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Untitled - Comune di Casnigo

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parrocchia. Tale affresco è il più antico che si conservi in <strong>Casnigo</strong>. AI tempo della sua costruzione serviva<br />

forse come portico del cimitero e da luogo in cui si raccoglievano le ossa esumate dalle sepolture. L’e<strong>di</strong>ficio fu<br />

ampliato nel XVIII secolo verso il vecchio cimitero e, in tale occasione, fu impreziosito da una scenografica scala<br />

in arenaria e da affreschi esterni. Nella seconda metà dell’Ottocento, il portico del piano terreno, per or<strong>di</strong>ne del<br />

vescovo Speranza, fu chiuso, poiché in esso vi erano ossari e ammucchiati teschi ed ossa in gran quantità<br />

esumate dalle sepolture e che fornivano un macabro spettacolo.<br />

24 APC, Liber Baptizatorum 1822-1833, “22 maggio 1830. Il rev. arciprete Giovanni Serughetti su licenza del<br />

rev. Vicario Capitolare signor don Giuseppe Benagli, questa mattina benedì la nuova chiesa sopra il vecchio<br />

cimitero, e la de<strong>di</strong>cò al Redentore, alla Vergine Madre <strong>di</strong> Dio e alle anime dei santi del Purgatorio; presenti i<br />

reveren<strong>di</strong> sacerdoti don Alessandro Perani, don Giuseppe Perani e don Giuseppe Bonandrini, subito celebrò la s.<br />

messa solenne”.<br />

25 “... Versus septemtrionem est cemeterium muris septum super quo est locus in quo congregatur confratres<br />

Suffragii ...”, a settentrione vi è il cimitero chiuso da mura sopra cui vi è il luogo nel quale si riuniscono i confratelli<br />

del Suffragio, ACVB, Visitatio Ruzina anno 1700, VoI. 72, p. 39v. “Con decreto 2 marzo 1674 fu eretta<br />

canonicamente la Scuola dei Morti con 20 aggregati ...”, APC, Chronicon Parrocchiale. “Il secondo altare è sotto<br />

l’invocazione dei santi Carlo e Gregorio papa, et è del Suffragio. A questo altare è eretta la Scuola Mortis et<br />

orationis detta del Suffragio de Morti, aggregata in Roma, come si vede nella Bolla appesa a detto altare. E’<br />

governata questa da due ministri e quattro sindaci. Ha d’entrata [non <strong>di</strong>chiarato], ed è questa in messe per varii<br />

legati che ha essa scuola, ed instituto d’essa scuola, come si vede nella tabella della sagrestia: l’avanzo si<br />

spende in ornamento e manutenzione d’esso altare; et paga <strong>di</strong> tansa <strong>di</strong>nari tre oltre le pubbliche questue. I<br />

confratelli <strong>di</strong> questa vestono l’habito negro, et ogni primo lunedì del mese fanno officio dell’elemosine, che<br />

cercano per la vicinanza. Ogni festa dopo i vespri recitano in chiesa l’officio de morti con non poco concorso de<br />

confratelli. Fanno ogni anno le quarant’hore nelle feste dei santi Giacomo apostolo et Anna, l’ottava de morti<br />

fanno l’esposizione per lo spazio d’un hora verso la sera, et questa con molta <strong>di</strong>vozione”, ACVB, Visitatio Priula<br />

anno 1710, Vol. 81, pp. 219v-220. “... [La confraternita] cessò <strong>di</strong> vivere per mancanza <strong>di</strong> aggregati nell’anno 1908<br />

e negli ultimi tempi i confratelli intervenivano con camice bianco e mantellina violacea ai funerali e alle funzioni<br />

nelle gran<strong>di</strong> feste dell’anno”, APC, Chronicon Parrocchiale, sotto la data 2 marzo 1674. Dai registri dei matrimoni<br />

dell’Archivio parrocchiale risulta che nel sacello del Suffragio furono celebrati due matrimoni: il 29 <strong>di</strong>cembre 1831<br />

fra Salvatore Gui<strong>di</strong> e Anna Maria Pezzali <strong>di</strong> Mologno e il 21 novembre 1833 fra Carlo Imberti e Marta Perani,<br />

APC.<br />

26 ACVB, Visitatio Ruzina anno 1700, Vol. 72, p. 214.<br />

27 ACVB, Visitatio Speranza anno 1861, Vol. 120, p. 407.<br />

28 ACVB, Relazione dell’arciprete Donadoni del 1880 per la visita pastorale <strong>di</strong> mons. Guindani, Cap. IV Oratori<br />

privati e capellette. Del tutto simile la relazione dell’arciprete Cambianica per la visita pastorale <strong>di</strong> mons. Ra<strong>di</strong>ni<br />

Tedeschi del 1907 che <strong>di</strong>ce servire per i fanciulli della Dottrina Cristiana e per le congreghe dei giovani, APC,<br />

p.44.<br />

29 I lavori <strong>di</strong> restauro furono eseguiti dalla <strong>di</strong>tta “Arte Albino”, con la supervisione della Sovrintendenza alle Belle<br />

Arti. L’intervento ha previsto il bloccaggio delle parti pericolanti, il consolidamento <strong>di</strong> tutta la superficie, la chiusura<br />

delle fessure e delle crepe, la stesura <strong>di</strong> malte <strong>di</strong> colore neutro, la pulitura della superficie, il fissaggio dei colori e<br />

infine il restauro pittorico delle piccole lacune.<br />

54<br />

EDICOLA DELLA MADONNA D’ERBIA IN CONTRADA BRANA<br />

Il tondo raffigurante la Prima Apparizione della Madonna d’Erbia, già <strong>di</strong> proprietà della famiglia Bagar<strong>di</strong>, fu<br />

da questa donato, per interessamento dell’arciprete Vistalli e <strong>di</strong> don Giovanni Moretti, per essere murato nella<br />

cappelletta agli inizi degli anni ‘60 del Novecento, allorché si procedette ai lavori d’allargamento e sistemazione<br />

<strong>di</strong> questa via, abbattendo una precedente e<strong>di</strong>cola. Sino allora la famiglia Bagar<strong>di</strong> lo aveva gelosamente<br />

custo<strong>di</strong>to nell’osteria della casa avita, ove era collocato su <strong>di</strong> una colonna. L’affresco fu acquisito con tutto<br />

l’immobile <strong>di</strong> Piazza Caduti (allora Piazzolo), alla fine dell’Ottocento, essendo lo stabile ragione del rev. sacerdote<br />

don Gottardo Imberti (Bonì), per lunghi anni parroco <strong>di</strong> Valleve e morto in <strong>Casnigo</strong> nel 1887, lasciando tutta la<br />

sua sostanza alle suore Orsoline <strong>di</strong> Gan<strong>di</strong>no. Nell’estate del 1993 la santella e il <strong>di</strong>pinto sono stati sottoposti ad<br />

interventi <strong>di</strong> restauro 30 .<br />

30 La lodevole iniziativa sollecitata dalle custo<strong>di</strong> della santella e sostenuta economicamente da generosi devoti,<br />

ha visto all’opera i restauratori Frizzoni <strong>di</strong> Torre de’ Roveri, Cattaneo Ivan <strong>di</strong> Leffe e del pittore casnighese Virgilio

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