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Untitled - Comune di Casnigo

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naturali, negli anni 1508-1509, durante il suo viaggio in Val Seriana; sull’argomento si veda Pierfer<strong>di</strong>nando<br />

Previtali, Appunti per una storia <strong>di</strong> <strong>Casnigo</strong> n.6, in “Notiziario <strong>Casnigo</strong>”, supplemento de la “Domenica del<br />

Popolo” del 4 luglio 1971, p. VII. Già Achille Mozzi, Theatrum, 1596, descriveva questa fonte con versi in lingua<br />

latina, che tradotti suonano in questo modo: “durante le venti quattro ore a intervalli regolari, l’acqua sgorga e poi<br />

si ritira facendo u<strong>di</strong>re orren<strong>di</strong> strepiti e risuonare, <strong>di</strong> notte, nella caverna, cupi sibili <strong>di</strong> drago, tanto che il luogo e<br />

la fonte sono chiamati comunemente drago”. Dopo <strong>di</strong> lui, fra Celestino Colleoni, Historia quadripartita <strong>di</strong><br />

Bergamo et suo territorio nato gentile e rinato cristiano, VoI. I, Bergamo, 1617, parlando della Valle Seriana <strong>di</strong><br />

Mezzo <strong>di</strong>ce: “... et dopo aver camminato alquanto si passa un picciol ponte, che è sopra la Romna, et quivi a<br />

man sinistra salendo si trova la pianura dì Cazanigo, o <strong>Casnigo</strong>, assai grande, e ferace. Quivi si cava il bolo<br />

simile all’Armeno assai buono; et havvi alla ra<strong>di</strong>ce del monte da sera parte, sopra ‘l Serio un flusso, e reflusso<br />

mirabile, e frequente, perché quattro, e sei volte l’hora cresce l’acqua in maniera che vi corre molto<br />

abondantemente quando comi ncia, et fra poco spacio cessa talmente, che non se ne vede goccia. Et perché<br />

quando comincia, et più quando finisce, fa un certo strepito, et maggiormente anco la notte, per questo<br />

chiamano quel fonte il Dragone; il quale si vede sorgere in <strong>di</strong>versi luoghi ...” e spiega la causa del fenomeno<br />

parlando <strong>di</strong> un vento “... nascosto dentro, hora apra, et hora serri la bocca et le foci della fonte, secondo che se<br />

le oppone innanzi, o secondo che vien cacciato al basso ... o che a certi tempi rispinga il suo corso indentro ...”.<br />

Cinquant’anni dopo la fonte è citata da Padre Calvi nelle Effemeri<strong>di</strong>: “alla ra<strong>di</strong>ce del monte verso sera vedesi un<br />

flusso, e reflusso mirabile d’acque in modo che quattro, e sei volte al giorno crescono, ora comparendo<br />

abbondantissime, e ora affatto asciutte; e perché quando cominciano e più quando finiscono, specialmente la<br />

notte, fanno molto strepito, perciò si chiama il fonte del Dragone ...”, Donato Calvi, Effemeride sagro profana <strong>di</strong><br />

quanto sia successo in Bergamo, sua <strong>di</strong>ocese e territorio dai suoi principi sin al corrente anno, Milano, F.<br />

Vigone, 1676, VoI. 111, p. 259. Dopo <strong>di</strong> loro <strong>di</strong>versi autori descrivono, quasi allo stesso modo il fonte, come<br />

fanno ad esempio Giovanni Battista Angelini, Bergamo descritto nel 1720, manoscritto conservato presso la<br />

Biblioteca Civica Mai, con una cinquantina <strong>di</strong> versi de<strong>di</strong>cati a <strong>Casnigo</strong> <strong>di</strong> cui ben trentasette per descrivere il<br />

fenomeno della fonte del Dragone, dove anch’egli ritiene che sia il vento a spingere fuori l’acqua o trattenerla: “...<br />

Qui del monte alle falde un’acqua insortal / or dal terreno emerge e ‘l suolo inonda / or arido lo lascia adentro<br />

assorta. / Flusso e reflusso egl’è questo dell’onda / la precisa ragione <strong>di</strong>e non saprei / perché si <strong>di</strong> frequente e<br />

cala e abbonda: / o che un vento nascosto è, che <strong>di</strong>rei / la foce della fonte or apre o serra / qualor s’oppone, e<br />

non s’oppone a lei / onde quando si oppone, della terra / a superficie poi cacciata viene / l’acqua, e se non,<br />

aperta va sotterra I perché sta dentro l’ascose vene. I Certa misura, e quando a’ un segno arriva I l’acqua leva le<br />

bolle in su l’arene I o che siccome i fiumi su la riva I del mar sboccanti il vento in<strong>di</strong>etro spinge I contrario e l’onda<br />

rigettata è schiva I o che il loro letto gonfio si sospinge I che se l’impeto cessa in mar poi scorre I simil cagion <strong>di</strong><br />

ciò da me si infinge. I Qui pertanto a bel gioco il caso occorre I a chi su quel terren sedendo posa I che l’acqua<br />

tra le coscie gli trascorre. I Dal secco suolo della spiaggia erbosa I lì crede <strong>di</strong> giacer quando improvvisa I l’acqua<br />

che nasce fa la spiaggia acquosa. I D’un gioco d’acque ad arte fatto e in guisa I tal ne dà spruzzi ove lontan si<br />

crede I spiccia l’acqua a lui fa la veste intrisa I mentre un tal sito il simile succede I se non per arte, per natura,<br />

dove I si bagna senz’accorgersi chi siede. / In maggior copia poi dopo se piove I zampilla l’acqua e sul principio<br />

e infine I <strong>di</strong> sua mozion maggior strepito muove. I Dragon si chiama il fonte e nel confine I d’Adraria un altro che<br />

Degmano è detto I con flusso e con reflusso avvien camine”; e Vincenzo Formaleoni, Descrizione topografica e<br />

storica del Bergamasco, Venezia, 1777: “... Nella pianura <strong>di</strong> <strong>Casnigo</strong> cavasi un bolo simile all’Armeno; ed a piè<br />

del monte avvi una fontana mirabile assai copiosa d’acqua, dove si fa un flusso e riflusso così frequente, che<br />

fino a quattro e sei volte l’ora si vede scaturire abbondantemente, e cessare del tutto, facendo anche nel<br />

cominciare e nel finire un gran rumore”. Il fenomeno naturale dell’intermittenza fu descritto anche da Giovanni<br />

Maironi da Ponte, Dizionario Odeporico o sia storico-politico-naturale della Provincia Bergamasca, Bergamo,<br />

Tip. Mazzoleni, 1819-1820, VoI. I, pp. 235-236: “Nella detta contrada <strong>di</strong> Serio sotto l’alta sponda, che serve <strong>di</strong><br />

sostegno alla pianura, su cui poggia <strong>Casnigo</strong>, trovasi una fonte intermittente conosciuta sotto il nome <strong>di</strong><br />

Dragone. Essa non isgorga in alcun recipiente, siccome il più delle fontane, ma sbocciando dal piede <strong>di</strong> questa<br />

specie <strong>di</strong> monte si forma subito in un ruscello. In meno <strong>di</strong> un quarto d’ora si è veduta alzarsi ed abbassarsi <strong>di</strong><br />

livello sino sette volte. Il maggior abbassamento non era che <strong>di</strong> tre pollici, gli altri tutti erano minori, e fra loro<br />

<strong>di</strong>seguali. Si è avuto qui occasione <strong>di</strong> osservare che sotto i detti gran massi <strong>di</strong> pietra calcare e <strong>di</strong> breccia<br />

cavernosa gli strati sono prima <strong>di</strong> una porosissima ghiaia, e sotto <strong>di</strong> una minutissima sabbia mista <strong>di</strong> terra<br />

vegetale, almeno si dove si è potuto arrivare con la osservazione. Quin<strong>di</strong> non irragionevole l’ipotesi che tali<br />

intermittenze siano originate da <strong>di</strong>versi gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> ostacolo, che provino i primi fili <strong>di</strong> questa sorgente nel passare<br />

attraverso <strong>di</strong> tanto <strong>di</strong>verse sostanze, sicché in certi punti non ci voglia meno che della sopravvenienza <strong>di</strong> un<br />

nuovo volume <strong>di</strong> acqua ad aiutar col suo peso la prima a superare l’ostacolo, che la teneva imbrigliata”. Pure<br />

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