Palermo 6-7 ottobre 2006, congresso CITeS e FISTQ - Damiduck

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12.06.2013 Views

istrutturazione proprio delle sequenze sonore. Il ritmo è ordine nel movimento, nasce dal ritorno di strutture semplici o complesse (frazionamento del valore degli stimolo all’interno di una struttura), vale a dire da un ordine presente nella successione delle strutture. È difficile per un uomo adulto sincronizzare la risposta per più di 2 –3 strutture complesse consecutive. Il ritorno periodico ha conseguenze importanti che trasformano la semplice percezione del ritmo in un’esperienza complessa con forte tonalità affettiva. La regolarità ritmica ha il potere di suscitare una induzione vocale-motoria. La regolarità ritmica genera movimenti e suoni che si armonizzano con il dato percepito in maniera tale che l’accompagnamento sonoro-motorio si realizza con movimenti pendolari della cadenza prossima a quella di un tempo spontaneo. Questo è fonte di soddisfazione e procura un’eccitazione che si conserva e viene esaltata dall’armonia tra percezione e motricità, non si affievolisce come avviene per l’emozione, ma grazie alla ripetitività aumenta investe movimenti e vocalizzazione sempre più ampie, corrisponde alla partecipazioni dei centri nervosi superiori ed è una esperienza sociale. Il ritmo percepito, che induce una partecipazione dell’organismo, allena ad una vasta sincronizzazione sociale le nostre attività. Permette all’uomo di muoversi nel ritmo delle stimolazioni esterne e di sincronizzare le proprie attività con quelle degli altri in vere e proprie comunioni sociali. Tutto da percorrere il cammino per la cura delle disarmonie delle 7 passioni o delle turbe del Centro. Ma anche possiamo pensare e percepire che i tre Jiao, gli zang, i movimenti, le zone del corpo possiedono una musica loro, caratteristica e personale eppure rispondente ai ritmi della musica esterna, culturale prodotta dall’uomo. Queste considerazioni aprono prospettive al lavoro sul corpo insospettate e nuove, molti già praticano con musiche varie e si conoscono percorsi terapeutici dove la musica e la risposta corporea sono strumenti importanti d’analisi e cura. Ho praticato e visto una amplificazione degli effetti energetici e

l’avvio di una comunicazione efficace che nella relazione terapeutica che dovrà essere indagata ancora, con tempo e pazienza. Tuttavia ho iniziato a pensare schemi, forte della tradizione che identifica una norma la applica e percepisce cio che se ne allontana, non come difformità ma come essenza identitaria. Ho ripensato alle costituzioni, ai movimenti, alla musica e ai suoi strumenti, come qualità energetiche ascrivibili agli schemi noti. Molte le riflessioni: i ritmi delle zone del corpo, la necessità di pause, l’oscillazione ritmica che diffonde e provoca suoni e necessità motorie. Mi rendo conto che la materia è ampia, tuttavia alcune considerazioni possono essere utili: - il ritmo è un elemento corporeo premusicale, la sua traduzione in movimento-suono è naturale - il modo con cui si riceve il ritmo soggiace a leggi percettive soggettive - un periodo ritmico può essere frazionato ma non ripetuto a lungo - l’educazione alla sincronizzazione con ritmi primari favorisce l’unità psicofisica - la pausa dopo una stimolazione ritmica aumenta la capacità propriocettiva e aiuta l’idea di schema corporeo e di adattamento. SCHEMA.. Ascoltando molta musica, parlando con musicoterapeuti, musicisti, guaritori, psichiatri e antropologi ho tentato un ascolto che conduca alla qualità musicale dei 5 movimenti, questa può suggestionare la manipolazione che acquisterà le caratteristiche energetiche della musica scelta. La selezione è avvenuta secondo criteri assolutamente intuitivi, spesso seguendo l’analogia con lo spazio geografico di provenienza e la fisicità/sonorità degli strumenti musicali. Ve la propongo perché così funziona il pensiero analogico,

l’avvio di una comunicazione efficace che nella relazione<br />

terapeutica che dovrà essere indagata ancora, con tempo e<br />

pazienza.<br />

Tuttavia ho iniziato a pensare schemi, forte della tradizione che<br />

identifica una norma la applica e percepisce cio che se ne<br />

allontana, non come difformità ma come essenza identitaria.<br />

Ho ripensato alle costituzioni, ai movimenti, alla musica e ai suoi<br />

strumenti, come qualità energetiche ascrivibili agli schemi noti.<br />

Molte le riflessioni: i ritmi delle zone del corpo, la necessità di<br />

pause, l’oscillazione ritmica che diffonde e provoca suoni e<br />

necessità motorie.<br />

Mi rendo conto che la materia è ampia, tuttavia alcune<br />

considerazioni possono essere utili:<br />

- il ritmo è un elemento corporeo premusicale, la sua<br />

traduzione in movimento-suono è naturale<br />

- il modo con cui si riceve il ritmo soggiace a leggi percettive<br />

soggettive<br />

- un periodo ritmico può essere frazionato ma non ripetuto a<br />

lungo<br />

- l’educazione alla sincronizzazione con ritmi primari<br />

favorisce l’unità psicofisica<br />

- la pausa dopo una stimolazione ritmica aumenta la capacità<br />

propriocettiva e aiuta l’idea di schema corporeo e di<br />

adattamento.<br />

SCHEMA..<br />

Ascoltando molta musica, parlando con musicoterapeuti, musicisti,<br />

guaritori, psichiatri e antropologi ho tentato un ascolto che conduca<br />

alla qualità musicale dei 5 movimenti, questa può suggestionare la<br />

manipolazione che acquisterà le caratteristiche energetiche della<br />

musica scelta.<br />

La selezione è avvenuta secondo criteri assolutamente intuitivi,<br />

spesso seguendo l’analogia con lo spazio geografico di<br />

provenienza e la fisicità/sonorità degli strumenti musicali.<br />

Ve la propongo perché così funziona il pensiero analogico,

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