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presentare fatti e finiti sul monte d’Erbia la nuova chiesa e campanile, colle rispettive sacristie, coro, atrio<br />
interno ed esterno, banchi, pulpito, confessionali, altari; organo, cancelli, pitture, coll’aggiunta <strong>di</strong> alcune stanze<br />
per uso esclusivo <strong>di</strong> arciprete, cappellano e clero, con abitazione nuova per il rominto, stalla e fienile nuovi in<br />
sostituzione al vecchio fienile compreso nella nuova chiesa, con altre stanze per maggior servizio dei devoti, e<br />
relativi attrezzi, ed altre como<strong>di</strong>tà; per cui non esiterei a <strong>di</strong>re che il santuario d’Erbia è uno dei meglio forniti in<br />
proposito; non senza ricordare la strada che vi conduce da <strong>Casnigo</strong>, quasi del tutto riorganizzata e ridotta<br />
ad uso cavalcatorio ed abbellita <strong>di</strong> una fontana, e la vaga e devota cappella sul provinciale per Clusone,<br />
de<strong>di</strong>cata essa pure alla B. V. d’Erbia al luogo detto contrada <strong>di</strong> Miele, la quale in<strong>di</strong>ca ai devoti l’accesso da<br />
quella parte al santuario D’Erbia.<br />
La chiesa così ampliata e finita venne poi benedetta in occasione della visita pastorale con grande solennità e<br />
festa da sua eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima mons. vescovo Camillo Gaetano Guindani con sua e pubblica<br />
sod<strong>di</strong>sfazione e letizia il giorno 17 aprile 1882, come risulta dalla seguente iscrizione sul libro <strong>di</strong> sagrestia: “Die<br />
17 aprilis 1882. Fer 2. Ho<strong>di</strong>e Illustrissimus et Reveren<strong>di</strong>ssimus Dominus Camillus Gaetanus Guindani Episcopus<br />
Bergom. bene<strong>di</strong>xit solemniter hunc Sanctuarium B.M.V. Erbiae – Aderant Canonicus Valenti, Archip. Nimbri,<br />
Parrocus Leffis, Parrocus Barziziae, Parrocus Cazzani, Parrocus Piliae, Parrocus Pontis Notiae et Archip. localis<br />
cum multis aliis de clero et populo” 52 .<br />
Sua eccellenza il predetto mons. vescovo, apostolo veramente indefesso e sempre pronto ad accorrere,<br />
soprattutto colà ove il richieda l’onore della B. Vergine, due anni dopo, cioè il giorno 10 maggio 1885, si<br />
compiacque recarsi <strong>di</strong> nuovo a <strong>Casnigo</strong> ove benedì solennemente il piccolo concerto <strong>di</strong> campane 53 , opera del<br />
nostro Monzini <strong>di</strong> Bergamo, nonché il solenne paramento, che furono processionalmente trasportati al santuario<br />
d’Erbia, per completarvi così tutti gli arre<strong>di</strong> necessari al decoro <strong>di</strong> quella chiesa.<br />
Il piazzale d’Erbia, molto vasto e maestoso relativamente al luogo, che si stende <strong>di</strong>nanzi alla nuova chiesa per<br />
la lunghezza <strong>di</strong> metri cento all’incirca e si ripiega fra mattina e mezzogiorno per altrettanti e più metri, seguendo<br />
la risvolta del monte. Questo piazzale fu aperto e, <strong>di</strong>rò così, creato in un luogo ove esisteva il largo dorso<br />
del monte, talmente pronunziato che a venti passi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza, nascondeva l’antica cappella allo sguardo<br />
del visitatore.<br />
Per formarsi un’idea del gigantesco lavoro, basti il riflettere che chi ora cammina liberamente nel mezzo del<br />
piazzale che conduce alla chiesa, prima del 1873 54 si sarebbe trovato nelle viscere del monte con parecchi metri<br />
<strong>di</strong> montagna sopra la testa e ai lati. Ciò nonostante la colossale e ar<strong>di</strong>ta impresa fu iniziata dalla popolazione con<br />
febbrile attività e si continuò con ostinata, eroica volontà, lavorando accanitamente <strong>di</strong> picco, <strong>di</strong> mazza, <strong>di</strong> mine, <strong>di</strong><br />
barramine, <strong>di</strong> zappa, <strong>di</strong> leva, e si estrasse dalle aperte viscere del monte un’immensa quantità <strong>di</strong> sabbia e sassi<br />
utili, come si <strong>di</strong>sse, per il fabbricato e moltissima altra materia la più svariata dal sottosuolo. Quest’ultima si<br />
riversò in parte a sera <strong>di</strong> essa piazza, per formarvi il piano, seppellendo sotto ad essa una grande muraglia a<br />
secco, che da quel lato si era eretta ad arte, per sostegno interno e sicurezza della piazza, ed in parte si trasportò<br />
a riempire un largo avvallamento per prolungarvi il piazzale, ripiegato a sud-est. La terra fruttifera e le zolle<br />
erbose furono attentamente conservate. La prima fu posta sopra l’informe materia trasportata, le seconde<br />
ricollocatevi sopra per conservarne ancora il red<strong>di</strong>to. Questo lavoro che riformò completamente e in vasta<br />
scala le a<strong>di</strong>acenze del santuario d’Erbia e durò circa <strong>di</strong>eci anni, fu eseguito nella massima parte dalla<br />
popolazione sud<strong>di</strong>visa in contrade, nel tempo invernale, perché libero da altri lavori in luogo <strong>di</strong> sua natura<br />
alpestre e rigido, ove prima che colla materia del monte lottare doveva col gelo che la investiva, e ciò a notevole<br />
<strong>di</strong>stanza dal paese, sempre poi in giorni <strong>di</strong> lavoro e non mai festivi. Questo lavoro fu fatto per abbellire<br />
convenientemente il luogo santificato dalle apparizioni <strong>di</strong> Maria Santissima, per dare una conveniente<br />
esposizione, visuale, luce e salubrità al suo santuario, per procurare anche ai devoti una vera como<strong>di</strong>tà <strong>di</strong><br />
soggiorno nel tempo in cui vi si fermano; e più poi per eseguirvi la devota processione, che è come l’anima delle<br />
sagre campestri, processione che <strong>di</strong>versamente sarebbe stata impossibile.<br />
Ho voluto dare questi cenni perché si conosca il raro esempio <strong>di</strong> devozione alla Vergine d’Erbia che ha<br />
dato con ciò la buona e laboriosa popolazione <strong>di</strong> <strong>Casnigo</strong>, perché si conosca che nulla vi ha d’impossibile ad<br />
un popolo <strong>di</strong> buona volontà. Si temeva da alcuni, <strong>di</strong>rò così, <strong>di</strong> poca fede, che da queste opere <strong>di</strong> sovversione del<br />
monte, ne venisse danno alla raccolta del fieno che sopra <strong>di</strong> esso si raccoglieva a beneficio del santuario, ma il<br />
fatto provò, che finiti i lavori, il raccolto fu precisamente doppio, e cioè dai 20 ascese ai 50 quintali, che oggi<br />
stesso si ricavano in me<strong>di</strong>a annualmente e ciò sia in conseguenza delle nuove e vaste ripe erbose che si<br />
formarono a sostegno della piazza in siti prima sterili, sia anche perché fermandosi i devoti a loro bell’agio sopra<br />
<strong>di</strong> questa, non danneggiano col loro calpestio il rimanente prato.<br />
Devo però aggiungere ad onore del vero che la Beata Vergine d’Erbia non mancò <strong>di</strong> contraccambiare gli<br />
abitanti <strong>di</strong> <strong>Casnigo</strong> delle loro offerte e lavori gratuiti fatti in <strong>di</strong> Lei onore in Erbia.<br />
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