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Le campane erano state offerte dalla famiglia <strong>di</strong> Perani Erasmo, in occasione della ven<strong>di</strong>ta del proprio<br />
molino in località Serio e costarono, compreso l’incastellatura L. 818, come appare da una relazione del<br />
Donadoni esistente presso l’Archivio Vescovile <strong>di</strong> Bergamo.<br />
Quando, nel 1926, furono sostituite dall’attuale concerto <strong>di</strong> cinque campane vennero cedute per essere<br />
collocate sul campanile della chiesa della Beata Vergine <strong>di</strong> Caravaggio nella parrocchia <strong>di</strong> Castagneta in<br />
Bergamo.<br />
54 Da una nota del libro <strong>di</strong> cassa del santuario in data 1873 risultano spese, per quest’opera L. 1024.<br />
80<br />
[pp. 50-60]<br />
Capitolo IX<br />
Affrancamento dell’immagine della Madonna d’Erbia<br />
Era la mattina <strong>di</strong> un Venerdì <strong>di</strong> aprile dell’anno 1880, quando essendosi fatta al santuario d’Erbia una scoperta<br />
della venerata immagine della Beata Vergine per sod<strong>di</strong>sfare al pio desiderio <strong>di</strong> alcuni devoti, si vide e constatò<br />
un sollevamento in molte parti dell’immagine, che avrebbe potuto facilmente produrre la caduta e lo<br />
sfacelo della medesima. Quel sollevamento era stato probabilmente causato dall’umi<strong>di</strong>tà della nuova stabilitura,<br />
fatta nell’autunno dell’anno antecedente alla parete posteriore del muro portante la santa immagine, ed a questa<br />
passata per filtrazione; ed in parte fors’anche dei lavori forti e rumorosi che intorno ad essa si erano eseguiti. Ciò<br />
da alcuni si era anche previsto. A quella vista l’arciprete fu colto da grande agitazione, temendo giustamente che<br />
tornassero vani gli ampliamenti e como<strong>di</strong> già fatti, e la stessa sacra effigie, invece <strong>di</strong> essere maggiormente<br />
venerata, cadesse in <strong>di</strong>menticanza. Discesero dal monte al paese, spedì tosto, per l’urgenza del caso, apposita<br />
persona a Bergamo, perché invitasse all’opera del rinfranco dell’immagine certo signor Zanchi, che ai quei<br />
dì godeva buona fama in proposito, ma era assente. Il giorno dopo mentre si pensa spe<strong>di</strong>re a Lovere in cerca del<br />
signor Volpi Giuliano, conosciuto esso pure come <strong>di</strong>stinto artista in questo genere <strong>di</strong> restauri, eccolo comparire<br />
in casa parrocchiale <strong>di</strong> <strong>Casnigo</strong>, da nessuno invitato, né chiamato. Era stato a Leffe a visitare una persone sua<br />
parente ed aveva fatto per suo piacere una deviazione fino a <strong>Casnigo</strong>. “Ella oggi è mandato qui dalla Madonna”,<br />
gli <strong>di</strong>sse l’arciprete, <strong>di</strong>ssimulando a stento quella sorpresa che gli cagionava una venuta sì inaspettata. “E perché<br />
mai” chiese il Volpi. “Perché aggiunse l’arciprete, ho qui sul monte d’Erbia l’immagine della Beata Vergine che ha<br />
bisogno dell’opera <strong>di</strong> Vossignoria che contavo appunto d’invitare”. “Ebbene, an<strong>di</strong>amo a vederla”, conchiuse. In<br />
breve, saliti in Erbia, il signor Volpi constatò e <strong>di</strong>chiarò alla presenza <strong>di</strong> cinque testimoni l’evidentissimo pericolo<br />
<strong>di</strong> sfacelo, e l’urgente bisogno <strong>di</strong> rinfranco della venerabile effigie. Si conchiuse tosto il relativo contratto, nel<br />
quale si obbligò il suddetto signor Volpi ad eseguire la operazione <strong>di</strong> trasporto dell’immagine ed a<br />
riconsegnarla rinfrancata in ogni punto e parte, “talis qualis”, senza aggiungervi alcun rinfresco <strong>di</strong> pittura<br />
nuova, conservandovi anzi tutti gli antichi segni, <strong>di</strong>fetti e screpolature. Di tutto ciò si fece apposito verbale, dalle<br />
parti e testimoni sottoscritto, che si consegnò al signor notaio per introdurlo, come si fece, nell’atto <strong>di</strong> ricognizione<br />
sotto riportato. E poiché il Volpi doveva tosto ripartire per Lovere, alle insistenti preghiere <strong>di</strong>ede parola che<br />
sarebbe tornato il lunedì seguente, come fece, ad intraprendere l’operazione. Questa doveva consistere nel<br />
<strong>di</strong>staccare completamente dal muro l’immagine, dopo averne prima ben assicurata l’adesione e la<br />
planificazione delle parti me<strong>di</strong>ante doppia tela incollata sulla stessa e sovrapposizione <strong>di</strong> asse quadro e<br />
grande quanto l’immagine cui venivano poi assicurate le estremità delle tele. Distaccata l’immagine colla<br />
relativa stabilitura o intonaco, me<strong>di</strong>ante la retro introduzione <strong>di</strong> apposite seghe, dall’arricciato del muro,<br />
doveva essere nella parte portante l’immagine riversata sopra un tavolo e la parte opposta doveva essere<br />
assicurata ad un graticcio <strong>di</strong> filo <strong>di</strong> rame e conglutinata con esso me<strong>di</strong>ante ben lavorata malta e schegge<br />
in modo da formarne un solo corpo ben collegato ed inquadrato in telaio <strong>di</strong> legno forte. Dopo alcuni<br />
giorni rialzato il quadro, spogliata l’immagine dalle sovrapposte tele, e ripulita dagli avanzi della colla,<br />
doveva risultarne la stessa, medesima immagine, consolidata e conservata per secoli me<strong>di</strong>ante un lavoro<br />
condotto colla più fina intelligenza, attenzione e scrupolosità.<br />
Quest’operazione <strong>di</strong> genere tutto nuovo, e fatta così all’improvviso, forse scambiata con altre <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa natura,<br />
eccitò sul principio in parecchi in<strong>di</strong>vidui inquietu<strong>di</strong>ne e malcontento, effetto certamente <strong>di</strong> devozione alla Beata<br />
Vergine d’Erbia e <strong>di</strong> timore che venisse in alcun modo manomessa e deteriorata. Ma fu cosa momentanea,<br />
poiché alcune parole dette dall’altare che <strong>di</strong>mostravano il pericolo grave <strong>di</strong> prossimo sfacelo dell’immagine non<br />
facendo o <strong>di</strong>lazionando l’operazione, e la vera pretesa <strong>di</strong> un miracolo nel volere che <strong>di</strong> fronte ad esso pericolo si<br />
conservasse illesa, e più l’approvazione data all’opera da monsignor vescovo, bastarono ad illuminare la<br />
popolazione del vero stato delle cose, ed a cambiare il timore in gioia e ad indurla a fare come fece un devoto<br />
triduo <strong>di</strong> preghiere per implorare che l’operazione dell’artista sortisse, come sortì, un esito felicissimo ed a