Il numero di Gennaio 2009 - ANVGD

Il numero di Gennaio 2009 - ANVGD Il numero di Gennaio 2009 - ANVGD

12.06.2013 Views

La Redazione risponde Indennizzare le società per azioni, questioni e problemi A cura dell’Avv. Vipsania Andreicich A pagina 5 anno XV - n° 1 Gennaio 2009 Tutto cambia. Rinnovarsi o sparire La seconda metà del 2008 ha cambiato molte cose. Anzi quasi tutto, rimarcando la svolta iniziata con l’11 settembre del 2001. Nel nostro piccolo anche noi, come organizzazioni di esuli giuliano-dalmati che operano nella realtà del nostro tempo, dobbiamo saper cambiare. Perché l’alternativa è adattarsi o sparire. Tra la metà degli anni Novanta e oggi abbiamo saputo farlo abbastanza bene. Abbiamo colto un flusso storico-politico portando a casa qualcosa di significativo: le leggi sulle case popolari e le pronunce delle magistrature che ne sono seguite; le leggi per la tutela del nostro patrimonio culturale sia per noi esuli sia per quelli che chiamiamo i «rimasti», senza i quali chi va in Istria non troverebbe più nulla di italiano se non le vie e le piazze dei centri storici risparmiate dai bombardamenti del 1943-’45; una leggina modesta come la 137 del 2001, che comunque è stata apprezzata dai suoi destinatari con tutti i ritardi che le associazioni hanno cercato di accorciare; ma soprattutto la legge istitutiva del Giorno del Ricordo, un traguardo storico quasi unico in Europa e impensabile dieci anni prima. E sarebbe difficile ottenerla oggi, nel rinfocolarsi della polemica politica anche sugli argomenti più futili e passeggeri. Manca ancora la soluzione dei problemi patrimoniali: restituzioni delle case da parte degli Stati successori della ex Iugoslavia e indennizzi da parte di uno Stato ladro che – non sapendo come uscire da una controversia bilaterale in cui l’arbitro, gli Stati Uniti, stava più di là che di qua – non ha saputo far di meglio che vendere a uno Stato comunista e infido i nostri beni, frutto del lavoro intelligente di generazioni, che avevano saputo trarre profitto da territori poveri e marginali facendo diventare le nostre città tra le più avanzate dell’Austria e dell’Italia della prima metà del Novecento. Trieste, Fiume, Pola, Zara o Abbazia erano molto più progredite di gran parte delle altre città dell’impero austro-ungarico e del regno d’Italia. Del resto ancora oggi il Nord-Est beneficia di quell’educazione e di quella forma mentis, facendone la locomotiva dell’export italiano. di Lucio Toth segue a pagina 2 Commissione «beni abbandonati» La seduta del 21 novembre 2008 Come anticipato sul numero di dicembre, si è tenuta presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il 21 novembre scorso, la prima seduta operativa della nuova «Commissione sugli indennizzi dei beni perduti», che tratterà sia i beni degli segue a pagina 5 Giorno del Ricordo, il calendario aggiornato sul sito www.anvgd.it Anche quest’anno la Sede nazionale curerà il calendario ufficiale delle manifestazioni del Giorno del Ricordo, che sarà consultabile sul nostro sito internet. In esso confluiranno i dati sugli eventi organizzati tra il 15 gennaio e il 28 febbraio da associazioni degli Esuli, autorità ed istituzioni pubbliche, enti e fondazioni, scuole di ogni ordine e grado. Il calendario sarà diviso per regioni e, al loro interno, per località. segue a pagina 4 The first annual “Day of Remembrance” Prize, February 9 th , 2009 established by the ANVGD national president In english language to page 14 Premio Día del Recuerdo 2009: la primera edición será entregado en Roma, el 9 de febrero, el reconocimiento instituido por la Presidencia nacional ANVGD En lengua española en la página 15 periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Centro Studi padre Flaminio Rocchi italiani di Istria e Dalmazia che quelli di altre zone già sotto la sovranità italiana o comunque detenuti da cittadini italiani all’estero. La prima seduta ha riguardato interamente i beni in Istria e Dalmazia, ed ecco il riassunto delle delibere. Basovizza, 10 febbraio 2008, l’omaggio alle vittime Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma Tavolo Governo-FederEsuli, ripresa a gennaio L’atteso incontro tra Governo e Federazione degli Esuli si svolgerà a gennaio a Roma. In quell’occasione verranno affrontati i problemi ancora aperti che riguardano le richieste degli Euli in materia di indennizzi, restituzioni, anagrafe e gli altri punti che compongono il documento che la FederEsuli ha consegnato da tempo ai vari schieramenti politici e al Governo stesso quale vademecum per il lavoro da svolgere insieme. Sarà una riunione importante, definita anche «tavolo di lavoro» per il carattere operativo che intende assumere al fine di concretizzare Un pubblico riconoscimento a quanti, nei diversi settori della vita pubblica e della comunicazione, si sono distinti in questi anni a favore della promozione e della divulgazione del Giorno del Ricordo: questo l’intento del Premio istituito dalla Presidenza nazionale ANVGD quest’anno alla sua prima edizione. Come anticipato sul precedente numero di “Difesa”, a Roma saranno infatti premiati, nel corso di una solenne cerimonia, gli esponenti della pubblica amministrazione, della cultura, della politica, della carta stampa e delle emittenti radio-televisive che hanno fattivamente e costantemente contribuito alla diffusione della memoria dell’esodo e delle Foibe, e più in generale del patrimonio storico e culturale dell’Adriatico orientale. Un altro modo, questo, per dare risalto e visibilità ai temi e ai contenuti della memoria, ma anche per consentirne una proiezione futura e condivisa, cogliendo le opportunità fornite oggi dal mutato clima storico e dalle infinite risorse della comunicazione globale. Questi i nomi, e le rispettive categorie, designati per l’edizione 2009 del “Premio Giorno del Ricordo”, che al momento di andare in stampa con questo numero del giornale hanno dato conferma di accettazione e della loro presenza. Toni Capuozzo (nella foto), ha al suo attivo, tra le altre, la collaborazione a «Mixer» di Giovanni Minoli e a «L’Istruttoria» di Giuliano Ferrara. Inviato per i telegiornali Mediaset, oggi è vicedirettore del TG5. Dal primo anno conduce «Terra!» e dal secondo anno ne è anche il curatore. Nel 1999 ha ricevuto il Premio Saint Vincent per il documentario Il dramma delle foibe segue a pagina 2 alcuni punti fondamentali per la soluzione di annosi problemi che tanto peso hanno avuto, ed hanno, sulla realtà del mondo degli Esuli e che dopo il 10 Febbraio, divenuto per Legge Giorno del Ricordo, assumono una dimensione ben diversa, finalmente prioritaria a tutti i livelli. È quanto emerso il 20 novembre nel corso dell’incontro interlocutorio e preparatorio che ha avuto luogo a Roma tra l’Esecutivo della Federazione e il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica accompagnato da alti funzionari che si occupano di tale specifica materia e che hanno confermato la ne- Premio Giorno del Ricordo 2009: al via la prima edizione Sarà consegnato a Roma, il 9 febbraio, il riconoscimento istituito dalla Presidenza nazionale ANVGD a personalità distintesi nell’approfondimento e nella divulgazione della storia giuliano-dalmata La scrittrice e giornalista Anna Maria Mori. Nativa di Pola, esule, curatrice di importanti servizi televisivi sull’esodo giuliano-dalmata, è tra l’altro autrice di due libri di grande successo editoriale, Bora (scritto a quattro mani con Nelida Milani, due edizioni) e il recente Nata in Istria Il logo della trasmissione RAI “EstOvest” diretta da Sergio Tazzer. Uno dei più apprezzati programmi dell’emittente pubblica, da molti anni e frequentemente dedica servizi e approfondimenti alla storia e alla cultura italiane dell’Istria, del Quarnero e della Dalmazia Per il Giornalismo televisivo: Toni Capuozzo (TG5); per la Trasmissione radiofonica: «Est-Ovest», direttore Sergio Tazzer; per la Testata giornalistica: “Avvenire”, direttore Dino Bo fo; per la Trasmissione televisiva: TG2 Dossier – Storie, direttore di Testata Mauro Mazza; per la sezione Regioni: Regione Lombardia, presidente Roberto Formigoni per il Comune: Bologna, sindaco Sergio Cofferati; per l’Arte e la Cultura: la Regione Veneto, presidente Giancarlo Galan); per l’Impegno e la Testimonianza: il Comune di Trieste, sindaco Roberto Dipiazza); per le Realtà locali: Comune di S. Ambrogio sul Garigliano per la Letteratura: Anna Maria Mori; per la Storia: Giuseppe Parlato; per la Sezione Spettacolo: Leo Gullotta; per lo Sport: Abdon Pamich; per la Comunità extra Europa: Konrad Eisenbichler; Un istituto scolastico ed un neolaureato. L’iniziativa, ricordiamo, è realizzata con il contributo previsto dalla legge a favore delle iniziative culturali delle associazioni degli Esuli. Sul sito www.anvgd.it tutti gli aggiornamenti e le informazioni sulla cerimonia di premiazione. Lo storico Giuseppe Parlato. Allievo e collaboratore per lunghi anni di Renzo De Felice, è autore di saggi e interventi sulla questione orientale e Rettore della Libera Università S. Pio V di Roma

La Redazione risponde<br />

Indennizzare<br />

le società per azioni,<br />

questioni<br />

e problemi<br />

A cura dell’Avv.<br />

Vipsania Andreicich<br />

A pagina 5<br />

anno XV - n° 1<br />

<strong>Gennaio</strong> <strong>2009</strong><br />

Tutto cambia.<br />

Rinnovarsi o sparire<br />

La seconda metà del 2008 ha cambiato molte cose. Anzi quasi tutto,<br />

rimarcando la svolta iniziata con l’11 settembre del 2001. Nel nostro piccolo<br />

anche noi, come organizzazioni <strong>di</strong> esuli giuliano-dalmati che operano<br />

nella realtà del nostro tempo, dobbiamo saper cambiare.<br />

Perché l’alternativa è adattarsi o sparire.<br />

Tra la metà degli anni Novanta e oggi abbiamo saputo farlo abbastanza<br />

bene. Abbiamo colto un flusso storico-politico portando a casa qualcosa <strong>di</strong><br />

significativo: le leggi sulle case popolari e le pronunce delle magistrature<br />

che ne sono seguite; le leggi per la tutela del nostro patrimonio culturale sia<br />

per noi esuli sia per quelli che chiamiamo i «rimasti», senza i quali chi va in<br />

Istria non troverebbe più nulla <strong>di</strong> italiano se non le vie e le piazze dei centri<br />

storici risparmiate dai bombardamenti del 1943-’45; una leggina modesta<br />

come la 137 del 2001, che comunque è stata apprezzata dai suoi destinatari<br />

con tutti i ritar<strong>di</strong> che le associazioni hanno cercato <strong>di</strong> accorciare; ma soprattutto<br />

la legge istitutiva del Giorno del Ricordo, un traguardo storico quasi<br />

unico in Europa e impensabile <strong>di</strong>eci anni prima. E sarebbe <strong>di</strong>fficile ottenerla<br />

oggi, nel rinfocolarsi della polemica politica anche sugli argomenti più futili<br />

e passeggeri.<br />

Manca ancora la soluzione dei problemi patrimoniali: restituzioni delle<br />

case da parte degli Stati successori della ex Iugoslavia e indennizzi da parte<br />

<strong>di</strong> uno Stato ladro che – non sapendo come uscire da una controversia<br />

bilaterale in cui l’arbitro, gli Stati Uniti, stava più <strong>di</strong> là che <strong>di</strong> qua – non ha<br />

saputo far <strong>di</strong> meglio che vendere a uno Stato comunista e infido i nostri beni,<br />

frutto del lavoro intelligente <strong>di</strong> generazioni, che avevano saputo trarre profitto<br />

da territori poveri e marginali facendo <strong>di</strong>ventare le nostre città tra le più<br />

avanzate dell’Austria e dell’Italia della prima metà del Novecento. Trieste,<br />

Fiume, Pola, Zara o Abbazia erano molto più progre<strong>di</strong>te <strong>di</strong> gran parte delle<br />

altre città dell’impero austro-ungarico e del regno d’Italia. Del resto ancora<br />

oggi il Nord-Est beneficia <strong>di</strong> quell’educazione e <strong>di</strong> quella forma mentis,<br />

facendone la locomotiva dell’export italiano.<br />

<strong>di</strong> Lucio Toth segue a pagina 2<br />

Commissione «beni abbandonati»<br />

La seduta del 21 novembre 2008<br />

Come anticipato sul <strong>numero</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>cembre, si è tenuta presso il Ministero<br />

dell’Economia e delle Finanze,<br />

il 21 novembre scorso, la prima<br />

seduta operativa della nuova «Commissione<br />

sugli indennizzi dei beni<br />

perduti», che tratterà sia i beni degli<br />

segue a pagina 5<br />

Giorno del Ricordo,<br />

il calendario aggiornato<br />

sul sito www.anvgd.it<br />

Anche quest’anno la Sede nazionale curerà<br />

il calendario ufficiale delle manifestazioni del<br />

Giorno del Ricordo, che sarà consultabile sul<br />

nostro sito internet. In esso confluiranno i dati<br />

sugli eventi organizzati tra il 15 gennaio e il 28<br />

febbraio da associazioni degli Esuli, autorità ed<br />

istituzioni pubbliche, enti e fondazioni, scuole <strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>ne e grado.<br />

<strong>Il</strong> calendario sarà <strong>di</strong>viso per regioni e, al loro interno, per località.<br />

segue a pagina 4<br />

The first annual “Day of Remembrance” Prize, February 9 th , <strong>2009</strong><br />

established by the <strong>ANVGD</strong> national president<br />

In english language to page 14<br />

Premio Día del Recuerdo <strong>2009</strong>: la primera e<strong>di</strong>ción<br />

será entregado en Roma, el 9 de febrero, el reconocimiento<br />

instituido por la Presidencia nacional <strong>ANVGD</strong><br />

En lengua española en la página 15<br />

perio<strong>di</strong>co mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia<br />

Centro Stu<strong>di</strong> padre Flaminio Rocchi<br />

italiani <strong>di</strong> Istria e Dalmazia che quelli<br />

<strong>di</strong> altre zone già sotto la sovranità<br />

italiana o comunque detenuti da citta<strong>di</strong>ni<br />

italiani all’estero.<br />

La prima seduta ha riguardato interamente<br />

i beni in Istria e Dalmazia,<br />

ed ecco il riassunto delle delibere.<br />

Basovizza,<br />

10 febbraio 2008,<br />

l’omaggio alle vittime<br />

Poste Italiane SpA - Spe<strong>di</strong>zione in<br />

Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in<br />

L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma<br />

Tavolo Governo-FederEsuli,<br />

ripresa a gennaio<br />

L’atteso incontro tra Governo e Federazione degli Esuli<br />

si svolgerà a gennaio a Roma. In quell’occasione verranno<br />

affrontati i problemi ancora aperti che riguardano<br />

le richieste degli Euli in materia <strong>di</strong> indennizzi, restituzioni,<br />

anagrafe e gli altri punti che compongono il documento<br />

che la FederEsuli ha consegnato da<br />

tempo ai vari schieramenti politici<br />

e al Governo stesso quale<br />

vademecum per il lavoro da svolgere<br />

insieme.<br />

Sarà una riunione importante,<br />

definita anche «tavolo <strong>di</strong> lavoro» per<br />

il carattere operativo che intende<br />

assumere al fine <strong>di</strong> concretizzare<br />

Un pubblico riconoscimento a quanti, nei<br />

<strong>di</strong>versi settori della vita pubblica e della comunicazione,<br />

si sono <strong>di</strong>stinti in questi anni a<br />

favore della promozione e della <strong>di</strong>vulgazione<br />

del Giorno del Ricordo: questo l’intento<br />

del Premio istituito dalla Presidenza nazionale<br />

<strong>ANVGD</strong> quest’anno alla sua prima e<strong>di</strong>zione.<br />

Come anticipato sul precedente <strong>numero</strong><br />

<strong>di</strong> “Difesa”, a Roma saranno infatti premiati,<br />

nel corso <strong>di</strong> una solenne cerimonia,<br />

gli esponenti della pubblica amministrazione,<br />

della cultura, della politica, della carta<br />

stampa e delle emittenti ra<strong>di</strong>o-televisive che<br />

hanno fattivamente e costantemente contribuito<br />

alla <strong>di</strong>ffusione della memoria dell’esodo e delle<br />

Foibe, e più in generale del patrimonio storico e culturale<br />

dell’Adriatico orientale. Un altro modo, questo, per dare<br />

risalto e visibilità ai temi e ai contenuti della memoria,<br />

ma anche per consentirne una proiezione futura e con<strong>di</strong>visa,<br />

cogliendo le opportunità fornite oggi dal mutato clima<br />

storico e dalle infinite risorse della comunicazione<br />

globale.<br />

Questi i nomi, e le rispettive categorie, designati per<br />

l’e<strong>di</strong>zione <strong>2009</strong> del “Premio Giorno del Ricordo”, che al<br />

momento <strong>di</strong> andare in stampa con questo <strong>numero</strong> del<br />

giornale hanno dato conferma <strong>di</strong> accettazione e della<br />

loro presenza.<br />

Toni Capuozzo (nella foto),<br />

ha al suo attivo, tra le altre,<br />

la collaborazione a «Mixer» <strong>di</strong><br />

Giovanni Minoli e a «L’Istruttoria»<br />

<strong>di</strong> Giuliano Ferrara. Inviato<br />

per i telegiornali Me<strong>di</strong>aset, oggi<br />

è vice<strong>di</strong>rettore del TG5. Dal primo<br />

anno conduce «Terra!» e dal<br />

secondo anno ne è anche<br />

il curatore. Nel 1999 ha ricevuto<br />

il Premio Saint Vincent per<br />

il documentario<br />

<strong>Il</strong> dramma delle foibe<br />

segue a pagina 2<br />

alcuni punti fondamentali per la soluzione <strong>di</strong> annosi problemi<br />

che tanto peso hanno avuto, ed hanno, sulla realtà<br />

del mondo degli Esuli e che dopo il 10 Febbraio, <strong>di</strong>venuto<br />

per Legge Giorno del Ricordo, assumono una <strong>di</strong>mensione<br />

ben <strong>di</strong>versa, finalmente prioritaria a tutti i livelli.<br />

È quanto emerso il 20 novembre<br />

nel corso dell’incontro<br />

interlocutorio e preparatorio che ha<br />

avuto luogo a Roma tra l’Esecutivo<br />

della Federazione e il sottosegretario<br />

agli Esteri Alfredo Mantica accompagnato<br />

da alti funzionari che<br />

si occupano <strong>di</strong> tale specifica materia<br />

e che hanno confermato la ne-<br />

Premio Giorno del Ricordo <strong>2009</strong>:<br />

al via la prima e<strong>di</strong>zione<br />

Sarà consegnato a Roma, il 9 febbraio, il riconoscimento istituito<br />

dalla Presidenza nazionale <strong>ANVGD</strong> a personalità <strong>di</strong>stintesi<br />

nell’approfon<strong>di</strong>mento e nella <strong>di</strong>vulgazione della storia giuliano-dalmata<br />

La scrittrice e giornalista<br />

Anna Maria Mori. Nativa<br />

<strong>di</strong> Pola, esule, curatrice<br />

<strong>di</strong> importanti servizi<br />

televisivi sull’esodo<br />

giuliano-dalmata, è tra<br />

l’altro autrice <strong>di</strong> due libri<br />

<strong>di</strong> grande successo<br />

e<strong>di</strong>toriale, Bora (scritto a<br />

quattro mani con Nelida<br />

Milani, due e<strong>di</strong>zioni)<br />

e il recente Nata in Istria<br />

<strong>Il</strong> logo<br />

della trasmissione RAI<br />

“EstOvest” <strong>di</strong>retta<br />

da Sergio Tazzer.<br />

Uno dei più apprezzati<br />

programmi<br />

dell’emittente pubblica,<br />

da molti anni<br />

e frequentemente<br />

de<strong>di</strong>ca servizi<br />

e approfon<strong>di</strong>menti<br />

alla storia e alla cultura<br />

italiane dell’Istria,<br />

del Quarnero<br />

e della Dalmazia<br />

Per il Giornalismo televisivo: Toni Capuozzo (TG5);<br />

per la Trasmissione ra<strong>di</strong>ofonica:<br />

«Est-Ovest», <strong>di</strong>rettore Sergio Tazzer;<br />

per la Testata giornalistica: “Avvenire”, <strong>di</strong>rettore Dino Bo fo;<br />

per la Trasmissione televisiva:<br />

TG2 Dossier – Storie, <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> Testata Mauro Mazza;<br />

per la sezione Regioni:<br />

Regione Lombar<strong>di</strong>a, presidente Roberto Formigoni<br />

per il Comune: Bologna, sindaco Sergio Cofferati;<br />

per l’Arte e la Cultura:<br />

la Regione Veneto, presidente Giancarlo Galan);<br />

per l’Impegno e la Testimonianza:<br />

il Comune <strong>di</strong> Trieste, sindaco Roberto Dipiazza);<br />

per le Realtà locali: Comune <strong>di</strong> S. Ambrogio sul Garigliano<br />

per la Letteratura: Anna Maria Mori;<br />

per la Storia: Giuseppe Parlato;<br />

per la Sezione Spettacolo: Leo Gullotta;<br />

per lo Sport: Abdon Pamich;<br />

per la Comunità extra Europa: Konrad Eisenbichler;<br />

Un istituto scolastico ed un neolaureato.<br />

L’iniziativa, ricor<strong>di</strong>amo, è realizzata con il contributo<br />

previsto dalla legge a favore delle iniziative culturali delle<br />

associazioni degli Esuli. Sul sito www.anvgd.it tutti gli<br />

aggiornamenti e le informazioni sulla cerimonia <strong>di</strong><br />

premiazione.<br />

Lo storico<br />

Giuseppe Parlato.<br />

Allievo e collaboratore<br />

per lunghi anni<br />

<strong>di</strong> Renzo De Felice,<br />

è autore <strong>di</strong> saggi<br />

e interventi sulla questione<br />

orientale e Rettore<br />

della Libera Università<br />

S. Pio V <strong>di</strong> Roma


2 DIFESA ADRIATICA <strong>Gennaio</strong> <strong>2009</strong><br />

continua dalla prima pagina<br />

Tutto cambia.<br />

Rinnovarsi o sparire<br />

Come è mutato lo scenario politico<br />

E qui veniamo al punto più significativo dell’attuale fase <strong>di</strong> cambiamento.<br />

Se abbiamo ottenuto un appoggio bipartisan sulle nostre questioni, se le<br />

vicende delle Foibe e dell’Esodo sono entrate nella memoria della nazione<br />

e non si può più <strong>di</strong>re che non ne sa nulla nessuno, è perché si sono incontrati<br />

due interessi politici convergenti: quello della destra ex missina <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare<br />

partito <strong>di</strong> governo, portando in dote quei valori <strong>di</strong> “patria” che aveva<br />

custo<strong>di</strong>to per decenni ai margini e contro la cultura ufficiale, e quello della<br />

sinistra ex comunista <strong>di</strong> ridefinirsi come partito “patriottico” e nazionale,<br />

capace <strong>di</strong> rappresentare tutti gli italiani sanando le ferite della guerra civile<br />

del 1943-’45 e della guerra fredda. Presupposto <strong>di</strong> queste convergenze erano<br />

stati il crollo del Muro <strong>di</strong> Berlino e la successiva <strong>di</strong>ssoluzione della Iugoslavia<br />

comunista.<br />

Questo processo della destra e della sinistra italiane si è ora concluso.<br />

Potrebbero non avere più bisogno <strong>di</strong> noi per <strong>di</strong>mostrare la loro “italianità”,<br />

lasciandola alle buone parole dei Presidenti della Repubblica. Se così fosse<br />

avremmo perduto i due punti <strong>di</strong> appoggio dei nostri successi tra il 2001 e il<br />

2007.<br />

Oggi i fattori determinanti della politica italiana sono altri: la crisi finanziaria<br />

internazionale e il federalismo fiscale, reso necessario dall’impotenza<br />

dello Stato unitario centralizzato a superare gli squilibri territoriali del Paese.<br />

La crisi economica aggrava i problemi <strong>di</strong> bilancio, influendo sulla <strong>di</strong>sponibilità<br />

del governo ad incrementare i coefficienti della legge 137 o a trovare<br />

altre soluzioni sod<strong>di</strong>sfacenti. <strong>Il</strong> federalismo potrebbe indebolire quel sentimento<br />

minimo <strong>di</strong> solidarietà e unità nazionale sul quale abbiamo sempre<br />

puntato per vedere riconosciuti la nostra fedeltà alla nazione, il costo umano<br />

e materiale dei nostri sacrifici.<br />

In queste settimane è balzato in primo piano il cosiddetto “patriottismo<br />

federale”, con una revisione del Risorgimento sia a destra (Bossi, Calderoli,<br />

Alemanno) sia a sinistra ( il “partito del Nord” <strong>di</strong> Cacciari e Chiamparino).<br />

Ne consegue l’unanime ammissione della crisi dello Stato unitario, che alla<br />

fin fine è all’origine delle nostre sventure <strong>di</strong> italiani del confine orientale.<br />

L’Italia del 1861 è nata così debole da non poter <strong>di</strong>fendere la nostra<br />

aspirazione a farne parte. Quando finalmente è arrivata da noi nel 1918 era<br />

troppo tar<strong>di</strong> e non sapeva nemmeno dove mettere le mani. Poi sono venuti<br />

il fascismo, la guerra perduta e tutto il resto. Ed è toccato a noi, giuliani e<br />

dalmati, <strong>di</strong> provare sulla nostra pelle, unici tra gli italiani, il para<strong>di</strong>so del<br />

«socialismo reale».<br />

Abbiamo celebrato il 90esimo della Vittoria e della nostra Redenzione.<br />

Chi più <strong>di</strong> noi doveva celebrarlo, sia pure con l’amarezza <strong>di</strong> avere perduto le<br />

nostre terre allora «redente»? Felici <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare italiani nel 1918, abbiamo<br />

lasciato tutto per continuare ad esserlo quando l’Italia non ha saputo <strong>di</strong>fenderle.<br />

Nel 2011 si celebreranno i 150 anni dell’unità nazionale. Aveva visto<br />

bene Niccolò Tommaseo a non credere nello stato centralizzato dei Savoia.<br />

Come Cattaneo e Gioberti anche il nostro dalmata voleva un’Italia federale,<br />

rispettosa <strong>di</strong> quel “policentrismo culturale” e, conseguentemente, <strong>di</strong> quella<br />

<strong>di</strong>versità <strong>di</strong> prospettive <strong>di</strong> sviluppo economico e sociale che egli aveva in<strong>di</strong>viduato<br />

nella sua lungimirante visione della patria che amava. Anche Cavour<br />

del resto la pensava così, tanto da affidare a Marco Minghetti una proposta<br />

federalista, che fu respinta in commissione parlamentare nel 1861 per l’opposizione<br />

della sinistra ex garibal<strong>di</strong>na.<br />

Deleteri gli schemi desueti <strong>di</strong> cinquanta o trent’anni ad<strong>di</strong>etro<br />

Se questo è il nuovo quadro dobbiamo saperci inserire con intelligenza<br />

politica nella nuova prospettiva che impegnerà le forze politiche italiane nei<br />

prossimi anni: da un lato articolare il Paese in entità regionali o macroregionali<br />

per dare risposta ai problemi concreti del territorio, dall’altro salvaguardare<br />

l’unità complessiva dello Stato per fronteggiare con la forza necessaria la<br />

crisi economico-finanziaria con misure che solo lo Stato unitario può garantire.<br />

Di qui la necessità <strong>di</strong> far leva sui poli <strong>di</strong> eccellenza delle nostre associazioni,<br />

che sono da un lato i centri-stu<strong>di</strong> e multime<strong>di</strong>ali che hanno <strong>di</strong>mostrato<br />

la loro vitalità e il loro spessore scientifico riconosciuto da tutti; dall’altro le<br />

rappresentanze territoriali degli esuli, come i comitati provinciali della <strong>ANVGD</strong>,<br />

che si sono fatti apprezzare in varie città italiane, che sono poi i centri<br />

propulsori <strong>di</strong> quel policentrismo culturale <strong>di</strong> cui parlava Tommaseo: Genova,<br />

Torino, Milano, Firenze, Venezia, Trieste, Roma, Verona, Brescia e le altre<br />

città del Friuli Venezia Giulia e del Nord-Est in generale, che sono i luoghi <strong>di</strong><br />

più alta concentrazione delle comunità degli esuli.<br />

L’esperienza ci ha <strong>di</strong>mostrato che lavorano meglio le piccole strutture<br />

snelle ed efficienti, non impacciate da assemblearismi spesso confusionari,<br />

dove bastano minime <strong>di</strong>vergenze <strong>di</strong> impostazione o <strong>di</strong> comunicazione per<br />

paralizzare ogni iniziativa.<br />

Chi fa può sbagliare. Ma è sempre meglio <strong>di</strong> chi non fa nulla. Le <strong>di</strong>visioni<br />

interne che si sono verificate e che indeboliscono la rappresentatività esterna<br />

della Federazione non hanno nessun fondamento <strong>di</strong> pensiero o <strong>di</strong> programma.<br />

Ripetono schemi desueti <strong>di</strong> trenta o cinquanta anni fa che non<br />

hanno più nulla a che fare con la realtà italiana ed europea <strong>di</strong> oggi.<br />

Insistere su quegli schemi è demenziale. Se è cambiata l’Italia dal 2001<br />

ad oggi dobbiamo saper rispondere con una strategia adatta al <strong>2009</strong>. Figuriamoci<br />

se adottiamo ancora linguaggi e parametri <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio del 1953 o<br />

del 1975! Chi non si rinnova è destinato a scomparire. E noi non saremo tra<br />

questi, perché non vogliamo lasciarci sfuggire le occasioni <strong>di</strong> successo che<br />

si presentano, lasciandoci velare gli occhi dalla nebbia dei piagnistei.<br />

Lucio Toth<br />

fatti e commenti<br />

Esecutivo<br />

e Consiglio Nazionale <strong>ANVGD</strong><br />

Si è riunito a Mestre l’Esecutivo nazionale dell’<strong>ANVGD</strong>.<br />

Vi hanno partecipato Lucio Toth (Roma), Guido Brazzoduro<br />

(Milano), Renzo Codarin (Trieste), Francesca Briani (Verona),<br />

Roberto Predolin (Milano), Alessandro Cuk (Venezia),<br />

Fulvio Mohoratz (Genova), Donatella Schürzel (Roma),<br />

Rodolfo Ziberna (Gorizia).<br />

Nel pomeriggio l’incontro si è allargato al Consiglio<br />

nazionale e quin<strong>di</strong> si sono aggiunti anche Marino Segnan<br />

(Bologna), Miriam Andreatini (Firenze), Antonio Ballarin<br />

(Roma), Arduino Copettari (Verona), Sissy Corsi (Varese),<br />

Luigi Costanzo (Treviso), Luigi D’Agostini (Venezia),<br />

Coriolano Fagarazzi (Vicenza), Francesca Gambaro (Milano),<br />

Italia Giacca (Padova), Simone Peri (Trieste), Elio<br />

Ricciar<strong>di</strong> (Padova), Davide Rossi (Verona), Aldo Sigovini<br />

(Venezia), Sergio Trevisan (Milano), Silvano Varin<br />

(Pordenone), Silvio Cattalini (U<strong>di</strong>ne), Luciano Rubessa (Brescia),<br />

Paolo Jelich (Bologna).<br />

In entrambe le assise sono stati affrontati e <strong>di</strong>battuti i<br />

principali problemi ancora in essere e che verranno portati<br />

al Tavolo governo-esuli previsto per gennaio. Inoltre si è<br />

<strong>di</strong>scusso su <strong>numero</strong>si aspetti della vita della nostra Associazione,<br />

sia dal punto <strong>di</strong> vista organizzativo, che propositivo,<br />

fino alle prospettive del prossimo Giorno del Ricordo.<br />

red.<br />

Montecchio (Vicenza):<br />

la Via Martiri delle Foibe «intristisce»<br />

e la Giunta cambia denominazione<br />

Imme<strong>di</strong>ata protesta dell’<strong>ANVGD</strong><br />

Le Foibe <strong>di</strong>sturbano, e spariscono<br />

dalla toponomastica <strong>di</strong> Montecchio<br />

Maggiore (Vicenza). La decisione è<br />

dell‘amministrazione comunale, che<br />

su richiesta <strong>di</strong> alcuni residenti, ha deciso<br />

<strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare il nome <strong>di</strong> via Martiri<br />

delle Foibe, intitolata nel 2008 e<br />

situata vicino a viale del Lavoro, per<br />

trasformarla in via Martiri Giuliano-<br />

Dalmati. I residenti, a loro detta turbati<br />

e intristiti dalla <strong>di</strong>citura «foibe», hanno<br />

raccolto delle firme consegnate poi<br />

in Municipio.<br />

Quin<strong>di</strong> la decisione della commissione<br />

comunale <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare il nome<br />

della via che, così in altre città, ricorda<br />

gli italiani dell‘Istria, della Venezia<br />

Giulia e della Dalmazia che, nel 1943<br />

e alla fine della seconda guerra mon<strong>di</strong>ale,<br />

furono trucidati dei partigiani<br />

jugoslavi.<br />

Imme<strong>di</strong>ata la reazione dell’<strong>ANVGD</strong>,<br />

che per tramite della Sede nazionale<br />

intervenuta sul sindaco <strong>di</strong> Montecchio<br />

Maggiore, Maurizio Scalabrin (PD), e<br />

sul Segretario del PD Walter Veltroni.<br />

Nella vibrata protesta viene ricordato<br />

come Veltroni e i politici <strong>di</strong> ogni orientamento<br />

in questi ultimi anni sono stati<br />

sempre «al nostro fianco nella lunga<br />

e meticolosa opera <strong>di</strong> riscoperta della<br />

storia del nostro confine orientale, all’unico<br />

scopo <strong>di</strong> rendere definitiva giustizia<br />

alle barbarie subite dai nostri<br />

connazionali».<br />

L’<strong>ANVGD</strong> ricorda come «sono<br />

ormai migliaia i Comuni in Italia che<br />

nella loro toponomastica ricordano il<br />

sacrificio <strong>di</strong> quegli innocenti civili italiani»,<br />

sottolineando come la <strong>di</strong>citura<br />

generica «martiri giuliano-dalmati»<br />

senza alcun contesto storico <strong>di</strong>a spazio<br />

alle interpretazioni più fantasiose.<br />

Viene inoltre sottolineato come «in<br />

continua dalla prima pagina<br />

Tavolo Governo-FederEsuli, ripresa a gennaio<br />

cessità <strong>di</strong> avviare quanto prima – già a gennaio – il <strong>di</strong>battito.<br />

Proprio nelle settimane precedenti, inoltre, la Federazione aveva chiesto un<br />

ulteriore incontro con il Governo per esprimere la propria «contrarietà per la<br />

posizione negativa assunta dal Governo in merito all’or<strong>di</strong>ne del giorno bipartisan<br />

approvato dalla Camera sul mantenimento dei finanziamenti degli indennizzi<br />

agli esuli giuliano-dalmati, privati dei loro beni con l’assenso dei governi italiani<br />

del 1954-1983, è significativa <strong>di</strong> una insensibilità <strong>di</strong>ffusa verso questi problemi<br />

<strong>di</strong> “ere<strong>di</strong>tà storiche”da sanare”».<br />

red.<br />

A Rodolfo Ziberna, presidente delle sezioni<br />

goriziane dell’Associazione Nazionale Venezia<br />

Giulia e Dalmazia e della Lega nazionale,<br />

la proposta del primo ministro<br />

sloveno Borut Pahor – avanzata nei giorni<br />

scorsi – <strong>di</strong> fare delle due città un’unica<br />

realtà, non convince. «Sviluppo urbanistico<br />

e universitario, tutela dell’ambiente,<br />

protezione civile e turismo sono<br />

ambiti nei quali la collaborazione va ricercata<br />

e promossa, anche alla luce delle esigenze<br />

reali delle due comunità – fa notare<br />

Ziberna –. E bene sta facendo il sindaco Romoli a<br />

cercare un’accelerazione in questo senso».<br />

A patto che, però, prosegue Ziberna, «non si faccia come<br />

l’allora sindaco Brancati, che avviò un rapporto <strong>di</strong> collabo-<br />

La mozione del Consiglio Nazionale<br />

sul 4 Novembre<br />

<strong>Il</strong> Consiglio Nazionale dell’Associazione Venezia Giulia<br />

e Dalmazia, riunito a Venezia il 29 novembre 2008,<br />

chiede al Governo e al Parlamento<br />

<strong>di</strong> restituire alla data del 4 Novembre, Anniversario della<br />

Vittoria e Giornata delle Forze Armate, la sua piena <strong>di</strong>gnità<br />

<strong>di</strong> Festa Nazionale.<br />

Le recenti celebrazioni del 4 Novembre scorso e l’interesse<br />

che si è manifestato nei me<strong>di</strong>a e nella pubblica opinione,<br />

e soprattutto tra i giovani con le visite ai luoghi della<br />

Grande Guerra, hanno <strong>di</strong>mostrato come questa data sia<br />

sentita da tutti gli italiani non come un evento lontano, ma<br />

come simbolo <strong>di</strong> unità e solidarietà nazionali in un momento<br />

decisivo nella storia del Paese quale fu la crisi politico-militare<br />

del 1917-1918.<br />

Le stesse celebrazioni hanno anche <strong>di</strong>mostrato come<br />

nell’animo degli italiani il ricordo <strong>di</strong> quegli eventi rafforzi<br />

l’aspirazione alla pace e alla collaborazione tra i popoli<br />

dell’Europa.<br />

Restituire al 4 Novembre il suo più alto significato si<br />

rivela essenziale per dare vigore alla prossima celebrazione<br />

del 150° Anniversario dell’Unità nazionale, <strong>di</strong> cui la Grande<br />

Guerra fu compimento, con la liberazione delle terre<br />

dell’Istria, <strong>di</strong> Fiume e della Dalmazia.<br />

Venezia, 29 novembre 2008<br />

ogni città del mondo sono ricordate le<br />

vittime civili della violenza, a monito<br />

sulla necessità che la nostra civiltà intraprenda<br />

un cammino <strong>di</strong> Pace e non<br />

torni sui mostruosi errori del passato».<br />

L’Associazione degli Esuli chiede<br />

che sia riportato «allo status originario<br />

la toponomastica e non si infierisca ulteriormente<br />

su un popolo che non ha<br />

mai cercato vendetta e che, proprio<br />

per questo, merita il più grande rispetto<br />

per le sofferenze inflittegli».<br />

Per protestare con il Sindaco <strong>di</strong><br />

Montecchio Maggiore, Maurizio<br />

Scalabrin, inviare un fax al Comune<br />

allo 0444.694 888 oppure una mail a<br />

sindaco@comune.montecchiomaggiore.vi.it<br />

E nel frattempo sono arrivate le prime<br />

critiche alla decisione del Comune:<br />

il consigliere regionale leghista<br />

Roberto Ciambetti ha presentato un‘interrogazione<br />

alla Giunta regionale: «II<br />

sindaco <strong>di</strong> Montecchio vuole cancellare<br />

la storia, <strong>di</strong>menticare le leggi dello<br />

Stato italiano». Secondo la Civica<br />

San Marco, «ancora una volta l‘ideologia<br />

uccide la ragione e il pregiu<strong>di</strong>zio<br />

perpetua nel tempo i massacri, rinnovandoli<br />

ogni qualvolta si nega verità<br />

o si cerca <strong>di</strong> nasconderla».<br />

F. R.<br />

Ziberna (<strong>ANVGD</strong>): «No alla città-unica tra Gorizia e Nova Gorica.<br />

Sì, invece, alla collaborazione, purché la politica e le ideologie restino fuori»<br />

razione su un terreno esclusivamente politico<br />

e ideologico, succube del sindaco <strong>di</strong> Nova<br />

Gorica».<br />

Per Ziberna, dunque, il terreno sul<br />

quale muoversi è la collaborazione. Qui<br />

ci si deve fermare. «Parlare <strong>di</strong> città comune<br />

– afferma – è fuori luogo, così<br />

come accarezzare nuovamente la proposta<br />

<strong>di</strong> bilinguismo integrale della passata<br />

giunta municipale».<br />

Gorizia, un <strong>di</strong>sco a ricordare<br />

dove sia passata per oltre 60 anni<br />

la linea <strong>di</strong> demarcazione<br />

tra Italia e Jugoslavia


<strong>Gennaio</strong> <strong>2009</strong><br />

Sono e<strong>di</strong>ti in bel volume, a cura <strong>di</strong><br />

Tullio Vallery, Guar<strong>di</strong>an Grande della<br />

Scuola Dalmata <strong>di</strong> Venezia, i saggi<br />

de<strong>di</strong>cati dallo stu<strong>di</strong>oso Bruno Dudan,<br />

<strong>di</strong> antica famiglia dalmata, riuniti sotto<br />

il titolo Venezia e Dalmazia. Statuti<br />

e or<strong>di</strong>namenti. Al 1848 fa riferimento,<br />

in particolare, il testo Or<strong>di</strong>namenti<br />

costituzionali <strong>di</strong> Venezia negli anni<br />

1848 e 1849: un biennio cruciale,<br />

questo, per la storia italiana ed europea,<br />

nel corso del quale si affermarono<br />

sulla scena pubblica le istanze più<br />

vivaci del liberalismo e trovarono manifesta<br />

espressione le aspirazioni nazionali<br />

coltivate all’interno degli imperi<br />

centrali. Storico del <strong>di</strong>ritto, Dudan<br />

fu docente nelle Università <strong>di</strong> Cagliari,<br />

Camerino e Trieste, e si de<strong>di</strong>cò con<br />

particolare attenzione alle istituzioni<br />

giuri<strong>di</strong>che della Serenissima.<br />

Dal volume riproduciamo un ampio<br />

estratto dal citato saggio Or<strong>di</strong>namenti<br />

costituzionali <strong>di</strong> Venezia negli<br />

anni 1848 e 1849, nel quale ritroviamo<br />

temi oggi frequenti nel <strong>di</strong>battito<br />

politico italiano: il federalismo, l’unità<br />

nazionale, l’etica della politica. Dalle<br />

parole <strong>di</strong> Tommaseo e <strong>di</strong> Manin potremmo<br />

trarre in<strong>di</strong>cazioni utili per il<br />

presente, benché la loro generosa visione<br />

dell’impegno pubblico e dell’unità<br />

della nazione appaia a noi contemporanei<br />

mestamente fuori moda.<br />

p.c.h.<br />

Or<strong>di</strong>namenti costituzionali<br />

<strong>di</strong> Venezia negli anni 1848 e 1849<br />

Tra le cause più importanti che influirono<br />

ad avvivare, almeno nella prima<br />

fase del periodo rivoluzionario<br />

veneziano, l’idea federalista è senza<br />

dubbio da annoverare il fatto che Venezia<br />

si resse sostanzialmente libera<br />

per 14 secoli. Forse soprattutto per<br />

questa ragione qualche storico ha esagerato<br />

ad avvertire una ristretta concezione<br />

<strong>di</strong> municipalismo in alcuni<br />

capi rivoluzionari della Venezia del<br />

1848. Una città che assurse ai fastigi<br />

<strong>di</strong> capitale <strong>di</strong> un impero politico, che<br />

svolse una <strong>di</strong>ffusa opera <strong>di</strong> assimilazione<br />

verso Oriente e verso Occidente,<br />

poteva ben rappresentare anche nel<br />

1848 un’idea <strong>di</strong> libertà non identificabile<br />

con un gretto egoismo particolarista.<br />

I veneti vedevano sorgere nel 1848<br />

una nuova Repubblica veneta. Questa<br />

repubblica fu salutata col grido <strong>di</strong><br />

libertà perché libertà era quella <strong>di</strong> Venezia<br />

antica, e perché i nuovi in<strong>di</strong>rizzi<br />

politici ormai garantivano un rinnovamento<br />

delle norme costituzioni più<br />

consono ai tempi e al progresso.<br />

Intenzione del Manin era quella <strong>di</strong><br />

«conciliare le gloriose memorie del<br />

passato con le con<strong>di</strong>zioni presenti».<br />

Nel proclama <strong>di</strong> istituzione della Repubblica<br />

si <strong>di</strong>chiarava che i germi dell’antica<br />

civiltà veneta «non aspettavano<br />

se non la ragione per svolgersi a<br />

nuova vita», mentre si riaffermava il<br />

principio che ormai «il nome <strong>di</strong> Repubblica<br />

non portava in sé alcuna idea<br />

ambiziosa o municipale». Si doveva<br />

fare una sola famiglia con le altre provincie,<br />

che dovevano essere invitate<br />

ad inviare loro deputati per formare<br />

«il comune statuto». <strong>Il</strong> Leone doveva<br />

essere simbolo <strong>di</strong> una delle famiglie<br />

italiani.<br />

Nei <strong>di</strong>scorsi pronunciati nelle assemblee<br />

e nei proclami, non pochi<br />

però sono gli accenni alla Repubblica<br />

Veneta. <strong>Il</strong> Manin <strong>di</strong>ceva che «cinquant’anni<br />

<strong>di</strong> schiavitù non potevano<br />

aver fatto <strong>di</strong>menticare al popolo <strong>di</strong><br />

Venezia 14 secoli d’in<strong>di</strong>pendenza gloriosa»!...<br />

Altrove si legge: «Nel richiamare<br />

queste voci, questi segni <strong>di</strong> libertà,<br />

avete un pegno specialissimo a ricordare<br />

che Venezia è stata in<strong>di</strong>pendente<br />

14 secoli. E se volete richiamare<br />

questo vessillo e questa in<strong>di</strong>pendenza<br />

che dovete alla maturità ed alla saviezza<br />

de’ vostri padri, ricordatevi ancora<br />

della loro prudenza, del loro sapere<br />

pratico; del loro operare maturo,<br />

ma sempre ai veri bisogni del paese,<br />

senza astrazioni, senza voli, senza<br />

politica troppo vaporosa e nubiforme,<br />

politica che si può convertire troppo<br />

facilmente, come le nubi, in tempesta».<br />

Anche nel Parlamento Subalpino<br />

(nel 1848) si fece omaggio a Venezia<br />

[...]. Non senza significato fu il fatto<br />

che, avvenuta la fusione al Piemonte<br />

nel 1848, i commissari sar<strong>di</strong> giunti a<br />

Venezia, non tolsero il leone dal tricolore<br />

(questo simbolo occupava parte<br />

del campo rosso a guisa <strong>di</strong> quartier<br />

franco). [...] Ne è da scordare alcuni<br />

<strong>di</strong>scorsi <strong>di</strong> Tommaseo ispirati al ricordo<br />

dell’eroismo veneto capace ancora<br />

<strong>di</strong> determinare a gran<strong>di</strong> imprese.<br />

«Quattor<strong>di</strong>ci secoli vi domanderanno<br />

conto della vostra prudenza – esclamava<br />

Tommaseo rivolto ai marinai –<br />

inspireranno, o fratelli, il calor vostro.<br />

Questa grande onda <strong>di</strong> gloria vi sommergerà<br />

inonorati o vi sospingerà trionfanti<br />

in porto».<br />

* * *<br />

È cosa singolare poter notare come<br />

i veneziani del 1848, i quali vantavano<br />

una tra<strong>di</strong>zione storica <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza<br />

così ra<strong>di</strong>cata e profonda (e tale<br />

anzi da farci scorgere talora in qualche<br />

secolo un netto <strong>di</strong>sinteressamento<br />

per gli eventi della penisola italiana)<br />

ed indubbiamente subivano il peso <strong>di</strong><br />

principii più che autonomistici e rigidamente<br />

repubblicani, seppero, con<br />

esatta valutazione politica, ispirati al<br />

più sincero senso patriottico, sacrificare<br />

sull’altare dell’unità italiana tendenze<br />

e preconcetti particolari. In realtà<br />

il Risorgimento a Venezia fu caratteristico.<br />

La maestà <strong>di</strong> Venezia città<br />

imperiale e non già meschino comune,<br />

rifulse perché essa nettamente conobbe<br />

che la sua nuova libertà <strong>di</strong>pendeva<br />

dalla libertà italiana. Questo fat-<br />

DIFESA ADRIATICA<br />

cultura e libri<br />

Venezia, la Dalmazia e il 1848<br />

Pubblicati a cura della Scuola Dalmata<br />

dei Santi Giorgio e Trifone gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bruno Dudan<br />

Niccolò Tommaseo.<br />

Nel 1847, tornato nel mirino<br />

della polizia asburgica, venne<br />

arrestato a seguito <strong>di</strong> alcune<br />

<strong>di</strong>chiarazioni sulla libertà<br />

<strong>di</strong> stampa. Fu liberato nel marzo<br />

1848, insieme con Daniele Manin,<br />

durante l’insurrezione <strong>di</strong> Venezia<br />

contro gli austriaci. Alla successiva<br />

proclamazione della Repubblica<br />

<strong>di</strong> San Marco, ottenne il maggior<br />

to si scorge non soltanto valutando<br />

proprio l’azione del Manin e<br />

Tommaseo, i due campioni della rivoluzione<br />

veneziana, ma anche stu<strong>di</strong>ando<br />

gli or<strong>di</strong>namenti costituzionali <strong>di</strong><br />

Venezia negli anni 1848 e 1849.<br />

Manin, repubblicano è, in un primo<br />

tempo federalista, credeva per lungo<br />

tempo nella necessità dell’unificazione,<br />

piuttosto che nel concetto dell’unità<br />

italiana. Al Governo provvisorio<br />

<strong>di</strong> Milano egli <strong>di</strong>chiarava «che i tre<br />

colori non cancellano le memorie <strong>di</strong><br />

ciascuna parte dell’italiana farmiglia,<br />

ma rappresentano l’interesse della comunione<br />

italiana». L’esito della rivoluzione<br />

italiana, secondo il Manin, nel<br />

1848, poteva essere dubbio qualora si<br />

fosse attaccato la legittimità degli Stati<br />

Italiani che partecipavano alla lotta<br />

contro lo straniero e concedevano aiuti.<br />

Netta quin<strong>di</strong> opposizione al<br />

municipalismo; ma non meno nette<br />

sono le riserve del Manin <strong>di</strong> fronte ad<br />

unioni troppo salde o a fusioni premature.<br />

Secondo Manin, era necessario<br />

formare a Venezia uno dei tanti centri<br />

«che dovranno servire alla fusione<br />

necessaria e a poco a poco questa Italia<br />

in un sol tutto». Federalismo strumentale<br />

e temporaneo, <strong>di</strong>remo, anche<br />

quello del Manin; ma indubbiamente<br />

federalismo, il quale rispecchiava un<br />

senso realistico che i <strong>di</strong>sastrosi eventi<br />

del 1848 e 1849 in parte giustificarono.<br />

Ma sia il Manin che il Tommaseo,<br />

i quali indubbiamente erano contrari<br />

alla fusione con il Regno Sardo (ed è<br />

noto che le provincie <strong>di</strong> Terraferma<br />

deliberarono per prime la fusione imme<strong>di</strong>ata<br />

col Piemonte, fatto questo che<br />

provocò sorpresa ed anche amarezza<br />

a Venezia), sacrificarono in pieno i loro<br />

principii repubblicani <strong>di</strong> fronte allo<br />

scopo comune della libertà e della in<strong>di</strong>pendenza.<br />

La fusione con gli Stati Sar<strong>di</strong> fu infatti<br />

argomento <strong>di</strong> viva <strong>di</strong>scussione all’Assemblea<br />

provinciale <strong>di</strong> Venezia.<br />

Forse preve<strong>di</strong>bile era una crisi <strong>di</strong> governo<br />

se alla testa <strong>di</strong> esso non vi fossero<br />

uomini <strong>di</strong> probità politica e <strong>di</strong> capacità<br />

altissime. Qualcuno dubitava<br />

sulle intenzioni veramente sincere <strong>di</strong><br />

Carlo Alberto. Timori contingenti non<br />

dovevano precipitare gli eventi, perché<br />

– <strong>di</strong>ceva Tommaseo – «il timore<br />

non può unire gli animi, né collegare<br />

<strong>Il</strong> «Golfo <strong>di</strong> Venezia» in una stampa a colori del 1688<br />

le provincie»; c’era l’esempio della<br />

Lombar<strong>di</strong>a, che, senza la monarchia,<br />

ricominciava i suoi sacrifici. Non senza<br />

commozione si legge però la <strong>di</strong>chiarazione<br />

del Tommaseo (che anche<br />

per la Dalmazia sosteneva un principio<br />

d’autonomismo federalista) il quale,<br />

così parlava, a proposito della Lombar<strong>di</strong>a<br />

governata senza l’ombra <strong>di</strong> un<br />

Re: «...se quest’ombra <strong>di</strong> Re dovesse<br />

unire e felicitare l’Italia, io primo lo<br />

griderei signore <strong>di</strong> Venezia, e il suo titolo<br />

scriverei col mio sangue».<br />

Ma in realtà la opposizione alla<br />

fusione dei due capi non sarebbe stata<br />

anche per un altro aspetto opportuna<br />

perché forse <strong>di</strong>fficilmente il Parlamento<br />

<strong>di</strong> Piemonte avrebbe deliberato<br />

i sussi<strong>di</strong> alla città <strong>di</strong> Venezia nel 849,<br />

l’anno del memorando asse<strong>di</strong>o. <strong>Il</strong> fatto<br />

della fusione, seppur effimera, c’era<br />

stato: né si può dubitare circa l’influenza<br />

<strong>di</strong> questo fatto giuri<strong>di</strong>co sui deputati<br />

e senatori del parlamento <strong>di</strong> Torino,<br />

nel farli propendere verso un più<br />

decisivo aiuto. [...]<br />

Stu<strong>di</strong>ando gli or<strong>di</strong>namenti costituzionali<br />

veneziani, quali si evolsero dal<br />

marzo 1848 all’agosto 1849, si ha pure<br />

la netta impressione che si era lontani<br />

dal voler attuare uno stabile<br />

federalismo. Ci furono or<strong>di</strong>namenti<br />

talvolta assai genialmente congeniati,<br />

si regolò e si <strong>di</strong>scusse con rarissima<br />

competenza materie <strong>di</strong> Stato assai<br />

importanti, si instaurò una vera e propria<br />

Repubblica democratica a tipo<br />

moderno; ma l’intenzione e il drammatico<br />

susseguirsi <strong>di</strong> rapi<strong>di</strong> eventi impressero<br />

un carattere <strong>di</strong> provvisorietà<br />

alla nuova Repubblica veneta. [...]<br />

Tra coloro che maggiormente det-<br />

3<br />

tero questo contributo è da annoverare<br />

il Tommaseo [...]. La eloquenza e la<br />

dottrina granitica del Tommaseo<br />

rifulgono <strong>di</strong> fronte a colui che scorre<br />

qualche suo <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> vivissima luce.<br />

Tommaseo è l’uomo <strong>di</strong> pensiero che<br />

sovrasta in<strong>di</strong>scutibilmente nell’Assemblea<br />

legislativa <strong>di</strong> Venezia.<br />

Antidemagogo eppur repubblicano,<br />

questo ultimo ambasciatore della<br />

Repubblica, in pieno svolgimento dell’idea<br />

liberale <strong>di</strong>ceva: «L’argine farà<br />

correre il fiume più sonante e più bello,<br />

il limite sarà potenza. Perché, citta<strong>di</strong>ni,<br />

la libertà sta nei limiti, e la tirannia<br />

negli ostacoli». [...].<br />

<strong>Il</strong> Tommaseo fu eletto presidente<br />

dell’Assemblea legislativa, ma egli ricusò<br />

l’altissimo ufficio, adducendo<br />

anche la sua incipiente cecità. Ma mai<br />

mancò la sua infiammata parola per<br />

incuorare gli eroi dell’asse<strong>di</strong>o<br />

memorando a resistere ad oltranza. E<br />

tra questi eroi non mancarono i<br />

dalmati.<br />

È stato detto che la Santa Sede ha<br />

in realtà contribuito passivamente ed<br />

attivamente alla formazione dell’unità<br />

italiana. Questo concetto può ben<br />

applicarsi alla Repubblica <strong>di</strong> Venezia.<br />

Non riesco a capire come si sarebbe<br />

costituita l’unità italiana senza la<br />

preesistenza dello Stato veneziano.<br />

[...]. Ba<strong>di</strong>amo che solo quando in Italia<br />

sorgono gli albori della libertà scende<br />

un velo sullo splendore <strong>di</strong> una Venezia<br />

morente. Venezia è nata quando<br />

la libertà italiana sembrò tramontare,<br />

morì quando la libertà italiana,<br />

[...] stava per nascere. [...]<br />

Bruno Dudan<br />

<strong>numero</strong> <strong>di</strong> voti dopo Manin Venezia, 1848. Nella stampa d’epoca, Daniele Manin arringa la folla <strong>di</strong> patrioti sotto gli archi delle Procuratie Nuove


4 DIFESA ADRIATICA <strong>Gennaio</strong> <strong>2009</strong><br />

Giorno del Ricordo,<br />

il calendario aggiornato<br />

sul sito www.anvgd.it<br />

Le rappresentanze dell’<strong>ANVGD</strong><br />

che sono già in possesso <strong>di</strong> dati su<br />

manifestazioni per il Giorno del Ricordo,<br />

possono già inoltrare informative<br />

alla Sede nazionale. I dati<br />

potranno essere via via corretti o<br />

integrati in qualsiasi momento.<br />

<strong>Il</strong> nostro giornale “Difesa Adriatica”<br />

non pubblicherà il calendario,<br />

in quanto il <strong>numero</strong> <strong>di</strong> febbraio<br />

va pre<strong>di</strong>sposto entro il 10 gennaio<br />

e a quella data le informazioni<br />

potrebbero essere incomplete o<br />

subire successive mo<strong>di</strong>fiche non<br />

comunicabili ai lettori.<br />

continua dalla prima pagina<br />

f. r.<br />

<strong>Il</strong> presidente<br />

della Regione Lombar<strong>di</strong>a,<br />

Roberto Formigoni,<br />

insignito del Premio<br />

Giorno del Ricordo <strong>2009</strong><br />

Due immagini della sala <strong>di</strong> un prestigioso centro convegni <strong>di</strong> Roma ove<br />

avrà luogo la cerimonia <strong>di</strong> consegna del Premio Giorno del Ricordo <strong>2009</strong><br />

Perio<strong>di</strong>co mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia<br />

Centro stu<strong>di</strong> padre Flaminio Rocchi<br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

Patrizia C. Hansen<br />

E<strong>di</strong>trice:<br />

ASSOCIAZIONE NAZIONALE<br />

VENEZIA GIULIA E DALMAZIA<br />

Via Leopoldo Serra, 32<br />

00153 Roma - 06.5816852<br />

Con il contributo della legge 72/2001<br />

Redazione e amministrazione<br />

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Grafica e impianti:<br />

CATERINI EDITORE (Roma)<br />

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E-mail: posta@caterinie<strong>di</strong>tore.com<br />

Abbonamenti:<br />

Annuo 30 euro<br />

Socio Sostenitore 50 euro<br />

Solidarietà a piacere<br />

Estero 40 euro<br />

(non assegni stranieri)<br />

Una copia 1 euro - Arretrati 2 euro<br />

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Intestato a “Difesa Adriatica”<br />

Autorizzazione del Tribunale <strong>di</strong> Roma<br />

n° 91/94 dell’11 marzo 1994<br />

Spe<strong>di</strong>zione in abbonamento Postale <strong>di</strong> ROMA<br />

Stampa:<br />

Beta Tipografica Srl (Roma)<br />

Finito <strong>di</strong> stampare il 2 gennaio <strong>2009</strong><br />

Comunicazione... <strong>di</strong> servizio<br />

Ricor<strong>di</strong>amo ai nostri Lettori che manoscritti, dattiloscritti, fotografie, Cd e documenti<br />

<strong>di</strong> ogni genere inviati alla redazione <strong>di</strong> “Difesa Adriatica” o alla Sede nazionale<br />

non si restituiscono. Pertanto raccoman<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> inoltrarci esclusivamente copie.<br />

«<strong>Il</strong> vento dell’Adriatico», la nuova<br />

docu-fiction per il Giorno del Ricordo<br />

prodotta dalla VeniceFilm per l’<strong>ANVGD</strong><br />

La docu-fiction «<strong>Il</strong> vento dell’Adriatico»,<br />

prodotta dalla Venicefilm per<br />

l’<strong>ANVGD</strong>, è <strong>di</strong>sponibile e può richiedersi<br />

alla Sede nazionale in formato Dvd.<br />

Si tratta della naturale prosecuzione<br />

<strong>di</strong> «Ritorno a casa» pubblicata lo<br />

scorso anno. La durata è <strong>di</strong> 52 minuti<br />

e, trattando l’italianità <strong>di</strong> Fiume, delle<br />

isole del Quarnaro e della Dalmazia,<br />

è particolarmente adatta ad eventuali<br />

proiezioni per il prossimo Giorno del<br />

Ricordo. La versione definitiva del film<br />

è già stata visionata dal Presidente Toth<br />

in sala montaggio.<br />

Attualmente è in corso la<br />

duplicazione dei Dvd. Una copia è<br />

La copertina<br />

del nuovo dvd<br />

«<strong>Il</strong> vento dell’Adriatico»<br />

Ossero, immagini e storie è il bel<br />

libro <strong>di</strong> Franco Damiani, e<strong>di</strong>to per i<br />

tipi della LINT <strong>di</strong> Trieste, nel quale convergono<br />

le memorie fotografiche e i<br />

documenti <strong>di</strong> una piccola ma<br />

civilissima comunità marinara <strong>di</strong>spersa<br />

dalla Diaspora seguita alla seconda<br />

guerra mon<strong>di</strong>ale.<br />

L’autore, <strong>di</strong> origini dalmate, è tornato<br />

per la prima volta ad Ossero nel<br />

1971. Oggi ha voluto darcene testimonianza<br />

anche attraverso le belle<br />

fotografie <strong>di</strong> Fabrizio Giral<strong>di</strong>, qui pubblicate.<br />

Come si legge nella quarta <strong>di</strong> copertina<br />

«più che una guida turistica, il<br />

libro è una raccolta <strong>di</strong> storie gran<strong>di</strong> e<br />

piccole, <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> e <strong>di</strong> impressioni».<br />

inviata in omaggio a inizio gennaio a<br />

tutte le rappresentanze <strong>ANVGD</strong>.<br />

<strong>Il</strong> Dvd è naturalmente <strong>di</strong>sponibile<br />

anche al pubblico al costo <strong>di</strong> euro 12,<br />

in quanto il progetto finanziato dallo<br />

Stato prevedeva esclusivamente la produzione<br />

del film ma non la<br />

duplicazione dei Dvd.<br />

Ossero, storia, immagini, personaggi<br />

nel libro <strong>di</strong> Franco Damiani<br />

«[...] In <strong>di</strong>verse località a sud<br />

dell’Istria si possono contare oggi alcune<br />

sparute sopravvivenze del <strong>di</strong>aletto<br />

veneto, strumento <strong>di</strong> comunicazione<br />

che ha sempre identificato una<br />

parte della popolazione, generalmente<br />

nell’ambito dei vecchi centri abitati<br />

costieri, e che in passato ha goduto <strong>di</strong><br />

una <strong>di</strong>ffusione a volte anche<br />

maggioritaria. Anche a Ossero, nonostante<br />

l’esiguità della sua popolazione,<br />

ci sembra <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>re che,<br />

perlomeno negli ultimi due secoli, si è<br />

sempre parlato prevalentemente il <strong>di</strong>aletto<br />

italiano <strong>di</strong> tipo veneto.<br />

Dopo l’ultima guerra mon<strong>di</strong>ale,<br />

con l’esodo generale degli optanti per<br />

l’Italia e dei fuggitivi, anche la comu-<br />

nità autoctona allora rimasta, circa 120<br />

persone, era tutta <strong>di</strong> lingua italiana.<br />

Come questa presenza culturale si sia<br />

originata e mantenuta nel tempo sicuramente<br />

non va ricondotta ai soli 27<br />

anni <strong>di</strong> amministrazione italiana. Ma<br />

poiche l’argomento meriterebbe una<br />

trattazione accurata, [...] ci limiteremo<br />

qui a tracciare un quadro veloce dell’evoluzione<br />

linguistica nei punti più<br />

vitali della via adriatica orientale, ovviamente<br />

marittima, entro cui ricondurre<br />

il fenomeno osserino. [...]»<br />

Franco Damiani,<br />

Ossero<br />

LINT, Trieste 2008,<br />

pp. 196, euro 25,00


<strong>Gennaio</strong> <strong>2009</strong><br />

DIFESA ADRIATICA<br />

La Redazione risponde<br />

Indennizzare le società per azioni, questioni e problemi<br />

A cura dell’Avv.<br />

Vipsania Andreicich<br />

Sono venuto a conoscenza del fatto che,<br />

secondo le nuove <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> legge, i pagamenti<br />

degli indennizzi dei beni abbandonati<br />

nei Territori ceduti e nell’ex Zona B, non possono<br />

più essere effettuati in contanti me<strong>di</strong>ante<br />

il pagamento presso la Banca d’Italia, ma solamente<br />

a mezzo bonifico bancario. La pratica<br />

<strong>di</strong> cui sono titolare è intestata ad una società,<br />

che ovviamente è in liquidazione ormai da<br />

decine <strong>di</strong> anni. Come potrò ottenere il pagamento,<br />

non avendo la mia società un conto<br />

corrente bancario?<br />

Lettera firmata<br />

E secondo le nuove regole, i valori superiori a 4.000 euro circa<br />

non possono essere liquidati tramite le Tesorerie provinciali<br />

In primo luogo confermo che, secondo le<br />

nuove <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> legge, i pagamenti degli<br />

indennizzi della Legge n. 137 del 2001, non si<br />

possono più effettuare in contanti presso la<br />

Banca d’Italia, come avveniva per le precedenti<br />

leggi n. 135 del 1985 e n. 98 del 1994, ma<br />

solo nel caso in cui l’importo sia superiore alle<br />

vecchie Lire 8.000.000 (attuali Euro 4.000,00<br />

circa).<br />

Tali pagamenti possono infatti essere effettuati<br />

solo me<strong>di</strong>ante bonifico bancario o vaglia<br />

postale.<br />

Nel caso <strong>di</strong> società che si trovano in stato<br />

<strong>di</strong> liquidazione da tanti anni risulterebbe quasi<br />

impossibile riuscire ad aprire un conto corrente<br />

sul quale poi far transitare il bonifico relativo<br />

all’indennizzo dei beni intestati alla società<br />

avente <strong>di</strong>ritto.<br />

La liquidazione per le pratiche<br />

relative a società per azioni è oggi,<br />

a sessant’anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza, piuttosto<br />

<strong>di</strong>fficoltosa per varie ragioni,<br />

esposte chiaramente nell’articolo<br />

del nostro consulente legale<br />

Secondo il mio parere il liquidatore, dopo<br />

aver dato prova della sua qualità <strong>di</strong> rappresentante<br />

della società in questione, potrebbe chiedere<br />

che il bonifico venga effettuato sul proprio<br />

conto corrente.<br />

<strong>Il</strong> problema delle pratiche intestate alle<br />

società si può enormemente complicare nell’ipotesi<br />

in cui il liquidatore, nominato al<br />

momento della messa in liquidazione della<br />

società e che attualmente risulta negli atti<br />

che si trovano presso il Ministero dell’Economia<br />

e delle Finanze Dipartimento del Tesoro,<br />

fosse deceduto.<br />

Sulla base <strong>di</strong> quanto <strong>di</strong>sposto dalle norme<br />

del co<strong>di</strong>ce civile che <strong>di</strong>sciplinano la messa i<br />

liquidazione delle società <strong>di</strong> capitali, i liquidatori<br />

sono nominati dall’assemblea dei soci,<br />

ovvero in casi specifici dal Tribunale.<br />

I soci quin<strong>di</strong> dovrebbero convocare un’assemblea<br />

e procedere alla nomina <strong>di</strong> un nuovo<br />

liquidatore, ovvero rivolgersi al Tribunale.<br />

Mi rendo perfettamente conto delle <strong>di</strong>fficoltà<br />

che tale operazione potrebbe incontrare,<br />

prima fra tutte quella <strong>di</strong> reperire i soci, o gli<br />

eventuali loro ere<strong>di</strong>, recuperare il libro dei soci,<br />

nonché il libro dei verbali delle assemblee.<br />

Ovviamente tutte le soluzioni da me prospettate<br />

dovranno poi essere sottoposte al va-<br />

glio dell’Amministrazione che dovrà valutare<br />

la corrispondenza delle predette soluzioni con<br />

le <strong>di</strong>sposizioni interne dell’Amministrazione<br />

medesima.<br />

Dall’esposizione fatta, si rileva che il problema<br />

della mancanza del conto corrente per<br />

le società è sicuramente il problema <strong>di</strong> minor<br />

rilievo, nel caso in cui sia ancora in vita il liquidatore<br />

o il rappresentante legale della società.<br />

In caso contrario bisognerà provvedere alla<br />

nomina <strong>di</strong> un nuovo rappresentante legale, con<br />

tutte le <strong>di</strong>fficoltà che tale operazione potrebbe<br />

comportare.<br />

Una ultima ipotesi potrebbe essere quella<br />

<strong>di</strong> richiedere all’amministrazione <strong>di</strong> effettuare<br />

il pagamento <strong>di</strong>rettamente ai soci.<br />

Anche questa soluzione potrebbe comportare<br />

problemi <strong>di</strong> non facile soluzione, il primo<br />

dei quali trovare un documento me<strong>di</strong>ante il<br />

quale si possa risalire ai soci della società e,<br />

nel caso in cui tali soggetti non fossero più in<br />

vita, rintracciare gli ere<strong>di</strong> e presentare la documentazione<br />

successoria.<br />

Anche quest’ultima soluzione prospettata<br />

necessiterebbe comunque l’approvazione dell’Amministrazione,<br />

la quale ne dovrà valutare<br />

la legittimità e l’ammissibilità in relazione alle<br />

<strong>di</strong>sposizioni interne e <strong>di</strong> legge.<br />

ELARGIZIONI E ABBONAMENTI www.anvgd.it<br />

Questa rubrica riporta:<br />

- le elargizioni a “Difesa Adriatica”<br />

<strong>di</strong> importo superiore all’abbonamento<br />

or<strong>di</strong>nario;<br />

- le elargizioni <strong>di</strong>rette alla Sede nazionale<br />

<strong>ANVGD</strong>;<br />

- gli abbonamenti or<strong>di</strong>nari sottoscritti<br />

a “Difesa Adriatica”;<br />

All’interno <strong>di</strong> ogni gruppo, i nominativi<br />

sono elencati in or<strong>di</strong>ne<br />

alfabetico. In rispetto della normativa<br />

sulla privacy non vengono citate le<br />

località <strong>di</strong> residenza degli offerenti.<br />

Ringraziamo da queste pagine tutti<br />

coloro che, con il loro riconoscimento,<br />

ci inviano il segno del loro apprezzamento<br />

e del loro sostegno.<br />

Le offerte qui in<strong>di</strong>cate non comprendono<br />

le elargizioni ricevute dai<br />

singoli Comitati provinciali dell’<br />

<strong>ANVGD</strong>.<br />

continua dalla prima pagina<br />

Commissione «beni abbandonati»<br />

La seduta del 21 novembre 2008<br />

Posizione 12138/TC<br />

Coverlizza<br />

respinta concessione<br />

avviamento commerciale.<br />

Posizione 17801/TC<br />

Bencich<br />

concessa rettifica<br />

su avviamento commerciale.<br />

Posizione 9451/ZB<br />

Zancola<br />

concesso indennizzo integrativo.<br />

Posizione 5508/TC<br />

Bartoli<br />

concesso indennizzo, respinto<br />

avviamento commerciale.<br />

Posizione 4275/ZB<br />

Grando<br />

concessa liquidazione<br />

quote indennizzi a ere<strong>di</strong>.<br />

Posizione 5858/ZB<br />

Dussini<br />

concessa liquidazione<br />

quote indennizzi a ere<strong>di</strong>.<br />

ABBONAMENTI<br />

CON ELARGIZIONI<br />

A “DIFESA ADRIATICA”<br />

(ccp 32888000)<br />

Le elargizioni si concentrano maggiormente<br />

tra fine e inizio anno, in<br />

occasione del rinnovo dell’abbonamento.<br />

L’elenco comprende gli abbonati<br />

sostenitori o che hanno versato<br />

comunque una quota maggiore dell’or<strong>di</strong>nario.<br />

AGOSTO Bressani Caterina € 50,<br />

Di Corato Simone € 60, Polgar Giovanni<br />

€ 50, Reppa Marcella € 50,<br />

Suppan Dario € 50.<br />

SETTEMBRE Leonardelli Antonio<br />

€ 50, Milini Clau<strong>di</strong>o € 50, Vidulich<br />

Nelda Maria € 40.<br />

OTTOBRE Associazione S. Maria<br />

<strong>di</strong> Cherso (Australia) $ 100, Bellulovich<br />

Ettore € 50, Bergamo Severino € 40,<br />

Posizione 3905/ZB<br />

Menis<br />

concessa liquidazione<br />

quote indennizzi a ere<strong>di</strong>.<br />

Posizione 8140/TC<br />

Rossi<br />

concesso indennizzo.<br />

Tutti i titolari <strong>di</strong> questi fascicoli<br />

verranno ufficialmente e dettagliatamente<br />

informati dal Ministero dell’Economia.<br />

Sul nostro sito pubblicheremo<br />

queste informazioni man<br />

mano che la Commissione terrà le<br />

sue sedute. Ricor<strong>di</strong>amo che queste<br />

delibere non hanno nulla a che vedere<br />

con gli indennizzi della Legge<br />

137/2001, ma sono pendenze precedenti<br />

legate alla concessione <strong>di</strong><br />

avviamento commerciale, revisione<br />

<strong>di</strong> stima e alla identificazione degli<br />

ere<strong>di</strong> beneficiari.<br />

F.R.<br />

Brajac Nerina € 70, Cech Emilia €<br />

40, Colucci Annamaria €50, Cosoli<br />

Gianfranco € 40, Creglia Maria € 50,<br />

Mersnich Antonio (Australia) $ 50,<br />

Velcich Daniele (Australia) $ 100.<br />

ELARGIZIONI<br />

ALLA SEDE NAZIONALE <strong>ANVGD</strong> (ccp<br />

52691003)<br />

SETTEMBRE N.N. € 50, Schiaroli<br />

Elio € 50.<br />

OTTOBRE Famiglia Gherghetta<br />

€ 100, Nesi Donata € 50.<br />

ABBONAMENTI ORDINARI<br />

A “DIFESA ADRIATICA”<br />

(ccp 32888000)<br />

<strong>Il</strong> rinnovo degli abbonamenti si<br />

concentra maggiormente tra fine e inizio<br />

anno, quando i lettori ricevono<br />

insieme al giornale il bollettino postale<br />

precompilato. L’elenco comprende<br />

solo coloro che hanno versato la quota<br />

or<strong>di</strong>naria <strong>di</strong> abbonamento.<br />

AGOSTO Cipeletti Gianfranco,<br />

Clauti Bruno, Delfin Enzo, Malusà<br />

Maria, Maracich Giovanni, Mocorovi<br />

Antonio, Quarantotto Domenico,<br />

Simone Delia, Sinti Maria, Varesco<br />

Carolina, Zanchetta Franca, Zappelli<br />

Gabrio.<br />

SETTEMBRE Baressi Daria, Bondì<br />

Umberto, Bose Mario, Bracco Eugenio,<br />

Buliani Tullio, Calegari Ferruccio,<br />

Cressevich Liliana, Gabrielli Lussi<br />

Liliana, Gherbaz Lena Giulia,<br />

Lehmann Walter, Malusà Gigliola,<br />

Melon Stefania, Moscheni Maria,<br />

Petronio Licia, Saba Nerina, Talatin<br />

Marucci, Travas Rosaria.<br />

OTTOBRE <strong>ANVGD</strong> Torino, Bongiovanni<br />

Mauro, Cori Alessandro,<br />

Delmestri Lina, Faresi Renzo, Galante<br />

Segre Maria Luisa, Grabini Roberto,<br />

Grahor Irene, Lorenzini Giovanni,<br />

Gnesich Antonio, Luxardo Paolo,<br />

Malusà Giuseppe, Maserazzo Giuseppe,<br />

Nesi Donata, Percich Renato,<br />

Xillovich Aldo.<br />

in costante crescita<br />

In costante crescita anche a novembre i dati sul nostro sito internet<br />

www.anvgd.it. Nel mese rilevato sono state 4.492 le visite (+ 7% rispetto al<br />

novembre 2007), mentre le pagine visualizzate hanno raggiunto quota<br />

21.465 (+ 14%).<br />

Tra i Paesi con il maggior <strong>numero</strong> <strong>di</strong> visite, dopo l’Italia, abbiamo in<br />

or<strong>di</strong>ne: Croazia, Canada, Stati Uniti, Australia, Germania, Slovenia, Argentina,<br />

Francia, fino a un totale <strong>di</strong> 32 nazioni.<br />

Delle 177 città italiane da cui provengono le visite, ai primi posti troviamo:<br />

Roma, Milano, Padova, Torino, U<strong>di</strong>ne, Genova, Firenze, Trento, Treviso,<br />

Ancona e Trieste.<br />

Nei primi 11 mesi del 2008 le visite al nostro sito sono state 44.892, con<br />

203.625 pagine visualizzate da 16.473 <strong>di</strong>versi visitatori.<br />

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Inizia la campagna abbonamenti <strong>2009</strong><br />

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Rivolgiti ai nostri Comitati Provinciali<br />

o contatta la nostra Sede nazionale<br />

(tel. 06 5816852)<br />

L’abbonamento a Difesa Adriatica<br />

non equivale alla quota associativa<br />

5


6 DIFESA ADRIATICA <strong>Gennaio</strong> <strong>2009</strong><br />

DELEGAZIONE<br />

DI BARLETTA<br />

<strong>Il</strong> 4 Novembre,<br />

90esimo della Vittoria<br />

In occasione del 4 novembre, festa<br />

dell’Unità Nazionale e della Giornata<br />

delle Forze Armate, anche l’Amministrazione<br />

comunale <strong>di</strong> Barletta ha<br />

promosso e svolto domenica, 9 novembre,<br />

una solenne commemorazione<br />

secondo un programma ben nutrito<br />

ed al quale ha preso parte la delegazione<br />

provinciale <strong>di</strong> Barletta-Andria-<br />

Trani guidata dal prof. Giuseppe<br />

Dicuonzo.<br />

Alle ore 11.000 si sono resi gli onori<br />

ai Caduti con deposizione della corona<br />

alla Lapide - ex comando Presi<strong>di</strong>o<br />

Militare - Rivellino del Castello.<br />

Quin<strong>di</strong>, alle ore 11.30, il raduno a<br />

Palazzo <strong>di</strong> Città delle Autorità civili,<br />

militari e religiose e delle associazioni<br />

combattentistiche e d’Arma, dei partiti<br />

politici, dei sindacati e delle rappresentanze<br />

scolastiche.<br />

Si è formato un corteo che oltre a<br />

rendere gli onori al Monumento ai<br />

Caduti in Guerra ed alla lapide dei vigili<br />

trucidati, ha deposto corone d’alloro<br />

al busto del sergente dei bersaglieri<br />

Giuseppe Carli, prima medaglia d’oro<br />

al Valor militare durante la Grande<br />

Guerra, morto sul Carso per <strong>di</strong>fendere<br />

l’italianità <strong>di</strong> quelle terre, ed alla stele<br />

commemorativa con busto <strong>di</strong> Nicola<br />

Sernia maresciallo dell’esercito, medaglia<br />

d’oro al Valor militare morto<br />

durante la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale.<br />

Nato in rifugio.<br />

<strong>Il</strong> polesano <strong>di</strong> Barletta<br />

Presentato il libro<br />

<strong>di</strong> Giuseppe Dicuonzo<br />

Si è svolta nella “Sala Rossa” del<br />

Castello <strong>di</strong> Barletta, il 21 novembre<br />

scorso, una cerimonia pubblica nel<br />

corso della quale il prof. Giuseppe<br />

Dicuonzo, che presiede la Delegazione<br />

provinciale <strong>di</strong> Barletta-Andria-Trani<br />

dell’<strong>ANVGD</strong>, ha presentato il suo libro<br />

Nato in rifugio. <strong>Il</strong> polesano <strong>di</strong> Barletta.<br />

L’evento è stato seguito attentamente<br />

da un pubblico <strong>numero</strong>so con la presenza<br />

<strong>di</strong> una rilevante componente<br />

giovanile.<br />

Ad introdurre ed a moderare l’incontro<br />

con grande sagacia, è stato il<br />

dott. Antonio Turi giornalista e responsabile<br />

del “Presi<strong>di</strong>o del libro” per la<br />

provincia <strong>di</strong> Barletta-Andria-Trani che,<br />

dopo aver presentato i relatori e l’autore,<br />

ha ceduto la parola all’ing. Nicola<br />

Maffei, sindaco della città <strong>di</strong> Barletta.<br />

Questi, dopo i saluti iniziali, ha fatto<br />

una breve ma intensa e significativa<br />

riflessione definendo l’opera un affresco<br />

a metà strada tra storia ed autobiografia<br />

e sulla <strong>di</strong>aspora degli italiani<br />

d’Istria motivo <strong>di</strong> profondo dolore ed<br />

amarezza.<br />

È seguita una toccante prolusione<br />

della prof.ssa Mariagrazia Vitobello,<br />

presidente della Commissione<br />

consiliare Cultura e Pubblica Istruzione<br />

<strong>di</strong> Barletta, che è stata sempre molto<br />

vicina al dramma vissuto dagli esuli<br />

istriani. Ella ha esaltato sia i contenuti<br />

che lo stile utilizzato dall’autore, molto<br />

semplice, lineare e che ha trovato<br />

idoneo ad essere <strong>di</strong>vulgato nelle scuole.<br />

A seguire il prof. Antonio Fares,<br />

presidente dell’Ateneo Linguistico del<br />

Me<strong>di</strong>o Adriatico <strong>di</strong> Pescara, che con il<br />

suo intervento storico e le sue intense<br />

e significative parole ha illustrato il<br />

dramma degli italiani della Venezia<br />

Giulia con rigore storico e con equilibrio<br />

espositivo rendendolo accessibile<br />

ad un pubblico capillarmente variegato.<br />

La presentazione è continuata con<br />

l’intervento dell’ on. dott. Benedetto<br />

Fucci, componente della XII e XV<br />

Commissione parlamentare, che non<br />

ha voluto mancare a questo importante<br />

appuntamento con la storia. L’on.<br />

Fucci ha evidenziato <strong>di</strong> aver preso tanta<br />

conoscenza della <strong>di</strong>mensione del<br />

dramma istriano solo dopo la lettura<br />

<strong>di</strong> questo libro. Ne è rimasto, ha detto,<br />

sconvolto.<br />

Prima degli interventi del pubblico<br />

è brevemente intervenuto l’autore<br />

che ha spiegato i fattori che hanno<br />

concorso alla realizzazione dell’opera:<br />

biografico ed accidentale; biografico<br />

in quanto nato in una terra <strong>di</strong> confine<br />

dove la vicenda delle Foibe e<br />

l’evento storico, doloroso dell’esodo<br />

sono la parte fondante; accidentale in<br />

quanto sollecitato sia dalla moglie e<br />

dal figlio a raccontare la storia minima<br />

personale che egregiamente ha<br />

saputo coniugare con la grande storia.<br />

COMITATO DI BOLOGNA<br />

<strong>Il</strong> Comitato felsineo, guidato da<br />

Marino Segnan, inaugura venerdì 16<br />

gennaio <strong>2009</strong> alle ore 17.00, presso<br />

la propria Sede, una Biblioteca con<br />

l’esposizione <strong>di</strong> volumi della nostra<br />

storia, cultura e geografia che verrà<br />

messa a <strong>di</strong>sposizione della città e dei<br />

soci interessati. La dotazione attuale è<br />

<strong>di</strong> oltre 400 titoli, oltre a una serie <strong>di</strong><br />

cassette Vhs e Dvd.<br />

Alla cerimonia oltre alle autorità<br />

del Comune <strong>di</strong> Bologna, Provincia e<br />

Quartiere Saragozza e i soci <strong>di</strong> Bologna,<br />

partecipa del Segretario nazionale<br />

ANGVD Fabio Rocchi, che presenta<br />

l’ultima ristampa del libro L’esodo dei<br />

350.000 giuliani fiumani e dalmati,<br />

scritto dall’ in<strong>di</strong>menticato Padre<br />

Flaminio Rocchi. Nell’occasione il<br />

presidente provinciale Segnan, illustrerà<br />

le iniziative a Bologna per il Giorno<br />

del Ricordo.<br />

COMITATO DI GORIZIA<br />

È stata inaugurata, come annunciato<br />

su “Difesa” <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre, presso<br />

la Sala III Armata del Museo del Sacrario<br />

<strong>di</strong> Re<strong>di</strong>puglia, la mostra <strong>di</strong> cartoline<br />

e stampe dei monumenti e cimiteri<br />

militari della Grande Guerra.<br />

L’esposizione è stata allestita dalla Lega<br />

Nazionale <strong>di</strong> Gorizia, dalla <strong>ANVGD</strong><br />

goriziana e dalla Sezione <strong>di</strong> Gorizia<br />

dell’Associazione Nazionale Alpini,<br />

con il patrocinio e collaborazione della<br />

Provincia isontina.<br />

«Con questa mostra – ha affermato<br />

il presidente <strong>ANVGD</strong> Gorizia e della<br />

Lega Nazionale Ziberna – vogliamo<br />

ricordare la fine del primo conflitto<br />

mon<strong>di</strong>ale volgendo un ossequioso ringraziamento<br />

e pensiero ai Martiri che<br />

si sono immolati, al <strong>di</strong> là della loro<br />

appartenenza nazionale».<br />

<strong>Il</strong> presidente dell’ANA goriziana,<br />

Franco Braida, ed il <strong>di</strong>rigente Paolo<br />

Verdoliva hanno voluto testimoniare<br />

con questa mostra la vicinanza degli<br />

alpini a tutte le manifestazioni patriottiche<br />

e d’arma <strong>di</strong> significato per la nostra<br />

Provincia.<br />

È intervenuta anche l’assessore<br />

provinciale Sara Vito, la quale ha ricordato<br />

l’impegno profuso dalla Provincia<br />

nella promozione dei siti della<br />

Grande Guerra. Erano presenti anche<br />

i curatori Mario Marzillo e Luciano<br />

Cabas ed il maresciallo presso il Museo<br />

Roberto Giallongo.<br />

Si tratta <strong>di</strong> una grande mostra <strong>di</strong><br />

circa 450 cartoline e stampe dei Luoghi<br />

Sacri della Grande Guerra: monumenti<br />

e cimiteri <strong>di</strong> tutti i Caduti nel<br />

corso del conflitto sul fronte<br />

dell’Isonzo, dal monte Rombon<br />

(Plezzo) al mare (Aquileia). <strong>Il</strong> materiale<br />

appartiene alle collezioni private <strong>di</strong><br />

dai comitati<br />

Ballaben, Simonelli e Marzillo, che ringraziamo<br />

per la fattiva collaborazione.<br />

COMITATO DI LIVORNO<br />

Una giornata de<strong>di</strong>cata al ricordo<br />

del «frate degli Esuli» è quella organizzata<br />

dal Comitato provinciale<br />

<strong>ANVGD</strong> <strong>di</strong> Livorno, nella persona dell’infaticabile<br />

Mario Cervino.<br />

La Cappella dell’Accademia Navale<br />

della città toscana ha accolto i<br />

fedeli, ai quali Don Aldo Nigro ha ricordato<br />

la figura del presule ed il significato<br />

più profondo e umano dell’esodo.<br />

Nell’occasione, la preghiera dei<br />

fedeli è stata sostituita dalla Preghiera<br />

dell’Esule, mentre al termine della S.<br />

Messa, celebrata in onore della Madonna<br />

della Salute (patrona <strong>di</strong><br />

Neresine), i fedeli hanno recitato<br />

insieme la preghiera <strong>di</strong> Padre Rocchi<br />

scritta in occasione del suo 25° <strong>di</strong> sacerdozio.<br />

Hanno partecipato alla cerimonia<br />

anche il Comandante dell’Accademia,<br />

Ammiraglio <strong>di</strong> Divisione Raffaele<br />

Caruso, ufficiali e sottufficiali, e<br />

naturalmente gli Esuli e i loro <strong>di</strong>scendenti<br />

residenti in provincia <strong>di</strong> Livorno.<br />

Non è mancata una rappresentanza<br />

delle province vicine, con il presidente<br />

<strong>ANVGD</strong> <strong>di</strong> Massa Carrara Sergio<br />

Tabanelli e la presidente <strong>ANVGD</strong> <strong>di</strong> Pisa,<br />

Rossella Bari.<br />

Durante il successivo incontro conviviale,<br />

Mario Cervino (in assenza, per<br />

motivi <strong>di</strong> salute, del presidente <strong>ANVGD</strong><br />

<strong>di</strong> Livorno, Francesco Persi Paoli) ha<br />

consegnato a sei giovani soci i riconoscimenti<br />

del “Premio Padre Flaminio<br />

Rocchi”, per il raggiungimento <strong>di</strong> importanti<br />

traguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. In rappre-<br />

sentanza della famiglia <strong>di</strong> Padre Rocchi<br />

era presente il nipote Fabio.<br />

<strong>Il</strong> Va’ pensiero ha concluso una<br />

importante giornata per la comunità<br />

giuliano-dalmata <strong>di</strong> Livorno che, con<br />

un’azione costante e mirata, ha ormai<br />

coinvolto <strong>numero</strong>si appartenenti alle<br />

giovani generazioni, consapevoli del<br />

fatto che il passaggio del “testimone”<br />

deve avvenire con gradualità ma allo<br />

stesso tempo con grande convinzione.<br />

COMITATO DE L’AQUILA<br />

«Largo martiri delle Foibe Istriane»,<br />

così si chiama il piazzale che il Sindaco<br />

<strong>di</strong> Leonessa (Rieti), Alfredo Rauco,<br />

unitamente alla sua Giunta municipa-<br />

Inaugurata, presso la Sala III Armata del Museo del Sacrario <strong>di</strong><br />

Re<strong>di</strong>puglia, la mostra <strong>di</strong> cartoline e stampe dei monumenti e cimiteri<br />

militari della Grande Guerra. L’esposizione è stata allestita dalla <strong>ANVGD</strong> e<br />

dalla Lega nazionale goriziane e dalla Sezione <strong>di</strong> Gorizia dell’Associazione<br />

Nazionale Alpini, con il patrocinio e collaborazione della Provincia<br />

isontina. Nelle immagini due momenti dell’inaugurazione<br />

Leonessa (Rieti). All’inaugurazione del Largo intitolato ai Martiri delle<br />

Foibe, da sin. O. Zoia, presidente Comitato <strong>ANVGD</strong> <strong>di</strong> Roma, il sindaco<br />

Rauco e Amleto Ballarini, presidente della Società <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Fiumani<br />

le, su richiesta del presidente del Comitato<br />

Anvgd de L’Aquila, Livio Gobbo,<br />

ha voluto de<strong>di</strong>care ai fratelli Italiani<br />

d’Istria, barbaramente uccisi dalle<br />

bande titine.<br />

La cerimonia si è svolta alla presenza<br />

<strong>di</strong> <strong>numero</strong>se autorità, nella mattinata<br />

<strong>di</strong> sabato 15 novembre, in questa<br />

terra montana, posta a 1.000<br />

m.s.1.m. e ubicata alle pen<strong>di</strong>ci del<br />

monte Terminillo. Ai Martiri delle<br />

Foibe, Eroi e vittime innocenti, va il<br />

nostro riverente saluto, ai giovani della<br />

nostra amata Patria va doverosamente<br />

affidato un segno tangibile<br />

alla Loro memoria, un sacro testimone,<br />

che sia monito alle future generazioni.<br />

In quella circostanza molti sono<br />

stati gli oratori che si sono succeduti<br />

nel formulare le profonde, riflessive e<br />

documentate allocuzioni. <strong>Il</strong> sindaco<br />

Rauco ha dato inizio alla serie degli<br />

interventi lasciando la cura ed il coor<strong>di</strong>namento<br />

della manifestazione all’assessore<br />

alla Cultura, .Andrea Ungari.<br />

Sono seguiti gli interventi dell’on. Antonio<br />

Cicchetti, già sindaco della città<br />

<strong>di</strong> Rieti; <strong>di</strong> Oliviero Zoia, presidente<br />

provinciale <strong>ANVGD</strong> <strong>di</strong> Roma che ha<br />

voluto sottolineare i molteplici obiettivi<br />

che l’Associazione sta perseguendo,<br />

uno dei quali, è l’inserimento nei<br />

testi <strong>di</strong> storia l’occultata vicenda degli<br />

infoibati accaduta sessanta anni fa in<br />

quelle travagliate terre del confine<br />

orientale. Quin<strong>di</strong> un breve ma significativo<br />

saluto è stato espresso dal campione<br />

olimpionico e citta<strong>di</strong>no onorario<br />

<strong>di</strong> Leonessa, Abdon Pamich.<br />

Eloquente l’intervento <strong>di</strong> Amleto<br />

Ballarini, presidente della Società Stu<strong>di</strong><br />

Fiumani in Roma. Toccante l’allocuzione<br />

del presidente del Comitato<br />

<strong>ANVGD</strong> de L’Aquila, Gobbo, accompagnato<br />

dalla vicepresidente Maria Luisa<br />

Aniceti. E ricca <strong>di</strong> significato è stata<br />

la razionale allocuzione <strong>di</strong> Paolo<br />

Trancassini, eletto al Consiglio Provinciale<br />

<strong>di</strong> Rieti.<br />

Solenne è stato l’impegno assunto,<br />

davanti ai presenti, dal sindaco della<br />

Città <strong>di</strong> Greccio (Rieti), Antonio Rosati,<br />

che, nel plau<strong>di</strong>re la scelta del sindaco<br />

<strong>di</strong> Leonessa, ha promesso, a sua<br />

volta, <strong>di</strong> fare altrettanto nella sua citta<strong>di</strong>na.<br />

A conclusione della cerimonia<br />

Donatella Schürzel, consigliere nazionale<br />

<strong>ANVGD</strong> e vicepresidente del Comitato<br />

romano, ha voluto regalare una<br />

copia del volume <strong>di</strong> Padre Flaminio<br />

Rocchi L’Esodo dei 350 mila Giuliani,<br />

Fiumani e Dalmati, al sindaco Rauco.<br />

Un meraviglioso colpo <strong>di</strong> “vento”,<br />

ricolmo <strong>di</strong> spirito patrio, ha investito i<br />

<strong>numero</strong>si partecipanti che, con orgoglio<br />

e <strong>di</strong>gnitosa attenzione, accompagnati<br />

dal gagliardo Complesso<br />

ban<strong>di</strong>stico <strong>di</strong> Leonessa, ascoltavano


<strong>Gennaio</strong> <strong>2009</strong><br />

Novara, 25 ottobre, inaugurazione del Museo Storico Novarese “Aldo<br />

Rossini”, nel quale è esposto anche il primo Labaro dell’<strong>ANVGD</strong> novarese.<br />

Da sin. Magg. Gen. Raffaele Selvaggio, Associazione Arma Aeronautica;<br />

Magg. Gen. Delio Costanzo, Unione Naz. Ufficiali in congedo e Presidente<br />

ASSOARMA Novara; Gen. Sabino Franzolini, Associazione Nazionale<br />

Bersaglieri d’Italia; sig. Vincenzo Barillago, segretario Associazione Volontari<br />

Ospedalieri; sig. Antonio Sar<strong>di</strong>, presidente <strong>ANVGD</strong>- Comitato <strong>di</strong> Novara<br />

con de<strong>di</strong>zione assoluta le note del<br />

Piave e poco dopo intonavano, con<br />

elevato sentimento, l’Inno nazionale.<br />

Dal 15 novembre 2008 anche<br />

Leonessa, Città Martire, decorata <strong>di</strong><br />

medaglia d’argento al valor civile per<br />

l’iniquo ecci<strong>di</strong>o del 7 aprile 1943 perpetrato<br />

dai tedeschi nei confronti <strong>di</strong> 51<br />

innocenti, va annoverata tra i tanti<br />

Comuni d’Italia che hanno, con una<br />

piazza, una via, un largo, voluto giustamente<br />

ricordare, in nome della Storia<br />

e per il trionfo della verità, i tanti e<br />

tanti<br />

Italiani, vittime innocenti, Martiri<br />

delle Foibe, immolati unicamente per<br />

aver avuto il coraggio <strong>di</strong> testimoniare,<br />

con incrollabile fede, la cultura, l’orgoglio<br />

ed il piacere <strong>di</strong> essere Italiani.<br />

Marcello Rocchi<br />

COMITATO DI NOVARA<br />

<strong>Il</strong> Comitato novarese regolarmente<br />

partecipa con Labaro dell’Associazione<br />

a tutte le manifestazioni delle<br />

varie rappresentanze patriottiche e<br />

d’Arma, e nel contesto delle manifestazioni<br />

per il Novantesimo della conclusione<br />

della prima Guerra Mon<strong>di</strong>ale,<br />

organizzate dal Comune <strong>di</strong> Novara,<br />

dalla Provincia e da Assoarma, a cui<br />

siamo associati, il Comitato <strong>ANVGD</strong> ha<br />

presenziato, il 24 ottobre, al Convegno<br />

sulla Prima guerra mon<strong>di</strong>ale presso<br />

l’Au<strong>di</strong>torium della Banca Popolare<br />

<strong>di</strong> Novara. È altresì intervenuto sulla<br />

Mostra della Grande Guerra presso<br />

l’Archivio <strong>di</strong> Stato, e il 25 ottobre ha<br />

partecipato all’inaugurazione del Museo<br />

Storico novarese “Aldo Rossini”,<br />

nel quale è esposto il primo Labaro<br />

dell’<strong>ANVGD</strong> <strong>di</strong> Novara, mentre il 2<br />

novembre il Comitato ha partecipato<br />

alla commemorazione dei Caduti in<br />

Guerra presso il Colle della Vittoria e<br />

al Cimitero Urbano. <strong>Il</strong> 4 Novembre,<br />

raduno con il prefetto, il sindaco, i rappresentanti<br />

<strong>di</strong> tutte le armi con i rispettivi<br />

labari, e deposizione <strong>di</strong> corone<br />

presso il Monumento de<strong>di</strong>cato agli Eroi<br />

Caduti in Guerra. Una qualificata rappresentanza<br />

del Comitato <strong>ANVGD</strong> ha<br />

presenziato quin<strong>di</strong> all’inaugurazione<br />

della mostra «Le varie armi della Grande<br />

Guerra» organizzata da Assoarma,<br />

ed infine alla «Mostra Ricordo dei<br />

Caduti Novaresi nella Grande Guerra»<br />

presso la Chiesa <strong>di</strong> S. Giovanni<br />

Battista, ove sono state esposte le<br />

Ban<strong>di</strong>ere storiche dell’epoca ed in<br />

particolare la Ban<strong>di</strong>era della nostra<br />

Associazione.<br />

DIFESA ADRIATICA<br />

dai comitati<br />

COMITATO DI PESCARA<br />

<strong>Il</strong> 15 ottobre, nella chiesa <strong>di</strong> S.<br />

Caterina in Pescara, è stata celebrata<br />

una messa in ricordo <strong>di</strong> S. Girolamo.<br />

Hanno assistito tutti i soci del Comitato<br />

Provinciale <strong>ANVGD</strong> ed il presidente<br />

Mario Diracca ha letto la preghiera<br />

dell’Esule. <strong>Il</strong> sacerdote, don Emilio, ha<br />

ricordato tutti i Defunti giulianodalmati<br />

deceduti nel corso dell’anno<br />

e quelli sepolti in ogni parte del mondo.<br />

Ha fatto seguito una cena sociale<br />

nella quale sono stati intonati i canti<br />

istriani e dalmati.<br />

<strong>Il</strong> Comitato provinciale <strong>di</strong> Pescara<br />

è lieto <strong>di</strong> aver mantenuto l’impegno,<br />

preso al momento dell’elezione, <strong>di</strong><br />

festeggiare i patroni <strong>di</strong> Istria, Fiume e<br />

Dalmazia e dà l’appuntamento alla<br />

vigilia <strong>di</strong> Natale per lo scambio <strong>di</strong> auguri.<br />

Antonio Fares<br />

COMITATO DI PISA<br />

<strong>Il</strong> Comitato pisano <strong>ANVGD</strong> ha organizzato<br />

il 14 <strong>di</strong>cembre il tra<strong>di</strong>zionale<br />

incontro prenatalizio. Mons. Crisman<br />

ha celebrato la S. Messa nella Chiesa<br />

del CEP.A seguire la Comunità <strong>di</strong> Esuli<br />

residenti nel capoluogo toscano si è<br />

ritrovata presso un noto locale per gli<br />

auguri natalizi.<br />

COMITATO DI TRENTO<br />

DELEGAZIONE<br />

DI ROVERETO<br />

<strong>Il</strong> 19 novembre, a Rovereto, nella<br />

sede della Biblioteca Civica, il Comitato<br />

trentino e la Delegazione <strong>di</strong><br />

Rovereto, con la sponsorizzazione del<br />

Comune <strong>di</strong> Rovereto, ha presentato <strong>Il</strong><br />

video Volti <strong>di</strong> un Esodo. Erano presenti<br />

moltissimi Esuli ed un nutrito gruppo<br />

<strong>di</strong> roveretani, facenti parte del “Laboratori<br />

<strong>di</strong> Storia”, coinvolti dall’ing.<br />

Tomazzoni, marito <strong>di</strong> Egea Haffner.<br />

<strong>Il</strong> Direttore del Museo Storico in<br />

Trento ed il docente <strong>di</strong> filosofia Giuseppe<br />

Zorzi hanno presentato l’uno<br />

l’evoluzione storica del confine orientale<br />

nella seconda guerra mon<strong>di</strong>ale e<br />

l’altro il valore e l’importanza della<br />

memoria: il video ha anticipato gli argomenti<br />

e gli oratori quin<strong>di</strong> le testimonianze<br />

delle tre ex bambine, ora nonne.<br />

Myriam Brumat Komianc, del Co-<br />

mitato <strong>ANVGD</strong> <strong>di</strong> Verona, accompagnata<br />

da Anna Rismondo. Egea Haffner<br />

Tomazzoni ed Anna Maria Marcozzi<br />

Keller, entrambe <strong>di</strong> Pola erano, per la<br />

verità, il clou della serata.<br />

Tre racconti pacati, coinvolgenti e<br />

a volte inquietanti, ascoltati in assoluto<br />

silenzio, hanno fatto riemergere<br />

dalla memoriale vicende private <strong>di</strong> tre<br />

famiglie <strong>di</strong>verse per origini e però tutte<br />

segnate negativamente dal turbine<br />

della guerra. Myriam ha raccontato la<br />

sua esperienza <strong>di</strong> bambina italoslovena<br />

<strong>di</strong> Gorizia, vissuta nella ferma<br />

determinazione <strong>di</strong> conservare la sua<br />

identità <strong>di</strong> madrelingua slovena, del<br />

padre italiano, dei suoi parenti sempre<br />

<strong>di</strong>visi da un confine fisico e politico<br />

che <strong>di</strong>ventava un <strong>di</strong>scrimine mentale.<br />

Egea ha fatto una breve sintesi della<br />

sua storia e dei suoi ricor<strong>di</strong> legati<br />

alla fine drammatica del padre,<br />

infoibato, e del suo essere Kriegskind<br />

[figlia <strong>di</strong> guerra, ndr], lontana anche<br />

dalla mamma e però molto amata dai<br />

nonni.<br />

Anna Maria ha ripercorso le tappe<br />

dell’Esodo, le umiliazioni e le amarezze<br />

<strong>di</strong> n’adolescente che non sa spiegarsi<br />

i tanti perché e con<strong>di</strong>zionamenti<br />

che hanno stravolto la sua vita; ricorda<br />

la sua città nei profumi che la ca-<br />

Rovereto, le testimoni dell’Esodo. da sin. A. M. Marcozzi Keller, E.<br />

Haffner Tomazzoni (la bambina raffigurata nella famosa fotografia che<br />

ripro<strong>di</strong>ciamo) e M. Brumat Komianc<br />

COMITATO DI BELLUNO<br />

7<br />

ratterizzavano: il salso del mare mescolato<br />

all’essenza della resina dei pini<br />

marittimi, e la bora.<br />

È stata una serata importante, serena,<br />

nonostante tutto, senza recriminazioni,<br />

ma con molti rimpianti che<br />

emergono dai racconti <strong>di</strong> tre nonne i<br />

cui <strong>di</strong>versi percorsi <strong>di</strong> vita, partiti da<br />

un’unica causa, l’Esodo, le hanno portato<br />

ad incontrarsi ed a confrontarsi a<br />

Rovereto, Città della Pace.<br />

Anna Maria Marcozzi Keller<br />

COMITATO DI VENEZIA<br />

<strong>Il</strong> tra<strong>di</strong>zionale incontro del “Natale<br />

dell’Esule”, organizzato dal Comitato<br />

<strong>ANVGD</strong> veneziano, si è tenuto a<br />

Mestre domenica 14 <strong>di</strong>cembre 2008.<br />

Alle 11.00 è stata celebrata la S. Messa<br />

nella Chiesa <strong>di</strong> San Girolamo, mentre<br />

alle 13.00 gli esuli residenti ivi residenti<br />

si sono ritrovati per il pranzo sociale,<br />

allietato da una lotteria gratuita.<br />

La notizia è riportata nel foglio<br />

notizie <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre del nostro Comitato,<br />

che ai propri soci dà notizia delle<br />

recenti attività svolte dalla Federazione<br />

e dalla Consulta veneta dell’<strong>ANVGD</strong>,<br />

oltre a informazioni sulle attività sociali,<br />

pubblicazioni e case popolari.<br />

Come anticipato sul <strong>numero</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre 2008,<br />

il 2 novembre a Belluno è stato de<strong>di</strong>cato,<br />

a cura del locale Comitato <strong>ANVGD</strong>, un cippo nel cimitero urbano.<br />

Nel suo in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> saluto<br />

il presidente dell’<strong>ANVGD</strong> Giovanni Ghiglianovich ha ringraziato<br />

Belluno per il gesto <strong>di</strong> solidarietà.<br />

Nella lapide davanti al cippo si legge:<br />

«Ai figli d’Istria <strong>di</strong> Fiume <strong>di</strong> Dalmazia, italiani per stirpe,<br />

lingua e cultura, morti in foiba, in mare, in prigionia,<br />

esuli nel mondo per amore <strong>di</strong> Patria».<br />

Ecco una significativa immagine del nuovo monumento


8 DIFESA ADRIATICA <strong>Gennaio</strong> <strong>2009</strong><br />

Ricordare,<br />

Giani Stuparich nel 1946<br />

Nell’imminenza del Giorno del<br />

Ricordo dell’esodo e delle Foibe, ci<br />

soccorre la testimonianza <strong>di</strong> Giani<br />

Stuparich, scrittore raffinato e protagonista<br />

<strong>di</strong> punta dell’irredentismo democratico<br />

giuliano sin dagli anni precedenti<br />

la Prima Guerra, volontario e<br />

Medaglia d’oro al valor militare, che<br />

molti articoli accorati de<strong>di</strong>cò alla trage<strong>di</strong>a<br />

della Venezia Giulia invasa dalla<br />

Jugoslavia comunista al termine del<br />

secondo conflitto mon<strong>di</strong>ale e ai <strong>di</strong>sperati<br />

profughi dall’Istria: pagine<br />

insuperabili per intensità <strong>di</strong> sentimenti<br />

e luci<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> sguardo. Dal quoti<strong>di</strong>ano<br />

romano “<strong>Il</strong> Tempo”, del quale fu<br />

collaboratore, del 23 agosto 1946,<br />

pubblichiamo un ampio stralcio <strong>di</strong> un<br />

suo articolo, dal titolo significativo Ricordare.<br />

Stuparich era a Trieste nei mesi<br />

in cui affluivano <strong>di</strong> continuo, con ogni<br />

mezzo <strong>di</strong> fortuna, gli esuli italiani dai<br />

territori orientali, da quei territori che<br />

nella Grande Guerra avevano riposto<br />

le speranze <strong>di</strong> annessione all’Italia, e<br />

per la quale avevano speso ostinate<br />

energie e preziose vite umane. <strong>Il</strong> contrasto<br />

stridente tra il sogno coronato<br />

nel 1918 con la realtà degli anni 1945-<br />

’47 suggerì allo scrittore <strong>di</strong>versi articoli<br />

apparsi su importanti testate nazionali,<br />

come questo: un ritaglio conservato<br />

per cinquant’anni da una profuga<br />

da Fiume. Lo abbiamo ritrovato e<br />

lo conserviamo.<br />

p. c. h.<br />

Si vorrebbe <strong>di</strong>sperdere la memoria,<br />

tanto fa male, la memoria <strong>di</strong> quello<br />

abbiamo vissuto e sognato e realizzato,<br />

dei sacrifizi compiuti per realizzarlo,<br />

del sangue versato, del dolore<br />

sacro, la memoria gloriosa <strong>di</strong> certe ore<br />

della nostra storia che furono veramente<br />

fattive senza esaltazioni, [...] degne<br />

della continuità ideale ed etica del<br />

nostro Risorgimento [...]. Vorremmo<br />

I fratelli Carlo e Giani Stuparich,<br />

volontari della Grande Guerra<br />

Guido Ceronetti, uno dei più<br />

eclettici e pregevoli scrittori italiani<br />

contemporanei, firma su supplemento<br />

“La Domenica” (cultura e arte) del<br />

“Sole 24 Ore” del 2 novembre scorso,<br />

un articolo che commemora a suo<br />

modo il 90esimo della Grande Guerra<br />

(1918: ma fu vera vittoria?) e, a partire<br />

da questa, termina con il ricordo<br />

commosso dei profughi istriani al termine<br />

del secondo conflitto.<br />

Ne riportiamo uno stralcio, lasciando<br />

a ciascun lettore le sue valutazioni.<br />

«[...] Miracolo essere riusciti a tener<br />

dentro Trieste. La Jugo <strong>di</strong> Tito voleva<br />

arrivare almeno al Tagliamento, un<br />

chiudere gli occhi a quella che fu la<br />

visione dell’Italia che insorse contro la<br />

prepotenza della Germania e dell’Austria,<br />

che combattè sul Carso e sugli<br />

Altipiani, [...] vinse a Vittorio Veneto;<br />

dell’Italia che integrava finalmente il<br />

suo territorio e chiudeva nei suoi confini<br />

naturali tutta la nazione. [...]<br />

Scacciare il ricordo, pieno <strong>di</strong> risonanze,<br />

che ha accompagnato la mia<br />

adolescenza e la mia giovinezza, il ricordo<br />

dell’Istria, della mia Lussino, la<br />

terra <strong>di</strong> mio padre e dei miei avi. Andarmene,<br />

andarmene da questa Trieste,<br />

dove con ogni passo mi par <strong>di</strong> camminare<br />

sopra un cuore esterrefatto e<br />

insieme esasperato e dove ogni incontro<br />

chiama a una muta <strong>di</strong>sperazione.<br />

Invece è necessario ricordare, ricordare<br />

con memoria vigile e precisa<br />

tutto quello che abbiamo vissuto in<br />

questi ultimi quarant’anni, non per<br />

s<strong>di</strong>linquire in nostalgie impossibili [...]<br />

ma per [...] indurirci a un lavoro che<br />

non darà frutti se non lontani [...].<br />

Noi passiamo, ma la Nazione non<br />

deve passare, non deve esser travolta<br />

o avvilita fino all’annientamento, perché<br />

lei sola è la depositaria nei secoli<br />

della nostra civiltà, della civiltà che ha<br />

creato le fondamenta all’Europa.<br />

Noi non chie<strong>di</strong>amo più giustizia a<br />

quei popoli che non sanno darcela,<br />

che non sanno neppur vederla, annebbiati<br />

come sono dai fumi dei loro egoismi<br />

in contrasto; noi ci aggrappiamo<br />

alle nostre rovine e spremiamo da noi<br />

la forza <strong>di</strong> vivere [...]. Dobbiamo ricordare,<br />

dare il bene e il male, il positivo<br />

e il negativo, quello che abbiamo<br />

compiuto e quello che abbiamo <strong>di</strong>sfatto.<br />

[...]<br />

E noi triestiui, noi giuliani dobbiamo<br />

serrare i denti nei ricor<strong>di</strong>, trar dalla<br />

nostra <strong>di</strong>sperata situazione l’energia <strong>di</strong><br />

una <strong>di</strong>sperata volontà, noi più infelici<br />

<strong>di</strong> tutti i nostri fratelli che abbiamo<br />

anelato per cinquant’anni all’unione<br />

con la nostra Patria unita, che abbiamo<br />

contribuito ol sangue alla realizzazione<br />

del nostro sogno <strong>di</strong> libertà, per<br />

goderla solo in extremis, per cadere<br />

subito con la Nazione in uno dei suoi<br />

perio<strong>di</strong> più rovinosi, e, oggi che la<br />

Nazione può riprendere, sia pure fra<br />

le più aspre <strong>di</strong>fficoltà, l’opera <strong>di</strong> ricostruzione,<br />

per essere strappati ancora<br />

una volta da lei ed esclusi dalla sua<br />

vita.<br />

Incerto, pieno <strong>di</strong> dolorosi interrogativi<br />

si presenta a noi l’avvenire. Noi<br />

non ce<strong>di</strong>amo il sereno <strong>di</strong>ritto della<br />

Venezia Giulia d’appartenere all’Italia;<br />

ma se dalla violenza altrui e dall’<br />

impotenza della nostra Patria saremo<br />

costretti, per fedeltà a noi stessi, <strong>di</strong><br />

ramingare esuli dalla terra che ci ha<br />

visto nascere, noi porteremo sempre<br />

con noi la coscienza del nostro destino<br />

d’Italiani.<br />

Giani Stuparich<br />

“Sole 24 Ore”, Ceronetti<br />

sulla Grande Guerra e l’esodo istriano<br />

bel futuro <strong>di</strong> terrore. In Italia, l’oscena<br />

complicità dei comunisti togliattiani,<br />

un potere già enorme e perfettamente<br />

totalitario. Trieste, presa con l’armistizio,<br />

perché tutto lo sforzo si era concentrato<br />

sul Piave, richiese quattro anni<br />

<strong>di</strong> tentativi <strong>di</strong>sperati, <strong>di</strong> Carsi sanguinanti,<br />

e poi nove anni (dal 1945 al<br />

1954) per il rientro definitivo nell’incomprensione<br />

italiana.<br />

Non va <strong>di</strong>menticato l’ignobile trattato<br />

<strong>di</strong> Osimo, il regalino democristocomunista<br />

dei fondali alti del porto alla<br />

Slovenia, la Zona Franca industriale a<br />

una Belgrado ancora titina, proprio alle<br />

spalle <strong>di</strong> Trieste [...]. Se aver ribattezzato<br />

piazza Unità la meravigliosa piazza<br />

Don Bonifacio Martire delle foibe<br />

un saggio sulla “Civiltà Cattolica”<br />

La “Civiltà Cattolica”, storica rivista<br />

dell’Or<strong>di</strong>ne dei Gesuiti, torna sulla<br />

questione Foibe nel <strong>numero</strong> del 15<br />

novembre 2008 con un saggio <strong>di</strong> Padre<br />

Piersandro Vanzan (già ampiamente<br />

trattata pochi anni ad<strong>di</strong>etro dallo storico<br />

Giovanni Sale S. J. in alcuni saggi<br />

dei quali abbiamo dato conto a suo<br />

tempo su “Difesa Adriatica”), de<strong>di</strong>cato<br />

questa volta, con il titolo Don<br />

Bonifacio Martire delle foibe, alla figura<br />

<strong>di</strong> Don Fracnesco Bonifacio.<br />

Nell’impossibilità <strong>di</strong> riportarlo integralmente<br />

(chi volesse leggerlo lo trova sul<br />

nostro sito www.anvgd.it nella sezione<br />

«Rassegna Stampa»), ne riproduciamo<br />

alcuni stralci. Ricor<strong>di</strong>amo che<br />

Padre Vanzan è stato il postulatore de la<br />

causa <strong>di</strong> beatificazione del martire<br />

istriano e ringraziamo il Consigliere<br />

onorario dell’<strong>ANVGD</strong>, on. Palo Barbi,<br />

per averci segnalato il contributo e<strong>di</strong>to<br />

dalla rivista.<br />

_______________________________<br />

Lunghe e <strong>di</strong>fficili furono le ricerche<br />

delle testimonianze sulla violenta<br />

fine inflitta dai miliziani titini al prete<br />

istriano Francesco Bonifacio, soprattutto<br />

per la delicata situazione politica<br />

in cui venne a trovarsi l’Istria nel secondo<br />

dopoguerra. Infatti, già l’il giugno<br />

1956, <strong>di</strong>eci anni dopo quella<br />

scomparsa, don Narciso Rigonat chiese<br />

al vescovo <strong>di</strong> Trieste, mons. Antonio<br />

Santin <strong>di</strong> istruire un processo canonico<br />

per esaminare le circostanze<br />

<strong>di</strong> quella fine e verificarne il probabile<br />

«caso <strong>di</strong> martirio in o<strong>di</strong>um fidei». L’11<br />

marzo 1957 il Vescovo, che aveva conosciuto<br />

personalmente don Francesco<br />

e che tanto aveva sofferto per quella<br />

trage<strong>di</strong>a, aprì un processo informativo,<br />

che avrebbe dovuto ascoltare le<br />

deposizioni e acquisire i materiali necessari,<br />

ma subito incontrò gravi ostacoli<br />

da parte del regime iugoslavo e,<br />

benché procedesse con assoluta segretezza<br />

nella raccolta delle testimonianze,<br />

nel 1958 fu costretto a sospendere<br />

i lavori.<br />

Negli anni 1972-74 fu avviato,<br />

sempre per iniziativa <strong>di</strong> mons. Santin,<br />

un nuovo processo canonico, subito<br />

però bloccato dalla Santa Sede per non<br />

compromettere i già <strong>di</strong>fficili rapporti<br />

tra Vaticano e Repubblica Iugoslava. <strong>Il</strong><br />

processo fu ripreso nel 1995, per volontà<br />

del nuovo vescovo Lorenzo<br />

Bellomi 2, e il nuovo Tribunale<br />

<strong>di</strong>ocesano, presieduto da don Ettore<br />

Malnati — già segretario <strong>di</strong> mons.<br />

Santin — iniziò l’au<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> 21 testimoni.<br />

<strong>Il</strong> 22 marzo 1998, nella cattedrale<br />

<strong>di</strong> San Giusto a Trieste, il terzo<br />

vescovo promotore <strong>di</strong> questa causa,<br />

mons. Eugenio Ravignani, ne concludeva<br />

positivamente la fase <strong>di</strong>ocesana<br />

e subito inoltrava la documentazione<br />

alla Congregazione delle Cause dei<br />

Santi [...].<br />

Grande triestina doveva portare a questi<br />

limiti <strong>di</strong> tollerabilità i comportamenti<br />

della patria sospirata dagli Oberdan e<br />

dagli Slataper, dai fratelli Stuparich,<br />

dalle élites intellettuali pronte a buttare,<br />

per questo, le loro giovani vite...<br />

E neppure va <strong>di</strong>menticato che<br />

quando si <strong>di</strong>scuteva del riassetto <strong>di</strong><br />

pace l’Italia degasperiana fece<br />

dell’Istria una <strong>di</strong>fesa d’ufficio, e gettò<br />

invece un maestoso mantello protettivo<br />

sulla Somalia, proprio quando tutto<br />

il colonialismo andava ormai gran<strong>di</strong>osamente<br />

<strong>di</strong> corpo, guadagnandoci<br />

una manciata d’anni <strong>di</strong> mandato<br />

ultraprecario, mentre alcune centinaia<br />

<strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> italiani istriani si precipitavano<br />

con le loro carabattole verso<br />

il confine»<br />

Guido Ceronetti<br />

[...] Nel luglio 1939 il nuovo vescovo<br />

mons. Antonio Santin lo trasferì<br />

a Villa Gardossi, come cappellano [...].<br />

Effettivamente quel villaggio <strong>di</strong> 1.300<br />

abitanti è costituito da tante piccole<br />

frazioni, casolari o gruppi <strong>di</strong> case, spesso<br />

<strong>di</strong>stanti tra loro, e l’unica strada<br />

asfaltata è la statale Trieste-Pola, che<br />

nei perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> pioggia <strong>di</strong>venta quasi<br />

irraggiungibile a causa del fango.<br />

[...]Malgrado tutto, però, la vita scorre<br />

con <strong>di</strong>gnitosa semplicità, animata dallo<br />

zelo che trapela in don Francesco e<br />

contagia familiari e fedeli. [...] Tutte le<br />

famiglie lo conoscono perché in ciascuna<br />

<strong>di</strong> esse si «intrattiene cor<strong>di</strong>almente<br />

sia per la bene<strong>di</strong>zione delle<br />

case, sia in altre circostanze», come<br />

per l’insegnamento della dottrina a<br />

gruppi «d’estate, alla sera, nei cortili e<br />

nelle aie d’inverno nelle ampie e riscaldate<br />

cucine ove raduna tutti i bambini»,<br />

e con loro anche gli adulti. Numerose<br />

sono poi le visite per confortare<br />

sofferenti e bisognosi. [...]<br />

Nel turbine della guerra<br />

Sebbene in quegli anni l’Italia fosse<br />

in guerra affiancando la Germania<br />

nazista, la situazione a Villa Gardossi<br />

rimase tranquilla fino al 1943, quando,<br />

con l’armistizio dell’8 settembre,<br />

il piccolo borgo <strong>di</strong>ventò rifugio per i<br />

partigiani comunisti in fuga dai tedeschi<br />

che, intanto, avevano occupato<br />

l’intera Venezia Giulia, denominandola<br />

Zona <strong>di</strong> Operazioni Litorale<br />

Adriatico. La popolazione civile,<br />

trovandosi improvvisamente stretta<br />

tra il movimento <strong>di</strong> liberazione slavo<br />

e i tedeschi con le forze collaborazioniste,<br />

non sapeva più che fare. Ma<br />

don Bonifacio, per niente intimorito,<br />

continuò nella sua opera apostolica.<br />

Perciò, malgrado la pericolosa situazione,<br />

cerca <strong>di</strong> aiutare tutti — italiani<br />

e slavi, amici e nemici — e dà sepoltura<br />

cristiana a quanti, vittime dell’o<strong>di</strong>o<br />

e delle vendette, sono morti nei territori<br />

circostanti. [...] E quando «i giovani<br />

devono andare con le bande dei<br />

partigiani, altrimenti fanno una brutta<br />

fine, o vivere nascosti per mesi per non<br />

farsi trovare né dai nazisti né dai partigiani<br />

<strong>di</strong> Tito», egli nasconde molti in<br />

canonica e si oppone all’esecuzione<br />

<strong>di</strong> un poveraccio che i titini ritengono<br />

erroneamente un confidente dei tedeschi.<br />

[...].<br />

Purtroppo la sofferenza <strong>di</strong> quella<br />

gente e del loro parroco, come quella<br />

<strong>di</strong> tutti gli istriani, non finì con la sconfitta<br />

della Germania. Infatti, tutta l’Istria,<br />

fino a Trieste, si ritrovò ormai in balìa<br />

dei titini, e cominciarono le vendette.<br />

È noto che gli iugoslavi erano arrivati<br />

nella Venezia Giulia con un progetto<br />

nazionalista-ideologico totalitario,<br />

mirato a controllare ogni aspetto della<br />

realtà locale. Perciò nell’Istria, come a<br />

Trieste, i titini puntarono sia a eliminare<br />

sic et simpliciter gli italiani, sia a<br />

epurare il territorio da quanti potevano<br />

ostacolare il nuovo regime. E così,<br />

«Una volta giunto<br />

a Villa Gardossi,<br />

è avvicinato<br />

dalle guar<strong>di</strong>e popolari<br />

che, secondo <strong>numero</strong>si<br />

testimoni, lo obbligano<br />

a seguirle. [...]<br />

Quasi sicuramente<br />

fu ucciso la stessa notte<br />

dell’arresto nei boschi<br />

tra Grisignana<br />

e Villa Gardossi,<br />

per mano <strong>di</strong> alcune<br />

guar<strong>di</strong>e popolari<br />

mandate dalle autorità<br />

centrali iugoslave»<br />

già a partire dal 1943, iniziarono le<br />

tragiche repressioni delle foibe, mentre<br />

nel periodo 1944-50 circa 250.000<br />

italiani fuggirono dall’Istria. Inoltre furono<br />

riservate angherie <strong>di</strong> ogni tipo,<br />

fino al martirio, ai preti e ai religiosi<br />

che non vollero abbandonare quelle<br />

popolazioni. Nonostante tutto, però,<br />

la vita a Villa Gardossi riprese con nuovo<br />

vigore, e don Bonifacio «quanto più<br />

si vede impe<strong>di</strong>to nell’esercizio del suo<br />

ministero e vede le <strong>di</strong>fficoltà create ai<br />

suoi fedeli nel professare liberamente<br />

la propria fede, tanto più [...] si pro<strong>di</strong>ga<br />

per andare loro incontro [...].<br />

L’o<strong>di</strong>o contro la fede<br />

e il martirio <strong>di</strong> quanti resistono<br />

[...] L’11 settembre 1946, dopo un<br />

breve riposo pomeri<strong>di</strong>ano, don<br />

Bonifacio si avvia per la cosiddetta<br />

«strada regia» e giunge prima a Peroi,<br />

per or<strong>di</strong>nare della legna per la casa, e<br />

poi a Grisignana, da don Giuseppe<br />

Rocco, per la confessione. Quell’incontro<br />

dura alcune ore: essi parlano<br />

delle comuni <strong>di</strong>fficoltà ma soprattutto<br />

della necessità <strong>di</strong> restare fedeli al ministero<br />

[...].Poi, nonostante che don<br />

Rocco insistesse per farlo restare [...],<br />

don Francesco prende la via <strong>di</strong> casa,<br />

benché al momento <strong>di</strong> separarsi intravedano<br />

alcune guar<strong>di</strong>e popolari uscire<br />

dal cimitero. Una volta giunto a Villa<br />

Gardossi, è avvicinato dalle guar<strong>di</strong>e<br />

popolari che, secondo <strong>numero</strong>si<br />

testimoni, lo obbligano a seguirle. [...]<br />

Dopo molte <strong>di</strong>fficoltà si è giunti a questa<br />

conclusione: quasi sicuramente fu<br />

ucciso la stessa notte dell’arresto nei<br />

boschi tra Grisignana e Villa Gardossi,<br />

per mano <strong>di</strong> alcune guar<strong>di</strong>e popolari<br />

mandate dalle autorità centrali iugoslave<br />

e, in un secondo tempo, «gettato<br />

da altri nella foiba della campagna<br />

<strong>di</strong> Grisignana». A sostegno <strong>di</strong> questa<br />

ipotesi c’è la testimonianza <strong>di</strong> Giordano<br />

Novacco, uno degli assassini, il<br />

quale — pagato da un regista teatrale<br />

— narrò come andarono i fatti. Insieme<br />

a un «compagno <strong>di</strong> lotta, Antonio<br />

Rak», e a un koman<strong>di</strong>r hanno l’or<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong> prelevare «un prete fascista, nazionalista<br />

italiano, antipopolare,<br />

antislavo» e <strong>di</strong> portarlo al comando<br />

della Polizia politica <strong>di</strong> Abbazia. Ma<br />

nel tragitto il koman<strong>di</strong>r — furioso perché<br />

don Francesco «calmo e rassegnato<br />

mormora preghiere» — lo colpisce<br />

e, sentendolo <strong>di</strong>re «Dio perdoni il male<br />

che ho fatto», blocca l’auto, lo butta<br />

fuori e or<strong>di</strong>na ai due sicari <strong>di</strong> «pestarlo<br />

e spogliarlo». Don Francesco cerca <strong>di</strong><br />

opporre resistenza e continua a pregare,<br />

nonostante le minacce del<br />

koman<strong>di</strong>r che gli or<strong>di</strong>na <strong>di</strong> smettere.<br />

Colpito al viso con un sasso, prima <strong>di</strong><br />

perdere coscienza si fa la croce. Viene<br />

«finito con due coltellate alla gola», e<br />

il cadavere, nascosto momentaneamente<br />

tra i cespugli, sarà gettato poi<br />

da altri «nella foiba della campagna<br />

<strong>di</strong> Grisignana». [...]<br />

Piersandro Vanzan S. J.


<strong>Gennaio</strong> <strong>2009</strong><br />

DIFESA ADRIATICA<br />

Percorsi giuliano-dalmati a Roma<br />

Nella Capitale è riscontrabile forse<br />

una delle maggiori concentrazioni<br />

<strong>di</strong> vie de<strong>di</strong>cate a personalità e luoghi<br />

della Venezia Giulia e della Dalmazia,<br />

<strong>di</strong>sposte non soltanto nel classico<br />

Quartiere Giuliano-Dalmato ma in<br />

varie e <strong>di</strong>verse zone dell’Urbe. Ma la<br />

pubblicazione dello Stradario Giuliano-Dalmata<br />

<strong>di</strong> Roma, e<strong>di</strong>to a cura <strong>di</strong><br />

Marino Micich e Gianclau<strong>di</strong>o de<br />

Angelini per l’Associazione per la Cultura<br />

Fiumana Istriana e Dalmata nel<br />

Lazio risulta una vera sorpresa. I curatori<br />

hanno battuto palmo a palmo la<br />

rete viaria romana – che, si può facilmente<br />

immaginare, è enorme – alla<br />

ricerca <strong>di</strong> personaggi, luoghi e memorie<br />

(come recita il sottotitolo) che nell’esteso<br />

reticolo della Città eterna ricor<strong>di</strong><br />

e richiami le terre perdute e i suoi<br />

figli più illustri.<br />

<strong>Il</strong> volume è pertanto una guida<br />

particolare alla città, nella quale sono<br />

censite tutte le in<strong>di</strong>cazioni<br />

toponomastiche ma corredata, ciascuna,<br />

della relativa storia. Un lavoro,<br />

questo recentemente e<strong>di</strong>to da Micich<br />

e de Angelini, che offre un profilo inatteso<br />

del tessuto viario capitolino: una<br />

guida pratica, una guida del cuore.<br />

Dall’e<strong>di</strong>zione riproduciamo un significativo<br />

stralcio del capitolo de<strong>di</strong>cato<br />

al Villaggio Giuliano e un saggio<br />

delle schede pre<strong>di</strong>sposte per illustrare<br />

luoghi e personaggi.<br />

p. c. h.<br />

<strong>Il</strong> Villaggio Giuliano-Dalmata<br />

<strong>Il</strong> nucleo storico dell’inse<strong>di</strong>amento<br />

degli esuli istriani, fiumani e dalmati,<br />

che conferisce il nome all’intero quartiere,<br />

è il Villaggio giuliano-dalmata,<br />

che merita uno specifico approfon<strong>di</strong>mento.<br />

Da oltre sessant’anni nel Villaggio<br />

giuliano-dalmata <strong>di</strong> Roma vivono<br />

circa duemila istriani, fiumani e<br />

dalmati. Le prime persone giunsero in<br />

questa zona senza un regolare permesso<br />

verso la fine del 1947. Dopo aver il<br />

Comitato nazionale per la Venezia<br />

Giulia e Zara più volte richiesto senza<br />

successo alle autorità capitoline e governative<br />

l’uso del terreno dell’ex villaggio<br />

operaio, alcuni esuli, eludendo<br />

la vigilanza, decisero <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>arsi<br />

abusivamente nell’area. Nel giro <strong>di</strong><br />

pochi mesi il <strong>numero</strong> dei profughi<br />

aumentò a circa un migliaio, anche se<br />

non vigeva ancora nessun piano <strong>di</strong><br />

accoglienza ufficiale.<br />

Tale colpo <strong>di</strong> mano era sorto dall’esasperazione<br />

dovuta a lunghi mesi<br />

passati a vivere negli umi<strong>di</strong> e sporchi<br />

sotterranei della stazione Termini. <strong>Il</strong><br />

villaggio operaio, come già ricordato,<br />

era sorto negli anni Trenta per alloggiare<br />

gli operai preposti alla costruzione<br />

degli e<strong>di</strong>fici per l’Esposizione Universale<br />

Romana del 1942. Questo sito<br />

ormai <strong>di</strong>smesso (i lavori si erano interrotti<br />

durante la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale)<br />

si trovava più esattamente all’altezza<br />

del quarto chilometro della strada<br />

provinciale Laurentina, corrispondente<br />

al <strong>numero</strong> civico 639. <strong>Il</strong> villaggio<br />

operaio era costituito da due ali <strong>di</strong><br />

e<strong>di</strong>fici a un piano, <strong>di</strong>sposti su un viale<br />

lungo circa trecento metri. Oltre ai<br />

pa<strong>di</strong>glioni esistevano altre strutture<br />

logistiche tra cui: una torre squadrata<br />

in mattoni che fungeva da cisterna per<br />

l’acqua, una piccola chiesa<br />

sconsacrata e un ampio portale <strong>di</strong> entrata<br />

in travertino.<br />

Nel 1947, dopo la tar<strong>di</strong>va costituzione<br />

del Comitato nazionale rifugiati<br />

italiani, promosso principalmente dall’onorevole<br />

triestino Fausto Pecorari<br />

(reduce dal lager nazista <strong>di</strong><br />

Buchenwald) e da alte autorità dello<br />

Stato, fu possibile varare sulla carta un<br />

piano <strong>di</strong> accoglienza ufficiale per i<br />

profughi. Nel 1948, dopo la nascita<br />

dell’Opera per l’assistenza ai profughi<br />

giuliani e dalmati, in tutta Italia e anche<br />

a Roma tale piano <strong>di</strong>venne esecutivo.<br />

Grazie all’intervento dell’Opera<br />

fu ottenuto che le strutture del villaggio<br />

operaio venissero abitate stabilmente<br />

dai profughi giuliano-da1mati<br />

e il 7 novembre del 1948 ci fu una<br />

prima inaugurazione <strong>di</strong> alcuni pa<strong>di</strong>glioni,<br />

restaurati e a<strong>di</strong>biti ad abitazioni<br />

provvisorie [...].<br />

<strong>Il</strong> nucleo del Villaggio giuliano è<br />

quin<strong>di</strong> ricco <strong>di</strong> storia e <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione.<br />

Ancora oggi passeggiando per le vie<br />

si può sentire la tipica calata veneta<br />

che caratterizza i <strong>di</strong>aletti istriani e<br />

dalmati, anche se la generazione dei<br />

più giovani tende a <strong>di</strong>menticarla. Una<br />

volta vi era anche una trattoria tra<strong>di</strong>zionale<br />

in cui si potevano mangiare i<br />

fusi al sugo <strong>di</strong> lepre, la polenta col<br />

baccalà, crauti e salsicce, insomma<br />

piatti tipici <strong>di</strong> quelle terre perse dall’Italia<br />

dopo la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale.<br />

Diverse associazioni culturali <strong>di</strong><br />

esuli hanno ancora sede nel Villaggio<br />

(solo la Società Ginnastica Zara non<br />

c’è più); esse sono: il Comitato romano<br />

dell’Associazione Nazionale Venezia<br />

Giulia e Dalmazia, la Società<br />

dalmata <strong>di</strong> storia patria, l’Associazione<br />

triestini e goriziani, l’Associazione<br />

sportiva Giuliana, la Società <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong><br />

Fiumani e l’Associazione per la cultura<br />

istriana, fiumana e dalmata nel<br />

Lazio, che gestiscono l’Archivio Museo<br />

storico <strong>di</strong> Fiume, riconosciuto con<br />

decreto del ministero della Pubblica<br />

Istruzione nel 1972 quale sito <strong>di</strong> «eccezionale<br />

interesse storico e artistico»;<br />

analogo riconoscimento pervenne all’istituzione<br />

dalla Sovrintendenza per<br />

i beni archivistici del Lazio nel 1987.<br />

[...]<br />

Dopo tanti anni il sacrificio dei<br />

giuliano-dalmati, vittime <strong>di</strong> una pulizia<br />

etnica senza precedenti in quelle<br />

regioni, è <strong>di</strong>ventato con colpevole ritardo<br />

memoria con<strong>di</strong>visa <strong>di</strong> un popolo<br />

e <strong>di</strong> una nazione con l’istituzione<br />

del Giorno del Ricordo. Proprio nel<br />

2003 fu organizzata nella piazza<br />

Giuliani e Dalmati, dalla Federazione<br />

delle Associazioni degli esuli istriani,<br />

fiumani e dalmati, a cospetto delle<br />

principali autorità dello Stato, la prima<br />

giornata del ricordo che non aveva<br />

ancora ottenuto il riconoscimento<br />

ufficiale dal Parlamento italiano. [...]<br />

Tutto ciò e altro ancora è racchiuso<br />

in questo villaggio e ne fa un unicum<br />

irripetibile in grado ancora oggi <strong>di</strong> nuovi<br />

fermenti culturali a testimonianza<br />

della storia e della ricchezza umana<br />

delle sue genti.<br />

* * *<br />

Premuda, via (zona piazzale<br />

Clo<strong>di</strong>o). È una piccola isola dalmata<br />

dalla superficie <strong>di</strong> circa nove chilometri<br />

quadrati ed è una delle più esterne<br />

dell’arcipelago zaratino. [...] L’isola è<br />

rimasta famosa per un episo<strong>di</strong>o avvenuto<br />

durante la prima guerra mon<strong>di</strong>ale:<br />

il 10 giugno 1918 i MAS 15 e 21,<br />

comandati dal capitano <strong>di</strong> corvetta<br />

Luigi Rizzo e dal guar<strong>di</strong>amarina<br />

Aonzo, si imbatterono in un convoglio<br />

austriaco costituito dalle corazzate<br />

Santo Stefano e Tegetthoff, scortate<br />

da alcuni cacciatorpe<strong>di</strong>nieri. I siluri<br />

lanciati dal MAS 21 <strong>di</strong> Aonzo colpirono<br />

la Tegetthoff ma non esplosero,<br />

mentre maggior fortuna ebbe il comandante<br />

Rizzo i cui siluri esplosero<br />

contro la “Santo Stefano” che si capovolse.<br />

Per questa azione Luigi Rizzo<br />

fu insignito della medaglia d’oro al<br />

valore militare.<br />

Rovigno d’Istria, via (zona stazione<br />

Prenestina). [...] L’origine del suo<br />

nome è tuttora incerta, alcuni lo fanno<br />

derivare dal celtico ruven (promontorio),<br />

altri dal latino rubeus (rosso), altri<br />

ancora da una voce giapi<strong>di</strong>ca da cui<br />

si avrebbe Arupinum.<br />

Un’immagine storica: la corazzata austroungarica Szent István mentre affonda,<br />

colpita nel giugno 1918 da due MAS <strong>di</strong> Luigi Rizzo, al largo dell’isola <strong>di</strong> Premuda<br />

Rovigno, sullo sfondo, e le sue isole<br />

A partire dall’età del ferro il territorio<br />

<strong>di</strong> Rovigno fu interessato dalla cultura<br />

degli istri che, solo a prezzo <strong>di</strong><br />

dure lotte, vennero soggiogati dai romani.<br />

Dopo la caduta dell’impero romano<br />

Rovigno conobbe prima la dominazione<br />

bizantina e poi quella dei<br />

franchi. Nel 1283 passò a Venezia; il<br />

suo legame con la Serenissima fu da<br />

allora in poi sempre molto forte. Caduta<br />

Venezia nel 1797 e conclusasi la<br />

parentesi napoleonica, Rovigno visse<br />

il lungo periodo austriaco rimanendo<br />

una città compattamente italiana,<br />

nonché capace <strong>di</strong> autogovernarsi e <strong>di</strong><br />

conservare intatti usi e costumi. [...]<br />

Al termine della seconda guerra<br />

mon<strong>di</strong>ale, [...] Rovigno passò sotto il<br />

dominio della Jugoslavia <strong>di</strong> Tito, a cui<br />

fece seguito l’esodo <strong>di</strong> circa l’80%<br />

della sua popolazione. Attualmente<br />

l’elemento italiano <strong>di</strong> Rovigno, [...] ha<br />

saputo tener vive le sue antiche tra<strong>di</strong>zioni<br />

linguistiche tanto che si parla<br />

ancora l’istrioto. [...]<br />

* * *<br />

Carli, Gian Rinaldo, via (zona<br />

metro Anagnina). (Capo<strong>di</strong>stria, 1720-<br />

Cusano Milanino, 1795). Filosofo e<br />

scienziato. Di nobile ed illustre famiglia<br />

capo<strong>di</strong>striana. [...] stu<strong>di</strong>ò fisica e<br />

scienze esatte in Friuli e, dal 1739 al<br />

1742, giurisprudenza all’Università <strong>di</strong><br />

Padova. Consigliere dell’Arsenale della<br />

Serenissima, propugnò ra<strong>di</strong>cali riforme:<br />

come la realizzazione <strong>di</strong> un<br />

modello <strong>di</strong> nave cannoniera che costituirà<br />

il nerbo della flotta veneziana.<br />

Nel 1751 lasciò il Veneto per stabilirsi<br />

a Pola. Dal 1754 iniziò la pubblicazione<br />

a Venezia della monumentale<br />

opera in quattro voluminosi tomi Del-<br />

El Greco,<br />

ritratto <strong>di</strong> Giulio Clovio<br />

(post 1570),<br />

definito dal Vasari<br />

il maggiore miniaturista<br />

del suo tempo.<br />

Nacque a Cirquenizza,<br />

sul Quarnaro.<br />

Roma, Collezione Orsini,<br />

Palazzo Farnese<br />

9<br />

le monete e dell’istituzione delle zecche<br />

d’Italia [...]. dal 1788 al 1791 pubblicò<br />

la ponderosa opera in quattro volumi<br />

De le antichità italiche, in cui tracciò<br />

un profilo dell’Italia (compresa<br />

l’Istria e la Dalmazia) dalle origini<br />

preromane sino al XIV secolo. [...]<br />

Clovio, Giulio via (zona Casalotti).<br />

(Grizane, 1498- Roma, 1578). Artista.<br />

Clovio nacque in una piccola località<br />

nei pressi <strong>di</strong> Cirquenizza sul Golfo del<br />

Quarnaro. Miniaturista <strong>di</strong> origini croate<br />

ma <strong>di</strong> cultura italiana, passò quasi tutta<br />

la sua vita in Italia. <strong>Il</strong> Vasari lo definì<br />

il più grande miniaturista dell’epoca.<br />

Pare che Clovio abbia appreso l’arte<br />

del <strong>di</strong>segno presso il monastero benedettino<br />

<strong>di</strong> Cirquenizza e che in seguito<br />

abbia stu<strong>di</strong>ato a Roma presso il grande<br />

pittore Giulio Romano. Le sue opere<br />

rappresentano ritratti e scene storiche<br />

<strong>di</strong>pinte con grande precisione e<br />

ricchezza <strong>di</strong> colori.<br />

Marcocchia, Giacomo via (Signo,<br />

1876- Roma, 1929). Letterato e patriota<br />

dalmata, nato nei pressi <strong>di</strong> Spalato.<br />

Si de<strong>di</strong>cò all’insegnamento nelle scuole<br />

<strong>di</strong> Spalato e alla <strong>di</strong>vulgazione storica.<br />

Strenuo <strong>di</strong>fensore dell’italianità presente<br />

in Dalmazia, si de<strong>di</strong>cò con sapienza<br />

a far conoscere anche la letteratura<br />

serbo-croata in Italia. Dopo la<br />

prima guerra mon<strong>di</strong>ale si trasferì nella<br />

penisola ottenendo per un periodo la<br />

cattedra <strong>di</strong> serbo-croato all’Istituto<br />

orientale <strong>di</strong> Napoli. Marcocchia pubblicò<br />

sulla Rivista Dalmatica un bel<br />

saggio dal titolo Lineamenti <strong>di</strong> una storia<br />

<strong>di</strong> Spalato, che doveva preludere a<br />

una storia sulla città dalmata più estesa<br />

e strutturata, quando la morte lo<br />

colse a Roma.


10 DIFESA ADRIATICA <strong>Gennaio</strong> <strong>2009</strong><br />

“Eco <strong>di</strong> Bergamo”<br />

1° novembre 2008<br />

Balcani, l’Italia investe per costruire<br />

nell’area un futuro <strong>di</strong> pace e sviluppo<br />

Skopje, Podgorica, Sarajevo,<br />

Zagabria. Quattro capitali nel cuore<br />

dei Balcani occidentali. [...] Macedonia,<br />

Montenegro, Bosnia-Erzegovina e<br />

Croazia sono state proprio le tappe del<br />

recente tour balcanico compiuto dal<br />

sottosegretario agli Esteri, Alfredo<br />

Mantica. Una missione volta a riba<strong>di</strong>re<br />

la soli<strong>di</strong>tà dei rapporti bilaterali e le<br />

prospettive euro-atlantiche dell’area. In<br />

un’intervista a L’Eco <strong>di</strong> Bergamo, il senatore<br />

traccia gli interessi italiani nella<br />

zona e la situazione economica<br />

delle <strong>di</strong>verse Repubbliche ex jugoslave,<br />

in<strong>di</strong>viduandone le linee del possibile<br />

sviluppo futuro. [...]<br />

“<strong>Il</strong> Piccolo”<br />

3 novembre 2008<br />

«Trieste per noi resta un simbolo»<br />

C’è chi, come il quarantaduenne<br />

romano Fabio Massari del gruppo <strong>di</strong><br />

alpini e finanzieri in <strong>di</strong>visa storica, le<br />

vicende <strong>di</strong> Trieste le ha lette solo sui<br />

libri e ora «si sente emozionato come<br />

un bambino ad essere vicino a quel<br />

molo in cui gli “altri” sbarcarono 90<br />

anni fa». E c’è chi, invece, la storia della<br />

città e della Venezia Giulia, nel suo<br />

piccolo, ha contribuito a scriverle.<br />

Come Mario Porceddu, sardo <strong>di</strong> 81<br />

anni. il primo finanziere ad entrare in<br />

città nel ‘54. [...]<br />

Racconti che rimandano la memoria<br />

in<strong>di</strong>etro nel tempo. Ma in piazza<br />

Unità, ieri, c’erano anche testimoni <strong>di</strong><br />

esperienze più recenti, fatte però sempre<br />

con la <strong>di</strong>visa addosso. È il caso del<br />

gruppetto <strong>di</strong> quarantenni che sfila <strong>di</strong>etro<br />

allo striscione «bersaglieri in Libano».<br />

«Per noi – spiega Marco Cavallaro<br />

<strong>di</strong> Verona – questa giornata rappresenta<br />

un doppio anniversario. Celebriamo<br />

infatti i 90 anni dalla fine del primo<br />

conflitto, ma anche i 25 anni dal nostro<br />

rientro in Italia dopo la missione<br />

in Libano a cavallo tra ‘83 e ‘84. La<br />

prima missione <strong>di</strong> militari armati all’estero<br />

dalla seconda guerra mon<strong>di</strong>ale».<br />

“<strong>Il</strong> Piccolo”<br />

4 novembre 2008<br />

Ore 19.15,<br />

torna la luce sul Sabotino<br />

Click. I tre fari si scaldano e poco<br />

alla volta il Tricolore del Monte Sabotino<br />

torna a illuminare la notte <strong>di</strong><br />

Gorizia e dell’Isontino. [...] La retorica<br />

è lontana da quassù. [...] Dalla quota<br />

559 le contese sul tricolore e sulla scritta<br />

Nas Tito sembrano cose aliene, impossibili<br />

anche da pensare. Le luci <strong>di</strong><br />

Gorizia si fondono con quelle <strong>di</strong> Nova<br />

Gorica e viceversa. [...] Mentre il simbolo<br />

bianco-rosso-verde riempiva durante<br />

la notte la pianura <strong>di</strong> entrambi<br />

gli Stati, durante il giorno a lanciare<br />

una provocazione transfrontaliera era<br />

la scritta <strong>di</strong> pietra posizionata sul versante<br />

sloveno: prima Nas Tito, poi Slo,<br />

poi Nas Fido, poi ancora Nas Tito. [...]<br />

Polemiche ce ne sono state anche<br />

quando il Tricolore è stato spento, poi<br />

riacceso, poi <strong>di</strong> nuovo spento. Ora le<br />

luci illuminano <strong>di</strong> nuovo la pianura.<br />

Lo fanno con delicatezza. La cronaca<br />

racconta che a spegnerle sia stato l’ex<br />

prefetto Roberto De Lorenzo. Lo avrebbe<br />

fatto per non offendere la suscettibilità<br />

del governo vicino.<br />

Fuori dalla casermetta c’è il generale<br />

Sabato Aufiero. Quella del Tricolore<br />

è stata una sua battaglia personale.<br />

È emozionato. Al termine dei fuochi<br />

d’artificio stappa una bottiglia <strong>di</strong><br />

spumante per festeggiare, ne offre a<br />

tutti e ricorda: «Le luci vennero accese<br />

nel 1972 per volontà del tenente<br />

colonnello Nicolò Minnesi. Le volle<br />

per onorare i morti <strong>di</strong> Oslavia, non in<br />

chiave anti-jugoslava. La giornata <strong>di</strong><br />

oggi è de<strong>di</strong>cata alla Sua memoria».<br />

Oggi c’è l’Europa e in quest’ottica,<br />

RASSEGNA<br />

la proposta più recente relativa al Sabotino<br />

è quella avanzata dal consigliere<br />

comunale <strong>di</strong> opposizione Livio<br />

Bianchini. Per par-con<strong>di</strong>cio, la scorsa<br />

settimana, con l’imminenza della data<br />

del 4 Novembre, l’esponente <strong>di</strong><br />

Rifondazione comunista aveva suggerito<br />

<strong>di</strong> aggiungere al Tricolore la ban<strong>di</strong>era<br />

slovena sul versante sloveno e<br />

quella dell’UE a cavallo del confine.<br />

[...]<br />

Stefano Bizzi<br />

“<strong>Il</strong> Gazzettino”<br />

4 novembre 2008<br />

Oltre l’Adriatico,<br />

sulle orma <strong>di</strong> San Marco<br />

[...] Anche se i fasti della Repubblica<br />

in tutto l’Adriatico dell’Est sono<br />

passati in archivio da secoli, i segni <strong>di</strong><br />

quell’impronta restano incancellabili.<br />

A renderli continuativi, c’é la volontà<br />

degli ere<strong>di</strong> che abitano gli ex posse<strong>di</strong>menti<br />

della Repubblica che continuano<br />

a cercare collaborazione con la<br />

“casa madre”. [...] E il Veneto ricambia<br />

da anni quell’attaccamento con<br />

fatti non parole. [...]<br />

Nelle due perle del Montenegro<br />

[Cattaro e Perasto, ndr] nascoste dalla<br />

<strong>di</strong>fesa naturale delle Bocche <strong>di</strong> Cattaro,<br />

è ancora forte la voglia <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo con<br />

Venezia. [...] Perasto e Cattaro, però,<br />

contano molto sulla mano tesa dal<br />

Veneto. E l’assessore Coppola torna a<br />

Venezia con un elenco <strong>di</strong> richieste da<br />

parte dei 464 “italiani” della zona [...].<br />

All’appello manca ancora Dubrovnik<br />

(Ragusa). Francesco Bongi, console<br />

onorario, confida nella collaborazione<br />

col Veneto [...].<br />

La Regione Veneto ha sostenuto<br />

economicamente la realizzazione della<br />

nuova sede che ospiterà una ventina<br />

<strong>di</strong> studenti. «Gli italiani <strong>di</strong><br />

Dubrovnik – spiega il console d’Italia<br />

Augusto Vaccaro – fanno parte della<br />

comunità più povera della Dalmazia,<br />

in maggioranza anziani perché i giovani,<br />

per paura, o hanno lasciato il<br />

Paese o, per integrarsi, restano defilati<br />

perdendo i legami con l’Italia». La richiesta<br />

<strong>di</strong> finanziare ancora il liceo linguistico<br />

viene da tre esigenze da parte<br />

dei giovani: continuare gli stu<strong>di</strong> in Italia;<br />

trovare facile occupazione nel settore<br />

turistico locale; per motivi culturali<br />

basati sullo stretto legame storico<br />

Venezia-Dalmazia. [...]<br />

Anche quest’anno, nel bilancio<br />

della Regione Veneto è previsto il finanziamento<br />

per interventi in Istria e<br />

Dalmazia, con una buona notizia per<br />

i beneficiari: l’aumento del capitolo <strong>di</strong><br />

spesa [...].<br />

“<strong>Il</strong> Piccolo”<br />

7 novembre 2008<br />

Gallesano: inaugurata<br />

toponomastica bilingue<br />

A Gallesano [...], le vie e le piazze<br />

non saranno più anonime. Ieri infatti è<br />

Cattaro, le ar<strong>di</strong>te vestigia delle mura veneziane<br />

...E un bello scorcio <strong>di</strong> Perasto<br />

Un palazzo veneziano <strong>di</strong> Gallesano.<br />

Benché fortemente depauperata dall’esodo della popolazione,<br />

oggi vi opera un nutrito gruppo <strong>di</strong> giovani raccolti presso la Comunità<br />

degli Italiani, intenti a rivalorizzare il ricco patrimonio storico e culturale<br />

iniziata la collocazione delle tabelle<br />

con i nomi nella <strong>di</strong>citura bilingue, nel<br />

rispetto della delibera emanata un<br />

anno fa dal Consiglio citta<strong>di</strong>no <strong>di</strong><br />

Dignano. [...] Lo stradario oltre alle finalità<br />

pratiche, sarà prezioso anche ai<br />

fini della conservazione dell’identità<br />

<strong>di</strong> Gallesano, dove vivono 1.500 abitanti<br />

in gran parte <strong>di</strong> nazionalità italiana.<br />

È l’intero percorso storico del borgo<br />

«parla» prevalentemente italiano,<br />

veneto e istrioto. Lo stradario riporta i<br />

toponimi da sempre nell’ uso quoti<strong>di</strong>ano<br />

della gente e che si rifanno ai<br />

nomi delle rioni o contrade. Come ad<br />

esempio Via Toro, Via Sigari,Via<br />

Prividal, Via San Zusto e altri.<br />

E ci sono anche i nomi <strong>di</strong> illustri<br />

gallesanesi come il me<strong>di</strong>co Antonio<br />

Pianella e il poeta Michele della Vedova<br />

vissuti nel XV secolo, il benefattore<br />

Giovanni Petris, cavaliere e benefattore<br />

vissuto tra il XIX e il XX secolo,<br />

al quale viene riconosciuto il merito<br />

<strong>di</strong> aver fatto arrivare l’acqua corrente<br />

a Gallesano agli inizi del secolo scorso.<br />

Nella località ultimamente opera<br />

un nutrito gruppo <strong>di</strong> giovani che raccolti<br />

presso la Comunità degli Italiani,<br />

sono intenti a rivalorizzare il ricco patrimonio<br />

storico e culturale del posto.<br />

E lo fanno anche tramite la pubblicazione<br />

del perio<strong>di</strong>co «El portego» nel<br />

quale riportano i risultati delle loro ricerche<br />

sugli usi, costumi e tra<strong>di</strong>zioni<br />

oppure promuovendo altre iniziative,<br />

ben accolte dai gallesanesi del posto<br />

ai quali spesso e volentieri si uniscono<br />

gli esuli.<br />

p.r.<br />

“<strong>Il</strong> Piccolo”<br />

8 novembre 2008<br />

Attacco anti-italiano<br />

a Ra<strong>di</strong>o Fiume<br />

Ancora un intervento anti-italiano<br />

del popolare giornalista e conduttore<br />

della redazione croata <strong>di</strong> Ra<strong>di</strong>o Fiume,<br />

Robert Ferlin.<br />

Non nuovo a episo<strong>di</strong> del genere,<br />

per i quali era stato già punito dalle<br />

competenti autorità della Ra<strong>di</strong>otelevisione<br />

croata (l’emittente quarnerina<br />

fa parte <strong>di</strong> questo ente pubblico), Ferlin<br />

è stato protagonista della performance<br />

ieri mattina, nel corso <strong>di</strong> una trasmissione<br />

in cui gli ascoltatori denunciano<br />

comportamenti ed episo<strong>di</strong> che<br />

reputano censurabili. <strong>Il</strong> giornalista, <strong>di</strong><br />

origini istriane [...], ha voluto leggere<br />

la missiva <strong>di</strong> un ascoltatore che proponeva,<br />

tout-court, la soppressione del<br />

programma della Redazione italiana<br />

<strong>di</strong> Ra<strong>di</strong>o Fiume in quanto «in città sono<br />

presenti altre minoranze nazionali che<br />

non hanno purtroppo alcuno spazio<br />

nel palinsesto dell’emittente».<br />

Nella lettera, l’ascoltatore affermava<br />

che gli italiani sono pertanto privi-<br />

legiati, rilevando <strong>di</strong> non capire perché<br />

mai si debba sentire quoti<strong>di</strong>anamente<br />

l’italiano trasmesso da Ra<strong>di</strong>o Fiume.<br />

[...]. stato a quel punto che Ferlin ha<br />

commentato brevemente : «Sì, anche<br />

noi la pensiamo in questo modo».<br />

Non sono mancate le reazioni <strong>di</strong><br />

alcuni ascoltatori, tutti schieratisi a sostegno<br />

dei giornalisti connazionali <strong>di</strong><br />

Ra<strong>di</strong>o Fiume, con interventi nei quali<br />

è stata ricordata l’autoctonia degli italiani<br />

che vivono in città e possono tutelare<br />

la propria identità, lingua, cultura<br />

e tra<strong>di</strong>zioni, grazie ad asili, scuole,<br />

EDIT, Dramma Italiano e agli stessi<br />

programmi italiani <strong>di</strong> Ra<strong>di</strong>o Fiume. [...]<br />

<strong>Il</strong> presidente dell’Unione italiana e<br />

deputato al seggio specifico italiano al<br />

Sabor, Furio Ra<strong>di</strong>n, è stato chiarissimo:<br />

«In questa stupida trasmissione – ha<br />

detto – Ferlin ha denotato una profonda<br />

ignoranza per la fiumanità, per Fiume<br />

e la sua storia, un atteggiamento<br />

aggravato dal fatto che Ferlin, essendo<br />

istriano, dovrebbe sapere cosa significa<br />

la Comunità nazionale italiana per<br />

questa città [...]». In serata, la Comunità<br />

degli Italiani <strong>di</strong> Fiume ha reagito<br />

con un comunicato <strong>di</strong> protesta.<br />

Voce<strong>di</strong>talia.it<br />

12 novembre 2008<br />

Croazia: sempre più <strong>di</strong>fficile<br />

cammino verso UE<br />

Bruxelles. Molto negativo per la<br />

Croazia l’ultimo rapporto presentato<br />

dal Commissario all’allargamento Olli<br />

Rehn: quando a Zagabria tutti davano<br />

per scontata la piena integrazione del<br />

paese nell’Unione europea entro il<br />

capodanno 2010, ecco che il rapporto<br />

del funzionario europeo, ha<br />

evidenziato come la nazione balcanica<br />

oggi presenti elementi tali <strong>di</strong> criticità<br />

da renderne impossibile l’ingresso nell’Unione.<br />

Zagabria, ha detto sostanzialmente<br />

Rehn, deve risolvere i gravi problemi<br />

<strong>di</strong> corruzione e contiguità tra il<br />

potere politico e la criminalità organizzata<br />

che tuttora persistono. [...]<br />

Francia, Slovenia e, per altri aspetti,<br />

anche Italia non paiono più molto<br />

entusiaste <strong>di</strong> fronte alla prospettiva <strong>di</strong><br />

un’adesione croata senza con<strong>di</strong>zioni.<br />

[...] Inoltre, l’Italia ha aperto con<br />

Zagabria un contenzioso pluriennale<br />

legato ai massacri della popolazione<br />

italiana avvenuta nel triennio 1944-<br />

1947 in Istria, compiuto dalle armate<br />

titine in gran parte costituite da elementi<br />

serbo- croati. [...]<br />

Molto astutamente sinora Ivo<br />

Sanader, il premier della nazione balcanica,<br />

pur condannando a parole la<br />

strage <strong>di</strong> intere famiglie istriane <strong>di</strong> lingua<br />

italiana compiuta dai suoi connazionali,<br />

poco o nulla si è adoperato<br />

affinché il governo da lui presieduto<br />

concretamente riparasse, con apposite<br />

leggi, a quel grande ecci<strong>di</strong>o.<br />

Pure la procura della repubblica<br />

<strong>di</strong> Bari che indaga sulle cosiddette<br />

mafie dei Balcani, temibili quanto le<br />

nostrane, con le quali hanno stretto<br />

una profonda sinergia, si è detta preoccupata<br />

dalla grave “escalation” criminale<br />

in atto in Croazia, dove sistematicamente<br />

vengono uccisi i testimoni<br />

che dovrebbero sfilare nel capoluogo<br />

pugliese innanzi al Procuratore<br />

Scelsi della Direzione <strong>di</strong>strettuale<br />

antimafia. [...]<br />

Considerati tali elementi negativi<br />

ora Bruxelles non fissa più una data<br />

certa per l’ingresso della Croazia nell’Unione<br />

europea, limitandosi ad affermare<br />

che certamente essa avverrà<br />

dopo l’entrata in vigore del Trattato <strong>di</strong><br />

Lisbona, quando, presumibilmente,<br />

già si saranno avviati pure i negoziati<br />

con la Serbia e si inizierà anche a pensare<br />

a quali progetti mettere in campo<br />

per ancorare all’Unione pure le più<br />

arretrate Albania, Bosnia, Kosovo e<br />

Montenegro.<br />

Sergio Bagnoli


<strong>Gennaio</strong> <strong>2009</strong><br />

“La Voce del Popolo”<br />

15 novembre 2008<br />

Fianona, una città <strong>di</strong>menticata<br />

Incute tristezza, tanta ma tanta tristezza<br />

in chi la visita, la bella Fianona.<br />

Oggi più <strong>di</strong> ieri. Oggi più che mai.<br />

Quel che rimane [...] del nucleo storico<br />

ormai quasi <strong>di</strong>sabitato <strong>di</strong> quest’antico<br />

borgo, che s’erge quasi <strong>di</strong>etro l’angolo<br />

del promontorio che s’affaccia da<br />

una parte su uno dei più begli squarci<br />

del Golfo del Quarnero e dall’altra su<br />

uno dei due fior<strong>di</strong> dell’Istria, sono dei<br />

ruderi. Rovine, spopolate dall’esodo<br />

prima e dall’inquinamento industriale<br />

poi, tra le quali i gatti randagi sono<br />

da tempo assai più <strong>numero</strong>si degli abitanti.<br />

[...] Neanche la naturale bellezza<br />

del fiordo verde azzurro <strong>di</strong> Fianona,<br />

che con lievi curve sinuose penetra per<br />

ben quattro chilometri nel cuore del<br />

Carso istriano, riesce a lenire il senso<br />

<strong>di</strong> sconforto che ci attanaglia. [...] In<br />

un passato lontano, assai lontano, le<br />

salde mura <strong>di</strong> questo minuscolo abitato<br />

ressero per secoli e secoli ad attacchi<br />

e ad assalti che arrivavano<br />

dall’entroterra e dal mare. Resistettero<br />

a cannonate e a scorribande <strong>di</strong> pirati e<br />

<strong>di</strong> Uscocchi. Ma poi hanno perso la<br />

battaglia più dura: la lotta contro il tempo.<br />

[...] Reggono ancora [...] le mura<br />

dei palazzi che si adagiano, con due<br />

archi a volto, a quelle ancora forti e<br />

possenti dell’antica chiesa de<strong>di</strong>cata<br />

alla Beata Vergine Maria [...] E resiste<br />

imperituro, all’entrata nel borgo, l’antichissimo<br />

palazzo comunale del XVI<br />

secolo, detto la “Tura”, il cui pianterreno<br />

è stato trasformato in lapidario<br />

ed il cui accesso è protetto da un’inferriata<br />

in ferro battuto. Aveva un tempo<br />

funzione <strong>di</strong> Loggia.<br />

Fa eccezione la chiesetta <strong>di</strong> San<br />

Giorgio il Vecchio, rinnovata <strong>di</strong> recente.<br />

<strong>Il</strong> restauro è stato eseguito ad opera<br />

d’arte. [...] Sarà almeno <strong>di</strong> conforto alle<br />

tante anime dei fianonesi che non ci<br />

sono più. Ai tanti Bacchia, Donati, Di<br />

Giusto, Files, Giuliani, Massalin,<br />

Tonetti, Orlini, Polidrugo, Muscar<strong>di</strong>n,<br />

DIFESA ADRIATICA<br />

RASSEGNA<br />

Fragiacomo, Vossila, Vesselizza sepolti<br />

in li<strong>di</strong> lontani e a quanti tra i loro<br />

famigliari, hanno avuto la fortuna <strong>di</strong><br />

riposare in pace nel piccolo cimitero<br />

del luogo, che con la sua chiesina con<br />

campanile a vela de<strong>di</strong>cata a San Giovanni<br />

Battista [...]. San Giorgio è un<br />

monumento d’arte sacra <strong>di</strong> periodo<br />

romanico con abside inscritta, che rappresenta<br />

un raro esempio della creativa<br />

architettura <strong>di</strong> quel periodo in Istria.<br />

[...]<br />

La parrocchiale<br />

della Beata Vergine<br />

Costruita nel 1483, la parrocchiale<br />

della Beata Vergine, <strong>di</strong> Fianona, nota<br />

anche come chiesa della Maddalena,<br />

era in un lontano passato chiamata<br />

“Templum” come si rileva su un’incisione<br />

scolpita sul vecchio portone laterale<br />

d’ingresso [...]. Al suo interno la<br />

chiesa ha cinque altari, uno dei quali<br />

policromo in stile rinascimentale in<br />

legno scolpito che risale al XVII secolo.<br />

[...] Nel 1994 all’interno della chiesa<br />

sono stati scoperti dei bellissimi affreschi.<br />

Sulla facciata orientale dell’e<strong>di</strong>ficio<br />

sacro, vicino al portone d’entrata,<br />

sono incastonate due lapi<strong>di</strong> con delle<br />

iscrizioni su pietra, entrambe del 1473,<br />

abbellite dagli antichi stemmi delle<br />

famiglie più illustri <strong>di</strong> Fianona e un terzo<br />

scudo gentilizio barrato che riporta<br />

scolpita la data dell’8 marzo 1530. [...]<br />

www.arcipelagoadriatico.it<br />

20 novembre 2008<br />

Ai Bastiancich il premio AIS FVG<br />

«È emozionate pensare che nel<br />

cuore <strong>di</strong> Manhattan o dagli schermi<br />

dei più gran<strong>di</strong> network televisivi statunitensi<br />

si possano assaporare o sentir<br />

descrivere: un risotto allo Sclopit, il<br />

Montasio e il Tocai Friulano. Grazie <strong>di</strong><br />

cuore alla Famiglia Bastiancich che<br />

Fianona. «Del nucleo storico ormai quasi <strong>di</strong>sabitato <strong>di</strong> quest’antico<br />

borgo, che s’erge quasi <strong>di</strong>etro l’angolo del promontorio che s’affaccia<br />

da una parte su uno dei più begli squarci del Golfo del Quarnero<br />

e dall’altra su uno dei due fior<strong>di</strong> dell’Istria, sono dei ruderi»<br />

con grande impegno e generosità ha<br />

saputo offrire oltreoceano l’immagine<br />

più genuina e autentica dell’Italia e<br />

della nostra regione in particolare.<br />

Grazie <strong>di</strong> cuore a Li<strong>di</strong>a e Joe, per aver<br />

mantenuto, e sempre più consolidato,<br />

il legame con il Friuli Venezia<br />

Giulia, facendo <strong>di</strong>ventare <strong>di</strong> questo<br />

piccolo straor<strong>di</strong>nario territorio ricco <strong>di</strong><br />

culture e popoli il protagonista in una<br />

grande nazione altrettanto ricca <strong>di</strong><br />

culture e popoli».<br />

Questa la parte della motivazione<br />

del Premio AIS FVG, de<strong>di</strong>cato alla memoria<br />

<strong>di</strong> Franca Merlo e assegnato alla<br />

famiglia Bastiancich, a Li<strong>di</strong>a e a suo<br />

figlio Joe. Location del premio che<br />

verrà assegnato ufficialmente domani,<br />

alla tenuta Villanova <strong>di</strong> Farra, un<br />

pezzo <strong>di</strong> storia enologica regionale.<br />

[...]<br />

“L’Unione Sarda”<br />

25 novembre 2008<br />

Carbonia:<br />

scelto Parco Martiri delle Foibe<br />

<strong>Il</strong> Parco verde che si apre tra Via<br />

Dante, i palazzi <strong>di</strong> Via Sanzio e il quartiere<br />

<strong>di</strong> Santa Caterina, sarà de<strong>di</strong>cato<br />

alle Vittime delle Foibe. Lo ha deciso<br />

la Giunta comunale <strong>di</strong> Carbonia nel<br />

corso della sua ultima riunione. Lo<br />

scorso marzo il Consiglio comunale<br />

aveva approvato la nuova toponomastica,<br />

lasciando alla Giunta il compito<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduarne la localizzazione.<br />

“<strong>Il</strong> Piccolo”<br />

30 novembre 2008<br />

Dignano: rinato Palazzo Bettiza<br />

grazie a Regione Veneto<br />

Centotremila euro dalla Regione<br />

Veneto a Dignano per ridare splendore<br />

a un e<strong>di</strong>ficio della Serenissima. <strong>Il</strong><br />

progetto <strong>di</strong> ristrutturazione <strong>di</strong> Palazzo<br />

Bettiza rappresenta uno degli interventi<br />

finanziari più cospicui e importanti<br />

della Regione Veneto a favore del<br />

recupero e valorizzazione del patrimonio<br />

culturale <strong>di</strong> origine veneta nell’Istria<br />

e nella Dalmazia. Sono interventi previsti<br />

dalla Legge regionale del Veneto<br />

<strong>numero</strong> 20/1994. [...] Maria Luisa<br />

Coppola, assessore regionale del<br />

Veneto per le Politiche <strong>di</strong> Bilancio, le<br />

Relazioni internazionali, Cooperazione<br />

allo sviluppo, Diritti umani e Pari<br />

opportunità, ha effettuato <strong>di</strong>versi<br />

sopralluoghi in Istria e in Dalmazia<br />

instaurando un ottimo rapporto con le<br />

autorità locali. [...]<br />

L’intera ristrutturazione è venuta a<br />

costare 360mila euro. [...] La festa per<br />

l’apertura non è mancata. Vi ha preso<br />

parte buona parte della popolazione<br />

del luogo quasi incredula che un palazzo<br />

fino a qualche tempo fa pericolante,<br />

abbia guadagnato nuovo splendore.<br />

E la felicità e anche grande commozione<br />

erano stampate sul volto <strong>di</strong><br />

Anita Forlani, per tantissimi anni il<br />

portavoce degli Italiani <strong>di</strong> Dignano che<br />

ben 30 anni fa aveva lanciato l’iniziativa<br />

per il restauro <strong>di</strong> Palazzo Bettica.<br />

[...] Per la presidente della locale Comunità<br />

degli Italiani Carla Rotta, «in<br />

Palazzo Bettica è scritta la storia degli<br />

Italiani che nel passato e nel presente<br />

hanno avuto un grande peso nella vita<br />

economica, culturale e sociale del<br />

posto e si spera che ciò rimanga anche<br />

nel futuro». [...] Al suo interno sono<br />

già allestite tre esposizioni: al<br />

pianoterra ci sono i reperti archeologici<br />

[...]; al primo piano troviamo la collezione<br />

<strong>di</strong> quadri donata nel 1818 a<br />

Dignano da Gaetano Gresler; al secondo<br />

piano sono in mostra oggetti<br />

antichi <strong>di</strong> uso quoti<strong>di</strong>ano donati al futuro<br />

Museo dagli abitanti <strong>di</strong> Dignano.<br />

(p.r.)<br />

A destra:<br />

Palazzo Bettiza,<br />

a Dignano,<br />

come si presentava<br />

prima del restauro.<br />

La Regione Veneto,<br />

grazie alla legge<br />

regionale del 1994,<br />

ha finanziato<br />

il costo dei lavori<br />

<strong>di</strong> ristrutturazione<br />

In alto:<br />

un altro suggestivo scorcio<br />

della citta<strong>di</strong>na istriana<br />

11<br />

In basso: un’immagine<br />

<strong>di</strong> Carbonia, nel Sulcis.<br />

La Giunta comunale<br />

ha deciso <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care<br />

alle Vittime delle Foibe un Parco<br />

Questi e molti altri articoli<br />

dalla stampa nazionale<br />

sul sito www.anvgd.it


12 DIFESA ADRIATICA <strong>Gennaio</strong> <strong>2009</strong><br />

Alcune riflessioni dalla lettura<br />

de <strong>Il</strong> poeta-comandante prima e dopo Fiume<br />

(con due appelli)<br />

Riceviamo<br />

e volentieri pubblichiamo.<br />

Ho letto sul n. 10, ottobre 2008, <strong>di</strong><br />

“Difesa Adriatica” l’interessante scritto<br />

<strong>di</strong> Guglielmo Salotti relativo a D’Annunzio<br />

a Fiume. Le considerazioni<br />

dell’autore sono del tutto con<strong>di</strong>visibili:<br />

è certamente vero il silenzio quasi generale<br />

<strong>di</strong> quest’anno; non credo, peraltro,<br />

come non crede Salotti, che «la<br />

miniera dannunziana si sia esaurita»,<br />

anche solo negli aspetti che qui interessano<br />

<strong>di</strong> più, ovvero quelli fiumani;<br />

ed anche gli altri temi che l’autore affronta<br />

nelle colonne del suo scritto<br />

centrano alcune questioni importanti<br />

della complessa vicenda.<br />

Desidero invece puntualizzare l’attenzione<br />

sulla ricostruzione fattuale<br />

dell’impresa fiumana, che Salotti ricorda<br />

essere ferma allo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

Fer<strong>di</strong>nando Gerra, del 1966 (con revisione<br />

nel 1974), <strong>di</strong> cui De Felice <strong>di</strong>chiarò<br />

che «sul piano della ricostruzione<br />

dei fatti» era un «punto fermo<br />

destinato a rimanere tale per molto<br />

tempo». Ciò è certamente vero. Qualsiasi<br />

stu<strong>di</strong>o sulla vicenda dovrebbe<br />

partire dall’opera <strong>di</strong> Gerra, che non ha<br />

pretese interpretative ma ricostruisce<br />

minuziosamente i fatti, con spunti che<br />

<strong>di</strong>rei da storico romano classico (valga<br />

per tutto la continua citazione integrale<br />

o quasi dei <strong>di</strong>scorsi del Comandante).<br />

I lavori anche ampi che sono seguiti<br />

hanno affrontato l’argomento con<br />

tagli specifici. <strong>Il</strong> più imponente è quello<br />

del 1996 <strong>di</strong> Luigi Emilio Longo, L’Esercito<br />

italiano e la questione fiumana (2<br />

voll.), che racconta le vicende dal punto<br />

<strong>di</strong> vista dell’esercito italiano, sicuramente<br />

con vasta mole documentaria<br />

<strong>di</strong> provenienza militare; il più <strong>di</strong>verso<br />

come taglio forse quello <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>a<br />

Salaris, A la festa de la rivoluzione (con<br />

le riserve ben espresse da Salotti). Da<br />

non <strong>di</strong>menticare anche D’Annunzio<br />

a Fiume, <strong>di</strong> Michael Leeden, con il suo<br />

ricco apparato bibliografico.<br />

Tutto detto, quin<strong>di</strong>, almeno per la<br />

ricostruzione dei fatti? Esaurimento dei<br />

temi <strong>di</strong> ricerca anche su questo piano?<br />

Direi <strong>di</strong> no, come risponde <strong>di</strong> no<br />

anche Salotti. E lo <strong>di</strong>co con un esempio<br />

che conosco bene, perché riguarda<br />

un tema <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> cui mi sono<br />

occupato e su cui ho scritto.<br />

In quegli anni, e per <strong>di</strong>versi anni<br />

ancora, la comunicazione organizzata<br />

era incentrata soprattutto sulla posta<br />

(statale), cioè sui servizi postali e<br />

telegrafici; lettere e telegrammi erano<br />

straor<strong>di</strong>nari vettori <strong>di</strong> notizie, e la posta<br />

godeva <strong>di</strong> una centralità sociale che<br />

oggi ha completamente perduta per il<br />

netto mutare delle tecniche<br />

comunicazionali già dalla fine degli<br />

anni Venti (per non parlare del tumultuoso<br />

cambiamento dell’ultimo decennio,<br />

che ha <strong>di</strong> fatto cancellato un ruolo<br />

plurisecolare affidato alla posta).<br />

Attori e protagonisti della storia se ne<br />

servivano doviziosamente (nel nostro<br />

campo, anzi, il rapporto fra D’Annunzio<br />

e l’epistolarità è quasi esagerato!)<br />

ed è quin<strong>di</strong> in<strong>di</strong>spensabile, io credo,<br />

interessarsi anche della “storia postale”<br />

delle vicende che si affrontano.<br />

Si parla molto, per esempio – sia<br />

concessa la brevissima <strong>di</strong>gressione –<br />

della rete <strong>di</strong> comunicazioni attraverso<br />

la posta degli intellettuali europei dell’età<br />

moderna, eppure solo ora si cominciano<br />

ad affrontare domande quali<br />

«come funzionava il servizio postale<br />

che permetteva la creazione <strong>di</strong> questa<br />

rete?» «Che frequenza, modalità, costi<br />

aveva?» e così via; domande per<br />

niente banali, come potrebbe sembra-<br />

Una emissione fiumana<br />

con l’effige del Comandante<br />

re ad un’analisi affrettata, perché all’epoca<br />

l’organizzazione dei servizi <strong>di</strong><br />

posta era molto <strong>di</strong>versa dall’o<strong>di</strong>erna,<br />

e gli utenti tenevano sempre conto dei<br />

suoi tempi e dei suoi mo<strong>di</strong> nel loro<br />

agire.<br />

Durante la vicenda fiumana, una<br />

delle preoccupazioni costanti <strong>di</strong> D’Annunzio<br />

fu quella <strong>di</strong> dare pubblicità alla<br />

propria impresa, alla propria causa ed<br />

alle proprie riven<strong>di</strong>cazioni, in Italia e<br />

nel mondo; e cercava <strong>di</strong> farlo soprattutto<br />

con il mezzo postale, scrivendo<br />

a facendo scrivere alla stampa, ai politici,<br />

agli amici. I legionari e tutto il<br />

variegato mondo <strong>di</strong> persone entrate<br />

con lui a Fiume volevano comunicare<br />

per lettera con le famiglie e gli amici<br />

in Italia; dal resto d’Italia amici, parenti,<br />

giornalisti, volevano inviare lettere<br />

a Fiume. All’inizio dell’impresa, la preoccupazione<br />

<strong>di</strong> Nitti era opposta: impe<strong>di</strong>re<br />

che D’Annunzio potesse dare<br />

pubblicità alla propria impresa. Cercò<br />

<strong>di</strong> attuare questo proposito mettendo<br />

in atto una serie <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>menti che<br />

oggi sarebbero impensabili e farebbero<br />

solo ridere (per la totale inefficacia)<br />

ma che allora potevano dare risultati:<br />

e cioè bloccando il flusso <strong>di</strong> corrispondenza<br />

– lettere e telegrammi – in uscita<br />

(poi anche in entrata) da Fiume, e<br />

censurando quelli dalla regione.<br />

<strong>Il</strong> 13 settembre (D’Annunzio era<br />

entrato a Fiume il 12) Nitti scriveva al<br />

Commissario della Venezia Giulia a<br />

Trieste: «Occorre che non parta da<br />

costì per privati o per la stampa alcun<br />

telegramma relativo agli avvenimenti<br />

<strong>di</strong> Fiume» e poi: «Io desidero che notizie<br />

avvenimenti Fiume non giungano<br />

nel Regno con particolari che, esagerati,<br />

commuoverebbero opinione<br />

pubblica [...] occorre istituire imme-<br />

<strong>di</strong>atamente censura militare postale ed<br />

impe<strong>di</strong>re che giungano nel Regno giornali<br />

<strong>di</strong> Fiume et Trieste et lettere a privati<br />

od a stampa che contengano accenni<br />

agli avvenimenti».<br />

Sia Nitti che D’Annunzio erano<br />

ben consci dell’importanza della posta;<br />

ambedue istituirono censure e propri<br />

servizi <strong>di</strong> corrieri oltre i canali ufficiali;<br />

è ad<strong>di</strong>rittura possibile seguire<br />

l’evolversi della crisi, tra il 1919 ed il<br />

1920, con le aperture e gli irrigi<strong>di</strong>menti<br />

fra Fiume e l’Italia, tramite le <strong>di</strong>sposizioni<br />

sulla censura ed i servizi postali,<br />

che si allentarono o si strinsero a seconda<br />

della situazione politica.<br />

Questi aspetti comunicazionali<br />

sono alcuni <strong>di</strong> quei «tasselli importanti»<br />

cui fa riferimento Salotti, ma è anche<br />

un tema centrale su cui occorre<br />

riflettere per alcuni comportamenti <strong>di</strong><br />

tutte le dramatis personae. Eppure nessuna<br />

delle ricostruzioni citate, delle<br />

storie, dei saggi, ne parla mai (qua e là<br />

si rintracciano minutissimi accenni...);<br />

neanche Gerra, il più minuzioso e<br />

considerato da questo punto <strong>di</strong> vista,<br />

ne accenna minimamente. Una pecca<br />

non da poco, mi pare.<br />

Mi permetto perciò <strong>di</strong> rimandare<br />

a due miei scritti, gli unici ch’io conosca<br />

che affrontino organicamente il<br />

tema: Impresa dannunziana a Fiume<br />

e censura postale, e Fiume: corrieri<br />

dannunziani e governativi, apparsi sui<br />

nn. 1 e 2, 1999, della rivista “Archivio<br />

per la storia postale”; l’uno è il seguito<br />

dell’altro.<br />

Perché <strong>di</strong>co tutto ciò? <strong>Il</strong> mio scopo<br />

è duplice. Mostrare come vi sia ancora<br />

spazio per approfon<strong>di</strong>menti sulla<br />

vicenda, che non è quin<strong>di</strong> – d’accordo<br />

con Salotti – un “capitolo chiuso”;<br />

e porre all’attenzione degli stu<strong>di</strong>osi gli<br />

aspetti <strong>di</strong> storia postale (<strong>di</strong>sciplina che<br />

frequento) che, ancora nel Novecento<br />

(dove parrebbe che la posta fosse<br />

solo un fatto meramente tecnico) sono<br />

meritevoli d’attenzione e, a volte, utili<br />

strumenti interpretativi.<br />

Continuo con due altre osservazioni<br />

ed esortazioni su un tema contiguo:<br />

se è vero che il periodo dannunziano<br />

<strong>di</strong> Fiume è stato a lungo stu<strong>di</strong>ato e sviscerato<br />

anche in minuzie, è altrettanto<br />

vero che ben poca attenzione è stata<br />

data al periodo successivo, sino al<br />

1924. <strong>Il</strong> governo zanelliano, l’insurrezione<br />

del marzo 1922, il periodo<br />

governatorale, Santa Margherita ed<br />

infine l’epilogo attendono ancora stu<strong>di</strong><br />

ricostruttivi ed interpretativi d’ampio<br />

respiro; per non <strong>di</strong>re <strong>di</strong> un aspetto<br />

ignorato dai più, cioè l’occupazione<br />

Nella rara immagine, l’ingresso <strong>di</strong> d’Annunzio a Fiume, il 12 settembre 1919<br />

militare dell’area orientale finitima alla<br />

città, a garanzia dell’esecuzione <strong>di</strong><br />

Rapallo, con amministrazione civile<br />

jugoslava (anche il lavoro <strong>di</strong> Longo,<br />

ed è un peccato, si ferma al 1921). A<br />

mia memoria, <strong>di</strong> questo genere vi è<br />

solo il volume <strong>di</strong> Danilo Massagrande,<br />

Italia e Fiume 1921-1924, del 1982,<br />

d’indubbia utilità e pregio, anche se<br />

evidenzia in modo trasparente la simpatia<br />

dell’autore per una parte (quella<br />

autonomista). L’appello è quin<strong>di</strong> a riprendere<br />

gli stu<strong>di</strong> su quel periodo.<br />

Ancora: praticamente non stu<strong>di</strong>ato,<br />

sino a poco tempo fa, era stato il<br />

coevo periodo in Dalmazia, dall’armistizio<br />

a Santa Margherita; il<br />

governatorato <strong>di</strong> Millo, le “tre zone”<br />

<strong>di</strong> Rapallo, l’occupazione sino al 1923<br />

della “terza zona”, il primo esodo degli<br />

italiani. I recenti volumi <strong>di</strong> Luciano<br />

Francesco<br />

Saverio Nitti,<br />

presidente<br />

del Consiglio<br />

al tempo<br />

dell’Impresa<br />

dannunziana,<br />

dette or<strong>di</strong>ne<br />

al Commissario<br />

per la Venezia<br />

Giulia <strong>di</strong> mettere<br />

la sor<strong>di</strong>na<br />

alle comunicazioni<br />

da Fiume per non<br />

favorire un clima<br />

in Italia <strong>di</strong> favore<br />

al colpo <strong>di</strong> mano<br />

legionario<br />

Monzali colmano questa lacuna; ma<br />

qualcosa rimane ancora da fare, sia<br />

per la situazione in Dalmazia, sia sul<br />

piano delle strette connessioni fra Fiume<br />

e la Dalmazia dal 1919 al 1923,<br />

dal punto <strong>di</strong> vista sia della politica internazionale<br />

sia <strong>di</strong> quella nazionale (il<br />

tema che i politici dell’epoca chiamavano<br />

«agitazioni PFD», ove la sigla si<br />

scioglie «Pro Fiume Dalmazia»). <strong>Il</strong> secondo<br />

appello ha quin<strong>di</strong> gli stessi<br />

destinatari, e suggerisce <strong>di</strong> continuare<br />

lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> questi temi partendo dalla<br />

soli<strong>di</strong>ssima base messa a <strong>di</strong>sposizione<br />

da Monzali, e usufruendo anche delle<br />

nuove fonti archivistiche che alcuni<br />

progetti <strong>di</strong> ricerca in corso della Società<br />

Dalmata <strong>di</strong> Storia Patria <strong>di</strong> Roma<br />

e <strong>di</strong> Coor<strong>di</strong>namento Adriatico stanno<br />

mettendo a <strong>di</strong>sposizione.<br />

Bruno Crevato-Selvaggi<br />

Giulio Cervani, una vita per la storia<br />

la scomparsa a 89 anni dello stu<strong>di</strong>oso triestino<br />

«Trieste ha perso l’ultimo rappresentante <strong>di</strong> quell’eccezionale stagione<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi che la nostra città partorì negli anni Venti. Per me è stato un<br />

carissimo amico e un maestro <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>. Gli devo tantissimo». È così che lo<br />

storico triestino Fulvio Salimbeni, docente <strong>di</strong> Storia contemporanea all’Università<br />

<strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, saluta e ricorda il professor Giulio Cervani, scomparso<br />

nella notte tra il 28 e il 29 novembre.<br />

Triestino, 89 anni, Cervani ha insegnato per anni nell’Università <strong>di</strong> Trieste,<br />

nelle Facoltà <strong>di</strong> Lettere e <strong>di</strong> Magistero. <strong>Il</strong> suo nome è strettamente legato<br />

alla storiografia giuliana che nel corso del Novecento ha stu<strong>di</strong>ato ed analizzato<br />

le vicende del confine orientale.<br />

Era nato il 1° aprile 1919, ed aveva iniziato la carriera a partire dalla<br />

scuola. Successivamente passò alle cattedre universitarie, insegnando Storia<br />

<strong>di</strong> Trieste e della Venezia Giulia nell’Ateneo triestino. Nel 1965 fondò, assieme<br />

a Salvatore Francesco Romano, la collana «Civiltà del Risorgimento»,<br />

organo del Comitato <strong>di</strong> Trieste e Gorizia dell’Istituto per la storia del Risorgimento<br />

italiano. Proprio <strong>di</strong> questo Comitato (oggi presieduto da Fulvio<br />

Salimbeni) il professor Cervani era presidente onorario.<br />

«Cervani era un grande conoscitore della storia regionale, in particolare<br />

triestina e dell’Alto Adriatico – ricorda ancora Salimbeni –. Però, al <strong>di</strong> là<br />

delle sue qualità come stu<strong>di</strong>oso, ne ricordo una in particolare: la sua grande<br />

attenzione e <strong>di</strong>sponibilità nei confronti dei giovani. Lui ha dato enorme<br />

spazio e creduto nel lavoro dei giovani storici. E poi era un uomo semplice,<br />

simpatico, onesto».<br />

A lui si deve in buona parte, nel dopoguerra, il rinnovamento della<br />

storiografia triestina, alla quale seppe infondere un’attitu<strong>di</strong>ne storiografica<br />

critica.<br />

d.a.<br />

Una recente<br />

fotografia<br />

dello storico<br />

Giulio Cervani<br />

(a destra),<br />

qui insieme con<br />

Fulvio Salimbeni


<strong>Gennaio</strong> <strong>2009</strong><br />

«Jugoslavia, Serbia, Montenegro, Slovenia, Croazia,<br />

Macedonia, Bosnia, Kosovo, insomma tutta la costellazione<br />

della ex repubblica <strong>di</strong> Tito». Ma gli Esuli sono nati in Italia,<br />

nonostante i sistemi informatici delle varie amministrazioni<br />

(nella foto, la citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> Cherso)<br />

PER ORA I CARABINIERI INSISTONO<br />

Diversi mesi fa (ho la copia) ho presentato denuncia a una<br />

caserma dei Carabinieri a Firenze. <strong>Il</strong> maresciallo incaricato a ricevere<br />

le mie <strong>di</strong>chiarazioni mi ha registrato come nato in Croazia,<br />

senza tenere in alcuna considerazione il fatto che, in armonia con<br />

quanto recitato dalla Legge 54/89, sono nato in Italia a tutti gli<br />

effetti. Egli si è giustificato rappresentandomi che il computer del<br />

Comando non era aggiornato per tale necessità. Quin<strong>di</strong> poteva<br />

mettere a verbale solo ciò che il computer accettava, cioè che ero<br />

nato in Croazia. Sono tornato a casa amareggiato. In altre circostanze<br />

negli uffici come ACI, ospedali ecc. mi hanno fatto nascere<br />

in Slovenia, Macedonia, ad<strong>di</strong>rittura nel Kosovo. I nostri funzionari<br />

pubblici hanno una grande cultura, ma in geografia storica sono<br />

al buio più assoluto!<br />

Severino Bergamo - Firenze<br />

La lettera è quanto mai sintomatica del clima <strong>di</strong> incertezza<br />

che gli Esuli incontrano ogni volta che si imbattono in un ufficio o<br />

struttura pubblica. Una sorta <strong>di</strong> lotteria per verificare ogni volta<br />

dove ci faranno nascere. Abbiamo finora collezionato Jugoslavia,<br />

Serbia, Montenegro, Slovenia, Croazia, Macedonia, Bosnia,<br />

Kosovo, insomma tutta la costellazione della ex repubblica <strong>di</strong> Tito.<br />

E tutto questo per la sola colpa <strong>di</strong> essere nati in Italia, e più precisamente<br />

in comuni italiani, sotto amministrazione italiana, in territorio<br />

italiano. L’unico insormontabile problema è che questi comuni<br />

non sono più italiani. E nell’era della mega-tecnologia, questo<br />

<strong>di</strong>venta un <strong>di</strong>sastro incalcolabile. Eppure a qualsiasi ufficio<br />

basterebbe prendere la pubblicazione ufficiale dell’ISTAT, che<br />

regolamenta i dati per tutte le pubbliche amministrazioni e che<br />

naturalmente riporta tutti i comuni italiani ceduti, aggiungendo<br />

anche le co<strong>di</strong>fiche per la formulazione dei co<strong>di</strong>ci fiscali. E <strong>di</strong> ogni<br />

comune informa quando è stato costituito, se è stato sciolto o fuso<br />

con altri, fino a che data è rimasto italiano. Un libro, sì proprio un<br />

libro, un libro cartaceo neanche tanto vecchio, che da solo batte<br />

un mare <strong>di</strong> computer e teste calde.<br />

E QUESTI SAREBBERO I NOSTRI STUDENTI?<br />

Da “Difesa Adriatica” <strong>di</strong> luglio, sto leggendo tutte le prese <strong>di</strong><br />

posizione contro l’asse<strong>di</strong>o dei Collettivi rossi al preside prof.<br />

Pescosolido, a proposito delle Foibe. Università composte da collettivi<br />

l’un contro l’altro armati... Ma quando stu<strong>di</strong>ano? Dico lo<br />

stu<strong>di</strong>o vero, quello fino alla laurea... Una sola riflessione: come<br />

vedere “docenti” o “rettori” un domani? Che cosa insegneranno?<br />

Al maestro Dorigo <strong>di</strong> Pola, condannato ai lavori forzati, tra i capi<br />

d’accusa fu inserito “corruttore <strong>di</strong> minorenni”!!! Uomini come<br />

lui, invece c’insegnarono ad amare Dio, la Patria e la famiglia, a<br />

leggere e scrivere, amare i nostri maggiori poeti, scrittori, inventori,<br />

educatori... <strong>Il</strong> flop degli esami <strong>di</strong> stato <strong>di</strong> oggi hanno mostrato le<br />

lacune... E domani? E oltre?<br />

Silvia Franzi ved. Vir<strong>di</strong>s - Oristano<br />

DIFESA ADRIATICA<br />

Lettere al giornale<br />

FERMO POSTA<br />

<strong>di</strong> Fabio Rocchi<br />

I quesiti (possibilmente brevi) possono essere inviati alla Redazione<br />

(Via Leopoldo Serra 32, 00153 Roma, fax 06.5816852,<br />

e-mail info@anvgd.it). Alcuni vengono tratti da più ampie interrogazioni<br />

che giungono alla sede nazionale dell’Anvgd.<br />

La qualità degli studenti che escono dalle nostre scuole e dalle<br />

nostre università è ben nota e non è certo una cosa <strong>di</strong> cui andare<br />

fieri. Nel nome della libertà <strong>di</strong> organizzazione e <strong>di</strong> decisione, agli<br />

studenti oggi viene concessa una sorta <strong>di</strong> anarchia controllata, il<br />

cui unico risultato è quello <strong>di</strong> leggere laureati che stentano a scrivere<br />

in italiano, che al nome <strong>di</strong> Carducci associano un uccellino,<br />

che quello <strong>di</strong> Manzoni ricorda loro solo un viale della loro città.<br />

Questo si riflette anche sull’approfon<strong>di</strong>mento sulle nostre vicende<br />

storiche. Invece <strong>di</strong> cercare la presenza e la testimonianza <strong>di</strong> protagonisti<br />

e storici, in questa anarchia scolastica controllata ognuno<br />

cerca l’opinione <strong>di</strong> chi gli è politicamente più vicino, cercando<br />

naturalmente <strong>di</strong> imporla agli altri. Non c’è una ricerca della verità,<br />

ma la ricerca della sopraffazione culturale. Ecco così che fioriscono,<br />

sulle nostre vicende, le teorie più strampalate. E con questa<br />

generazione che cresce, contrariamente a quello che ci saremmo<br />

aspettati dall’istituzione del Giorno del Ricordo, sarà sempre più<br />

<strong>di</strong>fficile proporre i nostri argomenti e far capire a intere generazioni<br />

che talvolta è necessario abbassare ogni ban<strong>di</strong>era, spegnere<br />

ogni megafono e limitarsi al rispetto della verità storica e della scia<br />

<strong>di</strong> sangue e <strong>di</strong> dolore che ha lasciato in tutti noi.<br />

TASSE SUBITO, INDENNIZZI MAI<br />

Ho mandato l’aggiornamento dei co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> pagamento secondo<br />

IBAN. Poi ho telefonato per sapere se fosse arrivato. La gentile<br />

signora del Ministero, constatato che la mia pratica rientra nelle<br />

cosiddette del 5° scaglione, informandomi che stanno ancora esaurendo<br />

il secondo, mi ha detto che se tutto va bene se ne potrà<br />

riparlare tra un anno. Però se io le tasse le devo pagare rispetto le<br />

scadenze. Non è che sarebbe possibile - essendo cre<strong>di</strong>tori dello<br />

Stato - non pagare più le tasse?<br />

Ferruccio Calegari - Milano<br />

P.S. - Ho superato i 75 anni, ho in programma ad autunno una<br />

revisione chirurgica importante ed altri problemi. Ma dobbiamo<br />

sempre pazientare?<br />

Uno Stato al collasso economico pensa fondamentalmente<br />

ad anticipare il più possibile le entrate e posticipare il più possibile<br />

le uscite. Pensi che alle associazioni degli Esuli devono ancora<br />

arrivare gli acconti per i fon<strong>di</strong> (già spesi) del 2007. E pensi anche<br />

che da quest’anno sui beneficiari degli indennizzi viene effettuato<br />

un controllo incrociato per verificare se siano debitori dello stato,<br />

per utilizzare eventualmente l’indennizzo a compensazione. Ma<br />

naturalmente il ragionamento vale solo nel senso favorevole allo<br />

stato. Gli Esuli sono <strong>di</strong>ventati ormai cre<strong>di</strong>tori dello stato ad honorem.<br />

Lo sono da sempre e chissà per quanto lo saranno ancora. Ogni<br />

governo che si succede afferma fortemente che ci penseranno<br />

loro a risolvere tutto. Siamo arrivati al <strong>2009</strong>: stiamo ancora aspettando.<br />

ARTICOLO CONTESTATO<br />

Vi ringrazio per la spe<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> “Difesa Adriatica” ma sono<br />

stata molto colpita nel leggere l’articolo, assurdo e sciocco, che<br />

parlava <strong>di</strong> tre gran<strong>di</strong> e famosi italiani, geni e maestri <strong>di</strong> pittura,<br />

scultura e lingua, che avrebbero dovuto, secondo l’autrice, essere<br />

croati anziché italiani. Ma ancora più assurdo è stato il vostro<br />

permesso a pubblicare tale scemenza. Non basta, ma in seguito è<br />

stato pure pubblicato tale articolo tradotto in spagnolo. Ma è possibile<br />

che un giornale che tratta cose e fatti seri, che rievoca i<br />

terribili momenti vissuti da noi esuli, la nostra dolorosa storia <strong>di</strong><br />

profughi, le peripezie che noi tutti abbiamo passato, ricominciando<br />

una vita altrove, molti, come me, all’estero, <strong>di</strong>a spazio a stupi-<br />

A sinistra:<br />

una romantica<br />

istantanea<br />

<strong>di</strong> Umago<br />

al tramonto<br />

A destra:<br />

un’inquadratura<br />

dell’Arena,<br />

l’emblema<br />

<strong>di</strong> Pola, sempre<br />

nel cuore<br />

e negli occhi<br />

dei suoi esuli<br />

13<br />

daggini scritte da una certa Na<strong>di</strong>a, che forse voleva essere importante<br />

con tali notizie, dati e storie incre<strong>di</strong>bili <strong>di</strong> 500 anni fa; ma<br />

dove è andata a trovare tali informazioni??<br />

Alda Padovan - New Jersey<br />

La signora Padovan può stare tranquilla, si tratta <strong>di</strong> un malinteso.<br />

Infatti l’autrice dell’articolo non ha scritto un testo serio, ma<br />

stava prendendo in giro le autorità croate, attribuendo loro pure la<br />

possibilità che un domani si prendano la paternità dei più gran<strong>di</strong><br />

italiani <strong>di</strong> tutti i tempi. Era quin<strong>di</strong> un modo scherzoso per ironizzare<br />

su questo pessimo atteggiamento <strong>di</strong> certi ambienti croati in questi<br />

anni. Figuriamoci se la nostra Associazione vuole “regalare” il<br />

passaporto croato ai nostri più gran<strong>di</strong> luminari! Rilegga pure l’articolo<br />

comico, vedrà che da un altro punto <strong>di</strong> vista è molto <strong>di</strong>vertente.<br />

Qualche nostro lettore, non abituato a trovare la comicità<br />

sulle nostre pagine, ha quin<strong>di</strong> preso troppo sul serio quell’articolo.<br />

IL GIORNALE CHE PIACE<br />

Sono abbonata al vostro perio<strong>di</strong>co Difesa Adriatica da parecchio<br />

tempo. <strong>Il</strong> vostro Giornale è veramente completo e interessante<br />

per le molteplici notizie riportate; vi ringrazio <strong>di</strong> cuore. Lo<br />

leggo molto volentieri, <strong>di</strong>rei quasi con affetto. Taranto è la città<br />

dove vivo e sono nata, ma gli anni della mia giovinezza li ho<br />

trascorsi a Pola, lì ho stu<strong>di</strong>ato e i ricor<strong>di</strong> sono tanti e belli. Con tutta<br />

la famiglia, siamo rientrati a Taranto nel 1945.<br />

Anna G. - Taranto<br />

La semplicità con cui i lettori <strong>di</strong>mostrano a “Difesa Adriatica”<br />

il loro affetto è il segno che il lavoro della redazione viene apprezzato<br />

e soprattutto che è in<strong>di</strong>spensabile continuarlo per mantenere<br />

i legami affettivi con le proprie origini, <strong>di</strong>rette o in<strong>di</strong>rette che siano.<br />

NEANCHE TITO SAPREBBE SCRIVERLO<br />

Alla signora Kersevan bisogna offrire la medaglia d’oro per ...<br />

la resistenza mentale. Vive infatti come se stessimo ancora nel<br />

1948. Per fortuna che i tempi e le cose sono cambiati. Scherzi a<br />

parte, le ideologie e i totalitarismi, <strong>di</strong> destra e <strong>di</strong> sinistra, sono stati<br />

una vera aberrazione della mente e della coscienza umana. Mi<br />

chiedo se nel suo profondo prova pietà per tanti innocenti infoibati.<br />

Da dove nasce tanto o<strong>di</strong>o, tanta avversione gratuita per l’Italia e<br />

per gli istriani-italiani. <strong>Il</strong> muro <strong>di</strong> Berlino continua a stare in pie<strong>di</strong><br />

nella sua mente. È la ban<strong>di</strong>era con la stella rossa a sventolare nel<br />

suo cuore. È molto triste questo, nel 2008. Parla <strong>di</strong> storia, ma il<br />

confronto sulla storia deve avvenire con onestà intellettuale, senza<br />

o<strong>di</strong>o e senza pregiu<strong>di</strong>zi. A prescindere da quale tesi si voglia<br />

sostenere, giusta o sbagliata che sia. Ma questo, non è da tutti.<br />

V.G.<br />

HO LA CASA: GRAZIE !<br />

Cortesemente chiedo <strong>di</strong> porre a conoscenza agli esuli, come<br />

me, che finalmente, dopo anni <strong>di</strong> angoscianti <strong>di</strong>nieghi, ho potuto<br />

avere la possibilità dell’acquisto dell’alloggio popolare seconda la<br />

legge 560/93 al prezzo <strong>di</strong> miglior favore. Questo lo devo a persone<br />

splen<strong>di</strong>de, capaci, costanti e <strong>di</strong>sinteressate come il magnifico<br />

com.te Gazzari dell’<strong>ANVGD</strong> <strong>di</strong> Venezia, il dott. avv. Sardos Albertini<br />

<strong>di</strong> Verona, la sig.ra Giacca dell’<strong>ANVGD</strong> <strong>di</strong> Padova ed anche al mio<br />

Comune, tramite il Sindaco Geom. Barin, il dott. Argerio e tutta la<br />

Giunta comunale <strong>di</strong> Solesino. Alla persona che chiede se può<br />

impugnare il <strong>di</strong>niego all’acquisto dell’alloggio Legge 560/93 (ve<strong>di</strong><br />

“Difesa Adriatica” <strong>di</strong> agosto settembre 2008) non si <strong>di</strong>speri. Se ha<br />

i requisiti richiesti si rivolga alla sede del Demanio della sua regione.<br />

Ringrazio Fabio Rocchi per avermi ospitata; senz’altro mi sono<br />

<strong>di</strong>lungata un po’ troppo ma sono eventi così rari che sono degni <strong>di</strong><br />

essere notificati.<br />

Fosca Ostoni Battistini - Solesino (Padova)<br />

È <strong>di</strong>fficile che in Italia l’Esule possa arrivare da solo a certi<br />

risultati, pur se dovesse “semplicemente” far valere un suo <strong>di</strong>ritto.<br />

In questo caso c’è il concorso <strong>di</strong> più figure che hanno portato alla<br />

realizzazione <strong>di</strong> ciò che la legge consente. L’impegno dei singoli e<br />

dei nostri Comitati sono un passaggio quasi irrinunciabile affinché<br />

- ad esempio - al riscatto agevolato possano arrivare tutti gli<br />

Esuli che lo attendono, senza escludere quelli che abitano in zone<br />

dove gli amministratori locali non fanno una visita oculistica da<br />

parecchio tempo…


14 DIFESA ADRIATICA <strong>Gennaio</strong> <strong>2009</strong><br />

The first annual “Day of Remembrance”<br />

Prize, February 9 th , <strong>2009</strong><br />

Established by the <strong>ANVGD</strong> national president, this Prize will be awarded to<br />

people de<strong>di</strong>cated to the promotion and sprea<strong>di</strong>ng of Julian – Dalmatian History<br />

Public recognition for those who,<br />

in various fields of communications<br />

and public life, have <strong>di</strong>stinguished<br />

themselves in favor of the promotion<br />

and sprea<strong>di</strong>ng the message of the Day<br />

of Remembrance: this is the intent of<br />

the first annual Prize established by the<br />

national president of the <strong>ANVGD</strong>. As<br />

mentioned in last month’s e<strong>di</strong>tion of<br />

“Difesa Adriatica”, in Rome, members<br />

of the public administration, culture,<br />

politics, the press, and the me<strong>di</strong>a will<br />

be recognized for having, factually and<br />

constantly, contributed to sprea<strong>di</strong>ng<br />

the memory of the exodus and the<br />

foibe, and more generally, of the<br />

historical and cultural wealth of the<br />

Eastern Adriatic.<br />

This is another way to underline<br />

and give transparency to the themes<br />

and content of historical memory, but<br />

also to foster a sense of shared future<br />

projection, taking advantage of the<br />

opportunities supplied today by the<br />

changed historical climate and the infinite<br />

resources of global communication.<br />

Following is a list of the names, and<br />

respective categories, for the <strong>2009</strong><br />

e<strong>di</strong>tion of the “Day of Remembrance<br />

Prize”; at press time, all listed have<br />

already given their affirmation and<br />

confirmation of their presence.<br />

Television Journalism:<br />

Toni Capuozzo (TG5, national news)<br />

Ra<strong>di</strong>o Programming:<br />

Sergio Tazzer<br />

(“Est-Ovest” current events program)<br />

Journalism: “Avvenire”<br />

(National Catholic daily,<br />

headed by Dino Boffo)<br />

Television Programming:<br />

“TG2 – Dossier, Stories”<br />

(Directed by Mauro Mazza)<br />

Municipal Government:<br />

Bologna (Mayor, Sergio Cofferati)<br />

Art and Culture:<br />

Veneto Region<br />

(President Giancarlo Galan)<br />

Commitment and Testimonial:<br />

Trieste (Mayor, Roberto Dipiazza)<br />

Literature: Anna Maria Mori<br />

History: Giuseppe Parlato<br />

Sports: Abdon Pamich<br />

Extra-European Community:<br />

Konrad Eisenbichler<br />

The initiative, we remind our<br />

readers, has been sponsored by<br />

contributions made possible by the law<br />

which promotes cultural initiatives of<br />

The mayor of Trieste, Roberto Dipiazza, during the ceremony held the<br />

10 th of February in Basovizza, near the monument erected at the foiba<br />

of the same name, in memory of the Italian victims of the massacres<br />

perpetrated by Tito’s communist partisans. The City of Trieste has<br />

earned special mention in these past years for its promotion of the<br />

historical memory of the tragic events which tool place on Italy’s<br />

eastern border<br />

(photo cre<strong>di</strong>t: www.leganazionale.it)<br />

Exile associations. On our website<br />

(www.anvgd.it) all updates and<br />

information on the ceremonies can be<br />

found.<br />

Konrad Eisenbichler is an Italian Stu<strong>di</strong>es professor at the University of<br />

Toronto. His father was Austrian, and his mother was from Lussino.<br />

From 1990 to 2000 he was that university’s <strong>di</strong>rector of the Centre for<br />

Reformation and Renaissance Stu<strong>di</strong>es. Deeply tied to his maternal<br />

origins and actively involved in Cana<strong>di</strong>an exile communities, he<br />

promotes stu<strong>di</strong>es and community unity. In an interview with Corriere<br />

della Sera in 2003, Professor Eisenbichler remembered “the refugees,<br />

forced to leave their homes and their lands and to go out into the world<br />

in search of another home and other lands to call their own. This fact<br />

involves me at an emotional level because, after the end of the Second<br />

World War, when the <strong>di</strong>vision of Europe was already complete, we<br />

Istrians, too, we forced to abandon our homes, with minimal warning,<br />

and leave. We lost everything, sometimes even our identity. My family<br />

was torn apart, it was forced to take on <strong>di</strong>fferent nationalities and paths,<br />

and to live separated.”<br />

Professor Eisenbichler is President of the Federation<br />

of Giuliani Circles in Canada<br />

The logo for RAI’s weekly news<br />

program, “Dossier – Storie” that<br />

airs on the Channel 2 national<br />

news. Its <strong>di</strong>rector is Mauro Mazza,<br />

recipient of the <strong>2009</strong> “Day of<br />

Remembrance Prize” for the<br />

category “Television<br />

Programming”. The episode which<br />

aired on February 9 th was entirely<br />

de<strong>di</strong>cated to the foibe massacres<br />

and the exodus of the Italian<br />

population of Istria, Fiume and<br />

Zara after those territories were<br />

ceded to Tito’s Yugoslavia. The<br />

Prize, however, was given to this<br />

program due to the constant<br />

attention it reserves for Julian-<br />

Dalmatian history<br />

To remember,<br />

Giani Stuparich in 1946<br />

As the Day of Remembrance approaches and we remember the exile<br />

and the foibe massacres,. We would like to recall the testimony of Giani<br />

Stuparich, a refined writer and a key protagonist of Julian democratic<br />

irredentism even before World War I, in which he volunteered and was<br />

honored with the Gold Medal for Military Valor. He also de<strong>di</strong>cated many<br />

articles to the cause of Venezia-Giulia overrun by Communist Yugoslavia at<br />

the end of World War II, and the plight of the refugees. His articles on this<br />

subject were incomparably filled with sentiment and intensity, as well as<br />

luci<strong>di</strong>ty of opinion. We reprint here an article from the Roman daily “<strong>Il</strong><br />

Tempo”, published on August 23 rd , 1946, significantly entitled, “To<br />

Remember”. Stuparich was in Trieste during the period in which there was a<br />

continuous flow of refugees, arriving with every means possible, from those<br />

territories that, in the First World War, Italians had hoped would be annexed,<br />

with te ribly high costs of human life and obstinate energy. The strident contrast<br />

between the coronation of a dream, in 1918, and the reality of 1945-47<br />

were vital to the writer, and he elaborated on these facts in many of his<br />

articles, inclu<strong>di</strong>ng this one, cut and saved for fifty years by a refugee from<br />

Fiume, and now found and treasured.<br />

p.c.h.<br />

There are some memories that we wouldn’t mind losing, because of<br />

how they hurt us: the memory of what we lived through, dreamed, and<br />

achieved, of the sacrifices made to achieve them, the blood spilled and the<br />

holy pain, the glorious memory of certain hours of our history that truly were<br />

carried out without exultation, (…), worthy of the idealistic and ethical<br />

continuity of our Risorgimento (…). We wish we could close our eyes to<br />

what was the vision of Italy that fought against the German and Austrian<br />

highhandedness, on the Carso and the plateaus,(…), which won at Vittorio<br />

Veneto, of the Italy that finally had integrated its entire territory and could<br />

close its entire self within its national, natural boundaries. (…)<br />

To push away the memory, full of resonance, that accompanied my<br />

adolescence and my youth, the memory of Istria, of my Lussino, the land of<br />

my father and my people. To leave, to leave behind me this Trieste, where<br />

every step I take I feel that I am walking over an exhausted heart, and everyone<br />

I meet seems steeped in a mute desperation.<br />

Instead, it is necessary to remember, to remember with a vigilant and<br />

precise memory, everything that we have lived through in these past forty<br />

years, not to wallow in impossible nostalgia, (…) but to (…) begin a job that<br />

will not be giving fruit any time soon. (…)<br />

We will pass on, but the Nation must not pass on; it most not be allowed<br />

to wither to the end of its existence, because the Nation is the only deposit,<br />

in history, of our civilization, which is the civilization that created the<br />

foundations of Europe.<br />

We no longer ask justice of those nations who are incapable of giving<br />

it to us, who are incapable even of seeing it through the fog of their own<br />

contrasting self-centeredness; we cling to our own ruins and we ourselves<br />

squeeze out of them the strength needed to carry on (…). We have to<br />

remember, to give the good and the bad, the positive and the negative, our<br />

success and our failures (…).<br />

And we citizens of Trieste, we Julians, must sink our teeth into memory,<br />

and extract, from our desperate situation, the energy of a desperate will: we<br />

are the most <strong>di</strong>scontent or all our brothers, we who worked and fought so<br />

hard to unite with our motherland, who shed our blood to crown our dream<br />

of freedom, to enjoy it only in extremis, to fall together with our Nation into<br />

one of its darkest periods, and now that the Nation can begin its reconstruction,<br />

we are forced to stand aside and be excluded from its life.<br />

The future that we see is uncertain and full of painful questions. We do<br />

not cede the right of Venezia-Giulia to belong to Italy, but, if due to the<br />

violence of other nations, or the impotence of Italy, we are forced to wander<br />

as exiles from our native land, in order to remain faithful to ourselves, we<br />

shall always carry with us the knowledge of our destiny as Italians.<br />

The Istrian<br />

writer<br />

Giani Stuparich<br />

(Trieste, 1891-<br />

Rome, 1961)<br />

in his study<br />

Giani Stuparich<br />

(traduzioni <strong>di</strong> Lorie Ballarin)


<strong>Gennaio</strong> <strong>2009</strong><br />

DIFESA ADRIATICA<br />

Premio Día del Recuerdo <strong>2009</strong>:<br />

en marcha la primera e<strong>di</strong>ción<br />

Será entregado en Roma, el 9 de febrero, el reconocimiento<br />

instituido por la Presidencia nacional <strong>ANVGD</strong> a personalidades <strong>di</strong>stinguidas<br />

por la profun<strong>di</strong>zación y la <strong>di</strong>vulgación de la historia giuliano-dalmata<br />

Un público reconocimiento a<br />

cuantos, en los <strong>di</strong>versos sectores de la<br />

vida pública y de la comunicación, se<br />

han <strong>di</strong>stinguido en estos años en favor<br />

de la promoción y de la <strong>di</strong>vulgación<br />

del Día del Recuerdo: este es el intento<br />

del Premio instituido por la<br />

Presidencia nacional <strong>ANVGD</strong> este año<br />

en su primera e<strong>di</strong>ción. Como<br />

anticipado en el precedente <strong>numero</strong><br />

de “Difesa”, serán premiados en<br />

Roma, en el curso de una solemne<br />

ceremonia, los exponentes de la<br />

pública administración, de la cultura,<br />

de la política, de la prensa y de las<br />

transmitentes ra<strong>di</strong>o-televisivas que de<br />

hecho y constantemente han<br />

contribuido a la <strong>di</strong>fusión de la memoria<br />

del éxodo y de las Foibe, y más en<br />

general del patrimonio histórico y<br />

cultural del Adriático oriental.<br />

Otra manera, ésta, para resaltar y<br />

dar visibilidad a los temas y a los<br />

contenidos de la memoria, pero<br />

también para consentir una<br />

proyección futura y con <strong>di</strong>vi<strong>di</strong>da,<br />

cogiendo las oportunidades dadas hoy<br />

por el mutado clima histórico y por<br />

los infinitos recursos de la<br />

comunicación global.<br />

Estos son los nombres, y las<br />

respectivas categorías, designadas para<br />

la e<strong>di</strong>ción <strong>2009</strong> del “Premio Día del<br />

Recuerdo”, que en el momento de<br />

mandar a imprimir este <strong>numero</strong> del<br />

perió<strong>di</strong>co han confirmado su<br />

aceptación y su presencia.<br />

Para el Perio<strong>di</strong>smo televisivo:<br />

Toni Capuozzo (TG5);<br />

para la Transmisión ra<strong>di</strong>ofónica:<br />

Sergio Tazzer («Est-Ovest»);<br />

para el Perió<strong>di</strong>co:<br />

“Avvenire” (en la persona<br />

de su <strong>di</strong>rector, Dino Boffo);<br />

para la Transmisión televisiva:<br />

TG2 Dossier – Storie<br />

(en la persona del <strong>di</strong>rector<br />

del Tele<strong>di</strong>ario, Mauro Mazza);<br />

para el Ayuntamiento de:<br />

Bologna (en la persona del Alcalde,<br />

Sergio Cofferati);<br />

para el Arte y la Cultura:<br />

la Región Veneto (en la persona<br />

del Presidente, Giancarlo Galan);<br />

para el Trabajo y el Testimonio:<br />

el Ayuntamiento de Trieste<br />

(en la persona del Alcalde,<br />

Roberto Dipiazza);<br />

para la Literatura: Anna Maria Mori;<br />

para la Historia: Giuseppe Parlato;<br />

El emblema de la Región Veneto. Es del 1994 la ley regional para<br />

intervenciones <strong>di</strong>rigidas a la «recuperación, la conservación y la<br />

valorización del patrimonio cultural de origen veneta en Istria y en<br />

Dalmazia», que ha consentido desde entonces restaurar, con los fondos<br />

de la Región, muchos importantes monumentos históricos de época<br />

veneciana de los cuales es rico todo el Adriático oriental; además de<br />

promover convenios, estu<strong>di</strong>os, publicaciones sobre la plurisecular<br />

historia veneciana de los territorios istrianos y dalmatas<br />

para el Deporte: Abdon Pamich;<br />

para la Comunidad extra Europa:<br />

Konrad Eisenbichler.<br />

La iniciativa, recordamos, es<br />

realizada con la contribución prevista<br />

por la ley en favor de las iniciativas<br />

culturales de las asociaciones de los<br />

Desterrados. En la página web<br />

www.anvgd.it todas las actualizaciones<br />

y la información sobre la<br />

ceremonia de premiación.<br />

El Alcalde de Bologna, Sergio Cofferati, que intervino en el 2007 en la<br />

inauguración de las lápidas que, en la estación central de la ciudad,<br />

recuerda el transito de los prófugos italianos de la Venecia Giulia hacia<br />

los campos de refugiados preparados por toda Italia. Un evento que<br />

reviste un carácter histórico, desde el momento en que Bologna, por<br />

decenios marcada por una orientación política de fuerte impronta<br />

comunista, el argumento del éxodo y de los asesinatos de las Foibe, en<br />

cuanto cumplidos por los partisanos comunistas de Tito, eran largamente<br />

ignorados y contrariados. El alcalde Cofferati, después de un largo y<br />

paciente trabajo del presidente del Comité bolognese del <strong>ANVGD</strong>, Marino<br />

Segnan, tiene el merito de haber inaugurado una nueva época histórica<br />

y política respetuosa de la verdad y de la historia<br />

Un extremo de la Isla de Istria,<br />

pequeño delicioso burgo de impronta veneciana,<br />

marcado por el éxodo de su población italiana<br />

en la segunda posguerra.<br />

A su Istria iba constantemente<br />

el pensamiento doloroso de Stuparich<br />

Recordar, Giani<br />

Stuparich en el 1946<br />

15<br />

Ante la inminencia del Día del Recuerdo del éxodo y de las Foibe, nos<br />

socorre el testimonio de Giani Stuparich, escritor refinado y protagonista de<br />

punta del irredentismo democrático giuliano desde los años precedentes a la<br />

Primera Guerra, voluntario y Medalla de oro al valor militar, que muchos artículos<br />

profundos de<strong>di</strong>có a la trage<strong>di</strong>a de Venecia Giulia inva<strong>di</strong>da por la Yugoslavia<br />

comunista al final del segundo conflicto mun<strong>di</strong>al y a los desesperados prófugos<br />

de Istria: páginas insuperables por la intensidad de sentimientos y la lucidez de<br />

la mirada. Del coti<strong>di</strong>ano romano “<strong>Il</strong> Tempo”, del que fue colaborador, del 23 de<br />

agosto de 1946, publicamos un amplio extracto de un artículo suyo, de título<br />

significativo Ricordare. Stuparich estaba en Trieste en los meses en los que afluían<br />

de continuo, con cualquier me<strong>di</strong>o de fortuna, los desterrados italianos de los<br />

territorios orientales, de aquellos territorios que en la Grande Guerra habían<br />

dado la esperanza de anexión a Italia, y por la que habían invertido obstinadas<br />

energías y preciosas vidas humanas. El contraste estridente entre el sueño<br />

coronado en el 1918 con la realidad de los años 1945-’47 sugirió al escritor<br />

<strong>di</strong>versos artículos aparecidos en importantes encabezamientos nacionales, como<br />

este: un recorte conservado durante cincuenta años por una prófuga de Fiume.<br />

Lo hemos encontrado y lo conservamos.<br />

p. c. h.<br />

Se querría <strong>di</strong>spender la memoria, hace tanto daño, la memoria de lo que<br />

hemos vivido y soñado y realizado, de los sacrificios cumplidos por realizarlo,<br />

de la sangre versada, del dolor sagrado, la memoria gloriosa de ciertas horas de<br />

nuestra historia que fueron verdaderamente efectivas sin exaltaciones, [...] <strong>di</strong>gnas<br />

de la continuidad ideal y ética de nuestro Resurgimiento [...]. Querríamos cerrar<br />

los ojos a la que fue la visión de Italia que se sublevó contra la prepotencia de<br />

Alemania y de Austria, que combatió en el Carso y en el Altiplano, [...] venció a<br />

Vittorio Veneto; de Italia que integraba finalmente su territorio y cerraba en sus<br />

confines naturales toda la nación. [...]<br />

Ahuyentar el recuerdo, lleno de resonancias, que ha acompañado mi<br />

adolescencia y mi juventud, el recuerdo de Istria, de mi Lussino, la tierra de mi<br />

padre y de mis abuelos. Irme, irme de esta Trieste, donde a cada paso me parece<br />

estar caminando sobre un corazón desconcertado y a la vez exasperado y donde<br />

cada encuentro llama a una muda desesperación.<br />

Sin embargo es necesario recordar, recordar con memoria vigilante y precisa<br />

todo lo que hemos vivido en estos últimos cuarenta años, no para desvanecerse<br />

en nostalgias imposibles [...] sino para [...] inducirnos a un trabajo que no dará<br />

sino frutos lejanos [...].<br />

Nosotros pasamos, pero la Nación no debe pasar, no debe ser trastornada o<br />

abatida hasta la degradación, porque es la única depositaria a lo largo de los<br />

siglos de nuestra civilización, de la civilización que ha creado los cimientos de<br />

Europa.<br />

Nosotros no pe<strong>di</strong>mos más justicia a aquellos pueblos que no saben dárnosla,<br />

que no saben ni siquiera verla, nublados como están por los humos de sus<br />

egoísmos, en contraste; nosotros nos agarramos a nuestras ruinas y exprimimos<br />

de nosotros mismos la fuerza para vivir [...]. Debemos recordar, dar el bien y el<br />

mal, lo positivo y lo negativo, lo que hemos realizado y lo que hemos deshecho.<br />

[...]<br />

Y nosotros triestinos, nosotros giulianos debemos apretar los <strong>di</strong>entes en los<br />

recuerdos, sacar de nuestra desesperada situación la energía de una desesperada<br />

voluntad, nosotros más infelices que todos nuestros hermanos que hemos<br />

anhelado durante cincuenta años la unión con nuestra Patria unida, que hemos<br />

contribuido con la sangre a la realización de nuestro sueño<br />

de libertad, para gozarla in extremis, para caer con la Nación<br />

en uno de sus periodos más ruinosos, y, hoy que la Nación<br />

puede retomar, aunque sea entre las más ásperas <strong>di</strong>ficultades,<br />

la obra de reconstrucción, para ser arrancados una vez más<br />

de ella y excluidos de su vida.<br />

Incierto, lleno de dolorosos interrogativos se nos presenta<br />

el avenir. Nosotros no cedemos el sereno derecho de<br />

la Venecia Giulia de pertenecer a Italia; pero si de la violencia<br />

ajena y de la impotencia de nuestra Patria seremos forzados,<br />

por fidelidad a nosotros mismos, a vagar desterrados de la<br />

tierra que nos ha visto nacer, llevaremos siempre con<br />

nosotros la consciencia de nuestro destino de Italianos.<br />

Giani Stuparich<br />

(traduzioni <strong>di</strong> Marta Cobian)<br />

La magnifica, «aerea Lussino»,<br />

como Giani Stuparich definió la isla de sus padres.<br />

Más destruido su recuerdo cuanto más, en la<br />

inme<strong>di</strong>ata posguerra, su isla fue sustraída a Italia,<br />

junto con Istria, Fiume y Zara


16 DIFESA ADRIATICA <strong>Gennaio</strong> <strong>2009</strong><br />

L’ultima ban<strong>di</strong>era <strong>di</strong> Pola<br />

giovedì 20 novembre 2008<br />

Sarà conservato nel Museo storico<br />

«Roma Città del Fuoco» il vessillo della<br />

città italiana strappato nel 1947 dal<br />

vigile del fuoco Umberto Gherar<strong>di</strong> all’arrivo<br />

dei partigiani <strong>di</strong> Tito <strong>di</strong> Alessandro<br />

Mella e Alessandro Fiorillo.<br />

Le coste adriatiche furono per secoli<br />

influenzate dalla presenza italiana<br />

già a partire dai tempi della Venezia<br />

Serenissima. [...] La città <strong>di</strong> Pola<br />

<strong>di</strong>venne ufficialmente italiana alla fine<br />

della Grande Guerra in seguito al<br />

<strong>di</strong>ssolvimento dell’Impero Austro-<br />

Ungarico nel 1918. [...]<br />

Nella provincia fu costituito nel<br />

1939 il 41° Corpo dei vigili del fuoco<br />

guidato negli anni da vari comandanti<br />

tra cui l’ing. Vagnati. I vigili del fuoco<br />

polesani finirono per legare il loro<br />

nome, nei libri <strong>di</strong> storia, al dramma<br />

delle foibe che per primi esplorarono<br />

guidati dal Maresciallo Arnaldo<br />

Harzarich. <strong>Il</strong> 9 febbraio 1943 essi furono<br />

chiamati a soccorrere la popolazione<br />

della città colpita per la prima<br />

volta dalle bombe angloamericane.<br />

E venne poi il periodo più duro,<br />

apertosi nel settembre 1943 in seguito<br />

alla consegna della parte del Nord Est<br />

nelle mani delle autorità del Terzo<br />

Reich. Sorsero quin<strong>di</strong> varie formazioni<br />

partigiane, spesso anche in lotta tra<br />

loro [...]. Fu però nella tarda primavera<br />

del 1945, con il ripiegamento delle<br />

armate tedesche, che per Pola si aprì<br />

un secondo tragico momento. I partigiani<br />

titini occuparono la città <strong>di</strong>chiarandola<br />

territorio jugoslavo ed iniziarono<br />

una feroce caccia ai citta<strong>di</strong>ni italiani,<br />

a partire da chi aveva ricoperto<br />

ruoli nella pubblica amministrazione.<br />

<strong>Il</strong> 12 giugno 1945 l’arrivo delle truppe<br />

alleate sembrò segnare la salvezza<br />

della città, evento che attirò molti profughi<br />

istriani. Ma era un illusione momentanea,<br />

perché in seguito agli accor<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> pace e malgrado i mille tentativi<br />

del Comitato <strong>di</strong> liberazione nazionale<br />

<strong>di</strong> Pola <strong>di</strong> non far strappare la città<br />

all’Italia, nel 1947 essa venne assegnata<br />

allo Stato jugoslavo. [...]<br />

Destino non meno amaro ebbero<br />

i vigili del fuoco della città; mentre<br />

Harzarich fuggiva perché minacciato<br />

<strong>di</strong> morte per la sua opera <strong>di</strong> recupero<br />

delle salme dalle foibe, gli altri colleghi<br />

lasciavano mano a mano la bella<br />

Pola rifugiandosi in parte nelle scuole<br />

centrali antincen<strong>di</strong> a Roma e venendo<br />

in seguito destinati a vari coman<strong>di</strong><br />

d’Italia per riprendere servizio.<br />

Nelle ultime settimane, nell’ambito<br />

delle attività <strong>di</strong> ricerca portate avanti<br />

dal gruppo storico del comando provinciale<br />

dei vigili del fuoco <strong>di</strong> Roma è<br />

riaffiorato un importante cimelio della<br />

storia <strong>di</strong> Pola. Si tratta <strong>di</strong> una grande<br />

ban<strong>di</strong>era italiana che campeggiava in<br />

cima alla cupola <strong>di</strong> un palazzo pubblico<br />

della città, e che venne asportato<br />

nel 1947 dall’allora vigile Umberto<br />

Gherar<strong>di</strong> del 41° Corpo dei vigili del<br />

fuoco <strong>di</strong> Pola prima <strong>di</strong> abbandonare<br />

la città per l’arrivo dei partigiani <strong>di</strong> Tito.<br />

<strong>Il</strong> Gherar<strong>di</strong>, per amor <strong>di</strong> patria, prelevò<br />

la ban<strong>di</strong>era italiana evitandone la<br />

probabile profanazione e <strong>di</strong>struzione,<br />

e la portò con sé, fino a Roma, dove<br />

riparò. [...]<br />

Trieste: imbrattato<br />

monumento agli Esuli<br />

22 novembre 2008<br />

È stato imbrattato nei giorni scorsi<br />

il monumento collocato in piazza della<br />

Libertà, davanti alla stazione ferroviaria.<br />

<strong>Il</strong> gesto è stato segnalato da alcuni<br />

citta<strong>di</strong>ni alla circoscrizione, che<br />

ha chiesto al Comune un intervento<br />

rapido <strong>di</strong> pulizia. «Si tratta <strong>di</strong> un manufatto<br />

posto a perenne ricordo del<br />

dramma dell’esodo delle genti d’Istria,<br />

Fiume e Dalmazia che segnò profondamente<br />

la storia delle nostre terre»,<br />

spiega Alberto Polacco, presidente<br />

della quarta circoscrizione: «Nel più<br />

totale spregio della memoria <strong>di</strong> queste<br />

vicende, qualcuno ha imbrattato il<br />

monumento con la scritta “no global”.<br />

Ho imme<strong>di</strong>atamente chiesto agli uffici<br />

del Comune <strong>di</strong> inoltrare<br />

all’AcegasAps la richiesta per rimuovere<br />

quest’oltraggio. Inoltre ho chiesto<br />

<strong>di</strong> verificare la possibilità <strong>di</strong> installare<br />

un impianto <strong>di</strong> videosorveglianza<br />

opportunamente in<strong>di</strong>cato al fine <strong>di</strong><br />

preservare questo rilevante monumento».<br />

Altre telecamere erano già state<br />

chieste dal parlamentino per altre zone<br />

della città, dove in passato si erano<br />

verificati <strong>di</strong>versi atti vandalici. All’in<strong>di</strong>gnazione<br />

della circoscrizione si unisce<br />

quella del Comune, che riba<strong>di</strong>sce<br />

la denuncia verso comportamenti <strong>di</strong><br />

questo tipo, già registrati in passato e<br />

che annuncia come al più presto provvederà<br />

alla rimozione della scritta e<br />

alla pulizia del monumento.<br />

(fonte Micol Brusaferro<br />

su “<strong>Il</strong> Piccolo”)<br />

IRCI: il sito del Museo<br />

anche in inglese<br />

25 novembre 2008<br />

Si stanno concludendo i lavori <strong>di</strong><br />

restauro del palazzo dell’ex Ufficio<br />

Igiene destinato dalla città <strong>di</strong> Trieste a<br />

sede <strong>di</strong> un nuovo e significativo Museo,<br />

quello della Civiltà Istriana, Fiumana<br />

e Dalmata, il cui allestimento<br />

espositivo inizierà nei primi mesi del<br />

<strong>2009</strong>.<br />

Chi volesse vedere in anticipo<br />

come sarà il Museo della Civiltà<br />

Istriana, Fiumana e Dalmata può consultare<br />

il sito www.irci.it sul quale sono<br />

in linea le planimetrie complete delle<br />

visioni prospettiche tri<strong>di</strong>mensionali,<br />

con le anticipazioni artistiche degli<br />

interni <strong>di</strong> ciascun piano ed ambiente<br />

del Museo. Da pochi giorni infatti il<br />

sito internet dell’IRCI è stato ampliato<br />

con la sua integrale versione in inglese,<br />

in modo da consentire l’agevole<br />

accesso alle informazioni contenute<br />

anche a chi non comprende la lingua<br />

italiana, proprio in previsione della trasformazione<br />

dello spazio virtuale in<br />

La rubrica <strong>di</strong> “Difesa”<br />

www.anvgd.it<br />

home page del Museo. [...]<br />

(fonte IRCI)<br />

Ricor<strong>di</strong>amo che l’<strong>ANVGD</strong><br />

è uno dei Soci fondatori dell’IRCI.<br />

Gli stemmi della famiglia Lupis,<br />

un ramo della quale si stabilì<br />

in Dalmazia dalla penisola italiana<br />

nel XIII sec. Si hanno notizie<br />

<strong>di</strong> Lupis a Ragusa e Sebenico<br />

tra il XIII e il XVI sec.<br />

Premio Fondazione Tacconi<br />

sulla Dalmazia<br />

1° <strong>di</strong>cembre 2008<br />

È stato istituito un Premio dell’ammontare<br />

in<strong>di</strong>visibile <strong>di</strong> euro 3.000 per<br />

un lavoro originale ed ine<strong>di</strong>to, o e<strong>di</strong>to<br />

nel quinquennio 2004-2008, sulla<br />

cultura latino-veneta-italica in<br />

Dalmazia. <strong>Il</strong> tema può essere trattato<br />

sotto il profilo umanistico o sotto quello<br />

scientifico o con riferimento a<br />

problematiche politiche e sociali.<br />

I lavori in tre copie dattiloscritte o<br />

a stampa (l’eventuale documentazione<br />

fotografica in una sola copia) dovranno<br />

essere inviati, a mezzo raccomandata,<br />

alla Segreteria dell’Istituto<br />

Veneto <strong>di</strong> Scienze Lettere ed Arti (Campo<br />

S. Stefano 2945, Venezia 30124)<br />

entro il 30 gennaio <strong>2009</strong>, unitamente<br />

alla domanda <strong>di</strong> ammissione al concorso<br />

in carta semplice.<br />

(fonte <strong>ANVGD</strong> Venezia)<br />

<strong>Il</strong> libro <strong>di</strong> Toth<br />

il 3 <strong>di</strong>cembre a Genova<br />

1° <strong>di</strong>cembre 2008<br />

<strong>Il</strong> romanzo <strong>di</strong> Lucio Toth, La casa<br />

<strong>di</strong> Calle San Zorzi, e<strong>di</strong>zioni Sovera<br />

(Roma), sarà presentato a Genova, sotto<br />

gli auspici della Regione Liguria e a<br />

cura del Comitato genovese<br />

dell’<strong>ANVGD</strong>, il 3 <strong>di</strong>cembre prossimo alle<br />

ore 17.00, presso il Teatro della Gioventù<br />

(Via Macaggi 92).<br />

Presenteranno l’on. Giancarlo<br />

Ronzitti, presidente del Consiglio della<br />

Regione Liguria; Gianfranco Vaccari,<br />

<strong>di</strong>rettore de “<strong>Il</strong> Secolo XIX”; il prof. Fran-<br />

cesco Sur<strong>di</strong>ch, preside della Facoltà <strong>di</strong><br />

Lettere e Filosofia dell’Università degli<br />

Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Genova; Clau<strong>di</strong>o Eva, presidente<br />

Comitato <strong>ANVGD</strong> <strong>di</strong> Genova.<br />

Diana Bracco<br />

presidente dell’Expo 2015<br />

2 <strong>di</strong>cembre 2008<br />

Nasce ufficialmente la SOGE, la SpA<br />

che dovrà occuparsi della gestione<br />

operativa per la realizzazione dell’EXPO<br />

2015. I rappresentanti dei soci (Governo,<br />

Regione Lombar<strong>di</strong>a, Provincia <strong>di</strong><br />

Milano, Comune <strong>di</strong> Milano e Camera<br />

<strong>di</strong> Commercio <strong>di</strong> Milano, ndr) hanno<br />

firmato davanti al notaio l’atto che segna<br />

la costituzione della società.<br />

La presidente <strong>di</strong> Assolombarda,<br />

Diana Bracco (originaria <strong>di</strong> Neresine,<br />

isola <strong>di</strong> Lussino), espressione della<br />

Camera <strong>di</strong> Commercio <strong>di</strong> Milano, è<br />

stata nominata presidente, mentre per<br />

la nomina delle altre cariche bisognerà<br />

aspettare la prima riunione del board<br />

prevista prima <strong>di</strong> Natale. Scontata,<br />

comunque, la nomina <strong>di</strong> Paolo<br />

Glisenti, uomo <strong>di</strong> fiducia <strong>di</strong> Letizia<br />

Moratti, alla carica <strong>di</strong> amministratore<br />

delegato. [...]<br />

Sod<strong>di</strong>sfatta anche la neo-presidente<br />

Diana Bracco, che afferma: «La priorità<br />

è quella <strong>di</strong> fare percepire che<br />

l’Expo è un evento positivo, che può<br />

dare la scossa al Paese». [...] <strong>Il</strong> presidente<br />

<strong>ANVGD</strong> Toth ha inviato nell’occasione<br />

alla dott.ssa Bracco il seguente<br />

messaggio:<br />

«<strong>Il</strong> prestigioso incarico a cui è stata<br />

chiamata per condurre Milano e<br />

l’Italia verso l’Expo 2015 riempie d’orgoglio<br />

tutta la Comunità degli esuli,<br />

felice <strong>di</strong> vedere in Lei la rappresentazione<br />

<strong>di</strong> quella loro laboriosità professionale<br />

cui la Nazione intera è oggi<br />

riconoscente.<br />

Confi<strong>di</strong>amo che l’augurio <strong>di</strong> tutti<br />

noi Le sarà <strong>di</strong> auspicio per un’attività<br />

sicuramente faticosa, ma densa <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazioni<br />

alle quali parteciperemo con<br />

il nostro affetto».<br />

A Roma il film<br />

sulle foibe slovene<br />

3 <strong>di</strong>cembre 2008<br />

Verrà presentato martedì 16 <strong>di</strong>cembre,<br />

alle 20, presso la Casa del Cinema<br />

<strong>di</strong> Roma, il film <strong>Il</strong> colore dell’amore.<br />

L’arte <strong>di</strong> Marko Ivan Rupnik e del<br />

In alto: il logo<br />

<strong>di</strong> Milano can<strong>di</strong>data<br />

all’Esposizione<br />

A destra:<br />

l’impren<strong>di</strong>trice<br />

<strong>di</strong> origine lussignana<br />

Diana Bracco,<br />

nominata presidente<br />

della società<br />

che dovrà gestire<br />

l’Expo milanese<br />

suo atelier, sulla trage<strong>di</strong>a delle foibe.<br />

<strong>Il</strong> film si apre con le scioccanti testimonianze<br />

dei parenti <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong><br />

giovani uccisi nelle foibe. Siamo in<br />

Slovenia, nel 1945. La seconda guerra<br />

mon<strong>di</strong>ale è appena finita e nel bosco<br />

<strong>di</strong> Kocevski Rog si consuma una<br />

delle gran<strong>di</strong> trage<strong>di</strong>e <strong>di</strong> quegli anni. Tito<br />

elimina tutti i suoi oppositori politici e<br />

nelle foibe trovano la morte migliaia<br />

<strong>di</strong> sloveni, croati, serbi e altre popolazioni<br />

che si oppongo al suo potere<br />

[oltre, ovviamente, agli italiani, ndr].<br />

Si parla <strong>di</strong> decine <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> vittime.<br />

Nato in Slovenia nel 1954, Marko<br />

Ivan Rupnik ascolta da bambino i racconti<br />

sottovoce che parlano <strong>di</strong> questo<br />

bosco fitto <strong>di</strong> misteri e <strong>di</strong> nuovo<br />

visitabile solo dopo la caduta del comunismo<br />

nel 1991. Soprattutto lo colpisce<br />

suo padre, che gli parla <strong>di</strong> un<br />

loro vicino a cui hanno ucciso due figlie<br />

e che non ha mai detto a nessuno<br />

– né alla moglie, né agli altri figli – chi<br />

era che le ha prese, maltrattate e uccise,<br />

perché non voleva che i figli crescessero<br />

nell’o<strong>di</strong>o. La sua arte prende<br />

avvio «dal voler dare voce a chi non<br />

ha voce» e nel cercare un orizzonte <strong>di</strong><br />

senso alle gran<strong>di</strong> domande dell’uomo:<br />

perché il male? Che senso ha il dolore<br />

e la morte degli innocenti? Con quale<br />

forza il perdono? «Mio fratello aveva<br />

23 anni quando è stato ucciso nel bosco<br />

<strong>di</strong> Kocevski Rog in Slovenia». [...]<br />

(fonte APCOM)<br />

<strong>Il</strong> matematico rovignese<br />

Bronzin sarà ricordato a Trieste<br />

3 <strong>di</strong>cembre 2008<br />

Avrà luogo nella mattinata del 13<br />

<strong>di</strong>cembre, [...] all’Au<strong>di</strong>torium del Civico<br />

Museo Revoltella <strong>di</strong> Trieste una<br />

Giornata <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> in onore <strong>di</strong> Vincenzo<br />

Bronzin, matematico rovignese<br />

molto stimato in vita, la cui opera è<br />

stata recentemente riscoperta dai due<br />

stu<strong>di</strong>osi svizzeri, Wolfgang Hafner e<br />

Heinz Zimmermann. [...]<br />

Vincenzo Bronzin (Rovigno 1872-<br />

Trieste 1970) è stato l’ideatore <strong>di</strong> una<br />

formula sui contratti a premio in Borsa,<br />

contenuta nel libro Theorie der<br />

Pramiengeschafte (1908), rivoluzionaria<br />

per quei tempi ed anticipatrice <strong>di</strong><br />

decenni <strong>di</strong> quella elaborata negli anni<br />

’70 dagli stu<strong>di</strong>osi americani Scholes,<br />

Merton e Black, che nel 1997 valse il<br />

Premio Nobel in Economia.<br />

Nel centenario della pubblicazione<br />

dell’opera del 1908, la Casa e<strong>di</strong>trice<br />

Springer (Heidelberg) ne sta curando<br />

una rie<strong>di</strong>zione, quin<strong>di</strong> il convegno<br />

del 13 <strong>di</strong>cembre si affianca ad un evento<br />

che porta il nome <strong>di</strong> Bronzin all’attenzione<br />

del mondo scientifico internazionale.<br />

[...]

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