Prima ancora che la nostra Fondazione avesse il<br />

riconoscimento della personalità giuridica, il sig. GV,<br />

con il quale siamo rimasti in cordiali rapporti malgrado<br />

la vivacità delle immancabili discussioni, mi proponeva<br />

la “fusione” delle due Fondazioni. La sua proposta<br />

era accolta da me con interesse e riconoscenza.<br />

Ma non ci siamo accordati perché la particolare<br />

forma di fusione voluta da GV, che rifiutava un’altra<br />

forma più sicura che io gli controproponevo, richiede<br />

di nuovo l’intero iter burocratico per ottenere i riconoscimenti<br />

della personalità giuridica e della qualifica di<br />

“onlus”, senza la certezza assoluta del buon risultato.<br />

La soluzione alternativa alla fusione è che la “Fondazione<br />

<strong>Maria</strong> <strong>Valtorta</strong>” cambi nome, concedendo a<br />

noi il “favore” chiesto anni fa. Per esempio potrebbe<br />

chiamarsi “Fondazione Accademia Valtortiana”, riprendendo<br />

il nome che Don EZ aveva dato ad una<br />

Associazione culturale poi trascurata. In tal modo le<br />

due Fondazioni si presenterebbero ben distinte, potrebbero<br />

pacificamente convivere e verrebbe rimosso<br />

l’ostacolo al reciproco riconoscimento e alla reciproca<br />

collaborazione.<br />

Emilio Pisani

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