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- Il santuario della SS. Trinità<br />
C. Carlessi, G. Oberti (a cura <strong>di</strong>), Il Santuario della SS. Trinità in <strong>Casnigo</strong> (pubblicato in<br />
occasione della presentazione degli interventi <strong>di</strong> conservazione del presbiterio e del coro<br />
fantoniano), s.l., giugno 2000<br />
LA STORIA E LA SIMBOLOGIA DEI LUOGHI E DEGLI SPAZI<br />
L’importanza del Santuario della SS. Trinità in <strong>Casnigo</strong> si deve principalmente alle sue arcaiche forme, che<br />
esprimono gli stretti legami dell’uomo con la terra, con il cosmo e con Dio, a testimonianza <strong>di</strong> una ricerca della<br />
verità già ben ra<strong>di</strong>cata nel territorio sin dal Quattrocento, ma anche alle preziose presenze artistiche, per la<br />
maggior parte repertori <strong>di</strong> <strong>di</strong>pinti votivi, che confermano una devozione e un fervore popolari molto <strong>di</strong>ffusi.<br />
La sua collocazione in un luogo decentrato, posto sui primi rilievi del Monte Farno che domina <strong>Casnigo</strong><br />
e la Valle Gan<strong>di</strong>no poi, oltre a suggerire simboliche polarità sacrali ed a raffigurare la <strong>di</strong>scesa <strong>di</strong> Dio nella<br />
sua creazione, ci induce a supporre che l’e<strong>di</strong>ficazione della chiesa sia avvenuta sui ruderi <strong>di</strong> preesistenze<br />
<strong>di</strong>fensive ed abbia coinciso con il <strong>di</strong>lagare del flagello della peste che a più riprese, dal 1348 al 1630,<br />
decimò la popolazione bergamasca. La fondazione <strong>di</strong> luoghi <strong>di</strong> culto in posizione decentrata costituiva, infatti,<br />
un deterrente al contagio, facilitato invece dagli assembramenti nei centri abitati.<br />
L’impianto originario della chiesa era lineare e <strong>di</strong> modeste <strong>di</strong>mensioni.<br />
Dello stesso possiamo ancora riconoscere l’aula, ritmata da due archi trasversali ad ogiva in pietra<br />
locale e interrotta da un ingresso laterale – oggi murato – concluso in sommità da un piccolo affresco<br />
raffigurante la SS. Trinità e dai resti del campanile, scapezzato ed inglobato nel volume della chiesa in<br />
occasione dell’ampliamento del Santuario.<br />
L’orientamento canonico, con l’altare maggiore ad est e la porta principale ad ovest, metafora del mondo<br />
delle tenebre, permette a chi entra <strong>di</strong> andare incontro alla luce, in un simbolico cammino <strong>di</strong> salvezza che allude al<br />
mistero delle ‘Parola fatta carne’.<br />
Dalla ‘Visita Pastorale’ <strong>di</strong> S. Carlo Borromeo, avvenuta nel 1575, ricaviamo la prima descrizione completa del<br />
Santuario. La chiesa, sede dell’omonima confraternita istituitasi nella SS. Trinità nel 1523, nella seconda metà<br />
del XVI secolo era circa un terzo dell’attuale costruzione: ‘... lunga braccia 20 e larga braccia 9 ...’, era<br />
completata da un altare maggiore de<strong>di</strong>cato alla SS. Trinità e da uno laterale de<strong>di</strong>cato alla Madonna.<br />
I rilievi effettuati in occasione della stesura del progetto <strong>di</strong> restauro lasciano però supporre che il Santuario<br />
fosse invece lungo 21 braccia, in obbe<strong>di</strong>enza alla sequenza tre / nove / ventuno, a conferma che per gli antichi il<br />
linguaggio simbolico valeva più <strong>di</strong> qualsiasi <strong>di</strong>ssertazione o <strong>di</strong>scorso.<br />
La SS. Trinità assunse le <strong>di</strong>mensioni e l’aspetto attuali tra il 1575 e il 1611, successivamente alla ‘Visita<br />
Pastorale’ <strong>di</strong> San Carlo Borromeo ed alla realizzazione <strong>di</strong> importanti lavori <strong>di</strong> trasformazione e ampliamento.<br />
Venne aggiunta una nuova navata, <strong>di</strong> maggiore larghezza della precedente ma della quale riprese la tipologia<br />
degli archi ogivali in pietra, il matroneo, sovrapposto ad una porzione dell’aula quattrocentesca, il<br />
presbiterio ed un ampio locale destinato ad accogliere la nuova sacrestia.<br />
Il matroneo in particolare, con il suo prospetto interno composto da cinque archi a tutto sesto che nel loro<br />
sviluppo seguono l’andamento ‘ad triangolum’ del tetto, me<strong>di</strong>ante un suggestivo effetto chiaroscurale contribuisce<br />
a rendere naturale l’evolversi della fabbrica, rendendo fra l’altro meno evidente l’articolazione dei due spazi.<br />
Il presbiterio, <strong>di</strong> pianta rettangolare, è coperto da una volta a doppio incrocio <strong>di</strong> vele ed era, fino ai primi anni del<br />
XIX secolo, separata dall’aula da una cancellata della quale sono ancora evidenti le se<strong>di</strong> nei piedritti in pietra<br />
dell’arco sacro.<br />
Un <strong>di</strong>scorso particolare va invece fatto per il portico, coperto da volte a crociera e realizzato nel 1542<br />
utilizzando, con ogni probabilità, materiali <strong>di</strong> recupero.<br />
Costituito in origine da tre archetti frontali e due laterali sorretti da colonnine appoggiate sul parapetto, il<br />
portico ha assunto l’attuale conformazione nel XVIII secolo allorché è stata aggiunta una quarta campata,<br />
<strong>di</strong> maggiore ampiezza rispetto alle tre già esistenti, per la chiusura della quale è stato utilizzato il parapetto che<br />
concludeva in origine il portico a nord. A sinistra del portale <strong>di</strong> ingresso sono evidenti le tracce <strong>di</strong> un altare in<br />
muratura demolito nel 1967.<br />
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