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Quando però il paese andò crescendo in modo rapido e le esigenze mutarono, si pose il problema <strong>di</strong><br />
fronteggiare la nuova domanda d’acqua: <strong>di</strong> qui la seconda fase delle vicende dell’approvvigionamento idrico <strong>di</strong><br />
<strong>Casnigo</strong>.<br />
Bisogna però venire a date abbastanza recenti.<br />
1972 (aprile): viene decisa la costruzione <strong>di</strong> una nuova stazione <strong>di</strong> pompaggio in località Serio per<br />
prelevare una certa quantità d’acqua dalle sorgenti del Ponte del Costone (<strong>di</strong> proprietà degli Acquedotti<br />
Civici <strong>di</strong> Bergamo) e portarla al ‘depòset’ già esistente. L’opera venne ultimata il 13.1.1973, e risultò necessaria<br />
integrazione per il fabbisogno della popolazione.<br />
Nello stesso anno 1972 (ottobre) venne pre<strong>di</strong>sposto anche il progetto <strong>di</strong> sollevamento acqua in località SS.<br />
Trinità: il collaudo dell’opera avvenne nel febbraio 1980.<br />
Ma, oltre che seguire e sod<strong>di</strong>sfare le necessità determinate dallo sviluppo residenziale ed industriale,<br />
l’Amministrazione Comunale ritenne che dovesse essere messo a fuoco tutto il problema <strong>di</strong> tutta la rete idrica.<br />
E’ questa, si può <strong>di</strong>re, la terza fase: il problema ‘acquedotto’ visto nel quadro generale dello sviluppo del paese<br />
(attuale e <strong>di</strong> possibile previsione).<br />
1974 (aprile): il Consiglio Comunale approva il progetto generale (e ai lavori previsti se ne aggiunsero poi altri,<br />
compatibili naturalmente con il progetto generale).<br />
Secondo un certo or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> precedenze, si provvide dal 1976 all’allungamento della tubazione in via S. Carlo, e<br />
alla risistemazione e potenziamento dei tratti via Fiume e via Ignazio Imberti.<br />
Infine si <strong>di</strong>ede mano alla captazione della acque della sorgiva detta Dragone, vicina alla cappelletta che<br />
si trova agli inizi della Ripa Pì. Fatte le prime perforazioni e sondaggi, venne pre<strong>di</strong>sposto uno stu<strong>di</strong>o da parte <strong>di</strong><br />
un geologo, appositamente incaricato, al fine <strong>di</strong> controllare, per un certo periodo <strong>di</strong> tempo, la portata e la<br />
costanza del getto e avere una relazione qualificata circa la natura e consistenza del terreno. Viste le conclusioni<br />
positive per un utilizzo delle acque <strong>di</strong> tale fonte, si <strong>di</strong>ede avvio alle opere. La più imme<strong>di</strong>atamente visibile è la<br />
variante portata al primo tratto <strong>di</strong> strada che si stacca dalla provinciale per salire alla Ripa Pì; ma sono<br />
state poi tecnicamente definite ( v. in particolare la Delibera del Consiglio Comunale del 3.7.1981) e poste<br />
in attuazione le opere <strong>di</strong> captazione e <strong>di</strong> sollevamento; la conclusione sarà costituita da un nuovo<br />
impianto <strong>di</strong> sicura potabilizzazione <strong>di</strong> tutte le acque raccolte.<br />
Queste le vicende essenziali <strong>di</strong> tale importante infrastruttura (ed è noto che il problema dell’acqua va facendosi<br />
<strong>di</strong>fficile in molte zone e per molti paesi).<br />
4. INFRASTRUTTURE SOCIALI<br />
In un quadro che illustri i vari aspetti <strong>di</strong> una collettività non si possono ignorare le infrastrutture sociali, ossia<br />
quelle attrezzature ambientali e quei servizi che riguardano più <strong>di</strong>rettamente la persona nei suoi bisogni <strong>di</strong> vita e<br />
le sue esigenze <strong>di</strong> sviluppo intellettuale e morale.<br />
E’ noto come nel passato le iniziative a favore del prossimo avevano origine volontaria o privata. Anche quando<br />
queste iniziative vennero istituzionalizzate (ossia erette in Enti con propria figura giuri<strong>di</strong>ca e amministrativa) la<br />
gestione rimase pur sempre <strong>di</strong> beni conferiti da privati citta<strong>di</strong>ni solleciti per problemi e bisogni della propria<br />
comunità.<br />
Anche a <strong>Casnigo</strong>, come in molti altri centri, fu secolare la vita <strong>di</strong> una “Misericor<strong>di</strong>a”, un’istituzione che (nei limiti<br />
dei propri red<strong>di</strong>ti) aveva come finalità l’aiuto ai poveri e alle persone più bisognose e l’acquisto <strong>di</strong> sale (che veniva<br />
però <strong>di</strong>stribuito a tutti in<strong>di</strong>fferentemente) (8) .<br />
Tali “Misericor<strong>di</strong>e” in tempi più recenti <strong>di</strong>vennero le Congregazioni <strong>di</strong> Carità, quin<strong>di</strong> gli Enti Comunali <strong>di</strong><br />
Assistenza (ECA), da pochi anni assorbiti dai Comuni.<br />
(8) Tali funzioni ed attività della Misericor<strong>di</strong>a sono precisate per l’anno 1575 negli “Atti della visita apostolica <strong>di</strong> S.<br />
Carlo Borromeo a Bergamo (1575)”, a cura <strong>di</strong> Angelo Giuseppe Roncalli, vol. II – La Diocesi – parte I, pp. 411-<br />
412, Firenze, L. Olschki, 1939.<br />
E’ da sottolineare che la <strong>di</strong>stribuzione del sale a <strong>Casnigo</strong> fu tra<strong>di</strong>zione continuata anche nel nostro secolo fin<br />
verso il 1930.<br />
E’ memoria che nella settimana precedente il Natale veniva <strong>di</strong>stribuito un chilo <strong>di</strong> sale a testa. Il fatto veniva<br />
annunciato me<strong>di</strong>ante il suono della campana più piccola, e si <strong>di</strong>ceva: “e dà e botì e‘la sal” (letteralmente: suonano<br />
i rintocchi del sale). Per il ritiro della porzione spettante <strong>di</strong> tale elemento tanto prezioso per secoli nella vita delle<br />
nostre popolazioni, i genitori mandavano i ragazzi più gran<strong>di</strong>celli “all’Ospedale” (l’attuale ‘Casa <strong>di</strong> Riposo’) con un<br />
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