12.06.2013 Views

Traduzioni italiane de Le bateau ivre di Arthur Rimbaud - Diras

Traduzioni italiane de Le bateau ivre di Arthur Rimbaud - Diras

Traduzioni italiane de Le bateau ivre di Arthur Rimbaud - Diras

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>de</strong>l francese «ravie», che viene tra l’altro dopo due versi estremamente dolci e melo<strong>di</strong>osi, crea un<br />

effetto particolare nella lettura: un annegato «pensif parfois», allitterazione fortissima, «<strong>de</strong>scend».<br />

Stupisce che qualcuno abbia potuto introdurre in questi versi così cupi il colore «bianco» (Palatroni,<br />

forse per un errore nell’attribuzione <strong>de</strong>ll’aggettivo lattescente a mare), o abbia potuto <strong>di</strong>re<br />

«scolorato» (Valeri) questo relitto che è tutto il contrario.<br />

Passando alla quartina successiva, che arricchisce e chiu<strong>de</strong> il quadro fatto <strong>di</strong> lividore, suoni e colori<br />

<strong>de</strong>l mare, troviamo un ulteriore neologismo: «bleuités», da tutti reso con «azzurrità», ma che in<br />

realtà <strong>de</strong>riva dal verbo «bleuir», che significa «essere o <strong>di</strong>ventare livido» e dovrebbe assumere<br />

quin<strong>di</strong> una connotazione più sinistra. Ban<strong>di</strong>ni ren<strong>de</strong>, infatti, questo verso in maniera nuova rispetto<br />

alle versioni prece<strong>de</strong>nti: «dove tingendo a un tratto il cupo blu».<br />

A seguire, un verso estremamente <strong>di</strong>latato, arricchito da allitterazioni e rime interne, <strong>di</strong>fficilmente<br />

riproducibili: «Rutilement» che è un neologismo dal verbo «rutiler», «rifulgere, rutilare», e da<br />

«rutilant», aggettivo, che vuol <strong>di</strong>re «scintillante», ma anche «rosso acceso» e che risulta così nella<br />

traduzione: «e ritmi lenti nel giorno rutilante» (Grange Fiori). Quel rosso implicito <strong>di</strong><br />

«rutilementes» è lo stesso che proprio ora si ritrova nell’ultimo verso <strong>de</strong>lla strofa, dove «più forti<br />

<strong>de</strong>ll’alcol, più vasti <strong>de</strong>lle nostre lire», «fermentano», azione tipica <strong>de</strong>l vino, «i rossori amari<br />

<strong>de</strong>ll’amore». Da qui, una lunga sezione <strong>de</strong>lla poesia in cui il protagonista narra quello che «sa», «ha<br />

visto», «ha sognato», «ha seguito», «avrebbe voluto».<br />

Ritorna, allora, quella macchia, il «sole basso» «taché» («macchiato», «maculato»? Alcuni <strong>di</strong>cono<br />

«fosco») <strong>di</strong> orrori mistici, «illuminant <strong>de</strong> longs figements violets»: «figement», parola poco usata,<br />

in<strong>de</strong>finita, che significa «qualcosa che è fisso», «fissità». Notiamo che, come sempre, questo tipo <strong>di</strong><br />

parole sono seguite da un aggettivo che è un colore: «violets», nella bellissima rima con «volets»,<br />

persiane, su cui tanto ci sarebbe da <strong>di</strong>re riguardo all’esperienza <strong>de</strong>l bambino poeta. 13 È strano anche<br />

l’accostamento «frissons <strong>de</strong> volets», ossia «brivi<strong>di</strong> <strong>di</strong> persiane», da alcuni traduttori completamente<br />

frainteso o omesso.<br />

E ancora: «Scrosciare l’acqua nelle bonacce, e lontananze / crollare a cataratte negli abissi», dove<br />

letteralmente sarebbe: «<strong>de</strong>i crolli <strong>di</strong> acque nel mezzo <strong>de</strong>lle bonacce / e <strong>de</strong>lla lontananze verso i<br />

gorghi che catarattano». Due versi <strong>di</strong>fficilissimi, per «lontananze» al plurale e per il participio<br />

13 Scrive Yves Bonnefoy nell’introduzione a RIMBAUD, Opere, cit., pp. XCII-XCIII: «Da un lato, se le on<strong>de</strong> hanno<br />

“frissons <strong>de</strong> volets”, è che tagliano i raggi <strong>de</strong>l sole al tramonto a <strong>di</strong>stanze <strong>di</strong>verse ma parallele all’orizzonte, e questo fa<br />

pensare alle strisce luminose formate, sul suolo nei mattini d’estate, dalle persiane ancora chiuse. È un’evocazione <strong>de</strong>lle<br />

stanze in cui ogni bambino, credo, sognò svegliandosi il fuori ar<strong>de</strong>nte, invisibile ancora, come un grado più alto <strong>de</strong>l<br />

reale, <strong>di</strong> là dalle cose remote. E che un tale luogo sia esistito per <strong>Rimbaud</strong> nella sua prima infanzia, lo testimoniano <strong>Le</strong>s<br />

poètes <strong>de</strong> sept ans, quando parlano <strong>de</strong>lla stanza “nue aux persiennes closes”, in cui, “couché sur <strong>de</strong>s pièces <strong>de</strong> toile”, e<br />

“pressentant violemment la voile” - già il Bateau <strong>ivre</strong>, insomma – un sognatore e ribelle vogava ai confini<br />

<strong>de</strong>ll’immaginabile».

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!