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Plinio il giovane ne ricorda <strong>di</strong> sfuggita una simile nella campagna <strong>di</strong> Como”.<br />
Fra Celestino Colleoni (o.c., I, pp. 541-543) scrive … .<br />
Pier Donato Calvi (o.c., III, pp. 258-259) annota … .<br />
Anche Giambattista Angelini (Bergamo descritto nel 1720, manoscritto presso la Biblioteca Civica, nuova<br />
numerazione a stampiglia p. 144) dei più che un<strong>di</strong>cimila versi ne de<strong>di</strong>ca una cinquantina a <strong>Casnigo</strong>, <strong>di</strong> cui 37 al<br />
fenomeno: ‘Dragon si chiama il fonte ...’.<br />
Ancora Giovanni Maironi da Ponte (‘Dizionario odeporico o sia storico-politico-naturale della provincia<br />
bergamasca’, Bergamo, dalla Stamperia Mazzoleni 1819, 3 voll., I, pp. 235-236) annota … .<br />
E’ da notare tuttavia che lo statuto, generalmente attento alle fonti <strong>di</strong> approvvigionamento idrico, non fa<br />
menzione <strong>di</strong> questa sorgente la quale ancor oggi è attiva benché irrime<strong>di</strong>abilmente compromessa nella sua<br />
documentata caratteristica originaria e è conosciuta col nome <strong>di</strong> “Regù”.<br />
La non considerazione <strong>di</strong> quest’acqua da parte dello statuto è forse dovuta alla sua posizione geografica, che, se<br />
oggi è all’ingresso della principale strada <strong>di</strong> accesso al paese, fino agli inizi del secolo scorso si trovava isolata<br />
rispetto alla zona d’interesse, tanto che, ancora nel 1596, il Mozzi l’assegnava a Vertova … .<br />
• D. Calvi, Effemeride sacro profana <strong>di</strong> quanto <strong>di</strong><br />
memorabile sia successo in Bergamo, sua <strong>di</strong>ocese et<br />
territorio, Milano 1676-1677, vol. III p. 259<br />
• G. Maironi da Ponte, Dizionario odeporico o sia<br />
storico-politico-naturale della provincia bergamasca,<br />
A. Forni, Bergamo 1819-1820, vol. I, pp. 234-236<br />
• P. Oscar, O. Belotti, Atlante storico del territorio<br />
bergamasco. Geografia delle circoscrizioni comunali e<br />
sovracomunali dalla fine del XVI secolo ad oggi,<br />
Provincia <strong>di</strong> Bergamo, Bergamo 2000, p. 103<br />
DEMOGRAFIA<br />
1596 (anno) – 1366 (abitanti); 1776 – 1230; 1805 – 1458; 1853 – 1612; 1861 – 1715; 1871 – 1636; 1881 – 1877;<br />
1901 – 2372; 1911 – 2743; 1921 – 2798; 1931 – 3299; 1936 – 3112; 1951 – 3467; 1961 – 3027; 1971 – 3171; 1981 –<br />
3448; 1991 – 3612 (P. Oscar).<br />
1596<br />
… in <strong>Casnigo</strong> … sarano l’anime 1.030 (D. Calvi).<br />
… quin<strong>di</strong> moltissimi fra i suoi mille seicento abitanti sono agricoltori, pastori o mandriani; ma non pochi altri<br />
attendono alla filatura delle lane, e alla fabbricazione delle pannine, che altra volta vi fiorì assai <strong>di</strong> più … (G. Maironi<br />
da Ponte, 1819-1820).<br />
• G. Angeli, F. Zilioli, S. Doneda, Opere <strong>di</strong> religiosità<br />
popolare a <strong>Casnigo</strong>, Quaderni Casnighesi n. 5, Ferrari<br />
E<strong>di</strong>zioni, Clusone (Bg) 2002, pp. 116-118<br />
CHIESETTA DELLA BEATA VERGINE ADDOLORATA DETTA LA “BARBADA”<br />
XVI sec.<br />
Fu costruita da un certo Barbata <strong>di</strong> Colzate34 su fon<strong>di</strong> comunali, si crede nel Cinquecento, ed è citata per la<br />
prima volta nella visita pastorale <strong>di</strong> mons. Federico Cornaro del 1624. In origine era una piccola cappelletta chiusa da<br />
cancelli in ferro, corrispondente all’attuale presbiterio; venne quin<strong>di</strong> allungata con una piccola navata forse tra la fine<br />
del Settecento e gli inizi dell’Ottocento. E’ rappresentata nella mappa del catasto Napoleonico del 1813. Nel<br />
1863, l’e<strong>di</strong>ficio fu sottoposto a restauro e fu realizzato il piccolo sacrato. Ancora nel 1880 non presentava la sacrestia,<br />
che invece è presente nella visita pastorale del 1907, allorché si enuncia che il pavimento del presbiterio era più<br />
basso <strong>di</strong> quello della chiesa, e questo era causa dell’umi<strong>di</strong>tà che vi regnava. La chiesetta, <strong>di</strong> forma rettangolare,<br />
misurava m 4 <strong>di</strong> larghezza per 5 <strong>di</strong> lunghezza; coperta da volto a “celtro” senza medaglia, con un piccolo cornicione e<br />
due finestre basse <strong>di</strong> fianco all’unica entrata. Nel 1864 allorché si volle ottenere dall’autorità ecclesiastica il permesso<br />
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