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N e w s<br />
(segue da “L’eco della pista” n. 1)<br />
Ha mai corso qualche pericolo in<br />
volo?<br />
Sì, in particolare nel primo anno di<br />
volo presso il reparto operativo, in<br />
cui dovevo conseguire la “Combat<br />
Readiness” ossia la capac<strong>it</strong>à di condurre<br />
tutte le missioni di guerra assegnate<br />
al mio Reparto, che allora<br />
aveva due ruoli: bombardiere e ricogn<strong>it</strong>ore.<br />
Chiaramente conseguire<br />
tutte le qualifiche alla ricognizione<br />
ed in particolare al bombardamento<br />
(m<strong>it</strong>ragliamento con cannone da<br />
30mm, bombardamento a volo radente,<br />
a medio ed alto angolo di<br />
attacco), essere in grado di raggiungere<br />
l’obiettivo più distante con uno<br />
scarto massimo di un minuto, volare<br />
a bassa quota anche di notte, volare<br />
di giorno con visibil<strong>it</strong>à dichiarate di<br />
1,5 km ma che in realtà, soprattutto<br />
in val Padana, in inverno, si traducevano<br />
nel vedere solo in verticale e<br />
non davanti, volare nelle strette valli<br />
alpine o appenniniche senza mai<br />
distrarsi neppure un secondo non è<br />
mai stato esente da pericoli. Poi tutti<br />
i Caccia-Bombardieri, tutti i Caccia-<br />
Ricogn<strong>it</strong>ori, gli elicotteri ma anche i<br />
velivoli da turismo e gli ultraleggeri<br />
volavano alla stessa nostra quota (o<br />
poco più alti) e le mancate collisioni<br />
erano all’ordine del giorno. Ma a<br />
parte questo tipo di pericolo, ricordo<br />
in particolare tre episodi. Nel primo<br />
avevo sparato una raffica con il cannone<br />
nel bersaglio posto nel poligono<br />
di Capo Frasca, in Sardegna.<br />
Nella fase di richiamata a circa 500<br />
metri di quota, uno dei proiettili da<br />
18<br />
L’intervista al<br />
comandante Flavio Babini<br />
Dal 2008 l’ex colonnello Flavio Babini, pilota di jet supersonici dell’Aeronautica Mil<strong>it</strong>are Italiana e in possesso di un curriculum professionale di<br />
altissimo livello, collabora come istruttore di volo con l’Aero Club Francesco Baracca di Lugo. Riportiamo la seconda e ultima parte<br />
dell’intervista che ha rilasciato alla stampa in occasione della presentazione del suo libro "Buon volo Maggiore".<br />
me sparati era rimbalzato in alto e in<br />
fase di ricaduta ha colp<strong>it</strong>o il tettuccio<br />
del mio velivolo, frantumandolo,<br />
a circa una spanna dalla mia testa. A<br />
terra ho scoperto che la centina in<br />
ferro del tettuccio, larga tre d<strong>it</strong>a,<br />
aveva deviato il colpo da 30mm<br />
diretto sul mio casco. Volavo a<br />
1000 km/h e altrettanto il proiettile<br />
in caduta: cosa sono tre d<strong>it</strong>a a quelle<br />
veloc<strong>it</strong>à?<br />
Nel secondo episodio mi trovavo a<br />
metà strada tra la Danimarca e la<br />
Norvegia, sul Mare del Nord. Improvvisamente<br />
sentii un gran botto<br />
sotto al sedile, tante luci che si accendevano<br />
nel display delle emergenze,<br />
la temperatura del motore<br />
sinistro che scendeva repentinamente<br />
segu<strong>it</strong>o un istante dopo anche da<br />
quello destro. Poi un silenzio irreale<br />
e quel ronzio a cui ci si faceva ben<br />
presto l’orecchio, e che ci assicurava<br />
del buon funzionamento dei due<br />
reattori, era improvvisamente svan<strong>it</strong>o<br />
e con lui anche la spinta all’aereo<br />
che aveva iniziato a precip<strong>it</strong>are. Fortunatamente<br />
volavo ad alta quota<br />
(24.000 piedi pari a 8 km di alt<strong>it</strong>udine).<br />
Mantenni la veloc<strong>it</strong>à prevista<br />
per l’accensione calda ma né il primo<br />
né il secondo motore si riaccesero.<br />
Passai allora alla procedura di<br />
riaccensione fredda. Solo dopo il<br />
secondo tentativo il primo motore si<br />
riaccese e poco dopo anche il secondo<br />
ma intanto mi ero già mangiato<br />
un paio di km di quota e forse altrettanti<br />
compleanni!<br />
Nel terzo episodio avevo lasciato la<br />
verticale di Bagno di Romagna e<br />
dopo tre minuti ero arrivato basso e<br />
veloce in prossim<strong>it</strong>à dell’obiettivo.<br />
Qui ho effettuato la classica manovra<br />
del “Pull up”che consiste nel<br />
salire rapidamente alla quota prevista<br />
per il tipo di armamento che si<br />
intende sganciare, quindi si rovescia<br />
completamente il velivolo e con la<br />
testa in giù, picchiando verso il suolo<br />
a 1000 km/orari, si cerca di individuare<br />
l’obiettivo – quel giorno<br />
grazie anche alle indicazioni forn<strong>it</strong>e<br />
da un nostro collega pilota che si<br />
trovava su una jeep dotata di radio.<br />
Ebbene nella fase in cui ero completamente<br />
rovesciato, il pilota sulla<br />
jeep ha cominciato a urlare di abbassare<br />
il muso e l’ha ripetuto per<br />
almeno tre volte, poi alla quarta ha<br />
intimato di raddrizzare, cosa che ho<br />
naturalmente fatto immediatamente.<br />
Purtroppo una volta raddrizzate le<br />
ali mi sono trovato una bella montagna<br />
davanti ed io ero molto basso<br />
(da rovescio non potevo vederla).<br />
Nonostante avessi inser<strong>it</strong>o il postbruciatore,<br />
che mi dava una spinta<br />
aggiuntiva, l’aereo, che era ancora<br />
strapieno di carburante, non ne voleva<br />
sapere di salire di quota. Sono<br />
stati attimi terribili. Poi, finalmente<br />
ha ripreso quota e sono ancora vivo..<br />
Quali sono invece i voli più belli<br />
che ama ricordare?<br />
Nella prima navigazione notturna<br />
che feci da allievo a Lecce mi trovavo<br />
ad alta quota nel tratto Taranto-<br />
Brindisi. Era una notte stellata stupenda:<br />
si vedeva addir<strong>it</strong>tura il faro<br />
di Corfù, in Grecia. Spensi tutte le