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Antonio Tiraboschi descrive la fonte nel manoscritto, conservato presso la Biblioteca Civica Mai, Atti e carte<br />
dal secolo X al XVI, relative alla Valle Gan<strong>di</strong>no, dando una spiegazione più verosimile al significato <strong>di</strong> Dragone:<br />
“Rarità naturali. Ai pie<strong>di</strong> dell’agro nella contrada del Serio, v’è una fonte intermittente chiamata Dragone (Dragù).<br />
Nello spazio <strong>di</strong> pochi minuti l’acqua cresce fino a formare un ruscelletto, e scema fino a non rimanerne una<br />
gocciola. Se ti accadesse <strong>di</strong> sentire spiegare questo fenomeno da qualche villico ne sentiresti <strong>di</strong> belle; così da<br />
esercitare in padre Calvi la sua fantasia, dal nome stesso del fonte, immaginerebbe dragoni alati concorrere in<br />
quel luogo ad operare meraviglie, ne cambierebbe poi d’avviso se tu gli facessi notare che Dragù non ha nulla a<br />
che fare con esseri immaginari e mostruosi, ma essere null’altro che il termine Dragù che ad ogni tratto<br />
s’adopera per in<strong>di</strong>care una parte <strong>di</strong> montagna o terra scoscesa, smossa e andata giù …” . La sorgente fu<br />
oggetto <strong>di</strong> interesse anche del vicino Cotonificio Valle Seriana, che nel 1909 avviò pratiche per la<br />
captazione della stessa, onde fornire acqua alla casa operaia, ma senza concreto risultato, Archivio<br />
storico <strong>Comune</strong> <strong>Casnigo</strong>, d’ora in poi ACC, Registro Delibere 1908-1930, seduta del 21 novembre 1909,<br />
Delibera n. 7.<br />
8<br />
- Le miniere <strong>di</strong> lignite<br />
G. Signori, Ligniti e argille: una risorsa economica per la Valgan<strong>di</strong>no, in C. Ravazzi (a cura <strong>di</strong>),<br />
Gli antichi bacini lacustri e i fossili <strong>di</strong> Leffe, Ranica e Pianico – Sellere, Quaderni della<br />
Comunità Montana Valle Seriana, Bergamo 2003, pp. 112-116<br />
Se ora i depositi del lago <strong>di</strong> Leffe hanno un’importanza scientifica e ambientale in quanto costituiscono una<br />
preziosa e unica registrazione della storia quaternaria del nostro territorio, in passato queste rocce costituirono<br />
anche una risorsa economica, connessa con l’escavazione e l’utilizzo prima <strong>di</strong> alcune particolari argille (le argille<br />
da follo e da fornace), poi della “lignite” (una forma <strong>di</strong> deposito organico impiegato come combustibile per la<br />
produzione <strong>di</strong> calore e <strong>di</strong> energia).<br />
L’industria tessile come attività principale della Valgan<strong>di</strong>no è una fiorente realtà che affonda le proprie ra<strong>di</strong>ci<br />
nella tra<strong>di</strong>zione dei lanieri della Valgan<strong>di</strong>no. Già nel 1596, nella sua descrizione del territorio bergamasco,<br />
Giovanni da Lezze segnalava nella valle un’eccellente produzione <strong>di</strong> panni <strong>di</strong> lana, “panni alti e bassi” <strong>di</strong> cui si<br />
tessevano annualmente circa 15.000 pezze. La lana si importava dalla Spagna o dai domini veneziani, si tesseva<br />
e lavorava in Valgan<strong>di</strong>no per poi commercializzarla non solo in Italia (Marca <strong>di</strong> Ancona e Regno <strong>di</strong> Napoli), ma<br />
anche in Germania, Ungheria, Croazia, ecc. Un dato che rende bene l’idea della <strong>di</strong>ffusione dell’attività tessile è<br />
questo: in tutta la valle c’erano più folli 24 (36), che mulini (35). L’importanza dell’industria laniera è dovuta non<br />
solo all’abilità e all’ingegno dei valgan<strong>di</strong>nesi, ma anche alla presenza sul territorio delle argille da follo,<br />
cioè argille particolarmente in<strong>di</strong>cate per i processi <strong>di</strong> feltratura della lana.<br />
Infatti alcune delle argille della Valgan<strong>di</strong>no possiedono caratteristiche chimico – mineralogiche peculiari,<br />
connesse con la presenza <strong>di</strong> porfiriti, rocce relativamente poco comuni nel territorio bergamasco. La presenza <strong>di</strong><br />
feldspati in queste rocce favorisce, fra i prodotti dell’alterazione, un’elevata concentrazione <strong>di</strong> particolari minerali<br />
delle argille (gruppo dei caolini) a cui corrispondono delle proprietà specifiche, come la compattezza e la duttilità,<br />
la scarsa propensione a sciogliersi in acqua e il modesto contenuto <strong>di</strong> calcite. Tali proprietà conferivano al<br />
tessuto <strong>di</strong> lana la consistenza del feltro me<strong>di</strong>ante il processi <strong>di</strong> follatura, che consisteva nella prolungata<br />
battitura con magli idraulici della stoffa trattata con acqua, sapone e argille. Le argille della Valgan<strong>di</strong>no<br />
venivano estratte e destinate anche alla produzione <strong>di</strong> tubi refrattari, laterizi, vasi, smaltature, ecc. A Leffe erano<br />
presenti numerose fornaci, attive fino alla metà del XX secolo, che spesso operavano in parallelo con l’attività<br />
estrattiva della “lignite”, come nel caso delle fornaci Martinelli 25 e Lucchini.<br />
La “lignite” si trova nel sottosuolo della Valgan<strong>di</strong>no, a profon<strong>di</strong>tà variabili, sotto forma <strong>di</strong> straterelli intervallati a<br />
livelletti <strong>di</strong> argille e dei quali soltanto il cosiddetto banco maestro, o secondo banco, dello spessore variabile dai 4<br />
a 12 m., fu utile per l’estrazione del materiale organico.<br />
Diversamente dalla torba …, la “lignite” era classificata come “minerale” già dalla legislazione del Regno