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Del 17 settembre 1862 è il “Regolamento concernente il pascolo del gregge lanuto in alcune località<br />
comunali”, e precisamente (come si legge nell’art. 1) “nei tenimenti pubblici denominati Romnello e Cedrina”.<br />
Oltre i pascoli erano importanti i boschi. In data 25 agosto 1863 (sulla scorta della delibera 30 aprile 1863) si<br />
trova un progetto per “l’affittanza dei boschi denominati Spinaria e Sferla<strong>di</strong>na, Val-Forcelli, Fogarola e sotto -<br />
Bracchio , sud<strong>di</strong>visi in sette lotti, <strong>di</strong> proprietà del <strong>Comune</strong>”: e più avanti (3 maggio 1869) si trova un altro progetto<br />
per la riaffittanza, in ben 33 lotti, del bosco noto “sotto la generale denominazione <strong>di</strong> Romneglio”.<br />
Continuava poi il tra<strong>di</strong>zionale ‘incanto’ delle cosiddette ‘segàbole’, della zone delle Valli e oltre il Serio (5) .<br />
Cascine con pascolo e bestiame erano poi <strong>di</strong>stribuite (come si vede ancor oggi) nelle zone della Trinità e<br />
d’Erbia nonché verso Bondo al <strong>di</strong> là del Serio.<br />
Nell’abitato stesso <strong>di</strong> <strong>Casnigo</strong> c’erano naturalmente aree destinate ad uso agricolo ed a colture a livello<br />
familiare, come testimoniano anche alcune denominazioni, come strada delle ‘éré’, strada ‘sotto gli orti’.<br />
I brevi richiami bastano a precisare come fino a non molte generazioni fa le attività dell’agricoltura<br />
caratterizzavano i mo<strong>di</strong> ed i ritmi <strong>di</strong> vita del Casnighesi (6) . Anzi: i documenti mostrano come i settori del<br />
coltivo, del pascolo, del bosco venissero utilizzati secondo norme intese ad or<strong>di</strong>nare (con equilibrio <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti e<br />
limiti) il miglior uso possibile dei beni a <strong>di</strong>sposizione: delibere e regolamenti costituivano, nel loro insieme,<br />
una vera programmazione d’uso del territorio e delle sue risorse.<br />
Altre attività in <strong>Casnigo</strong> erano, naturalmente, quelle pure necessarie alla vita <strong>di</strong> una collettività, come il fabbro, il<br />
ciabattino, il mugnaio, ecc., nonché i negozi <strong>di</strong> alimentari e merci varie; ne si possono <strong>di</strong>menticare ... gli osti e i<br />
‘liquoristi’.<br />
Un’attività <strong>di</strong>ciamo quasi marginale ma interessante fu, nel secolo scorso, quella detta <strong>di</strong> spalù, ossia, in parola<br />
più corrente, ‘contrabban<strong>di</strong>eri’, chiamati con tale nome in quanto portavano a spalle (che dovevano essere ben<br />
robuste!) una sacca (la francese ‘bricole’) del peso <strong>di</strong> 30-40 chilogrammi, contenente tabacco in foglia (la ‘fòia’).<br />
Il contrabbando avveniva per lo più con la Svizzera, attraverso le montagne bergamasche e la Valtellina, tant’è<br />
che a Piateda, paese vicino a Sondrio, c’è un atto <strong>di</strong> morte del 1879 <strong>di</strong> tale Imberti da <strong>Casnigo</strong>, travolto da<br />
valanga in Val Venina.<br />
La ‘fòia’ era ‘lavorata’ in casa dalle donne della famiglia dello ‘spalù’; venivano preparati sigari e trinciato per<br />
pipa. Naturalmente si dovevano anche trovare opportuni nascon<strong>di</strong>gli per la merce (grezza e lavorata): ad<br />
esempio sotto le finestre, nello spessore del muro, si ricavava un vuoto, ben protetto però da legno o pietra. Ma<br />
per ‘sfrosà’ (frodare) e farla franca si esercitava variamente l’inventiva: dall’allestimento dei contenitori <strong>di</strong> tela che<br />
le donne potevano portare sotto le ampie vesti, alla beffa <strong>di</strong> quel tale che confezionò involucri <strong>di</strong> tabacco ... in<br />
bucce <strong>di</strong> fico.<br />
NOTE<br />
(1) Si presenta l’opportunità <strong>di</strong> un suggerimento: qualcuno potrebbe registrare tutta la toponomastica ‘ufficiale’<br />
dell’abitato (vie e piazze) e fare quin<strong>di</strong> opportuna illustrazione dei singoli nomi. Risulterebbe <strong>di</strong> certo<br />
un’interessante ricerca ambientale e storica.<br />
(2) Gio. Maironi da Ponte: “Dizionario odeporico o sia storico-politico-naturale della provincia Bergamasca”.<br />
Bergamo, Stamp. Mazzoleni 1819, vol. 1, pag. 235.<br />
Che anche in tempi precedenti a <strong>Casnigo</strong> si esercitasse attività tessile, risulta dalla ‘Relazione’<br />
presentata al Senato Veneto il 10 giugno 1749 dal Capitano <strong>di</strong> Bergamo Alvise Contarini II: “il terzo traffico<br />
<strong>di</strong> commercio (dopo quello della ferrarezza e della seta) si è il lanificio, nel quale si esercitano 24 famiglie <strong>di</strong><br />
Bergamo, ed altrettante nelle due Valli Gan<strong>di</strong>no e Seriana Inferiore, sparse nelle terre <strong>di</strong> Gan<strong>di</strong>no, Cassano,<br />
Leffe, Peia, <strong>Casnigo</strong>, Alzano e Nese ...” (in “Podestaria e Capitanato <strong>di</strong> Bergamo”, a cura dell’istituto <strong>di</strong> Storia<br />
Economica dell’Univ. <strong>di</strong> Trieste. Milano, Giuffrè, 1978, pag. 690).<br />
(3) Varie sono state le fonti <strong>di</strong> alcune notizie e memorie relative a questo capitolo; particolarmente importante la<br />
collaborazione <strong>di</strong> Pierluigi Rossi nella ricerca <strong>di</strong> documenti e dati su <strong>Casnigo</strong> e suoi sviluppi.<br />
(4) Si ritiene interessante riportare il testo <strong>di</strong>spositivo della deliberazione riguardante la “proibizione del<br />
pascolo nell’Agro”:<br />
“Premesso che da varj proprietarj vengono mossi lamenti per l’uso introdotto <strong>di</strong> condurre al pascolo per l’agro le<br />
capre, pecore e mandre; premesso che l’agro è composto <strong>di</strong> molti appezzamenti e che non può condursi al<br />
pascolo il gregge in<strong>di</strong>cato, <strong>di</strong> sua natura girovago, anche nei fon<strong>di</strong> proprj, senza esporre a pericolo i tenimenti dei<br />
confinanti, non essendovi nell’agro alcun campo che sii <strong>di</strong>feso da muri e da siepi; il Presidente invita il Consiglio a<br />
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